Giovedì 13 ottobre 2022, giornata strana, in Senato. La destra che si era presentata alle elezioni come graniticamente unita – e per questo era stata votata da elettori stanchi di governi precari, di divisioni e litigi – si è dissolta come neve al sole: Forza Italia si è rifiutata di votare Ignazio La Russa, il candidato indicato dalla Meloni come presidente del Senato e addirittura i senatori forzisti sono usciti dall’aula. Era la prima chiama e Berlusconi pensava, facendole mancare il quorum, di punire la Meloni, che continuava a dire no alla candidatura della sua protetta Licia Ronzulli a qualche Ministero di peso. Magari lo avrebbero votato alla seconda chiama, o anche alla terza, per avere più tempo di trattare e nel contempo lui, il Berlusconi, avrebbe dimostrato che contava ancora e che era addirittura determinante. Peccato che non avesse previsto che l’opposizione sarebbe arrivata in soccorso alla destra, portandole i voti mancanti e perfino di più. L’ex cavaliere così ha fatto come i pifferi di montagna: era andato per suonare ed è stato suonato. E da questa pestata non si rialzerà molto facilmente: ha perso credibilità davanti ai suoi e al suo elettorato e la lezione di umiltà l’ha subita lui. Fra l’altro potrebbe anche pagarla sul versante del processo Ruby ter (ho perso il conto, francamente) e venir cacciato di nuovo dal Senato. Togliendosi così finalmente dai piedi della sua coalizione, che deve avere le tasche piene dei suoi capricci e delle sue esternazioni assolutamente sciagurate.
Ma adesso ci sono alcuni particolari non secondari da chiarire: chi sono i solerti soccorritori che hanno fornito i voti mancanti? E soprattutto: quanti sono? Vediamo di fare un po’ di conti: il quorum era di 104 voti, i votanti del CD (senza FI) 95, le schede bianche 66, mentre a La Russa sono andati 116 voti, a cui si aggiungono 2 voti a Calderoli e 2 alla senatrice a vita Liliana Segre, che aveva presieduto la seduta e fatto un discorso ad altissimo livello, veramente splendido.
Ma torniamo meglio sui numeri:
I senatori eletti sono 200+ 6 quelli a vita; quorum 104, come dicevamo; numero senatori della coalizione di destra 113, di cui 65 FdI, 30 Lega e 18 FI. Ovviamente, come abbiamo detto, era logico pensare che mancando i voti di FI si sarebbe arrivati a 95 e quindi la prima votazione sarebbe stata nulla. Ma nessuno poteva immaginare che i voti mancanti sarebbero arrivati dall’opposizione. Credo che siamo rimasti tutti basiti e costernati e naturalmente la prima cosa che abbiamo pensato è che dietro al“soccorso rosso” ( rosso si fa per dire…) ci fossero Renzi e i suoi fidi. Ma il fatto è che il gruppo Renzi-Calenda ne conta solo 9, mentre i voti ricevuti da La Russa sono molti di più, almeno il doppio. E dunque? Si tratta - come ha avanzato qualche politologo - oltre che dei fuoriusciti di IV, anche di un drappello di renziani che sono rimasti dentro il PD per destabilizzarlo? Oppure dietro a questa operazione c’era già un piano B? Io sono più propensa a credere a questa possibilità, perché sembra difficile che in pochi minuti sia stato possibile organizzare questa contromossa al tentativo di Berlusconi di umiliare la Meloni. E davvero non si può credere in una fortunata coincidenza. Ed è una fatica inutile e patetica guardare le registrazioni delle votazioni dentro i “catafalchi”, misurando i secondi che ci mettono i senatori “sospettati” a votare.
Anche perché le schede bianche sono state 66, i senatori PD-IDP sono 40, Noi Moderati 2, Movimento 5 Stelle 28, Alleanza Verdi-Sinistra 4, Gruppo Misto 10: c’è da scegliere. Ma se c’era un piano B vuol dire che c’è qualcuno nell’opposizione che sta giocando al buio un gioco sporco e cinico, tanto da far sembrare gli scilipoti e i responsabili d’occasione, delle persone affidabili.
Ma poi forse non è così importante stabilire ora chi sono stati i portatori d’acqua. Lo vedremo dalle prossime nomine nei posti chiave, come la presidenza del Copasir o quella di controllo sulla Rai. In ogni caso, la compattezza del CD è saltata e ormai è in briciole esattamente come l’opposizione. Una bella rottamazione generale, nella quale si pesca alla grande. Si comincia bene, insomma, ma davvero molto, molto bene!
A noi resta l’amarezza di aver visto lo scranno su cui sedeva con dignità e onore la senatrice a vita Segre, occupato nel giro di poche ore da Ignazio Benito Maria La Russa. Un passaggio di consegne che non avremmo mai voluto vedere, ma che sembra prefigurare un cambio futuro fra tutto ciò che noi amiamo e rispettiamo nel nostro Paese e ciò che diventerà sotto il governo di una destra così bacchettona, nostalgica, antiprogressista, intollerante ed estremista, rappresentata degnamente da un vecchio fascista e da un cristiano integralista, omofobo e razzista. Pensiamoci bene e guardiamo queste foto che fissano per sempre questo momento di trapasso, con un terribile passo indietro. Se queste erano le persone di più alto profilo promesse dalla Meloni per occupare due cariche così importanti, se tanto ci dà tanto, cosa possiamo aspettarci dai ministri del prossimo governo? Povero Presidente Mattarella e poveri noi….
Barbara Fois