A ottobre abbiamo pubblicato un articolo provocatorio sulla possibilità che il prossimo presidente della Repubblica possa essere una donna. E in quel contesto spendevamo un nome, quello di Rosy Bindi, raccogliendo ben 1936 mi piace. Ieri sera a “Otto e mezzo”, programma condotto da Lilli Gruber, a sorpresa era ospite proprio lei. Come mai dopo circa tre anni di silenzio, dopo che aveva dato le dimissioni dal PD e aveva deciso di non ricandidarsi alle elezioni politiche? Forse qualcosa si sta muovendo fra le fila del Centro Sinistra? Ripubblichiamo qui il nostro articolo chiedendovi di esprimere il vostro parere.
Nel toto-presidente che si è aperto appena Mattarella è entrato nel semestre bianco, nomi di donna se ne sono fatti pochi e fra questi non c’è quello della donna che – secondo me – ha davvero il curriculum più ricco e tutte le qualità che occorrono per ricoprire quella carica: Rosy Bindi. Fra l’altro una donna porterebbe certamente una nota diversa in quei teatri polverosi della politica in versione esclusivamente maschile e troppo spesso anche maschilista.
“ Qualche nome - come si legge in un articolo su Repubblica - è stato già fatto, da quelle più quotate come l'attuale Guardasigilli Marta Cartabia alla leader dei Radicali Emma Bonino, già altre volte lanciata nella corsa al Quirinale ma che ora preferisce non partecipare perché "nella vita come in politica esiste un tempo per ogni cosa", ha detto qualche giorno fa in un'intervista a Repubblica. Tirate in ballo anche la presidente del Senato Elisabetta Casellati e la giurista Lorenza Carlassare, che piace molto ai 5S e Anna Maria Tarantola, ex presidente Rai ed ex dirigente della Banca d'Italia, perfetta candidata draghiana, fino a Elena Paciotti, la prima donna che è stata presidente dell'Anm.”
A questo punto stupisce davvero che non ci sia il nome di Rosy Bindi fra quelli avanzati, dato lo spessore politico della persona e il suo ricchissimo curriculum politico (leggetevelo su Internet, ne vale la pena, e da cui qui abbiamo tratto qualche dato e passaggio).
La Bindi è nata a Sinalunga, in provincia di Siena, e si è laureata in Scienze Politiche alla LUISS dopo essere stata iscritta a Sociologia all'Università degli Studi di Trento. E’ stata ricercatrice in diritto amministrativo nella facoltà di Scienze politiche a La Sapienza di Roma e poi nella facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Siena fino al 1989. La Bindi è stata allieva di Vittorio Bachelet e poi sua assistente ed era al suo fianco quando fu ucciso dai brigatisti, all’interno dell’Università la Sapienza, a Roma, il 12 febbraio 1980. Lungamente impegnata nell'Azione Cattolica, dopo l'impegno nel settore giovanile è stata vicepresidente nazionale dell'associazione dal 1984 al 1989.
Nel 1989 Rosy Bindi incomincia la sua carriera politica iscrivendosi alla Democrazia Cristiana: in quell'anno si candida alle elezioni europee nella circoscrizione Nord-Est, e viene eletta ottenendo 211.000 preferenze. A Strasburgo ricopre l'incarico di vicepresidente della Commissione cooperazione e sviluppo e, poi, successivamente, quello di presidente della Commissione petizioni e diritti dei cittadini.
Dopo la fine della DC, aderisce al Partito Popolare Italiano del quale diventa segretario del Veneto ed è eletta deputato nazionale nel 1994. E’ favorevole alla nascita della coalizione dell’Ulivo di centro-sinistra. In questo ambito ha ricoperto l'incarico di ministro della sanità dal 1996 al 2000 e quello di ministro per le politiche per la famiglia dal 2006 al 2008; è stata vicepresidente della Camera dei deputati dal 2008 al 2013; presidente del Partito Democratico dal 2009 al 2013 e presidente della Commissione parlamentare antimafia dal 2013 al 2018. In quell’anno decide di non ricandidarsi alle elezioni. Dal 2018 Bindi è presidente onorario dell’Associazione Salute Diritto fondamentale fondata insieme ad esperti di politiche sanitarie, medici, epidemiologi, giuristi, schierata nella difesa della sanità pubblica. L’Associazione ha pubblicato diversi documenti sugli effetti nel SSN della pandemia da Covid-19 e i rischi di privatizzazione del servizio pubblico. Il 12 febbraio 2021, giorno del suo 70º compleanno, rilascia un'intervista dove spiega di non riconoscersi più nel PD, partito che lei stessa ha contribuito a fondare, poiché sostiene che non è più il partito che lei sperava, tanto da non rinnovare più la tessera. Ed ecco come mai nessuno ha fatto il suo nome, anche se lei sta pensando di rientrare nel PD di Letta. Magari però potremmo proporlo noi cittadini il suo nome: perché no? Fare in politica il nome di una persona libera, non schierata, seria e competente sarebbe davvero una novità. E poi ci vuole un nome all’altezza, dopo il settennato di un galantuomo come Mattarella.
Personalmente non posso dimenticare come tenne testa a Berlusconi, quando cercò di offenderla dicendo che era più bella che intelligente. Calmissima rispose semplicemente «Non sono una donna a sua disposizione» . La frase finì su migliaia di magliette e portata orgogliosamente dalle donne di tutta Italia, mortificate dall’immagine femminile offerta dal mondo del bunga-bunga che girava intorno al cavaliere. Per tutte queste cose ed altre ancora mi sento di dire che questa donna intelligente, colta ed eticamente rigorosa sarebbe davvero una candidata perfetta.
Barbara Fois