Un’altra trovata egoista e furbastra di Matteo Salvini: non può più contare sulla simpatia dell’elettorato leghista nei suoi confronti, però può scegliersi un sostituto che lui possa controllare (in questo caso il generale Vannacci, che al momento pare godere di un certo seguito) e che possa raccogliere per lui un po’ di voti. Perché il problema di Salvini al momento è mantenere il controllo della Lega e può farlo solo sbattendo sul tavolo della leadership un bel pacchetto di voti. Quelli che ha perso in questi ultimi anni, dal Papeete in poi, facendo una scelta sbagliata dietro l’altra, e alienandosi così molte simpatie nella stessa Lega. Il vecchio Bossi ha infatti interpretato il malcontento di molti, quando per il quarantennale della fondazione del partito, il 12 aprile, ha detto con durezza raggelante «Serve un nuovo leader».
Fra l’altro troppi nella Lega non hanno perdonato a Salvini la deriva fascista: molti sono figli e nipoti di vecchi partigiani, che la lotta di Liberazione hanno fatta in prima persona e che oggi vedono stravolti i valori fondanti del loro partito. “Mai coi fascisti!” tuonava il Senatùr, vi ricordate? Poi riuscirono a turarsi il naso, magari, per aggregarsi al governo del Paese e hanno ingoiato un po’ di rospi, ma adesso sono davvero scesi troppo in basso e si ritrovano il loro leader che ha scavalcato a destra perfino FdI e si è allineato a tutti gli estremisti, razzisti, omofobi e perfino nazisti che circolano in Europa: si può capire la rabbia e lo sdegno della vecchia Lega Nord. E questa voluta e imposta candidatura di Vannacci è davvero la classica ultima goccia che fa traboccare il vaso e rischia davvero di spaccare il partito in due tronconi. Un generale dell’Esercito Italiano che osa dire con arroganza: “Rifiuto di dirmi antifascista e il 25 aprile me ne vado al mare”, non dovrebbe poter essere candidato a rappresentare il Paese, ma anzi dovrebbe essere espulso con disonore dall’Esercito, perché vuol dire che ha fatto un giuramento fasullo, dal momento che dichiara di non credere nei valori che sono alla base del nostro Stato, antifascista e democratico. Perchè l’opposizione tace?
Del resto lo stesso Crosetto lo ha messo sotto inchiesta all’uscita dal suo libro “Il mondo al contrario”, un vero trash book, così pieno com’è di stupidi pregiudizi, di insulti, di ignoranza e di razzismo. Ma non solo: l’imposizione di un “esterno” non contrattato all’interno del partito, lascia fuori tanti militanti leghisti radicati nel territorio e questo genera un mal di pancia che ogni giorno si allarga, soprattutto in Lombardia e nel Veneto. “ Al federale non ci ascoltano, fanno come vogliono, andranno a sbattere: questa scelta non c’entra nulla col Carroccio”, è la voce all’unisono che si fa largo nell’indignato nord.
Leggiamo sul Foglio: “ Il focolaio più caldo però resta il Veneto, dove Marcato si fa carico dello scontento diffuso. “Vannacci candidato e basta è spiacevole, ma amen: negli anni la Lega ha piazzato tanti volti che nulla c’entrano con la militanza, per dinamiche perverse della politica. Se invece farà il capolista, l’importante è che non sia nel nordest”. Altrimenti? “Non riuscirei a sopportare questo affronto: diventerebbe il portabandiera del partito. E qui io sono entrato nel 1992, perché federalista e antifascista: dunque, da custode della Liga veneta, non posso sentirmi rappresentato”. I valori originari li ha ben espressi al Foglio anche il presidente della Camera Fontana. “… Io non voglio avere a che fare con chi ritiene che l’omosessualità sia una malattia. La politica è fatta di una cultura comune: oltre a Fontana lo pensiamo noi tutti, con Luca Zaia in prima fila”, chiude Marcato. “La Lega è libertà e territorio, da sempre un grande contenitore di contraddizioni”. Ma Vannacci sarebbe un po’ troppo. “Decisamente sì. E il no del nordest dev’essere messo a verbale, altrimenti sarebbe dittatura”. Io so’ io…”
Intanto il nome di Salvini è scomparso dal simbolo della Lega, sostituito da un più identitario “Bérghem”, su una locandina di un incontro a Bergamo, qualche giorno fa, cui hanno partecipato il ministro Calderoli, bergamasco, ed altri “esponenti illustri” della Lega. Questo fa seguito alla lettera firmata a marzo da una ventina di ex deputati, segretari e amministratori del Carroccio per contestare la linea politica seguita da Matteo Salvini. Chiedono di allontanare “gli alleati europei che non hanno "la nostra naturale repulsione nei confronti di fasci e svastiche", per esempio Afd e il Rassemblement national di Marine Le Pen.”
Tra i firmatari della lettera si trovano molte delle figure che appartengono e gravitano attorno al cosiddetto Comitato nord, costituito dall'ex segretario della Lega lombarda Paolo Grimoldi sotto l'egida di Umberto Bossi. I dissidenti, insomma, auspicano un maggior coinvolgimento nelle scelte del partito da qui a venire. Ma nella trasmissione “Belve” Salvini sul futuro della Lega e della sua segreteria ha detto: "Io penso di avere ancora tanto da dare, ho voglia, idee, tempo, poi persone in gamba ce ne sono, ma li lascio aspettare un attimo. Qualcuno si è fatto avanti per sostituirmi? "Per ora no". Sempre il solito sfrontato arrogante. Ma forse stavolta ha tirato un po’ troppo la corda, e i leghisti non sono i soldatini obbedienti di FdI.
Di sicuro lo pensa Giuseppe Leoni, 77 anni, che è stato deputato ed eurodeputato per la Lega per sei legislature. L’ha fondata con Umberto Bossi e la moglie del senatùr Manuela Marrone il 12 aprile del 1984. I soldi, ricorda, li ha messi lui: «Umberto ha messo le idee. L’abbiamo fatta insieme. Ma queste sono cose che si sanno, è la nostra storia. Il punto è un altro: pensi come posso sentirmi oggi vedendo questo strazio». ». Secondo lui il Capitano non solo ha stravolto la Lega, ha fatto di peggio: «Peggio, molto peggio. Io sono federalista, lui è fascista. Io voglio l’autonomia, lui vuole i fascisti. Non occorre aggiungere altro». In più le cose «non vanno bene da un po’. Salvini si è giocato il 30% di voti. E non è proprio vero, come dicono, che la nostra Lega era ai minimi termini. L’abbiamo portata a tirare eccome. Quando abbiamo eletto Formentini a Milano non eravamo al 3%. Forse qualcuno se l’è dimenticato». Per lui prima «la Lega era federalista, si batteva per il Nord, per l’autonomia, per le industrie, per i lavoratori. Adesso è malata di nazionalismo e di fascismo. Per me che, come Bossi, vengo da una famiglia antifascista, è doloroso. Ma la Lega tornerà federalista, questo glielo garantisco….”
Stavolta non è soltanto la base, a ribollire, ma tutto il mondo leghista: chat intasate di delusione. “No comment, ne prendo atto”, dice il pavese Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato. “La mia idea non cambia: non sosterrò uno come Vannacci. Non rientra nei miei ideali, nelle cose che condivido, né in quelle del Carroccio. Per fortuna c’è il voto di preferenza: sceglierò altri colleghi validi, fra i parlamentari uscenti”.
L’operazione di Salvini non solo in vista delle elezioni, ma per il futuro è chiara e logica: far fuori tutti gli oppositori ( vedi ad esempio Da Re, cacciato da Salvini perché lo ha chiamato “cretino”) e rimpiazzarli con gente sua, fidata, magari estranea al mondo leghista delle origini… ha imparato dalla Meloni e l’ha anche scavalcata a destra. Ma: chi troppo vuole nulla stringe? Vedremo…
Noi di sinistra ci lamentiamo del casino di “casa nostra”, ma il mondo di destra non è messo meglio: Salvini scende, Tajani sale, la Meloni si barcamena fra i suoi tirapiedi decerebrati, cercando di bilanciare i loro danni annullando l’informazione libera, occupando la Rai, ma in modo così autoritario, aggressivo e irrispettoso da volerla far diventare il suo megafono. Ma non tutti i giornalisti della Rai sono disponibili come Vespa e infatti l’azienda pubblica è in subbuglio e minaccia scioperi e denuncia ormai platealmente la propria insofferenza alla mordacchia della Meloni. Però la destra quando ha paura di perdere il potere si ricompatta e mostra un fronte unico, alla faccia della dignità e del rispetto delle singole idee. Noi no. Dunque sarà davvero interessante seguire le prossime elezioni europee della destra (compresi i due figuranti indecisi Calenda e Renzi) e soprattutto della Lega: costituirà probabilmente l’unica nota divertente, per noi infelici militanti della sinistra.
Barbara Fois
Qualche approfondimento
https://www.open.online/2024/03/16/lega-leoni-vs-salvini-fascista/
https://www.repubblica.it/politica/2024/03/07/news/da_re_espulsione_lega_salvini-422273386/