Nella mia lingua sarda si chiamano “affrodièris” quelli che si danno un gran daffare in cose di cui non capiscono niente: gente che pesta l’acqua nel mortaio, insomma, che fa un gran casino senza senso per poi non ricavarne niente. L’immagine divertente che ho nella memoria e che incarna il perfetto tipo di “affrodiera” è quella della mia cuginetta Annina, allora quattrenne, che riempiva diversi secchielli di sabbia da una piccola duna e poi, sudata e indaffarata, li vuotava su un’altra, a 50 cm di distanza, in una impresa defatigante e assolutamente priva di senso.
Molto meno divertente, ma egualmente vano è il daffare dei 5stelle: si stanno spendendo allo spasimo per “tagliare le poltrone”, dimezzando il numero dei parlamentari, quasi che una minore quantità di essi ne garantisse ipso facto una migliore qualità. Una pura follia. Una illusione pericolosa.
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E’ che la gente è stufa di essere truffata da una classe politica in gran parte corrotta, immorale, incolta, ottusa ed egoista e la proposta dei 5stelle cavalca questo malumore e propone la panacea di tutti i mali: il dimezzamento delle poltrone. Ma quei poco più di 300 che non verranno ricandidati, secondo voi saranno i potenti o i peones? I tagli colpiranno i partiti forti, o quelli piccoli? Beh, lo so che sono domande retoriche, ma bisogna farsi anche quelle. Soprattutto quando corriamo il rischio di tagliare fuori il dissenso e di fare di una casta crostosa una oligarchia ancora più potente e inamovibile. Per capirci anche meglio: il Sudtiroler volkspartei potrebbe sparire, come Liberi e Uguali, magari anche Fratelli d’Italia e altre minoranze etniche o politiche, cioè le voci dissonanti che, nella rappresentanza democratica, fanno la ricchezza politica di questo Paese ed anche un sistema di controllo dei più forti. Non stiamo forse impegnandoci per un ritorno al proporzionale? Perché ripristinare i sistemi di controllo del potere è essenziale.
Non dimentichiamoci infatti che la casta è fatta da gente spregiudicata, pronta a tutto, che non teme di essere giudicata con disprezzo e che l’unico obiettivo che ha è tenere il potere, ad ogni costo. Teniamo presente come esempio emblematico Renzi, che ha aspettato ad uscire dal PD dopo la spartizione delle poltrone, portandosi via in dote una quota consistente di parlamentari. Che questa sua forza odierna non corrisponda affatto alla sua popolarità ed a una percentuale di voti reali, è un particolare assolutamente marginale. Siamo abituati alla sua sfrontatezza nel gioco delle “tre carte”: vi ricordate la frase a Letta “stai sereno”, mentre gli metteva il cappio al collo? Beh, stavolta ha rifatto il numero, ma in scala maggiore. E non è mica l’unico “cattivo ragazzo” che fa parte di quel numero “eletto”. Dunque pensiamo bene agli effetti collaterali di quel taglio di poltrone. Anche perché non c’è un reale grosso risparmio di soldi, a leggere il pezzo di Frattola su Repubblica del 24 luglio scorso : “Il risparmio netto complessivo sarebbe quindi pari a 57 milioni all'anno e a 285 milioni a legislatura, una cifra significativamente più bassa di quella enfatizzata dai sostenitori della riforma e pari appena allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana.” E lasciatemi fare un’altra modesta considerazione: ma come si fa a dire che si risparmierà un tot a legislatura, quando sono anni che non se ne finisce una?
Dunque non è vero, come ha detto DiMaio che con questa legge “si tagliano privilegi ai politici e si restituisce al popolo". Ma se davvero si vogliono recuperare crediti allo Stato, perché non si chiede alla Lega che rendano i 49 milioni sottratti?
E il reddito di cittadinanza? Un’altra impresa disperata, che non sortirà affatto il risultato sperato: non creerà nuove possibilità per i giovani, non creerà posti di lavoro, ma soprattutto potrà finire in tasche equivoche. “Di buone intenzioni è lastricato l’Inferno” diceva la mia mamma. Eppure non ha mai conosciuto i 5stelle.
Barbara Fois