Mai avremmo pensato, mentre poco meno di trent’anni fa (gennaio ’94 la “discesa in campo”) assistevamo attoniti all’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi al potere, di sentir parlare adesso, altrettanto attoniti, di una sua probabile candidatura al Quirinale per il settennato 2022/2029. E di sentire il dovere, ancora una volta, di ritornare sul profilo politico, morale e giudiziario dell’uomo che più ha contribuito, in questi ultimi trent’anni, al degrado morale e civile del nostro Paese e della sua classe dirigente.
Eh già, perchè in un paese moralmente e civilmente evoluto, dove i politici si dimettono per non aver pagato i contributi alla colf o per aver copiato la tesi di laurea, anche il solo discutere di una eventualità del genere sarebbe considerata una follia o, almeno, una barzelletta (che non fa ridere). E ci riferiamo soprattutto, sia detto ancora una volta, non solo e non tanto ai trascorsi giudiziari dell’uomo, che pure pesano come macigni.
Fermiamoci un attimo a ricordarne i principali:
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condanna definitiva (Cassazione) a 4 anni per frode fiscale;
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motivazione della Cassazione sulla condanna (7 anni) del suo braccio destro Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa: “aver fatto da tramite tra Berlusconi a Cosa Nostra, pagata senza soluzione di continuità, dal 1974 al 1992,in cambio della protezione personale e delle sue aziende”.
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assolto dal reato di prostituzione minorile nel “caso Ruby” (perché “non sapeva” che la ragazza fosse minorenne) ma con la certezza acquisita (sempre dai giudici di Cassazione) che presso la residenza dell’allora premier (Arcore) si esercitasse “l’attività prostitutiva”. Tralasciamo la valanga di prescrizioni, archiviazioni e amnistie che hanno indelebilmente intaccato non la sua fedina penale, ma il suo profilo morale.
Basterebbe, dicevamo, questa breve “anamnesi giudiziaria” (frodatore dello Stato, finanziatore della criminalità organizzata, incentivatore di un sistema prostitutivo) per derubricare il seme di questa ipotesi (che però inizia a germogliare) al rango di irricevibile “boutade”.
I suoi fautori obietteranno: “ma ha pagato i conti con la giustizia!”, “è stato riabilitato!” “è stato assolto, prescritto, archiviato!”). Ma è proprio questo, come detto in altre occasioni, il frutto avvelenato della malapianta berlusconiana, che ha già i suoi epigoni e che a lungo sopravviverà al suo eponimo: il berlusconismo, cioè quel disvalore ideologico secondo il quale,se non ho infranto la legge, sono libero di fare ciò che voglio, anche di ricoprire le più alte cariche politiche.
Ma in questo caso entra in gioco un altro parametro valoriale sovraordinato alle leggi e ben espresso dall’art. 54 della Costituzione, e che non sarà ricordato mai abbastanza: “ I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”.
Riassumendo, non esiste un solo profilo che giochi in favore di questa fantasiosa quanto tragica eventualità: né morale (abbiamo visto perché), né giudiziario (proviamo a immaginare l’effigie del Presidente pregiudicato campeggiare nelle questure o nelle aule di tribunale!) né, infine politico (una sua elezione sarebbe quanto di più divisivo si possa immaginare, il suo primo effetto sarebbe l’implosione dell’attuale governo, in piena pandemia). Tra l’altro (Dio ce ne scampi!) sarebbe il custode della Costituzione, nonchè il capo del CSM!
Incredibilmente però, nessuna forza politica erge barricate contro questa pazza idea: non i suoi alleati FdI e Lega (che pensano di scaricarlo dal treno in corsa) né gli avversari (?) politici (PD, M5S) che si limitano a balbettare dei patetici “non è il nostro candidato” “non ci sono le condizioni” “è presto per parlarne”.
Non restano che i cittadini i quali, scevri dagli intrighi e dai “do ut des” della politica, conoscono bene il soggetto e non credo che, se potessero, gli affiderebbero neanche l’amministrazione del condominio. Ne fa fede il grande successo che stanno riscuotendo le petizioni online (change.org, il Fatto Quotidiano)contro la candidatura.
Per una volta, anche se sono sempre stato (e lo sono ancora, per formazione e per principio) fieramente contrario, sarei tentato di invocare, ove fosse possibile, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica: mi sentirei di avere più fiducia nella memoria della Piazza che nei maneggi del Palazzo..