L’Africa è sull’orlo dell’abisso e ci sono molte probabilità che faccia un passo avanti.
Silenziato, mai spiegato davvero, si compie il naufragio di un intero continente che ha perso ogni illusione democratica e ripiomba nel tribalismo, scomponendosi in mille frazioni etniche che hanno buttato i machete solo per impugnare i kalashnikov.
In qualche remoto angolo dei media, nei pochi minuti destinati dalle scalette delle news .. meno, molto meno del pranzo Conte Grillo a Bibbiona o del pasticcio sulla giustizia o delle minchiate del Renzi … si parla del disastro in Sud Africa, il più ricco paese continentale. Il paese della speranza come l’aveva astrattamente definito Nelson Mandela .
Una disattenzione abituale , la nostra informazione è la meno internazionalista in assoluto, che diventa gravissima oggi mentre ogni parte del continente è scossa da guerre e rivolte in uno scacchiere di morte che ormai si muove indipendentemente dagli interessi del multinazionali. Il neocolonialismo ha acceso da tempo la miccia di una dinamite che oggi pare sul punto di esplodere. A meno che non prenda una nuova direzione ..tutta da misurare, di cui parlo più avanti.
La ragione di questo sfascio è ancora una volta concretamente politica.
In Africa, come ovunque nel blocco ex coloniale .. Cuba inclusa.. abbiamo una coniugazione di condizioni negative : la scomparsa dei grandi leader anti imperialisti, la dissoluzione dell’idea socialista , l’implosione dei movimenti rivoluzionari diventati burocrazia corrotta. Questa dirompente coniugazione ha distrutto l’unico schema politico , chiamato sviluppo indipendente, che poteva unire in un solo blocco economico il terzo mondo fino a portarlo a determinare nuovi equilibri planetari.
Un fallimento prevedibile fin dagli anni novanta di cui oggi appare chiara la gravità e la portata. A partire dalla dinamica dei flussi migratori, l’unica cosa del terzo mondo che interessa la pubblica opinione europea, diventati insostenibili .. a proseguire con l’enorme inquinamento prodotto in molti Paesi in via di sviluppo – in particolare sudamericani ed africani- che rischia di vanificare ogni pur lodevole riduzione dell’impatto ambientale perseguita in Occidente. Per terminare con l’effetto più drammatico .. l’enorme distruzione di vite, speranze ed illusioni.
Un fallimento continuamente e gravemente ignorato dal dibattito politico europeo, certo perché, di questo fallimento, proprio l’Europa è più responsabile.
E’ ipocrita e delittuoso discettare della ripartizione dei Migranti , con l’untuosa ipocrisia delle democrazie liberali, senza ragionare sulle cause che portano a questo esodo che si appresta a diventare tanto ingestibile quanto inarrestabile. Se guardiamo specificamente al continente africano queste cause sono tanto evidenti quanto ignorate : l’iper sfruttamento imperialista delle risorse, il sostegno finora dato dal capitalismo finanziario ai governi corrotti, le piccole carità inutili propinate a fronte della più gigantesca rapina della storia.
Ecco solo alcune delle mille cause di una complessiva devastazione morale, sociale, economica. Eppure …
Eppure se guardiamo ai dati economici africani scopriamo che , nella sua interezza, il continente potrebbe vivere bene. Potrebbe sfamare senza problemi il suo miliardo e 350 milioni di persone.
L’Africa genera ogni anno più di 500 miliardi in introiti ed altre entrate fiscali, quasi dieci volte l’ammontare degli aiuti esteri che riceve annualmente. A questa cifra interessante vanno aggiunti circa 60 miliardi di dollari in rimesse stanziate per i Paesi in via di sviluppo.
Tuttavia di questi circa 600 miliardi i governi africani spendono più della metà per importare , ogni anno, beni di prima necessità, dall’alimentare al farmaceutico. Prodotti a bassa tecnologia che potrebbe tranquillamente produrre internamente se solo i governi promuovessero una via disciplinata all’industrializzazione.
Grazie a politiche adeguate il processo di industrializzazione dell’Africa potrebbe portare il continente a migliorare la produttività, stimolare il progresso tecnologico, creando al contempo posti di lavoro ed aumento del reddito medio oltre , ovviamente, a consumi soddisfabili internamente riducendo significativamente il debito.
Uno sviluppo industriale garantito dalla presenza nel sottosuolo delle materie prime - petrolio e metalli – necessari alla produzione . Ma si può dire anche di più dell’industrializzazione africana: favorite dal clima le energie rinnovabili potrebbero esser fonte energetica principale consentendo uno sviluppo industriale senza impatti ambientali..
La chiave della risoluzione dei problemi, la via per portare l’Africa lontano dall’abisso è proprio in questo vettore : industrializzare ed ingegnerizzare . Creare infrastrutture , strade e ferrovie.. porti ed aeroporti, e poi scuole ed ospedali. Sbancare il deserto con l’impianto di alberi .. l’aveva fatto Thomas Sankara prima di essere assassinato .. creare irrigazione a partire dal mare con desalinizzatori ed acquedotti moderni come si fa in Israele o Dubai da decenni. Estrarre i minerali preziosi e farne commercio diretto cacciando a pedate nel culo i depredatori internazionali.
Non è impossibile, forse non è nemmeno difficile ed inoltre non richiede cicli storici per vedere concreti benefici. Infatti si stima che perseguendo questo modello in almeno 6 Paesi africani strategici, tradizionalmente irradianti sui paesi limitrofi ( Sudafrica, Nigeria, Congo, Senegal e Uganda ) l’intero continente uscirebbe dall’attuale miseria in poco più di un lustro!
Ma chi diamine potrebbe mai compiere una scelta strategica così precisa? Chi avrebbe, tra gli attuali governanti, la dirittura morale ed il coraggio di costruire un sistema che liberi dall’attuale schiavitù e non subisca l’ ingerenza delle multinazionali ? Nessun nome in lista, oggi.
E’ per questo che dicevo all’inizio: la ragione dello sfascio africano è assolutamente politica. Guardiamo al Sud Africa come esempio di questo assunto …
Scrive Pierre Hasky su France Inter : È la crisi più grave vissuta dal Sudafrica dopo la fine dell’apartheid, 25 anni fa: 72 morti in pochi giorni di rivolte, milioni di euro di danni e un appello all’esercito per ristabilire l’ordine nelle due principali province coinvolte. Il detonatore di questa improvvisa esplosione di violenza è stata l’incarcerazione dell’ex presidente Jacob Zuma. Ma questa non è l’unica spiegazione del fenomeno. Le rivolte sono il prodotto delle disuguaglianze crescenti che la fine dell’apartheid non ha saputo ridurre, e di rivalità politiche all’interno del partito al potere, l’African national congress (Anc). A questo cocktail già esplosivo dobbiamo aggiungere la pandemia che non ha risparmiato il Sudafrica e colpisce soprattutto i più poveri . Il fatto che sia esplosa una protesta per difendere Zuma può risultare sorprendente. L’ex leader ha creato un sistema di corruzione su scala senza precedenti di cui il paese non riesce a liberarsi neanche tre anni dopo la fine del suo governo.
In realtà non è così sorprendente perché, come nota Hasky, Zuma è il tipico populista becero che spara promesse a mitraglia, costruisce reti di complicità, benefica i suoi scherani che a loro volta hanno costituito sorte di milizie sottoproletarie pronte a minacciare ogni possibile giudice, ad intimorire la popolazione, nel contempo.. presumo inconsapevolmente .. a creare le condizioni ideali per un golpe militare.
Zuma ha diviso la prigione con Mandela , unico titolo di merito che ha questo traffichino zulu, razzista e violento. Ma egli è anche l’emblema di un fallimento politico ed ideologico, quello dell’ ANC che da partito socialista è diventato una agenzia d’affari pronta ad ogni compromesso.
Lo sprofondare dell’ideologia alternativa e della prassi politica del confronto anticapitalista .. valoriale , ma al contempo gestionale perché il socialismo è portatore di un modello di economia e di Repubblica differente , ormai è un dato di fatto esteso, globalizzato.
Lo abbiamo detto più volte , citando Holloway o Mair o Revelli.. la colpa della crisi profondissima che ha schiantato la sinistra internazionale è del verticismo. Di quell’aver lasciato che un pugno di persone –dietro lo scudo di supercazzole para ideologiche - prendessero in mano le redini di partiti e movimenti di massa. Il male..in Italia e nel Mondo .. è il centralismo democratico praticato dai partiti della sinistra storica. L’ennesimo ossimoro prodotto dalla stupidità stalinista, mai davvero messa in discussione.
Tolto il meccanismo di controllo dal basso di scuola gramsciana o trotzkista lo stalinismo ha dilagato intridendo e corrodendo la struttura distintiva del movimento di massa ridotto a schiere di esecutori della linea di partito. E quando, di fronte alla crisi di un metodo gestionale in Unione Sovietica ( si badi bene gestionale e non ideologico strutturale) i partiti comunisti per timore hanno cambiato rotta .. ecco che il centralismo ha prodotto un’obbediente inversione di massa.
Una sorta di liberi tutti ha pervaso il movimento anti imperialista che sfortunatamente era stato progressivamente egemonizzato da Mosca. Da Cuba a Città del Capo, dall’Angola o Congo all’Egitto i movimenti diventati governo si sono sfaldati in guerre tra vertici, lotte intestine, accaparramenti e corruttele. Si è compiuto universalmente un tragico disastro morale che ha ridato fiato e forza sia alla destra che ai tecnocrati.
Non a caso oggi in Sud Africa si parla di fallimento del pensiero di Mandela, e delle sue promesse di giustizia sociale coniugata con l’efficienza economica. Un uomo buono, quanto astratto.
In quel Paese ormai disilluso si rimpiange l’epoca della gestione bianca. A farlo non sono quattro boeri razzisti ed intronati ..ma la classe media nella sua interezza, aldilà delle pigmentazioni. Emerge un nuovo corso .. una sorta di capitalismo tecnocratico , che di fatto è insufflato di nuovo colonialismo.
Questo nuovo pensiero, fondato sull’ordine sociale, sul progresso industriale, sulla guerra al tribalismo evoca consensi trasversali che infiltrano la piccola borghesia, la rara imprenditoria locale. Gente che ha lungamente lavorato per produrre un minimo di benessere che ora vede minacciato.
Un colpo di stato a Città del Capo, se gestito da una elite strutturata ed interraziale, potrebbe avere molto più consenso di quanto immaginiamo. Nella testa di tutti l’alternativa ad esso è lo spettro del Congo e della sua eterna guerra civile.
Ci si domandava chi potrebbe realizzare il gigantesco piano di sviluppo industriale del continente, aprendo il possibile e concreto scenario virtuoso. La risposta si intravede.
Il nuovo colonialismo si muove con discrezione dietro il crescere di movimenti panafricani di stampo tecnocratico.
Fermare l’Africa ad un passo dal baratro , impedirne la dissoluzione con il crescere a scacchiera di governi autoritari potrebbe essere la linea di condotta di questo nuovo colonialismo.
A risanare il continente ci penserebbero eserciti moderni e disciplinati, a garanzia di investitori internazionali ( prima tra tutte la Cina ) . La nuova formula – sviluppo economico e riduzione delle derive tribali- attirerebbe consenso anche europeo.
Ma l’obiettivo di questa riconquista dell’Africa è – ancora e sempre - lo sfruttamento intensivo delle ricchezze locali. Quel sottosuolo è troppo importante per la ricchezza cinoeuroamericana dunque lo sfruttamento proseguirebbe, seppure in forme diverse.
Fatti quattro conti i capitalisti internazionali hanno valutato che mantenere il disordine tribale per garantire il potere di governi sempre più corrotti e sempre più avidi, costa molto più che fare impianti moderni di estrazione e pagare il giusto la mano d’opera . Il giusto a parametri africani, ovviamente, diciamo un centesimo del costo in Europa. Inoltre questo nuovo modo di gestire, garantito da governi e da elite rigidamente strutturate, aprirebbe un nuovo enorme mercato per telefoni, elettrodomestici, automobili, computers che nel mondo Occidentale, ma ormai anche in Asia, sono mercati iper maturi a lenta crescita.
Ed ecco che il ritorno al tribalismo, la violenza nelle strade ed i saccheggi senza senso attuati dalla milizie di Zuma nelle città sudafricane … permettono l’ipotesi di una sorta di esecutivo militare/industriale che prenda in mano il destino del Paese simbolo dell’Africa. Diventerebbe una sorta di esempio per altre zone disastrate del Continente. E non solo.
Da li .. se attuato con successo .. il modello toccherebbe senza dubbio l’enorme Nigeria, il Paese a più alto sviluppo demografico, dilaniato da una guerra con Boko Haram , sedicente movimento musulmano antimperialista di fatto un gruppo sicari a servizio dei capi mafia locali.
Lo sfascio fin qui perpetrato nei grandi Paesi guida africani diventerebbe l’humus per il cambio di sistema. Naturalmente i tirannelli locali , i capi gang od i politici corrotti come Zuma non rinuncerebbero ad un potere assoluto finora gestito. Ed ecco l’imposizione delle azioni militari, degli eserciti e dei colpi di stato, santificati dalla guerra alla violenza .
Sotto la bandiera del salviamo l’Africa la micro borghesia locale, l’ imprenditoria internazionale, le caste militari ed tecnocrati butterebbero a mare gli ormai sputtanati servi per impiantare ipercontrollati governi di salute pubblica.
Una soluzione manu militari che , se passasse in Africa , passerebbe anche in Sudamerica.
Bisogna seguire e capire cosa succede. Se ciò che dicono molti attenti osservatori internazionali ,che ho qui riassunto, fosse vero .. beh, un mondo nuovo si profilerebbe all’orizzonte post pandemico.
Un mondo che ha, dietro mascherature fittizie, sostanze autoritarie a facile contagio.
Intanto …
Qualche mesta ricorrenza attraversa l’Italia .. Borsellino, Genova, tra poco Bologna. L’Italia dei misteri interrati sopravvive a tutte le ere. Incapace ed infarcita di personcine cresciute nella scuola delle pastette e dell’intrigo, la nostra classe politica è sempre più autoreferenziale. Dibatte in modo superficiale quando non cafone di grandi temi, esplode tematiche marginali facendole diventare primarie . Cazzate .. la Rai, il sottosegretario in più, i consulenti di Draghi. Roba da basso impero. Il Grande Nulla.
Pegasus rivela una cosa che sanno pure al mercato rionale : siamo tutti spiati nell’era della comunicazione continua. Lo siamo da sempre. Lo fa l’America da sempre , persino Obama diede l’ok per spiare i governanti d’Europa. Putin sa persino a che ora andiamo al cesso. Questa nuova filiera di intrusioni figlia del centro studi del Mossad si aggiunge a catene infinite sempre rivelate, mai approfondite, mai risolte. La cia ci spia/sotto gli occhi della polizia .. cantava Finardi più di 40anni fa ( https://www.youtube.com/watch?v=0iuLNUiB5KM ). Fa ridere – in questo quadro - che indaghino Davigo per aver rivelato una cosa di cui tutti parlavano apertamente persino nei talk show. Il ridicolo impera.
Ci metteranno il bollino qualità in fronte? Il green pass di Macron ha senso ?.. forse si .. comunque mi pare grottesco parlare di violazione della privacy mentre si posta su face book ogni sorta di fatto personale. La privacy è prima di tutto un fatto comportamentale, solo dopo legale. Do un suggerimento a tutti i vaccinandi ..Visto che il nostro popolo è quello più tatuato dopo i Maori perché non stamparsi il green pass su una chiappa tra un teschio con le rose e una scritta in latino? Almeno in aeroporto, ai controlli, ci faremmo due risate.