In questi giorni confusi non si finisce di articolare una riflessione che subito gli eventi ti trascinano altrove. Sperando di non essere troppo invadente cerco di mettere un po’ d’ordine nelle mie reazioni emotive e condivido, con chi ha la cortesia di seguirmi, un ragionamento in tempo reale.
Gli archivi della memoria hanno strani meccanismi. Guardando a quel che accade nel PD mi è scattata la frase tormentone che Massimo Boldi strillava in una vecchia gag con Cochi e Renato, “E’ scoppiato il minestrone!”
E voilà. Matteo Renzi l’ha fatto. Ha finalmente scassato il giocattolo che non gli lasciavano più usare. Lasciando per un attimo perdere le personali antipatie mi vien da commentare: era prevedibile. Che il toscano fosse stato colto da improvviso quanto improbabile altruismo e spinto ad agire per il bene della Patria mi pareva strano. Che spingesse per la formazione di un governo plurale di salvezza democratica senza retro pensieri rispetto al suo desiderio di governo personale, ancor più strano. Che lasciasse Calenda e Richetti liberi di intestarsi la fine di una ipocrisia formale e magari qualche centimetro di spazio politico residuale, definitivamente strano. Infatti lo era.
Nelle uscite pubbliche, dal post su face book ( per la serie “lasciamoci con un sms”) alle varie interviste, l’ineffabile ha dichiarato di essere stanco degli intrugli di palazzo ed usato, più volte, la formula “fuoco amico”. Chiariamola. Per fuoco amico si intende in gergo militare che, nel compimento di un’azione concordata ( ad esempio un attacco ) le truppe vengano raggiunte dai colpi sparati in copertura ( ad esempio tiri di artiglieria troppo corti o bombardamenti dall’alto ). Questo presuppone due cose a) che le truppe agiscano in modo concordato e si commetta però un errore di valutazione, perché se invece ti sparo mentre tu passeggi dove cappio ti pare non si tratta di ‘fuoco intenzionale’ sei tu presuntuoso e/o indisciplinato; b) che, pur nell’incidente, esista una chiara condivisione sull’obiettivo da centrare e qui trattandosi del PD siamo in piena illusione.
Più che fuoco amico mi pare che negli ultimi mesi tutti/e abbiano concorso ad una sparatoria a casaccio in puro stile spaghetti western. La verità è che Renzi agisce politicamente in modo estemporaneo sulla base di intuizioni ed impulsi, nell’intima convinzione di essere un genio. Essendo circondato da un criccone di cortigiani nessuno lo informa se sta procedendo in linea retta, od almeno secondo logica. Così si trova, a caso, dove capita. Talvolta ci prende e gongola in modo irritante, talvolta si sbaglia becca in testa il mattone che ha lanciato in volo e piange offeso. In entrambe i casi giustifica l’operato con illusionismi ipnotici che Crozza rende benissimo nelle sue imitazioni. Non si può negargli, tuttavia, una furbizia innata ed una capacità di scegliere perfettamente interlocutori deboli nei momenti giusti.
Ha messo prima il povero Letta e poi Zingaretti su una buccia di banana e li ha spinti in discesa. Ed ora non si sa proprio dove l’ultimo sereno malcapitato ed il partito stesso andranno a finire. Parafrasando il Presidente Mao, grande è la confusione sotto il cielo, ma la situazione è tutt’altro che eccellente.
Ma la confusione nasce da lontano e l’astuto Renzi l’ha solo sfruttata, tempo per tempo, con invidiabile egoismo. Partiamo dall’inizio, dalle condizioni che hanno favorito questo evitabile minestrone. Nelle varie forme di ipocrisia, che come sappiamo è la forma più diffusa e disdicevole di relazione umana, la maggiormente pericolosa è l’ inclusiva . Essa si fonda, almeno in quel che abbiamo visto fin’ora, su un metodo elementare: prendiamo il diverso e cerchiamo di renderlo uguale. Come? Coabitando. La strana convinzione che uno spazio comune diventi casa e che ragionando giorno per giorno si trovino le ragioni stesse della convivenza ha unito il PCI,un partito monolitico che aveva smarrito l’identità , e la DC inquisita e dispersa. Pensando di sopravvivere al mutare del tempo sposandosi senza amore e senza stima, come nei matrimoni combinati, le due residue dirigenze si sono dette “ Ora non sono niente per te, ma col tempo mi amerai”.
Il risultato? Una mescola ingestibile di progetti ed appetiti divergenti frettolosamente coniugati da Veltroni in un epico, commovente e sognante congresso. Una coabitazione forse appena accettabile se aggiustata nella illusione del bipartitismo politico ( in Italia, la terra dei comuni e delle corporazioni ?? ) ma sbilenca nelle sue fondamenta valoriali. Compiaciuti della loro creatura, Valter ed i suoi, non si sono domandati quanto e come avrebbe potuto sopravvivere quella ‘cosa’ abitata da anime dissonanti. E così, senza mete condivise, tra spintoni, sputazzi, testate e accordicchi si è dilungata inseguendo ogni volta un leader diverso che ogni volta provava a darle il proprio volto e la propria identità non avendone, la ‘cosa’ stessa , una propria. In questo continuo passamano non si è mai formata una classe dirigente davvero coesa e tantomeno una comprensibile proposta politica. L’unico ‘collante’ del minestrone è stato per lunghi anni Berlusconi che ha assunto un ruolo portante nella politica italiana ben superiore ai suoi meriti e demeriti .
Infatti ha rappresentato al contempo ,per la maggioranza silenziosa lo scudo contro il Comunismo e per l’altra parte il nemico comune. Grazie alla pressione esterna il Partito Democratico ha proseguito il suo cammino, unificato dalla comoda prassi ‘contro’ ma dividendosi continuamente sulle prassi ‘per’ rendendo così impossibile la stabilizzazione dei valori e la semplificazione dei metodi . Tra gli abitanti della rive-gauche sono rimasti vivi antichi rancori, Veltroni e Dalema tra tutti, e da questi conflitti è riemerso Bersani, il metaforico, chiamato infine per salvare la Ditta. Salvo poi lasciarla. D’altro lato anche gli ex diccì si inseguivano nei corridoi armati di coltelli senza produrre alcuna sintesi ,protagonisti Letta, l’anima pia, Franceschini e Gentiloni , le anime lievi, e Renzi , l’anima sua.
Un carosello vociante da far impallidire la famigliola isterica nella notte di tempesta di “Questi Fantasmi” .
Adesso, senza più la solita cosa e senza ancora una nuova casa, che succede? Come ci si propone al Paese ed agli Elettori chiamati di continuo alle urne? Qual è l’offerta politica? Se guardiamo da Sinistra la galassia di chi dovrebbe formare l’area progressista e riformatrice resteremo allibiti. Si passa per una dozzina di partitelli che vanno dai trotzkisti ( quanti ricordi! ) fino al residuo PD. Poi da li fino agli avamposti della destra ne incontriamo altri tre o quattro contando il New Renzi Quartet ed il duo Calenda. Alla faccia del fuoco amico. Qui se si spara vien fuori una strage!
Ora: mettiamoci metaforicamente nei panni di Terenzio, salumiere in Vercelli e guardiamo, in lenta carrellata cinematografica, prima questo aggregato contradditorio di anime parlanti e poi Salvini ed il suo popolo in coro (“un capitano/ c’è solo un capitano”) chi sceglieremmo per evitare il mal di testa? Spieghiamolo con le parole di Giusti: “ Fingi che quattro mi bastonin qui e lì ci sien dugento a dire: ohibò!Senza scrollarsi o muoversi di lì; e poi sappimi dir come starò con quattro indiavolati a far di sì, con dugento citrulli a dir di no” .
Siamo alle solite.
Intanto risuona nei dibattiti agorafobici l’estenuante ritornello, sarà Renzi ad intestarsi l’eredità dell’eterno Cavaliere? Prima di tutto bisogna vedere la sostanza di questa eredità visto che anche il nostro aveva montato su un baraccone pluri animato che ha perso, e continua a perdere, pezzi vari. E poi chi dice che, in un Paese ormai radicalizzato ed in questo quadro di disagio sociale, lo spazio detto Centro esista ancora ed interessi a qualcuno. Il nome certamente ammicca anche se puzza indecentemente di naftalina. Italia viva, viva l’Italia. Da Forza Italia il passo è breve per molti. Si tratta di saltellare da una pozzanghera all’altra, coraggio, non è difficile.
Comunque, cos’ha detto che vuol fare il giovanotto, cosa sostanzia il nuovo ‘progetto politico’ ? Usiamo le sue parole “Adesso si tratta di costruire una Casa giovane, innovativa, femminista ( aggiungerei cibernetica, digitale e liquida così abbiamo tutto , n.d.a) dove si lancino idee e proposte per l'Italia e per la nostra Europa. C'è uno spazio enorme per una politica diversa. Per una politica viva, fatta di passioni e di partecipazione. Questo spazio attende solo il nostro impegno” . Wow, sembra di risentire Toninelli che parla del suo ministero.
Per dirla dal mio cantuccio, senza intenti polemici, il gioco corrente non mi pare innovativo. Uscire dal PD è uno sport condiviso. Hanno cominciato Dalema Bersani e qualche altro,sconosciuto ai più. Sono usciti perché c’era Renzi. Lui invece se n’è andato perché non c’era più. Insomma si ripropone, come una peperonata notturna, lo stesso annoso e polveroso schema. Anche come elemento aggregante e giustificativo per questa variegata geometria di governo. C’è il mostro di destra fuori, c’è la mucca in corridoio. Oggi il collante dell’area riformatrice ( poveri noi! ) si chiama Salvini con i suoi peduncoli e l’accozzaglia che va da M5S a Renzi pare l’Unione resuscitata.
Basta solo che presentino ancora Prodi come Presidente della Repubblica ( tut tut ) nel qual caso me ne andrò a fare il pensionato in Bulgaria smettendo di tormentarmi e di rompere le scatole qui ed altrove.
In attesa degli eventi e di decidere del mio futuro mi piacerebbe contribuire alla confezione di una nuova sinistra. Nel quotidiano si fa partecipando, scrivendo, discutendo, provando a fare. Ma serve un modo nuovo, pervasivo oltre che persuasivo. Onestamente non so quale sia, ci sto pensando. Certamente non ho più nessuna fiducia nella ‘militanza’ come la si immaginava una volta quando onesti compagni arrostivano salsicce alla grande festa di partito vedendo passare tra i tavoli i boriosi pavoni che elargivano buffetti paterni, o ,tantomeno, alle chiacchiere nei circoli o nelle sezioni. Margaret Mead diceva “ Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l’unica cosa che è sempre accaduta.” Va anche annotato che la frase è scritta decenni fa ed aggiungo che non ho nemmeno voglia di sbattermi per veder crescere l’ennesimo funghetto cittadino all’ombra di una quercia, anche perché è diventata un cipresso. Credo però che siamo tutti, in Italia come in Europa e nel Mondo alla vigilia di un nuovo sconquasso al cui confronto il mitizzato ’68 apparirà come una passeggiata di salute. Il conflitto strisciante diventerà un toro nelle strade, come è successo di colpo ed imprevedibilmente in vari Paesi e la domanda diventerà ineludibile: quale modello di società nuova permetterà l’evolversi sociale, ridurrà le contraddizioni, eviterà il tracollo ambientale. Questa è la risposta che si deve cercare, costruire od offrire con impegno e creatività. Le salsicce militanti ce le andiamo a mangiare altrove con gli amici.
Ma basta cercare collanti con la paura del diverso, perché anche l’attuale sinistra ha il suo “ministero della paura” intento ad una narrazione che proietta fantasmi del passato sullo schermo del futuro. Un’attività inutile perché risolve l’oggi e non abilita la crescita di nuove idee. L’abbiamo già visto con Berlusconi che abbiamo coperto di improperi, di condanne e di stampa avversa ed è ancora li come la sua stessa mummia. A mio avviso Salvini a Roma od a Pontida non aveva dietro orde di barbari neonazi incazzati come leprotti, ma una massa di cittadini smarriti, impauriti ed impoveriti. Se li guardiamo in faccia scopriremo il nostro volto. Cercano risposte, certezze. Una guida chiara e sicura che consenta loro di ritornare più sereni a casa. Che offra il sogno di una vita migliore, o anche solo di una vita. Ed anche lui non è mostro o mucca, diamine!, è solo un astuto lombardo che ha trovato un modo per “far ii danè” non diversamente dall’astuto toscano. I Mattei senz’arte né parte hanno imparato a suonare il piffero ed incantato, a turno, le masse che, prima o poi, li sgamano e li scaricano costringendoli alla marginalità, per quanto chiassosa.
Senza più l’alibi dei mostri, senza più collanti esterni, la sinistra dovrà infine decidere cos’essere davvero e riuscirà ad esprimerlo non con una rigenerazione delle stesse facce, ma con soggetti nuovi e ben schierati, senza più equivoci e mischiamenti. E per favore, Lor Signori ( quelli con cui perdiamo sempre! ) la smettano di prenderci per il culo perché guardando i fatti nella loro crudezza s’intende bene che nel 2020 non si tratta di salvare la Patria , ma di scegliere il Presidente dell’Eni o delle Poste. Su questi evidenti appetiti si infrange la chiacchiera del nostro “ministero della paura”. Enrico Berlinguer diceva “ i partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela” . Aveva ragione, su tutto e tutti, allora come adesso. La verità resta valida, non ha date di scadenza.
Io non ho timore della destra. La storia ci insegna, da Tambroni in poi, che la si tira via dalle spese con i conti fatti in Piazza. Mi preoccupa di più come la Sinistra si va configurando e come la sua incapacità di animare le piazze e di gestire il disagio sociale si stia cronicizzando. Ritrovare il coraggio del dissenso, anche molto determinato, è una strada centrale. Diceva in proposito Thomas Jefferson “Una piccola insurrezione, di tanto in tanto, è una cosa buona e così necessaria nel mondo politico come i temporali in quello fisico. Previene la degenerazione del governo e alimenta una generale attenzione per la cosa pubblica.” La frase va contestualizzata nel suo periodo storico perché le insurrezioni oggi sono utili come la sabbia nelle mutande, ma la contrapposizione, di fronte alla diseguaglianza è necessaria, ed evita il peggio, cioè la protesta populista. Ma i nostri rappresentanti, proprio quando ci si offriva l’opportunità di un confronto vero e duro sul campo elettorale si sono aggrappati ad un governo a tempo. Lo capisco solo perché Il peso del nostro debito sovrano è così alto che non possiamo nemmeno più permetterci la passione politica. A questo ci hanno condotto gli anni di malaccorta gestione, i governi rigonfi di opportunisti e gestiti da incompetenti presuntuosi, le miopie fratricide ed i pennivendoli della comunicazione di massa. A questo!
Che Renzi se ne sia andato me ne fotto. Non ho mai capito che ci stesse dentro a fare, lui come altri par suo. Il minestrone era sbagliato nell’obiettivo, nella ricetta, nella cottura. Va detto. Va chiuso. Rubo ancora una volta parole di altri, le mie sono così povere.
Elie Wiesel,premio Nobel per la pace nel 1986. “Ai più bassi livelli della politica e al più alto livello della spiritualità il silenzio non aiuta mai la vittima, il silenzio aiuta sempre l'aggressore.”