Germania Nera

di Corrado Fois - liberacittadinanza.it - 06/12/2023
Si abbaglia il popolo con una grande bugia, non con una piccola- Hitler

Jerome K. Jerome è stato uno dei più brillanti giornalisti dell’epoca vittoriana di cui ha descritto, con molta ironia, tic e vizi. Vado a memoria ma credo fosse in Tre uomini a zonzo, un libro ampiamente dedicato alla Germania, che Jerome estrapolava due esempi dell’animo tedesco. Uno truce, la mensur, i combattimenti di spada senza coperture degli studenti universitari da cui si usciva sempre con qualche sfregio in faccia, portato con grande orgoglio. Il secondo più caustico rivela – a dire di J.K.J - ancora di più la complessità dell’animo tedesco. Sta conversando di poesia e letteratura con una giovane ragazza, castamente seduti sull’erba (scrive nel 1900..una certa pudicizia alligna ancora in UK ). Mentre lei cita dei lagrimosi versi, credo di Schiller, un maggiolino le gira intorno e lei bellamente lo sfarina con una sberla a mano doppia. Ecco, dice Jerome in sostanza, questo è l’animo tedesco un misto di romanticismo e violenza. Sturm und drang, appunto.

Amo molto la Germania, la conosco discretamente e devo dire che non trovo il loro animo così differente dal nostro, a parte per il senso di responsabilità e l’impegno prodotti dalla riforma di Martin Lutero che ha trasformato il rapporto dei tedeschi con la vita, prima assai diverso. Noi siamo ancora figli del cattolicesimo controriformista, un pochino pigro. Sono stato a Berlino nella metà dei ’70 in piena guerra fredda. Ho visto il muro. I reticolati. Il check point Charlie quando non era un’attrazione per turisti. A quel tempo la mia generazione, in quelle lande, aveva ben chiaro cosa fosse stato il nazismo e come andasse incorniciato nella logica imperialista tedesca. 50anni dopo è assai diverso. Berlino è diventata un’enorme, efficiente e vivace capitale europea ed oggi i giovani considerano con sufficienza il nazismo, ne hanno un ‘immagine astratta. Per loro è uno dei vari momenti tristi della Germania del passato, ma non ne danno, almeno in generale, precisa collocazione capitalista. La scuola, i media, la società in generale ha passato un filino di coverage su quella dura dittatura, sfocandone la manipolazione. Per tutti è più o meno così, ma non per i neonazisti ed i reazionari che ne hanno chiarissima e nostalgica visione. Costoro sono oggi il prodotto residuale del complesso movimento nazionalsocialista. Contano poco, per ora.

Nel quadro della mia curiosità per l’internazionale reazionaria dedico questo pezzullo alla Germania, componendolo in due parti. Il primo segmento ragiona sulle radici del nazismo e la sua specificità, prodotta dalle persone che lo hanno imposto e gestito, tralascio invece la cronistoria perché la conosciamo tutti. Il secondo è dedicato alla Rete Nera, cioè al tessuto che collega movimenti più o meno dichiarati del nazismo contemporaneo. Leggo la vicenda a modo mio, ovviamente, ma segnalo punti di approfondimento per chi abbia voglia di dare una guardata personale e farsi un’opinione più precisa sul nazismo tedesco, la forma politica più dura e più ambigua di tutto il fronte reazionario.

Radici profonde? Non direi..

Hitler avrebbe potuto dire, come Mussolini disse, di aver estratto il nazismo dalla coscienza del popolo? Solo in piccola parte e soltanto per le circostanze storiche ed il quadro di riferimento politico economico di quei primi anni trenta.

In assoluto non potrebbe affermarlo per tre ordini di motivi: 1) il nazismo, pur essendo nato nella piccola borghesia, ha un connotato elitario razzista e verticista, assolutamente distante dalle masse. Tutto il contrario del fascismo che è populista e popolare. 2) la morale di fondo da cui scaturisce il nazismo è ambigua, esoterica, impregnata di mitologie e di rituali che non appartengono alla variegata umanità germanica. L’opposto del fascismo che ha struttura valoriale conservatrice, familista e paternalista, perciò perfettamente sintonica alla gran parte degli italiani. 3) la forma e l’immagine pubblica nazista, la sua più classica iconografia, non ha radici nella cultura e nel folklore tedesco. Essa è prettamente scandinava. Dalle rune al mito di Thule il nazismo professato dal cerchio magico di Hitler è intriso del tribalismo tipico dei popoli dell’estremo nord. All’opposto il fascismo è profondamente italico ed è sintesi espressiva dell’anima del nostro paese, allora e forse ancora, conservatore ed ipocrita. Quindi a mio avviso, no. Hitler, peraltro boemo, e la sua corte non avrebbero mai potuto affermare di essere espressione del popolo tedesco, in una sorta di rispecchiamento complice. Di intima sintonia.

Dunque cosa collega Hitler alle masse, in quegli anni? Due fattori che la storia chiarisce assai bene. La paura della piccola borghesia che avverte, come minaccia alla stabilità esistenziale, i progressi rivoluzionari che si impongono ai confini est e scuotono la stessa Berlino, il cuore del paese. Sul tema specifico – l’insurrezione socialista in Germania -due spunti, uno di sintesi gentilmente offerto dalla solita Wikipedia ( sostenerla, please! ) https://it.wikipedia.org/wiki/Rivolta_spartachista ed un libro ben argomentato, Gilbert Badìa La Lega Spartachista, PGreco editore.

A questa ansia diffusa fa paio l’enorme crisi economica voluta principalmente dalla Francia che intende togliersi dai piedi per sempre un nemico che l’ha invasa due volte in meno di 50anni – nel 1870 nel 1914. Infatti Parigi - per vengeance ed anche per miopia - ha imposto costi di guerra alla Germania misurati a modo proprio e le ha sottratto la zona mineraria della Ruhr impoverendo l’industria pesante, acciaierie e macchinari, orgoglio e forza del capitalismo tedesco.

Dunque, secondo questa interpretazione, abbiamo nel rapporto tra tedeschi e nazismo, un doppio binario e non un tratto unitario. Da un lato esiste il consenso di massa al progetto nazionalista revanscista che vuol far risorgere la Germania schiacciata ed impoverita da Francia ed Inghilterra. Dall’altro abbiamo la retorica nazista, la narrazione di una Germania che raccoglie l’eredità valoriale del Nord e su questa base costruisce uno stato etico razziale nel cuore d’Europa.

Tra i due binari, che danno corpo alla Germania reazionaria, c’è un interscambio marginale. Goebbels – colui che crea e sostiene il cerchio magico intorno ad Hitler - cerca di infondere la mitologia nella testa dei tedeschi. Forma le colonie di gioventù hitleriana, copia la propaganda italiana ed il suo combinato tra radio, cinema e narrazione scolastica. Ma di fatto funziona poco. Troppa distanza simbolica e culturale tra regime e Popolo. A parte le lobby degli studenti universitari (i praticanti della mensur, per intenderci ) dove si forma coesione ideologica - non solo in Germania ma anche nei paesi in seguito occupati- il resto del paese è assai tiepido. Applaude solo all’ordine ritrovato ed alla fine della sottomissione ai diktat dei vincitori, che la propaganda del luciferino Joseph Goebbels sbandiera in ogni dove.

Quindi l’allineamento tedesco agli obiettivi ed alle forme del nazismo, così tanto sbandierato da condannare un intero Popolo, non è conseguenza dello spirito alemanno su cui ironizzava Jerome. Non è il fascino del capo, le parate notturne, la mitologia ariana. Non è nemmeno frutto del nazionalismo pangermanico, che esiste di certo in Prussia ma non in Baviera. L’allineamento del Paese in realtà è il prodotto dei servizi segreti e della Gestapo che spiavano, arrestavano e mandavano nei campi di rieducazione ogni pur modesto dissenziente.

I tedeschi, dopo il primo innamoramento dal ‘33 al ‘36, hanno paura dell’apparato di potere. Per questa ragione tacciono, collaborano, subiscono, diventano complici. Semplice ed ovvia verità di ogni popolo sotto la dittatura. Paura, intimidazione, omicidio, carcere e sfruttamento. Nessun animo tedesco produce il nazismo, nessuna weltanshauung comune tra oppressori ed oppressi. I tedeschi non erano nazisti, ne subivano le angherie per primi. Questo si scopre leggendo, frugando nelle storie, ascoltando le testimonianze raccolte nei vari documentari.

Il fascismo permea l’Italia, il nazismo schiaccia la Germania. Una differenza che spiega molte cose.

Hitler, il pupazzo

Un’altra asimmetria tra fascismo e nazismo e nella persona che lo incarna pubblicamente. Mussolini costruisce artigianalmente una nuova forma politica che, mescolando conservatorismo e populismo, diventa l’alternativa semplicistica e manipolatoria al socialismo rivoluzionario. Hitler semplicemente la copia, una decina d’anni dopo. Diciamo Hitler solo per comodità perché non è lui il centro del sistema nazista. Hitler di fatto è un pupazzo.

Mentre Mussolini è davvero un dittatore che decide pensa ed agisce in proprio, come Franco come Salazar ed in parte come Stalin, Hitler e solo la forma manifesta di un gruppo di potere.

A volte si legge: il cerchio magico intorno ad Hitler, etc. La realtà è inversa. Infatti è quel gruppo di potere e di malaffare che fa crescere Hitler, un politico stralunato e secondario fino alla fine degli anni venti, e ne forgia l’affermazione. Riepiloghiamo i protagonisti di questo grande e sinistro spettacolo.

Joseph Goebbels. E’ lui la vera anima del nazismo pubblico. E’ lui che crea il mito ed il linguaggio del Fuhrer. In pratica ne costruisce e poi ne custodisce l’immagine. Gli scrive discorsi prefabbricati con grande maestria. Di più: è lui che controlla fisicamente e psicologicamente Hitler. Gli affianca un medico, Morell, da lui ben conosciuto perché iniettava cocktail di droghe al bel mondo della scatenata Berlino, negli anni venti. Morell diventa il medico personale di Hitler e lo imbottisce di ogni tipo di farmaco possibile, dagli oppiacei alla cocaina, di fatto controllandone l’umore. Per questa determinante influenza Goebbels non è molto amato dagli altri della cerchia. Morirà nel bunker con il suo pupazzo e con tutta la sua famiglia, uccidendo la moglie ed i sei figli. Una storia incredibilmente complessa dal punto di vista psicanalitico. Ma non è proprio il mio campo.

Altro personaggio chiave del cerchio magico è Martin Bormann. Del tutto diverso da Goebbels Bormann è freddo, calcolatore, preciso, capace di tessere complessi mosaici di relazioni. E’ lui che costruisce la rete organizzativa che forma il partito e lo governa dal centro fino ad ogni singolo paesino. Ha forti legami nazionali ed internazionali, specie con i servizi segreti russi ed inglesi. Probabilmente riesce a scappare da Berlino dopo la morte di Hitler. ( https://archivio.unita.news/assets/main/1996/06/20/page_030.pdf )

Accanto a loro due Rudolf Hess che garantisce il collegamento con i gruppi pan germanici, coi nazionalisti tradizionali e con i quadri dell’esercito. Come sappiamo morirà nel 1991 nel carcere di Spandau. Hess ha forti rapporti con Churchill fin dai tempi della repressione antispartachista dei Corpi Franchi. Proverà, come sappiamo, a formare un’alleanza anglo tedesca antibolscevica in piena battaglia di Inghilterra e finirà in carcere. Ci morirà senza aprire bocca, un vero enigma.

Sotto, dietro, sopra, avviluppando l’intero cerchio magico abbiamo un pitone crudele quanto subdolo, Heinrich Himmler. Lui è il creatore della vera forza di gestione del nazismo: i servizi di sicurezza e di spionaggio. Himmler li rende efficienti ed invasivi, innestandone le radici profondamente nella società, sono la SS, la Gestapo ed altri assai meno noti. Himmler costruisce pezzo a pezzo la sua rete di spie ricattando personaggi che diventeranno suoi sensori in ogni ambiente sociale, attori finanzieri magistrati, chiunque abbia un recondito peccato diventa suo strumento. Pescherà ovunque, nella malavita come negli ambienti del sottobosco politico di ogni colorazione. Alla fine della guerra evita di andare a Berlino a morire. Freddo e subdolo anche nel dramma finale tratta la propria resa con gli altri capi dei servizi segreti anglo americani, ma anche stalinisti. Catturato dagli inglesi finisce suicida, o suicidato. E’ morto per aver voluto sapere troppo, per aver ricattato la persona sbagliata. Succede prima o poi ad ogni delinquente.

L’ultimo anello del cerchio magico, molto chiassoso ma poco cruciale, Hermann Goering. Cura i legami con l’aristocrazia militare, con la finanza. E’ un crapulone, violento e sarcastico. Grande amatore di vino e di cibo, drogato fino ai capelli. Mercante d’arte di buona esperienza è il responsabile del saccheggio di opere d’arte in ogni angolo dell’Europa occupata. Quando a Norimberga ne fu accusato, in particolare dai francesi, rispose loro ridendo: l’ho imparato dal vostro Napoleone. Voilà le monde. Si ucciderà per non essere impiccato. Comunque ha pagato.

Altri si aggiungeranno in seguito al comitato direttivo, cito come esempio Alfred Speer, che porta in dote l’industria pesante, ridisegna da architetto Berlino ed è così ben ammanigliato da passare indenne la fine della dittatura. E’ uscito da Norimberga con una condanna a 20 anni. Nel 1966 era un uomo libero nonostante sia stato il responsabile, in quanto ministro dell’armamento, della riduzione in schiavitù di milioni di lavoratori coatti e di ebrei nei lager. Sono stati Heydrich ed il suo burocrate dello sterminio Eichmann ad uccidere milioni di persone, ma è stato Speer a sfruttare quell’umanità dolente. E’ morto nel 2017. Un’anima nera coperta di ipocrisia capitalista.

Hitler è dunque solo la forma manifesta del nazismo. La calamìta popolare per il suo gruppo d’affari e di potere. Qualcosa di eclatante che colpisce, da forma pubblica ed allo stesso tempo distoglie lo sguardo dal resto. Un po' come fu nel mercato dei blu jeans il sedere della Hutzinger. Detto con grande rispetto per lei.

Per i profili dei vari personaggi del cerchio magico la mitica Wikipedia e la Treccani forniscono sintetiche schede. Nello specifico alcuni libri biografici un po' al di fuori dei soliti canoni

Peter Longerich , Goebbels una biografia, Feltrinelli ed.

Joseph Wulf, Bormann l’ombra di Hitler, Adler ed.

Sergio de Santis, Rudolf Hess l’enigma, Giunti ed.

Edouard Calic, l’impero di Himmler, PGreco ed

Joachin Fest, Speer, Garzanti ed.

Ma soprattutto per capire bene il retrostante ideologico mitologico che supporta lo schema nazista e lo rende unico rispetto a tutti gli altri movimenti e governi reazionari, suggerisco un testo affascinante, approfondito ed imperdibile: Giorgio Galli, Hitler ed il nazismo magico, Rizzoli ed. Per il giudizio morale su quello che fu il nazismo dobbiamo fare riferimento sempre, rileggendolo spesso, ad un libro potente, La banalità del male. Hanna Arendt, tanto nomini nullum par elogio.

Il genio militare del fuhrer

Neanche dal punto di vista del genio militare, a lui attribuito dalla storiografia conservatrice, Adolfo conta qualcosa. E’ noto che Von Runsted lo definisse il caporale boemo. La guerra lampo non è cosa sua. L’hanno definita e codificata nelle accademie militari tra le due guerre. Essa parte da un principio di fondo inventato da Napoleone: accorciare la linea di combattimento tra fanteria, artiglieria e corpi speciali mescolandone l’azione. Cento anni dopo l’artiglieria era mobile, i carri armati, i corpi speciali non erano più i Dragoni a cavallo, ma l’aviazione. I maestri della guerra lampo od azione coordinata come in seguito la definirono gli americani, sono tre: Heinz Guderian, un abilissimo giovane generale, capace di coordinare al millimetro i bombardamenti dall’alto con l’avanzata dei corazzati. Erwin Rommel, che l’ha sperimentata di persona durante la prima guerra mondiale. Con 300 cacciatori delle Alpi aggirò le linee italiane e le attaccò alle spalle a Caporetto, così fece credere che gli austriaci avessero sfondato le linee e provocò la ritirata di tutto il fronte. Erich Von Manstein, maestro della visione di insieme, che guidò l’avanzata in Russia coordinando armate diverse in più linee d’attacco e su terreni differenti.

Le uniche cose che sapeva dire Hitler erano: rimanere sul posto e combattere fino all’ultimo uomo. Sfortunatamente per tutta Europa nessun generale tedesco lo prendeva sul serio. Altrimenti la guerra sarebbe finita nel 1943. La Wehrmacht aveva generali assolutamente competenti, truppe addestrate ed ottimi ufficiali. Molto pochi erano nazisti. Oltre ai citati va ricordato Gotthard Heinrichi, il maestro delle linee di difesa. Fu lui, sfortunatamente come detto, a comandare la difesa e le ritirate delle armate tedesche. A lui Hitler ordinava di tutto e lui ogni volta lo mandava a cacare, per dirla poeticamente. Nessuno ha mai avuto il coraggio di farlo arrestare, i soldati lo amavano. Ha salvato almeno un milione di soldati tedeschi da un inutile massacro, ma ha prolungato la guerra di altri 24 sanguinosi mesi. Nonostante per 5 lunghi anni di guerra abbia rischiato la sua vita in molti modi, Heinrici è morto ad 85 anni, nel 1971. Un militare.

In teoria la forza d’elite hitleriana erano le waffen ss, ma a parte citarlo ad ogni piè sospinto in quanto simbolo del potere, nessun generale SS gli dava retta. Agivano in autonomia semmai rispondendo ad Himmler per il tramite del comandante operativo della Waffen SS, Gottlob Berger. Quest’ultimo venne giudicato alla fine della guerra con una condanna assai mite, 6 anni di carcere. E’ morto ultra ottantenne nel 1975, sottraendosi alla vita pubblica inclusi i lugubri compleanni del nazismo celebrati dalla associazione delle SS. Non era uno sciocco neppure un fanatico, era un soldato di ventura che ha portato la sua abile pistola al miglior offerente.

In proposito, va detta una cosa: sotto la sigla SS era raccolta una forza composita. Vi erano i servizi di sicurezza, praticamente agenti segreti, pressoché sconosciuti erano e tali sono rimasti. Molti di loro hanno contribuito, nella Germania dell’Est, alla formazione della polizia politica stalinista Stasi. D’altro lato Himmler ordinò la creazione di una struttura quasi indipendente per l’eliminazione fisica dei nemici dello stato, gli Einsatzgruppen ( https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/einsatzgruppen ). Sono questi i responsabili, dei massacri di ebrei all’est, anche per il tramite delle milizie volontarie locali, ad esempio le famigerate baltiche – estoni e lettoni – e le ucraine. Tra i capi di questa struttura erano Heydrich, ben noto ucciso a Praga dal servizio segreto inglese, ed anche almeno in parte Von Dem Bach Zelewskj, prussiano di origini polacche. E’ lui che ha distrutto Varsavia durante l’insurrezione del 1944. E’ morto nel 1972, libero ed a casa sua. Un macellaio.

Infine esistevano le Waffen SS, cioè la parte combattente sul campo. Erano 33 divisioni, multi nazionali, multi culturali, addirittura multi confessionali dato che esistevano le cattolicissime divisioni francesi, ungheresi, rumene e italiane; le ortodosse ucraine, galiziane e russe. Le musulmane dei balcani e del nord africa. Quelle pagane del nord Europa come la Wiking, la Nordland. Soldati ed ufficiali erano quasi tutti volontari, ideologicamente formati, fortemente addestrati. Combatterono per tutta la guerra sui fronti più noti, ma principalmente in Russia. Molti di loro, che avevano fatto anni lontani dalle case e non sapevano nulla di cosa stesse accadendo, si trovarono addosso come colpa gli assassinii compiuti degli Einsatzgruppen, e la guardiania dei lager, in realtà compito di un reparto a sé stante. Ma, poco conta che non ne fossero responsabili di questi orrori perché erano colpevoli di mille altre nefandezze. Rastrellamenti, fucilazioni di civili, distruzioni e di queste avrebbero dovuto rispondere nei tribunali. Solo per pochi ci furono processi, Kappler, Priebke ad esempio. Ad accoglierli pensarono le varie legioni straniere nell’ambito delle guerre coloniali. Anche i servizi di sicurezza della Nato le assorbirono, come massa di manovra nella guerra fredda.

I tedeschi ed il nazismo

Dicevamo, per quello che ho capito, che i tedeschi ebbero un rapporto di distanza emotiva col nazismo, lo subirono senza riconoscersi. Poco conta vedere quei famosi filmati con centinaia di migliaia di commossi entusiasti nazisti. Le manifestazioni sono fatte da minoranze. Guardiamo a noi, riempiamo pure piazze intere, ma alle urne ha vinto la sora Giorgia. Il popolo è una dinamica complessa. I tedeschi non sono truci ariani. Sono operosi, sono gente semplice ed ordinata. Lavorano duro e si divertono molto. Amano l’arte, adorano l’Italia e la Francia più di quanto l’amino i loro abitanti. Sono un popolo composito, con caratteristiche diverse. Ad esempio I bavaresi sono cordiali ed accoglienti, i prussiani sono più chiusi e timidi. Tipici comportamenti da clima che in Italia conosciamo bene. Nel nord si sta più in casa. Fa un freddo becco. Chiunque sia stato a Monaco od Amburgo sa bene come ci si viva diversamente. I berlinesi poi, sono cosmopoliti da sempre, come i londinesi od i parigini. Hanno un senso dell’umorismo caustico. Quando Kennedy disse il famoso ich bin ein berliner la battuta di risposta era, si ma poi dormi a New York. E quando Goebbels presentò le strutture per la difesa di Berlino dall’attacco russo circolava un commento: Ivan ci mette due ore ed un minuto a prendere la città. Perché due ore le spende a ridere.

Quando crolla tutto i tedeschi tirano un respiro di sollievo. E’ finita. Verschwunden è la definizione che danno del nazismo due mesi dopo la fine della guerra, nella Berlino devastata. Scomparso, evaporato. Come un brutto sogno. E questo hanno cercato di fare i tedeschi, in maniera sempre più accentuata mano a mano che il tempo passava. Raccontarlo come un brutto sogno. E’ comprensibile. Negli anni del dopoguerra ogni tedesco ha pagato con l’umiliazione di doversi sempre giustificare. Ora li vediamo come rigidi custodi del sacro Euro. Abbiamo dimenticato che per lunghi anni è stato un paese occupato, un paese diviso in quattro pezzi, amministrato da quattro potenze nemiche, avverse, irritate. Umilianti. Ed ogni tedesco ha vissuto con appiccato addosso l’orrore dei campi di sterminio.

Se in Germania il nazismo non è stato sepolto è perché gli Alleati anglo americani di qua dal muro, ed i russi di là hanno usato la burocrazia, i militari e lo spionaggio nazista nel quadro della guerra fredda. Lo hanno fatto qui da noi, lo hanno fatto lassù. Sono le varie CIA, KGB ed MI6 i responsabili del risorgere neonazista, che peraltro, ricordiamolo, è molto molto meno radicato che in Italia, per le varie ragioni citate. Negli anni ’70 l’MSI prendeva il 12% dei voti, il segretario era stato nel governo della RSI. In Germania una cosa del genere era, ed è impensabile. AFD, il partito ultra conservatore tedesco è meno scamazzato, volgare e truce della Lega del pingue Salvini.

Per parlare della Germania nera bisogna dunque evocare strani e contorti sentieri della guerra fredda, e della strategia atlantista e stalinista. Ci proverò, come mi riesce, nel prossimo pezzullo.

Sul tema i tedeschi ed il nazismo suggerisco alcuni testi che spiegano bene idee diversa dalla mia e dalle mie fonti di certo faziose, perché così deve essere.

Tommaso Speccher, la Germania si che ha fatto i conti col nazismo, I Robinson-letture // un libro interessante, che ha suggerito Paolo Mieli. Aveva ragione, va letto

Daniel Goldhagen, i volenterosi carnefici di Hitler, Mondadori

Pierre Aycoberry, la società tedesca sotto il terzo Reich, I leoni,ed

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