Ho ricevuto un paio di osservazioni sulla prima parte, una è anagrafica, l’altra è politica. Quella anagrafica segnala correggendomi, Hitler era austriaco non boemo. Preciso: caporale boemo era il soprannome che gli diede Von Runsted. Un altro nomignolo altrettanto noto era geograficamente più preciso: l’imbianchino austriaco. Ma von Runsted, non era mai approssimativo, usava a proposito quell’aggettivo. In realtà Adolf Hitler nasce in alta Austria, non lontano da Linz, prossimo al confine con la Boemia. Per tutta la sua vita, nei suoi variegati deliri, Hitler ha ricondotto sé stesso a questa matrice culturale. Del resto la Boemia era la terra più avanzata ed economicamente prospera dell’Impero Austro Ungarico, dalla metà dell’800 – quando viene annessa definitivamente - fino alla sua dissoluzione. Da un certo punto in avanti Hitler prese a citarsi come di sangue germanico boemo.
Perché questo strano ibrido coniugato un po' forzosamente? Hitler non era tedesco, dunque non aveva titolo per professare il nazionalismo pangermanico, come noto un filino razzista. Per questo Goebbels, il suo datore di pensiero, definì una sorta di popolo trasversale che abitava – in qualità di tedeschi emigranti - varie parti d’Europa: Il Volksdeutsche, etnia tedesca. Un concetto astruso nato alla fine dell’800 che lui spolverò, ripristinò e cucì addosso al suo Fuhrer facendone un tedesco per jus sanguini. Da quel momento il volksdeutsche fu l’alibi per ogni invasione. L’allora Cecoslovacchia includeva la Boemia ed in quella terra, nei Sudeti, abitava una robusta comunità di tedeschi che attraversava confini ed entrava nell’Austria post imperiale. A questa etnia faceva appunto riferimento Hitler. Il governo nazista sostenne che essi erano maltrattati ed andavano difesi. Hitler gridò in pubblico che i fratelli di sangue germanico boemo andavano salvati. Da qui l’invasione della Cecoslovacchia nel 1938. Come al solito i capitalisti tedeschi – che volevano mettere le mani sulle splendide aziende ceche - usarono la sua faccia per coprire la rapina e Goebbels lo pitturò di retorica etnica. Ecco la storia di Hitler il boemo.
La considerazione politica osserva, Hitler non era un pupazzo. La storiografia ufficiale consegna a lui tutta la forza e l’intelligenza luciferina per architettare e gestire la complessa macchina nazista. Personalmente sono vicino a chi sostiene che quello strampalato lunatico e marginale politico che si inventa la pagliacciata del putsch di Monaco e scrive la caterva di cazzate superficiali e generiche nota come Mein Kampf non aveva lo spessore umano, nemmeno malefico, per costruire quel costrutto complesso che fu il governo nazista. Hitler era una persona complessata e fragile, solamente quando cadeva nelle sue famose trance ipnotiche riusciva ad espellere rabbia e ferocia. Altrimenti era mediamente taciturno e solitario. Una personalità soggiogabile. Ernst Rohm, l’inventore del nazismo politico e delle sue squadre paramilitari, le SA, fu il primo ad utilizzare quella figura come specchietto. Hitler aveva senza dubbio grande capacità oratoria un po' allucinata ma trascinante. Bastava scrivergli i testi. Rohm individuò Goebbels affermandolo e favorendo la nascita del sodalizio decennale che ben conosciamo. L’ascesa di Himmler, esperto cacciatore di peccati, e della sua SS venne favorita proprio da Goebbels che voleva levarsi dai piedi l’ingombrante Rohm. Così avvenne. Con la scusa di fermare un tentativo di colpo di stato, la SS di Himmler attaccò la SA, fece fuori tutti gli ufficiali, incluso Rohm e la sciolse. E’ la notte dei lunghi coltelli, giugno 1934. Da quel momento si consolida l’apparato nazista con il gruppo di potere ben noto: Goebbels, Bormann, Himmler, Goering. Hitler dunque non è affatto il deus ex machina. Alla meglio era alla pari con gli altri. Per quello che ho letto ed ho capito Hitler è stato usato come immagine pubblica e mai preso troppo sul serio dall’apparato militare o dalla alta burocrazia. Questo è il mio assunto e parte da come ho interpretato i fatti che ho letto. Tutto qui.
Un primo dopoguerra terribile
La fine della guerra coincide con la caduta di Berlino. Tecnicamente la resa avviene l’8 maggio 1945, con la firma di Jodl sotto il governo provvisorio dell’ammiraglio Doenitz ( https://it.wikipedia.org/wiki/Capitolazione_della_Germania_nazista ) ma tutto era finito poco più di una settimana prima con il suicidio di Hitler e Goebbels, con la caduta del Reichstag, con la resa dei combattenti di Berlino. Nella città intrappolata, dalla metà di aprile al 2 maggio ha combattuto una truppa mista ed incredibile. Leggere le storie di quei giorni vuol dire entrare in un’epopea medievale, assurda e terribile, sanguinosa e confusa. Sulle barricate, contro l’Armata Rossa, affianco a ciò che resta della Wermacht combatte di tutto. La gioventù hitleriana, ragazzini appena adolescenti, i vecchi del Volksturmm l’esercito del popolo, i combattenti delle SS internazionali , danesi svedesi e baltici della Nordland ( https://it.wikipedia.org/wiki/11._SS_Freiwilligen-Panzergrenadier-Division_%22Nordland%22 ), i volontari francesi di Herni Fenet ( https://it.wikipedia.org/wiki/Henri_Joseph_Fenet ) gli spagnoli di Miguel Ezquerra ( https://en.wikipedia.org/wiki/Miguel_Ezquerra ) ed anche italiani. Esisteva un preciso ordine di Mussolini, uno degli ultimi, in cui vietava ad ogni fascista presente a Berlino di combattere per il caporale Hitler. Non andò così perché in una battaglia di città, strada per strada casa per casa, combatti solo per te stesso e per chi ti è vicino. Non conta nulla il resto. Gli italiani presenti si sono battuti. Se ne parla pochissimo perché noi abbiamo sepolto la vera natura della nostra partecipazione alla seconda guerra mondiale sotto una valanga di luoghi comuni, italiani brava gente. Un po' vigliacchi, disordinati, combattenti distratti e casuali. Non è stato così. Da nessuna parte. L’unica truppa che si ritira imbattuta dalla Russia sono i nostri alpini. Hanno fatto la guerra nel ghiaccio controvoglia, ma con grande coraggio. Senza commettere atrocità, senza arrendersi mai. Avranno l’onore delle armi dei generali russi. Lo sanno laggiù, qui si è nascosto.
Il governo Doenitz impiantato il 2 di maggio 1945 ha una strana, brevissima storia. Viene formato di corsa dopo la caduta. La situazione è tanto confusa che nella lista dei ministri si trova anche Himmler, Ministro dell’Interno. Nomina che dura un paio di giorni. Poi, su pressione degli Alleati, Doenitz lo caccia. A quel punto Himmler sparisce. Fugge verso il sud. Forse spera di infilarsi in uno dei sentieri di fuga nazisti da cui è presumibilmente passato Bormann. Del resto quei corridoi li aveva creati lui stesso con i suoi SS più fidati. Questi sentieri passavano dalla Baviera e dal Tirolo per arrivare in Italia, fino al porto di Genova o di Livorno dove erano predisposti imbarchi anonimi per la Spagna o per il sud America. I fuggiaschi si appoggiavano ad una rete che contava sui fondi custoditi in Svizzera, operava coi collaborazionisti italiani in combutta con la curia di Roma ed aveva l’ausilio di qualche servizio segreto internazionale, si pensa spagnolo. L’organizzazione veniva chiamata Odessa, ma forse è un nome di fantasia. Mentre Himmler attraversa la Baviera viene beccato dagli inglesi che lo arrestano. Come lo abbiano trovato è ancora un mistero. Immaginiamo un paese in dissoluzione, con migliaia di soldati in rotta, lavoratori coatti che cercano di tornare a casa, profughi dell’est. Tutti sulle strade, nelle campagne, in ogni buco rimasto in piedi. Un caos in cui chiunque può mimetizzarsi e sparire. Dunque è facile ipotizzare che si sia fatto prendere. Ma perché proprio dagli inglesi? E noto quanto gli americani, che occupano le stesse strade, siano più elastici coi nazisti nel quadro della dottrina Truman. Forse aveva qualche carta imbarazzante da scambiare con Londra. Fatto sta che il 23 maggio lo trovano suicida nella sua cella. Un altro bel mistero.
E’ un immediato dopoguerra di sangue. Nonostante la resa si combatte ancora nel Baltico, in Boemia, in alcune sacche dell’Ungheria. Finisce di fatto solo ai primi di Giugno con l’eliminazione delle ultime truppe di irriducibili SS. Tra questi 12 francesi fucilati direttamente dalla guardia del generale Le Clerc, a Bad Reichenhall. Una brutta storia. La Germania è suddivisa in zone d’occupazione, Inglesi, Americane e Russe. Berlino è smembrata in quattro settori perché anche De Gaulle vuole la sua parte di vendetta. E’ un dopoguerra che inizia in modo terribile per i tedeschi. Non c’è nulla in quella dilaniata Germania. Nulla da mangiare, niente da bere, nulla per scavare nelle macerie e ripulire la città. Berlino puzza di morte. Il caldo di maggio sparge miasmi tremendi. Sotto le macerie centinaia di migliaia di morti. E’ stata una battaglia durissima, anche se non come Stalingrado o Budapest, ma comunque tremenda. ( https://www.raicultura.it/storia/accadde-oggi/Finisce-la-battaglia-di-Berlino-0c51ae4c-5601-48e4-b140-141afb75359f.html ).
Solo dopo qualche settimana si comincia a mettere ordine, a scavare strade tra i cumuli di macerie. Arrivano i camion russi con le derrate alimentari, squadre di medici ed infermieri. Gli americani sfamano la città con le loro magiche scatolette di proteine conservate. La popolazione è prostrata, sfinita, impaurita perché i liberatori non sono come li racconta la filmografia buonista. Sono duri, sono incattiviti. I russi hanno pagato la guerra nazista con 20 milioni di morti e distruzioni immani, sono carichi di dolore e di rabbia. Ilja Eremburg, scrittore e giornalista russo gridava in radio Uccidete i tedeschi nei ventri delle loro madri! De Gaulle gli conferì la Legion d’Onore, Stalin il premio Lenin. Eremburg non era un pazzo sanguinario, aveva visto l’orribile fronte dell’Est, l’invasione ed il martirio della sua gente. Ha raccolto e descritto ciò che ha visto e saputo in un libro davvero durissimo che va letto per capire quanto grande è stato quell’orrore ( Eremburg- Grossman, Il Libro Nero – Mondadori ed ). Questo è il clima che respira Berlino, che vivono i tedeschi dopo la caduta. Pagano tutti, nelle prime settimane, con umiliazioni, uccisioni arbitrarie, stupri. Pagano due volte le donne e gli uomini tedeschi, prima l’orrore del nazismo poi la vendetta dei vincitori. E’ sempre il Popolo che paga, sempre.
Pian piano, nelle settimane seguenti, la musica cambia. Tutto l’odio accumulato in cinque anni di violenza non ferma il pragmatismo stalinista ed anglo americano. I nazisti hanno messo in piedi un articolato sistema di competenze, ingegneri, architetti, ricercatori, poliziotti, agenti segreti, combattenti. C’è di che approvvigionarsi in quei giorni in cui inizia la guerra fredda. Così mentre il mondo, post Yalta, si riorganizza i nazisti vengono reclutati.
Le immagini valgono più di mille parole, si dice, ecco il link per un episodio di un interessantissimo documentario a puntate dal titolo, End of War. Questa parte mostra Berlino nell’immediato dopoguerra, girate nel luglio’45. Rende l’idea immediata di ciò che ho scribacchiato.
https://www.youtube.com/watch?v=C_RQ3ONh9nM&t=468s
Nazisti nella guerra fredda
L’apparato burocratico del nazismo, questo si perfettamente coerente con l’animo tedesco meticoloso e produttivo, è ancora in piedi. Magistrati e funzionari pubblici, polizia e sanità, amministrazione di base vengono preservati. L’epurazione in Germania, come abbiamo visto in Italia ed in Francia, non è profonda. E’ vero che moltissimi non erano nazisti, ubbidivano. Però è altrettanto vero che vi erano molti nazisti convinti. Gli uni e gli altri passano indenni i registri del nuovo governo. La Germania occidentale, così come quella orientale che diventa comunista, utilizzano questa architettura di competenze, formata e solida.
Non vengono reclutati solo burocrati. La guerra fredda richiede rapidamente competenze specifiche nello spionaggio. La Germania Federale recluta ex nazisti della SD, i servizi informazioni della SS, la Germania Est, la DDR, utilizza i quadri della Gestapo per formare la polizia politica, la Stasi . Di questa durissima polizia un profilo interessante lo fornisce il programma che fu di Andrea Purgatori ( https://www.la7.it/atlantide/video/la-stasi-della-ddr-lo-spionaggio-di-stato-11-04-2019-268628 ). Un caso interessante ed emblematico di questi reclutamenti è fornito dalla storia di Reinhard Gehlen. Era il capo dell’intelligence militare della Wermacht in Russia. Rispondeva direttamente all’ammiraglio Canaris, il famoso capo dei servizi di sicurezza ed informazione militare del Reich. Gehlen conosceva molto bene dinamiche ed apparati dell’URSS per questo nel 1945 fu reclutato direttamente da Allen Dulles il capo dell’OSS ( la zia della CIA ). Gehlen è stato a capo dei servizi segreti della Germania Federale ininterrottamente dal dopoguerra fino alla fine degli anni ’60. E’ riuscito ad infilare 5000 agenti e collaboratori nei quadri dell’URSS. E’ stato la spia più preziosa del blocco occidentale durante gli anni più complessi della guerra fredda.
Nel corso dei decenni la componente nazista nei quadri dei servizi di sicurezza tedeschi, da entrambe i lati del muro, si riduce, vuoi per anagrafe vuoi perché si forma una nuova moderna classe di spie. Ma resta in piedi un sistema sotto traccia, formato da nazisti rimasti pienamente tali, che negli anni 50/60 restano operativi e godono di protezioni dagli ex colleghi entrati nei ranghi della nuova Germania. Qualcuno, in quegli anni, ha cercato di individuare e circoscrivere questa forza occulta. Fritz Bauer. E’ lui che ha messo le mani in quella aggrovigliata e pericolosissima matassa, risalendo dai piccoli operatori di morte fino ai burattinai. Ha talmente mosso le acque che i vertici dello Germania Federale han tremato e mosso pedine contro di lui. La sua storia di accanito cacciatore di nazisti è raccontata in libri ed articoli, ed in un film molto interessante del 2016, Lo Stato contro Fritz Bauer . Una efficace docufiction. Cos’era questa struttura sottotraccia che si mosse in Germania ed in Europa? Proviamo a raccontarlo partendo dalle ricerche di Bauer e da quelle di molti giornalisti democratici che negli anni 60 provarono a capire in cosa consistesse il pericolo rappresentato dalla rete nera.
Le radici della rete nera, le uova del drago
Alla complessa struttura della rete nera europea, dagli anni 60 ad oggi riannodando i fili sparsi in vari pezzulli che ho postato, dedicherò la mia curiosità nel prossimo lenzuolino. Qui parlo delle sue radici. Le uova del drago.
Nell’autunno del 1944 è chiaro a tutti i nazifascisti in Europa, come andrà a finire la guerra. Ed al dopoguerra essi si preparano. Intanto è successo qualcosa..
Hitler nel luglio del ’44 sfugge miracolosamente ad un attentato che ha ridato il sorriso a Mussolini ( mi hanno arrestato, ma il caporale lo volevano morto, si dice abbia commentato con Anfuso ). Un attentato su cui si muovono molti legittimi dubbi. Riassumo velocemente. Una congiura, che vede Rommel e gli alti generali della Wermacht schierati a favore, prevede l’eliminazione di Hitler con un attentato che verrà realizzato, con una bomba ad alto potenziale posta sotto il tavolo da riunioni del comando di Hitler in Prussia, da Von Stauffenberg, un giovane ufficiale pluridecorato ipernazionalista ed anti nazista. La bomba esplode distruggendo il bunker, ma Hitler resta illeso. Qui la versione ufficiale. Quella ufficiosa è un po' diversa. La Germania si ritira da tutte le parti, viene costantemente bombardata, il popolo è esausto e soprattutto non crede più nel tocco magico del suo Fuhrer. Goebbels, che ha creato il mito, lo sa e ne è preoccupato. Lui ed Himmler escogitano un piano. I servizi efficacissimi della SS non potevano essere all’oscuro di una congiura impostata da dilettanti, con troppe prime donne e troppe chiacchiere. L’informazione arriva sul tavolo di Himmler. L’idea che ne scaturisce è semplice, lasciare che il complotto si compia. Lasciare esplodere la bomba, che testimonierà ciò che Goebbels va menando nella sua propaganda, cioè il tradimento dell’aristocrazia militare corrotta ed anti nazionale. Inoltre il fatto che la bomba esploda ed Hitler miracolosamente si salvi ridona al soggetto un’aura mistica. Così va. Il pacco viene depositato, il nazista spostato, il bunker distrutto dalla bomba ed il mito ripristinato. Nulla di magico, tutto spionaggio. Un’azione perfetta che vale altri 10 mesi di guerra. Altri milioni di morti.
Tra la fine del 44 ed i primi del 45 vengono svolte decine di riunioni tra nazifascisti in tutte le regioni d’Europa. Viene impostato un progetto con a capo fila l’Italia e la Germania. Sarà Pavolini, in una riunione coi fedelissimi ad usare il termine uova del drago. In realtà facilmente ereditato dall’iconografia cara ad Himmler. I dirigenti francesi, olandesi, baltici, tedeschi ed italiani danno vita ad un movimento clandestino che dovrà superare la fine della guerra e radicarsi nella nuova società. Sono appunto le uova del drago. Nella logica del piano si schiuderanno in momenti precisi, in diverse parti d’Europa. Sorgeranno nuclei d’azione che infiltrando servizi segreti e sottobosco politico favoriranno il ritorno ad un sistema di governo reazionario. Nel piano questo accadrà in ogni angolo di Europa dove sono state seppellite le uova.
In Germania il gruppo è organizzato direttamente da Himmler, sono i Werwolf , i lupi mannari. Una semplice ed efficace descrizione di questa struttura si trova nella classica Wiki https://it.wikipedia.org/wiki/Werwolf ed aggiungo un link che conduce ad un libro in parte campato in aria in parte interessante dedicato a questi aspetti delicati perché incrociano con le politiche Nato nella guerra fredda https://books.google.it/books/about/I_Segreti_Nazisti.html?id=rhssnwEACAAJ&redir_esc=y
Come si collegano questi gruppi europei clandestini durante la guerra fredda? Cosa collega le loro azioni su vari fronti e con varie sigle alle strategie di stabilizzazione atlantista? Quanto ancora serpeggia della rete nera segreta nei movimenti di ultra destra? Provo a ragionarci nel prossimo pezzullo sempre con un solo obiettivo: essere curiosi e desti.
Una cosa sappiamo ormai tutti, nulla si muove a caso, tutto tende ad avere una ragione precisa. Ciò che deve guidare il perché della nostra attenzione è in questo: non serve a molto controbattere o combattere coi burattini, vanno viste le mani che muovono i fili. La partita in fondo è sempre la stessa da più di cent’anni. E’ il capitalismo originale che muove lo sfruttamento determinando una sempre crescente diseguaglianza planetaria. Per gestirla e preservarla il sistema di potere economico politico è capace di inventare le democrazie liberali e quando esse non servono più allo scopo, muovere le oligarchie o le dittature. Ma sappiamo anche una cosa inedita, ci sono nuovi burattinai dietro le quinte, i nuovi capitalisti cioè la finanza d’assalto, i signori della comunicazione di massa ed i padroni della riconversione. Essi hanno aperto una guerra coi vecchi, per gestire il cambiamento dei sistemi di produzione. Il più grande business della storia umana. Capire o almeno cogliere i cosa i chi ed i come non servirà ad una beneamata cippa, ma ci terrà svegli.
Come dico sempre la dietrologia è un cumulo di cazzate, basta la davantologia. Guardando si vede bene il profilo complessivo, perché le cose più complesse e pericolose sono esattamente quelle più evidenti.