Negli anni novanta Arbore lanciò un carrozzone di divertenti attrici ed attori in un programma di successo, Indietro Tutta. Tra questi c’era un giovane attore napoletano che, parodiando il prototipo del concorrente dei quiz Rai , girava per lo studio con una grossa cuffia alle orecchie domandano a tutti .. ho vinto quakosa? Niente?..niente.
Enrico Letta. Uguale…
Ieri sono rimasto incredulo, a bocca aperta con l’aria attonita, per dieci minuti davanti alla televisione. Il Sereno aveva testé dichiarato che il piddì aveva si perso, ma pure vinto. Sbalorditivo! Conosco, frequentandomi assai, la stupidità umana tuttavia mai avevo visto una sola persona che, in un lasso di tempo così circoscritto, riuscisse a sparacchiare una tale cascata di cazzate col botto. Imbarazzante.
Una, ben nota, è degna di nota: l’opa ostile contro noi da parte di terzo polo e M5S è fallita. Bisogna ricordare al signor Letta che le opa si fanno per scalare società per azioni, sostantivo che il Sereno frequenta poco, ma transeat. Quello che stupisce è quanto la frase contraddica tutte le menate con cui Letta infiocchettava la sua ( ex prodiano ) strategia del campo largo. Ma che pesce è sto Letta qua? Boh. E’dai tempi di Veltroni che ho rinunciato a capire chi siano i segretari PD.
Come dicevamo dopo il voto di settembre? Enrico, vai a casa sereno. Lui invece recitò la sua minestrina democristiana sullo spirito di servizio e restò al suo posto. Come direbbe il compianto e caustico Rino Formica: c’ha la colla al culo.
Con la sua firma il PD ha reso inutili cinque mesi di opposizione. Li ha spesi in una sembianza vacua imperniata su scempiaggini secondarie, senza mai attaccare a fondo il governo di destra-destra, senza mai andare al cuore dei problemi, senza sfruttare le evidenti contraddizioni. Avvoltolato nella sua autoreferenzialità quel partito è giunto impreparato alle cruciali elezioni che riguardano due regioni centrali nella vita politica del Paese. Grazie alla palese improvvisazione ha lasciato campo, questo si largo, alla destra/destra. La segreteria Letta ha presentato agli elettori un partito reso ormai ridicolo, chiuso nelle proprie stanze infarcite di comitatini e comitatoni, senza uno straccio di personalità. Languido e vacuo come il suo segretario.
Era tutto così prevedibile che c’è da pensare male. Posto che allo spirito di servizio di quella gente credo come all’intelligenza di Calenda, c’è da ipotizzare che i furbetti della dirigenza non abbiano defenestrato il Sereno solo per evitare di mettere la faccia su una sconfitta. Così va da quelle parti.
Al PD gira comunque di culo visto che ha preso il 20% dei voti del 39% dell’elettorato (comunque ne risulta una resa ad una cifra sola). Voti raccattati perché c’è chi si illude ancora – come ho fatto io a settembre, sbagliando – che votare sta roba sia un argine alla destra.
In realtà allora, ed ora, abbiamo evidentemente votato una sponda. Ruolo spero involontario.
Se i democristiani non se ne vanno, o meglio non se ne vanno gli uomini di sinistra da quel partito il PD farà la fine del PSF, estinguendosi. Poco male, il vero peccato è che nel nostro orizzonte non c’è un Melenchon altrimenti lo spazio politico, enorme!, che una vera sinistra può conquistare in Italia sarebbe degnamente occupato.
Nel dibattito da Floris è ricomparso zio Bersani, l’unico che comunque ci mette sempre la faccia. Comunque il suo battibecco con Calenda è stato surreale, incredibile ed anche increscioso. Ogni parola un regalo alla sora Giorgia. Ad un tratto il Calenda se ne esce con ‘sta sparata Io sono liberaldemocratico e tu social democratico non possiamo capirci. Il Carletto è cresciuto ad OrzoBimbo bimbumbam ed è tutt’oggi, mentalmente, nella fase prepuberale. Facile abbia in testa, ancora ben stampato, il ruolo che ricoprì di Enrico Bottini, la mezza sega piccolo borghese del libro Cuore. Ne consegue che in tutto il panorama politico nessuno è esilarante, suo malgrado, come lui.
Non a caso fa parte della coppia comica dell’anno, altro che Gianni e Pinotto! Vedere il Carletto Calenda, evidentemente cresciuto col culo nel borotalco, a braccetto con IiiRenzi, che invece sembra il discolo della parrocchia di San Frediano, fa veramente ridere.
Non commento – nemmeno tra amici - le dichiarazioni della destra/destra. Erano tutti troppo gongolanti. Comunque trattasi di soggetti che subisco e non frequento. Quello che costoro pensano e dicono mi serve giusto come informazione e basta. Certo non spendo tempo a valutare il flusso se la sorgente mi sta sulle balle. Sono troppo fazioso.
Una riga la dedico all’astensione. Sarebbe rivoluzionaria, ma davvero!, se inficiasse le elezioni. Ma come sappiamo su queste non abbiamo quorum. Non conta quanti votano. Quindi non la vedo antagonista al sistema come l’ha menata qualche anima bella, ma frutto dell’abbandono di ogni potenziale competizione o scelta o speranza.
L’elettore è passato in dieci anni dalla sorpresa, dalla disistima e dal disgusto per approdare oggi nella noia. E come dargli torto! Abbiamo davanti una raccolta di deputati che, trasversalmente alle sigle, mescola vecchie scorregge con giovanotti impegnati a diventarle. Questo è accaduto ed accade come logica conseguenza di un meccanismo di formazione delle liste che oscilla tra l’estemporaneità superficiale e la perfetta malafede. Comunque sia alla fine, fattualmente, abbiamo un carrozzone costosissimo ricolmo di gente che quando non è inutile di suo è comunque inutilizzata. Per come giri o giri i soggetti in questione incassano una retribuzione che è mediamente il doppio di ogni altro parlamentare al mondo. Dunque mestiere appetibile, ancora oggi, basta non dirlo in pubblico. Parafrasando una vecchio detto dei pubblicitari: Scusa è vero che sei un deputato? .. No è una calunnia! Suono il piano in un bordello.
Finisco con due parole su Conte. Quando si passa in un’elezione dal 18% al 4% come in Lombardia è meglio tacere. Dia retta all’ovvio avvocato Conte, scelga uno spazio politico definitivo e prima di tutto definito. Se vuole essere il movimento di sinistra lo sia, senza altre esitazioni. Comunque, si dichiari e sia dia una forma e una sostanza, uno spazio di riferimento elettorale ed una identità precisa. Altrimenti si prepari al peggio.
Perché alla fine, caro Avvocato, se per tutti non sei carne e non sei pesce e non sei verdura ..bisogna che stia bene attento con quale materia ti scambiano.