Gli Ospedali non sono trincee ed il personale di pulizia, gli infermieri, i tecnici ,i medici non sono i nuovi eroi . Lo sono sempre stati. Siamo noi ,spesso distratti, che lo stiamo scoprendo solo ora.
Solo veri eroi quotidiani potrebbero reggere questo continuo urto di malati veri, immaginari, parziali, di gente spaventata, di parenti in ansia con la fermezza, il coraggio e la tenacia che stiamo scoprendo. Quella gente meravigliosa che i bulletti di qualche borgata romana o i nevrotici alto borghesi lombardi prendevano a sberle nei pronto soccorso sono oggi fatti santi, chiamati angeli, ammirati. Fossi in loro sarei più incazzato per questo brodoso ed evaporabile consenso che per la mancanza di attenzione precedente.
Si riversa su di loro la stessa ipocrita lacrimosa retorica che ho visto verso i Giudici antimafia, specie dopo che erano stati uccisi. Ricordo in proposito che il 21 Marzo la coscienza pubblica dovrebbe essere scossa dal ricordo delle vittime della mafia, succederà? Lo spero veramente perché sono un imbecille, ma ne dubita la parte migliore di me , quella cosciente, fattuale e vigile e dunque inevitabilmente scettica.
Ed è proprio la mia coscienza che mi fa dire a tutti coloro che operano nella Sanità Pubblica, quella ricchezza che i liberisti volevano disintegrare, ..bravi.. state facendo il vostro mestiere, quello per cui avete studiato: salvate vite. E’ per questo che esiste un sistema sanitario per curare, proteggere i malati, salvare il bene prezioso ed irripetibile della Vita. Se questi Professionisti sono eroi , da sempre, è solo perché svolgono un lavoro meritevole in un quadro di gestione deprecabile. Perché operano al meglio in un sistema impoverito dai liberisti come Calenda e Renzi o dai servi di Berlusconi, che ora dona qualche milione dopo aver scippato qualche miliardo. Perché fanno il loro dovere ovunque tutti i giorni, anche se sono stati superati in graduatoria dall’amico del capomanipolo locale, anche se non hanno strutture adeguate perché camorristi ed affaristi hanno derubato il rubabile per decenni.
Se la nostra coscienza civica si lava ora nel coraggio altrui, se immersi nella retorica non vediamo oggi quello che ha causato davvero questi drammi umani, siamo anche noi complici.
Il virus covid, come tutti gli altri, diventerà parte del nostro vivere, ma quando l’emergenza finirà non dovremo dimenticare questo dramma che è la conseguenza di scelte scellerate, in politica gestionale ed industriale, che hanno precisi ed individuabili colpevoli. La ricostruzione che seguirà questo momento sarà complessa, costosa, toccherà aspetti pratici e finanziari come politici strutturali. Sarà dura e richiederà grandi energie , ma potrà essere – se lo vogliamo - l’occasione per un vero complessivo cambiamento dei valori morali come dei processi operativi , di nuovi orientamenti del modo di lavorare. Lo smart working ad esempio potrà diventare il nuovo modo di procedere delle imprese riducendo spostamenti, consumo di energia, inquinamento, costi. Il sistema fiscale potrà essere rivisto e reso semplice, la politica nella erogazione del credito resa trasparente , i sistemi di valutazione delle prestazioni pubbliche e degli investimenti, definita equamente e collegialmente. Ma non possiamo affidare il cambiamento necessario, che questa crisi ha reso evidente ormai a tutti e dappertutto nel Mondo, alle stesse mani di sempre. A vecchi mascalzoni ipocriti od a giovanotti incapaci ignoranti, bugiardi e demagogici.
Non possiamo più permetterci la pazienza e non è ammissibile alcuna tolleranza. Voglio dire con chiarezza la mia opinione in proposito : se la sinistra- passata la crisi sanitaria- non attaccherà a fondo rivelando le vere responsabilità personali e politiche, ebbene, sarà essa stessa complice di quello che è accaduto e che di nuovo inevitabilmente accadrà.
Per dare all’Italia un diverso modo di essere dovremo finalmente realizzare il rinnovamento ed il ricambio di ogni struttura politica e di ogni classe dirigente. Dovremo intraprendere un nuovo cammino complessivo, come Cittadini e come Istituzioni, e per accedervi sarà necessario un processo pubblico rigoroso ed ampio. Dovremo portare ministri, assessori, governatori alla sbarra. Conoscere liste di nomi, identificare colpevoli. Ed oltre a questo andrà fatto anche un processo al comportamento collettivo che ha infettato – epidemicamente - tutti noi producendo acquiescenza , passività, compiacenza, furbizia. Per questo più che una nuova mani pulite, che è stato un lavacro collettivo ( di qui i buoni -noi- di là i cattivi – i politici- cancellando ogni nostro collaborazionismo) serve una nuova Norimberga . Un processo vero a chi ha condotto l’intero Paese in questa situazione ed a tutti noi che ci siamo lasciati condurre. E’ l’unica strada possibile per evitare in futuro il ripetersi infinito di orrori , frane-ponti- stragi sanitarie e sul lavoro.
Se c’è una cosa che questa pandemia dimostra è che il capitalismo produce ancora , e forse peggio, pochi ricchi e molti emarginati. In America, patria della democrazia liberista, il virus dimostra l’orrore del loro sistema sanitario che manda migliaia di persone a curarsi ed a morire per strada, smascherando la bugia del sogno americano dove per uno che impara ad arraffare mille mangiano spazzatura. Il capitale ha questa faccia chiara ed è evidente anche nella sua forma europea, dove perlomeno un minimo di socialismo è penetrato, ma dove per dare fiato finanziario ad una valuta fasulla si sono distratte cifre colossali che avrebbero potuto davvero generare diffuso benessere.
Il capitale è questa roba. Non bisogna vedere improvvise redenzioni , sviati da questa solidarietà a tempo, che è solo il prodotto dalla paura collettiva, tanto forte quanto sovradimensionata . Sfortunatamente non abbiamo a vista un altro sistema economico sostitutivo e quindi voglio ricordare cosa diceva Riccardo Lombardi “ finché non siamo in grado di costruire la casa del socialismo facciamo funzionare equamente quella che abbiamo “ (Bologna, congresso della gioventù socialista, 1977 ). Farla funzionare bene vuol dire sostanzialmente tre cose : ridurre drasticamente la diseguaglianza riducendo la resa finanziaria e premiando l’investimento pubblico e privato; sviluppare politiche gestionali innovative e sostenibili verso l’ambiente, rafforzando i servizi pubblici che sono bene primario; cacciare i corrotti e gli incompetenti dalle istituzioni, dalle imprese, dalla informazione. Solo allora potremo dire che queste drammatiche circostanze avranno trovato una soluzione ed una sintesi positiva. Solo allora sarà annunciabile la fine della vera epidemia, quella che ha bruciato negli anni la coscienza morale di un intero Popolo.
Non è impossibile. Ce l’hanno fatto credere per tenerci buoni e passivi, per toglierci quell’arma formidabile che è la speranza, specie se si coniuga con la determinazione e la disponibilità allo scontro. Ma non è – al momento - praticabile perché necessita di una visione e di una disciplina quasi giacobina , purtroppo assenti nel nostro sistema etico .Ed è esattamente in questa assenza che si coglie il nostro limite al cambiamento, basato sulla difficoltà ad andare con determinazione fino in fondo. Una frangibilità morale che non è congenita ( come spesso ci hanno proposto con la filmografia e la mitologia stile italiani brava gente ! ) ma piuttosto conseguenza diretta degli assetti ed alle scelte politiche del dopoguerra. Negli anni convulsi e fondanti della Costituente e dell’epurazione non abbiamo rafforzato e diffuso quella attitudine alla responsabilità personale ed alla giustizia dirimente che era tipica del Partito d’Azione. Si è coltivata, al contrario, una duplice ambiguità. A sinistra con l’affermarsi della pragmatica del compromesso tipica dello stalinismo ed a destra con l’ orientamento alla pastetta ed alla connivenza, congenite nel democristiano . Queste due forze egemoni si sono spartite territori, cuori ed anime, ed hanno nel tempo solidificato due comode prassi: il vittimismo “ le colpe sono altrui od altrove ” ed il perdonismo. Un combinato disposto che, in costanza e nel tempo, ha generato le continue frane morali di cui il Paese è stato in parte vittima ed in parte complice.
Così oggi sembriamo incapaci di andare fino alla ratio estrema, fino alla punizione del colpevole ed alla distruzione dalle radici del malaffare. L’abbiamo visto con mani pulite e l’ingloriosa fine di Di Pietro, l’abbiamo visto nella lotta alle varie mafie continuamente interrotta, spesso dimenticata. Se, dopo questa pandemia che rende ancora più evidenti le colpe del capitale e di una politica infiltrabile, non produrremo una vera discontinuità davvero potremo definirci inadatti a cambiare ed in estrema sintesi, ad essere una Repubblica rispettabile.
Ma siccome sono un inguaribile imbecille continuo a sperare che , in fondo alla nostra anima, sia rimasto almeno il senso profondo dell’ingiustizia e che da questo possa nascere la scossa rigenerante della consapevolezza, dell’azione e della contrapposizione.