Una riflessione è condivisa da tutti gli osservatori , giornalisti o politologhi, internazionali : dopo Draghi – se un dopo a breve ci sarà – nulla in Italia sarà come prima. A cominciare dalle forme e dai metodi del sistema di governo e dell’impianto parlamentare.
Sul tema propongo alcune considerazioni apparse sull’informazione internazionale. Le citerò in toto o riassumerò quando è il caso . L’idea è quella di condividere una valutazione fondata sul contributo di tanti e sull’analisi fattuale. Può essere utile per comprendere in che situazione viene vista l’Italia e come si ipotizza la trasformazione a cui pare avviarsi il nostro processo democratico. Quello che ha condizionato lo sviluppo contraddittorio del nostro Paese negli ultimi vent’anni. I temi sono : perché proprio lui, come è arrivato a questo ruolo, cosa farà .. ed alla fine posto una personale considerazione sull’Italia prossima ventura.
La prima raccolta di opinioni riguarda il perché Draghi .
L’opinione, condivisa dalla maggior parte dei commentatori è che l’arrivo di un Risolutore & Garante , nel quadro della crisi profonda del sistema governativo italiano, fosse ampiamente prevedibile già da tempo, per varie differenti motivazioni: la cancrena ( incompetenza ed amoralità ) che ha divorato i partiti italiani, l’incattivirsi delle relazioni tra gli stessi, le polemiche faziose quanto inconcludenti. Sono queste alcune concause che secondo molti osservatori avrebbero condotto, inevitabilmente e presto, alla fine del modello di rappresentatività fondato sulla frammentazione politico/partitica.
Le Monde, autorevole format intriso di sarcasmo francese, scriveva già due anni fa, guardando all’ennesima crisi governativa : “ il male italiano è nella sua stessa forma di stato unitario … si appoggia su una storia fondata sui Comuni e le Signorie. Sulla frammentazione di interessi tra Nord e Sud , tra regioni industriali ed altre agricole. Nemmeno il turismo ha una strategia comune ..Ovunque in Italia c’è un sindaco od un presidente di provincia eletto dall’ opposizione che può ostacolare piani strategici nazionali in osservanza dei dettati del proprio partito ..il Governo centrale, sempre indebolito dalla concorrenza tra i partiti che lo compongono, non ha strumenti per imporsi e nemmeno la necessaria autorevolezza o credibilità. Più di 60 governi in 70anni “ . Per Le Monde la debolezza è proprio interna alla struttura delle relazioni tra governo, partiti ed enti locali, quest’ultimi considerati più stabili e forti del primo. Una blasfemia per i francesi.
Anche da parte dei giornalisti tedeschi, questa situazione – la debolezza decisoria - è vista come la causa essenziale della crisi italiana : senza un governo centrale che esprima una strategia a medio termine in grado di indirizzare la pianificazione economica è assicurato lo spreco dei fondi a disposizione dispersi nella creazione di piccoli consensi locali . Questa , più che la corruzione, è la causa della sostanziale stagnazione economica italiana, ormai cronicizzata. Relativamente al recovery fund l’immagine nella stampa tedesca è che sarebbe utilizzato principalmente come gigantesco obolo, buono come generatore di consenso elettorale per un sistema politico diviso in fazioni accanite e irragionevoli . Considerano altresì evidente la totale assenza di un piano complessivo di investimenti ( ambiente salute infrastrutture etc ) di cui il nostro Paese ha un bisogno straordinario , è palese inoltre l’appetito dei partiti espresso dei veti incrociati nell’ambito dello stesso governo Conte.
Dunque la valutazione esterna sul perché Draghi è fondata su questi fatti di base (1) il sistema è frammentato, incapace e decotto (2) i partiti rissosi ed inconcludenti non sono in grado di risolvere la questione e trovare una sintesi (3) la forma di governance non è più grado di interpretare e presidiare le ricadute dei cambiamenti in corso .. ed a corollario ..(4 ) la reputazione del sistema politico italiano è internazionalmente pessima.
La conclusione comune era già allora, al tempo del Conte bis : servono due cose precise.. un nuovo modo di gestire … ed un Gestore dotato di reputazione internazionale in grado di ridare credibilità ad un sistema ormai ridicolizzato. Questa sarebbe una ratio condivisa, ma occhio è quella buonista. Infatti secondo le opinioni della controinformazione di sinistra ( quella vera ..quella schierata e di classe per intenderci..) ma simmetricamente anche della destra sovranista, la questione è ben più ampia. Qualsiasi intervento sul sistema italiano farebbe parte di un progetto più articolato e strategico di complessiva stabilizzazione europea fondata su principi oligarchici e direttivi ed articolata in termini sovranazionali.
Che il nome di questo Risolutore & Garante fosse Mario Draghi era altrettanto intuibile dato il ruolo ricoperto, la stima internazionale, il carattere decisorio dello stesso, il suo forte europeismo, il suo collegamento con tutti i vertici internazionali. Fu dunque fatto, da tempo. Ed era peraltro chiarissimo. Ci arrivai anche io e non sono un luminare.
Ne ragionai nel blog gentilmente ospitato dal sito. Era l’ottobre del 2019 e scrivevo nel mio pezzullo ( Acciaio- 8/10/2019 ) questa considerazione. Proprio noi siamo stati uno dei primi laboratori di ‘governo tecnico’ dell’attuale millennio . Non mi stupirei se, a fronte dello stallo messicano dei vari governi, lo ridiventassimo. Magari con una proposta suadente e rassicurante. Un governo del Presidente, formato da saggi, che riscriva le regole comuni. Magari con a capo Mario Draghi. Verrebbe così stabilito un modello per altri Paesi in eguale confusione. Avremo in cambio la cosiddetta “temporanea sospensione dei poteri parlamentari” ed i Partiti si acquieterebbero in attesa che i savi e gli illuminati, eventualmente chiamati a gestire la Repubblica, trovino soluzioni eccezionali, in nome e per conto della Collettività. Che ne sarà accuratamente tagliata fuori ed informata solo a fine percorso. Un film già visto. Ascolto? Zero. Risoluzione? Imprevedibile. Distruzione della residua partecipazione? Certa. Ma intanto savi ed illuminati, professori e tecnici dell’economia sarebbero saldamente alla guida. E ad oggi, data la cronica crisi che affligge quel che resta del socialismo, senza contrappesi.
Sono personalmente convinto che il Governatore sia giunto ad assumere una responsabilità così complessa spinto da amore patrio, chi lo conosce sa bene di quanto ne sia intriso, ma sono anche sempre più convinto che si muova in coerenza con un ampio progetto di solidificazione europea ( egli stesso ha contribuito a definirla ed a programmarla) e di governo della UE di fronte all’emergenza ed al nuovo assetto mondiale che ne deriverà. E’ possibile, dunque e davvero, che oggi l’Italia sia in un qualche modo laboratorio per altri. Penso alla Germania post Merkel , come potenziale seconda casa per un governo di saldezza, più che salvezza, nazionale. E dunque, dato il ruolo dei due Paesi, continentale.
La seconda considerazione comune tra gli osservatori internazionali riguarda il come Draghi , cioè in che modo sia stato inserito nel contesto politico italiano e chi ne sia il regista.
Sembra ( a detta di maliziosi giornalisti accreditati a Bruxelles ) che la commissione ricevuta la prima relazione su come l’Italia intendeva gestire il recovery e superata l’ilarità conseguente, abbia considerato che affidare una cifra colossale al governo di turno, in grado di redigere un temino liceale e non un piano organico e dettagliato, fosse assurdo. Sarebbe maturata proprio in quei giorni e nei corridoi dell’ europacrazia la volontà di attuare una serrata moral suasion rivolta all’ex-Governatore. Ed egli , come si disse di altri, un po’ fu spinto un po’ scivolo da sé.
E’ un’ipotesi ragionevole. Tuttavia i segnali , come detto nel primo paragrafo, erano assai chiari ben prima della pandemia. Essa diverrebbe, se retrodatiamo i fatti cardine, solo la circostanza più opportuna e giustificativa per un riallineamento dell’ormai inaffidabile Italia.
Dispiace per l’ego ipertrofico del mezzo toscano e per tutti coloro che l’hanno utilizzato come foglia di fico, ma il Renzi non viene valutato ne come lo stratega ne come l’artefice dell’arrivo di Draghi e neppure a lui collegabile. E’ stato sempre considerato un tipo esotico un po’ cialtrone un po’ furbetto. Il paragone frequente era con Roberto Benigni , l’attore sempre sopra le righe che zampetta sulle sedie agli oscar. Un giannettaccio insomma. Ruolo che è perfetto per un artista della qualità e della simpatia di Roberto, ma pessimo per la credibilità di un politico destinato ad amministrare un Paese. Lui ha solo accelerato il processo minando l’ormai esausto governo Conte.
A Bruxelles si è dunque utilizzato l’evento, nonostante la simpatia e la stima che l’Avvocato ex-Premier aveva costruito in Europa grazie al suo ottimo inglese ed alla sua chiarezza logica. Si è dunque utilizzata la crisi pandemica e l’attuazione del recovery come più che giustificato motivo per imporre una soluzione definitiva.
Il vero regista, per i commentatori internazionali, nell’applicazione italiana della soluzione Draghi è in realtà Sergio Mattarella. Per la seconda volta un Presidente italiano, fu primo il caso di Re Giorgio con il governo Monti , interviene gestendo in modo diretto una crisi politica con determinazione e lungimiranza dimostrando quanto sia forte il bisogno in quel Paese di una riforma dei poteri e delle istituzioni ( commento della BBC. ). Dunque sarebbe il combinato disposto tra la commissione europea, ed in particolare Christine Lagarde molto amica del Governatore, ed il Presidente della Repubblica a convincere definitivamente, dopo presumibili mesi di corteggiamento, Mario Draghi. La prima sottolineando il rischio di non approvazione del piano resilienza ed il conseguente dramma politico continentale, il secondo garantendo la convergenza di quasi tutti i partiti, condizione che The Drake poneva come sine qua non. Per ovvi ed evidenti motivi.
Ed ecco Draghi, che atterra facile. Ha solide relazioni con alcuni , nei vari schieramenti . Con Giorgetti della Lega, con Tajani di Forza Italia, con alcuni rappresentanti del PD, o paraggi, più apprezzati a Bruxelles come Padoan. Di certo il Presidente Mattarella nei colloqui durante la crisi ha disseminato riflessioni sulla soluzione esterna, rincuorando i partiti che non sarebbero stati spettatori come avvenne con Monti e dichiarando che si garantiva l’equilibrata rappresentanza.
Da ottimo uomo della prima repubblica Mattarella conosce il manuale Cencelli. Ha funzionato. Un capolavoro di tessitura porta al governo politico dell’Italia un tecnocrate ed uno dei massimi teorizzatori dell’euro coinvolgendo in questo anche le forze populiste fortemente rappresentate in parlamento. ( Russia Today ) .. al timone d’Italia il gigante d’Europa ( NY Times ).. l‘ex presidente della Bce redige un elenco di persone in cui confida in ministeri chiave come l‘Economia o la Giustizia, ma rende felici i partiti con diversi portafogli ( El Pais ). Italia: Mario Draghi forma un nuovo governo, e svela i componenti. L‘ex capo della Bce nomina ministri tecnocrati non affiliati insieme a politici di un‘ampia coalizione ( Al Jazeera ).
Draghi arriva a Palazzo non grazie alla congiura marginale del Matteol’altro ma con una mandato internazionale e con una copertura istituzionale interna di primordine. Non c’è che dire fin qui ci siamo, con pareri comuni e valutazioni simili.
La faccenda si ingarbuglia sul cosa farà Draghi. Terzo ed ultimo riassuntivo delle opinioni internazionali sul nuovo assetto italiano.
Le Monde su cosa farà il nuovo governo italiano sottolinea che vuole conciliare coesione, efficacia e rappresentatività . In sostanza secondo il quotidiano francese lo scopo di Draghi è operare una discontinuità sulle relazioni tra società e governo aprendo a soluzioni condivise con le parti, ed ottiene il plauso addirittura di Landini e della CGIL . Ma altrove sullo stesso giornale l’osservazione è più maliziosa e sottolinea come il Governatore sappia che l’unica vera cura per un Paese smarrito tra burocrazia locale ed inettitudine decisoria centrale sia rifondare la Repubblica come fece De Gaulle alla fine degli anni 50. Biden twitta : Congratulazioni, primo ministro Mario Draghi. Non vedo l’ora di lavorare strettamente con te per approfondire la nostra forte relazione bilaterale, cooperare durante la tua leadership del G20, e affrontare le sfide globali, dal Covid ai cambiamenti climatici. Praticamente un’agenda di lavoro più che un messaggio di congratulazioni. Secondo gli americani il Governatore è uomo atlantico e rafforzerà la cooperazione in questo senso con la nuova amministrazione americana. Ma di contro gli opinionisti in quota tedesca annotano come il grande europeista si muova su orizzonti autonomi e con l’idea di elaborare un piano operativo che rilanci la stabilità della UE e le politiche di rafforzamento dell’Euro in un quadro di autorevole coerenza e spesa oculata dei fondi internazionali. C’è tutta la logica tedesca in questa valutazione.
Ogni governo, nel mondo, tira la giacchetta del neo Premier e ne modella i cosa su logiche ed aspettative, spesso in chiave di lettura geopolitica. Perché siamo un grande e rilevante Paese, non dimentichiamolo mai. Lo siamo nonostante chi ci ha governato negli ultimi trent’anni, lo siamo perché questa è l’Italia e noi siamo gli Italiani.
In realtà Draghi elabora ( ..od è parte di.. ) un piano chiaro che coniuga tutti questi cosa , si, ma con l’obiettivo di riportare l’Italia al tavolo dei paesi guida europei e di ridarle tutto il peso necessario. Il nuovo quadro europeo non può prescindere dall’Italia . Il dialogo a due Francia e Germania, non funziona senza un terzo bilanciante. E viceversa l’Italia non può crescere ed ampliare il proprio sistema economico e sociale senza una stretta collaborazione europea. Di certo Draghi vuole cambiare il cambiabile sia in termini istituzionali che di programmazione economica. Non a caso, per quest’ultimo aspetto, si assicura esecutori esperti oltre che ministri chiave schierati e competenti. McKinsey scriverà il piano del recovery fund.
I soliti quattro scappati di casa che dormicchiano in parlamento urlano allo scandalo per l’investimento : 25 mila euro. Come sempre parlano di cose che non sanno. Per capire cosa intendo basti questo : per scrivere un piano industriale di una azienda di medie dimensioni la McKinsey chiede dai 300 mila eu in su. La sola UniCredit per la consulenza della prestigiosa società pagò nel corso degli anni una cifra vicina ai dieci milioni di euro, forse di più. Il compenso richiesto è dunque simbolico. Non sono interessati alla parcella, ma non si lavora gratis, lo fanno perché essere i redattori di un piano nazionale di investimenti è una pubblicità colossale. Specie se il cliente si chiama Mario Draghi.
Arriviamo all’ .. e poi? Cioè a cosa resterà nella struttura e nelle prassi della Repubblica italiana dopo l’anno del Dragone.
Che sia un anno lo sperano solo nelle segreterie di ciò che resta dei partiti. Al contrario Confindustria, Sindacati, esperti interni ed esterni si augurano ben altro. Cioè che , indipendentemente da quanto duri l’era Draghi, l’Italia ne uscirà profondamente mutata ed ampiamente legittimata. Già .. ma come. Aggiungendo cosa e perdendo cos’altro..?
Vediamo due punti distinti : primo ..la costruzione di un modo di gestione basato sul governo verticale ..secondo la dinamica sociale che ne deriva. Mi avvalgo per dipanare questa materia complessa di diverse fonti di riflessione, aldilà che ne condivida o meno la logica generale. Le uso mescolando e parafrasando dunque con un po’ di arbitrarietà: Marco Revelli, Thomas Piketty , Massimo Cacciari, Peter Mair. Come sempre cito i nomi così chi crede può darci un’occhiata attingendo ad Internet e magari capirne il senso meglio di me.
Il governo verticale è una mia definizione sintetica che riviene da un concetto ben più articolato : un governo che interviene in modo verticale ( interpreto- decido- eseguo ) sui problemi/soluzioni o su rappresentanze sociali o direttamente sulla Comunità. Se necessario lo fa scavalcando la dinamica parlamentare e l’intermediazione dei partiti. Non è cosa buona e giusta?.. Beh si tenga conto che in Italia si pratica abitualmente da lustri. Pensiamo solo da ultimo a Conte ed alla sua gestione della crisi pandemica. Ma una cosa è il comportamento situazionale, altra è la forma istituzionale. Nella prima ci si avvale della verticalità per gestire un’emergenza, nella seconda il governo avoca strutturalmente a sé il compito di interpretazione, valutazione, decisione, azione. Il governo Master Chef insomma … penso la ricetta, cucino e tu mangi.
Il governo verticale dunque prescinde per la sua gestione attiva dal puro parlamentarismo , sancito della nostra forma costuzionale, poiché viene legittimato da un voto popolare diretto. Cioè: come Cittadino non voto i partiti che poi col dialogo formeranno un governo, ma voto la proposta di governo sostenuta da alcuni partiti. Ben altra cosa. Assume così , il governo stesso, una carica ed un’autorità conformata costituzionalmente che gli consente di sopravvivere all’eventuale complicazione relazionale tra le parti che lo sostengono o con l’opposizione.
E’ il caso della repubblica presidenziale, così come del cancellierato che tuttavia rappresenta una forma mista di verticalità, in parte diretta in parte mediata. L’alleanza od il singolo partito che esprime il leader e lo propone al corpo elettorale se vince le elezioni forma il governo. Questo durerà per tutto il tempo definito ( 4 oppure 5 anni di solito ) ed anche in casi gravi non potrà essere disconfermato se non esiste una soluzione alternativa predefinita e corroborata da solida base . Il Leader del governo verticale provvede al coordinamento generale, gestisce eventuali rimpasti, risponde esclusivamente alla carica superiore se esiste. Il Cancelliere tedesco risponde al Presidente della Repubblica, il Presidente americano alla corte superiore , quello francese, come ebbe a dire De Gaulle direttamente alla Patria ed al Signore. Del resto i francesi hanno la tradizione del governo dall’Alto e l’avrebbero perseguita nelle stesse forme finora se non ci avesse pensato Robespierre.. ma vabbè, questa è altra storia.
Il governo verticale negozia con le parti, con gli eventuali governi regionali, parla direttamente al Popolo . Disegna le leggi, le fa applicare, le monitora. Accorcia ogni processo decisorio, riduce lo spazio dibattimentale. Lasciamo perdere che tutti noi italiani ci siamo abbondantemente rotti le palle delle chiacchiere a vuoto ( soprattutto per la corrente mediocrità dei chiacchieroni ). Un governo siffatto è come un’auto perfettamente funzionante. Dipende da chi la guida. Metteteci al volante un imbecille scelto a caso tra i molti reperibili oggi nella politica italica, ed immaginiamone le conseguenze!
Dunque il governo verticale per funzionare decorosamente deve attingere i suoi quadri da una sorta di elite guida. Una quantità differenziata in termini politico ideologici ( sinistra- destra – centro ) di persone efficaci e competenti tra cui individuare candidati leader. Appunto una oligarchia che, a turno a seconda delle fortune politiche, si troverebbe a rappresentare le istanze del Popolo ed a gestirne i destini. Come/dove si forma queste elite? Nelle università, nelle specializzazioni, nelle scuole quadri. In Francia all’ENA ( ecole nationale d’administration ) voluta da De Gaulle che fece la riforma dei poteri e li perimetrò con la redazione della legge di competenza necessaria.
Ed ecco che al governo verticale arriverebbe solo chi può permettersi un curriculum di studio ricco ed articolato .. la upper class. Non sarà più possibile che un Di Maio arrivi a fare il ministro. Questo è un bene considerato il tipo esotico in questione, ma è un male se consideriamo che, in teoria, nel modello attuale poteva arrivarci anche uno intelligente, altruista, capace. A prescindere dal quadro curriculare di competenze poiché esse come sappiamo si formano, dunque pure si deformano, e che quindi ..basta voler studiare ed aggiornarsi con umiltà, per sapere.
La dinamica sociale che deriva dal governo verticale è la fine del metabolismo e della emersione del talento in territorio politico, espresso dalla Comunità . In un quadro di caratteristiche preselettive dei Candidati rischierebbe di valer poco l’emergere di talenti dalla società reale. Non avrebbero ascensori neanche risorse dotate di consenso personale costruito magari in collegi di comunità dove ci si esprime e ci si allena nella palestra del quotidiano, sprigionando capacità, crescendo. Persone che spontaneamente si ingaggiano , si affermano ed arrivano al governo, prima locale poi nazionale. La carriera dal basso. Definizione molto riduttiva, ma chiara. Non sarebbe più ipotizzabile proprio per l’estrema selettività intrinseca al sistema e per una legge costituzionale che contiene, come quella francese, rigorosi criteri curriculari di inclusione (.. il caso della citata ENA ). Comprensibile, perché il governo verticale affida a pochi il destino di Tutti.
Sancita da una riforma costituzionale questa verticalità efficiente e selettiva – che si poteva evitare se i partiti avessero attuata selettività al proprio interno mantenendo dignitoso ed intatto il quadro della democrazia parlamentare - probabilmente è la natura strutturale che assumerà l’Italia del post-Draghi. Od almeno così spera chi, in Italia ed in Europa, ha individuato in lui la soluzione. A cominciare da lui stesso.
La mia personale valutazione è duplice : da un lato penso che l’essenza di un simile combinato costituzionale è una evidente efficienza. Inoltre sarebbe chiaramente in linea con l’ambiente gestionale europeo eliminando l’anomalia italiana. In Spagna, Olanda, Belgio c’è lo stesso nostro casino parlamentare ma loro hanno un Re che incarna il ruolo superiore di gestione e di stabilità.. siamo dunque i soli a ballare sempre sul filo del negoziato parlamentare.
Dall’altro lato la soluzione ipotizzata non mi piace per nulla. Personalmente la reputo conveniente per alcuni quanto cosa mala per qualch’altro, come scriveva Giordano Bruno.
Mi preoccupa .. non perché apprezzi il vigente minestrone italico, ma perché non abbiamo più una forza socialista che rappresenti la difesa di classe ( mai la classe subalterna lo è stata così realmente ..) e perché un potere efficiente e verticale va controllato da una opposizione efficace .. che noi non abbiamo più.
In un sistema democratico una forte opposizione conta potentemente, lo rende sano e bilanciato .. almeno fino a quando i generali non passino dal coordinare i vaccini a presidiare gli incroci.
Non mi aspetto che in Italia una forza dichiaratamente di classe vada al governo. Tuttavia essa, rappresentando consenso popolare, avrebbe altrettanto peso politico ..se non maggiore.. all’opposizione. Per dieci lustri il legnoso Partito Comunista dai banchi dell’opposizione ha fatto di più per il metabolismo sociale e per la democrazia di quanto abbia espresso la disinvolta Democrazia Cristiana, al potere. Un bilanciamento, un contrappeso che si è lasciato evaporare vent’anni fa , sostituendolo con la smania governativa . Essa aveva a suo tempo una foglia di fico nell’antiberlusconismo , ma oggi riletta alla luce dei fatti appare per quel che è .. un coacervo disordinato ed incoerente di contrapposte ambizioni personali.
Ed è questo che temo. Un governo futuro, che sarà presumo espressione di un centro articolato, dotato di stabilità quinquennale e di efficienti poteri esecutivi con a destra l’opposizione nazional-popolare ed a sinistra … il nulla. Temo che ci troveremo di fronte a questa situazione in tempi relativamente brevi. Troppo brevi per ricostruire una difesa di classe, un partito convincente ed una proposta socialista, certo di opposizione ma in grado col tempo di governare senza compromessi untuosi e senza imbarcare oriundi.
La devastazione morale politica e relazionale della sinistra, annichilita da vent’anni di classe dirigente mediocre personalistica e litigiosa, non si risolverà in pochi mesi di futile psicodramma.
Dunque mi preparo al peggio. Avremo un anno del Dragone che bene o male, col suo carisma, può tenere uniti tutti i cocci ..poi quando lui andrà, magari a fare il Presidente del potenziale nuovo assetto repubblicano .. beh ci sarà da sperare nel patrio stellone, altrimenti avremo un Cancelliere della Lega, redenta.
Mentre scorrono i titoli di coda posto alcuni brevi flash ..
Nel PD ritorna Enrico Letta, anche lui un po’ spinto un po’ scivolato da sé. Persona stimabile quanto assolutamente inutile. Tanto valeva per il PD tenersi Franceschini , i due sono prodotti dallo stesso DNA. Figli..o nipoti.. della vecchia DC. Rappresentanti del pensiero e della prassi democristiana come e forse più di Renzi , che rappresenta più o meno se stesso.
In questo finale introiamento .. mescola di lacrimucce, mezze minacce e reali inconsistenze.. affoga l’ultimo brandello del veltronismo .. quel mettemose insieme e poi se vede che sta all’origine di ogni seguente male. Fatti loro. Non sono più interessato al destino di quel partito che non rappresenta ormai in alcun modo la storia della sinistra e che allo stato attuale non può nemmeno essere inteso come laboratorio per una sua eventuale rifondazione.
Le fondamenta sono andate a pezzi. Si sono permesse infiltrazioni nel profondo che hanno corroso il pilastro fondamentale della visione socialista e di classe . Si è lasciato spazio a corpi alieni ed avversi alla nostra centennale onorata storia. Persone e pensieri che rappresentano una visione ecumenica ed interclassista di risoluzione dei conflitti di interesse tra fasce sociali . Visioni politiche e comportamenti che non presuppongono confronto ma sempre e solo la ricerca del dialogo entrista finalizzato al compromesso. Ed infine si è lasciato spazio a figure moralmente dubbie che, nel corpo molle di un partito che ha perso il controllo interno nell’estenuazione di un correntismo stucchevole sancito con le primarie, si sono insinuate in ogni dove. Si è perso rigore ideologico, competenza politica e disciplina. Il risultato appare oggi evidente .. siamo alla fase finale di sfascio di una ambiguità ventennale. Complimenti a chi ha aperto la porta a tutto ciò. Del resto a suo tempo Veltroni dichiarò disinvoltamente .. non ho mai avuto la tessera del PCI .. beh ,gentile signore, si è visto nei metodi. Si vede nei risultati.
Oggi , grazie all’autodafè del fragile Zingaretti, chiunque può permettersi di sparare sulla zattera che affonda. Persino quel non so cosa del Casalino. Perciò non aggiungo altro , anche se molto sarebbe giusto dire, duramente, almeno per sfogare rabbia ed amarezza.
Annoto solo che potrebbero benissimo, senza modificare il simbolo P.D .. cominciare finalmente a dichiarare a tutti ..elettori militanti simpatizzanti .. la verità, con un nome esatto e perfettamente rispondente alla realtà.
Partito Democristiano.
Amen.