Quando ho scritto i miei pezzi sui soldati di ventura, sulla connotazione e collocazione politica dei vari battaglioni che combattono la guerra d’Ucraina, spesso al posto dei due eserciti regolari, non intendevo ragionare sulla visione complessiva delle varie forze in campo. Piuttosto evidenziare un rischio politico nel quadro della complessiva virata a destra dell’Europa. Per completare quanto ho detto, a modo mio, su quel conflitto propongo ora una storia che vale la pena di raccontare. Lo faccio qui tra Cittadini perché aiuta a comprendere, io credo, quanta complessità si nasconda dietro le evidenze e quanto queste ultime, se osservate da vicino, siano comunque sorprendenti.
Intanto: la guerra dispiega tutto il suo orrore e tutto il suo rischio. Dighe che saltano, bombe sulle città ucraine e nei piccoli paesi russi. La manipolazione di ogni fatto, come avviene in tutte le guerre, la reciproca accusa. La brutalità. Mercenari che si ribellano, altri che si ergono a stato indipendente. Il medioevo più sbilenco si riaffaccia nell’era dei droni.
Intanto: l’inesistenza dell’Europa, l’appiattimento atlantista di quel che resta delle socialdemocrazie vengono ulteriormente rivelati dall’iniziativa del Vaticano che invia un cardinale cattolico in terre ortodosse. Che piccola miserabile fine sta facendo la sinistra in tutto il continente. Come da noi essa è guidata da pupi imbiancati senza ideologie di riferimento, senza strategia. Senza coraggio.
Questa guerra è un laboratorio e va guardata con attenzione, ben oltre i buoni ed i cattivi scritti sulla lavagna. In quel pentolone sanguinoso sta cuocendo una nuova miscela proprio mentre qui e lì nei Balcani si riaccendo fuochi appena coperti di cenere. In quei fuochi potrebbe riversarsi la complessa miscela sintetizzata in Ucraina, con esiti ancora più devastanti.
Aggiungiamo al mosaico un altro piccolo, ma inquietante, tassello.
Radici dell’antagonismo ucraino. Una veloce visione.
Stepan Bandera è stato il leader ucraino dei movimenti anti russi del secondo dopoguerra. Era un ipernazionalista ed abbracciò senza remore l’invasione tedesca che avrebbe potuto, così egli sperava, abbattere lo stalinismo e rendere libero il suo paese. Collaborò con entusiasmo e reclutò una notevole forza che avrebbe poi operato per diversi anni al fianco delle truppe tedesche. Era, come tutti i nazionalisti ucraini di ieri e di oggi, anti semita poiché la struttura relazionale della comunità ebraica, dopo la diaspora la rende internazionalista di fatto. Solo la nascita di Israele ha dato al nazionalismo etnico degli ebrei un fondamento geografico locale. Bandera ammirava e temeva la comunità ebraica del suo paese e l’ha combattuta, così come ha combattuto le comunità polacche e russe presenti nel territorio ucraino. Esistono seri sospetti sulla sua personale collaborazione con gli internamenti e gli stermini dell’olocausto ucraino e le terribili pulizie etniche delle minoranze locali. Nei fatti lui ebbe coi nazisti un rapporto controverso, prima di collaborazione e poi di scontro. Quest’ultimo fu prodotto dalla dichiarazione unilaterale di indipendenza che lo portò nelle celle della Gestapo. A liberarlo fu Otto Skorzenj, colonnello SS, grande esperto di guerriglia. Lo reclutò, formò lui e le sue truppe e diede le basi di metodo e di competenza per la formazione delle squadre partigiane anti sovietiche che poi Bandera guidò fino ai primi anni ’50 nel quadro dei Fratelli della Foresta, il movimento anti comunista. La sua famiglia pagò un alto prezzo alle contraddizioni del movimento antagonista ucraino. Alcuni dei suoi parenti più stretti vennero uccisi ad Aushwitz, suo fratello morì in combattimento contro i tedeschi, pur essendo schiettamente anti russo. La sua famiglia venne attraversata pesantemente dalla guerra civile. Un conflitto confuso e sanguinoso che si scatenò durante e dopo l’occupazione nazista. Nel 1959 Stepan Bandera venne avvelenato a Monaco - dove si era rifugiato dopo la guerra continuando a guidare da lì il suo movimento - dagli agenti del KGB. Nel 2010 Il controverso presidente ucraino Yuschenko lo nominò eroe d’Ucraina. Fu poi costretto a ritirare l’onorificenza postuma.
Ma tra i ribelli anti sovietici di Ucraina non c’erano solo Bandera ed i suoi filo nazisti. Così come in questa incredibile guerra tra le fila dei combattenti esistono milizie che non sono riconducibili al movimento ipernazionalista. Anzi. Un’altra anima, minoritaria ma combattiva, attraversa l’antagonismo ucraino ed ha un preciso orientamento politico, l’anarchismo insurrezionale, ed un preciso punto cardine, un leader del passato a cui fare, ancora oggi, riferimento.
Nestor Makhno, pastore e contadino. Anarchico. Un uomo di straordinario coraggio e di forte personalità. Egli nel primo dopoguerra formò la milizia di difesa dei contadini. Una sorta di piccola armata chiamata esercito rivoluzionario d’Ucraina che sconfisse più volte i cosacchi ancora fedeli all’Impero spediti a distruggere le piccole comunità anarchiche che Makhno aveva contribuito a creare. Nestor conosceva Lenin e si stimavano pur avendo strutture ideologiche profondamente diverse. Egli credeva nelle comunità di base (talvolta John Holloway lo ricorda come esempio) e nella cooperazione tra comunità volontariamente connesse ad arcipelago, aldilà delle rigide strutture dello stato nazionale. Dunque politicamente Mackhno potrebbe essere assimilato – o viceversa – ad Emiliano Zapata più che al bolscevismo. Questa visione lo portò ad allontanarsi dai principi verticali del partito unico di stampo comunista, in piena rivoluzione. Il duro confronto ideologico che lo oppose a Lenin diventò, nel quadro di complessiva insurrezione, scontro armato. Nei primi anni venti l’Armata Rossa – che stava spazzando via tutti gli oppositori del Partito Comunista - travolse il piccolo esercito libertario. Lo stile di pacificazione che il durissimo Lev Trotzkj aveva definito, portò ad una mattanza messicana. L’armata Rossa fucilò la grande parte degli animatori di quello straordinario esperimento comunitario. Nestor morì a Parigi nel 1934, poco più che quarantenne, minato dalla vita di stenti che conduceva. Pio Turroni ed anche Enrico Malatesta rimproverarono duramente Trotzkj, a sua volta esiliato dallo stalinismo, di non aver mai capito le istanze libertarie che Nestor aveva così coraggiosamente incarnato e di aver disintegrato un esperimento sociale che doveva, da vero internazionalista, sostenere. Ma Lev era un comunista, un duro rivoluzionario ed un vero bolscevico. Cosa che Stalin non fu mai. Non gli rispose. Sulla vita di questo straordinario anarchico ucraino una fonte di commento: Pio Turroni, La Rivoluzione sconosciuta, Edizioni Franchini, Carrara, 1976. Ed una fonte diretta: Alexander V. Shubin, Nestor Machno. Bandiera nera sull’Ucraina, Eleuthera, 2022
Gli anarchici nella guerra d’Ucraina
A Nestor Mackhno fanno riferimento gli anarchici, locali ed internazionali, che combattono oggi in Ucraina. Nessuno sa esattamente quanti siano, come siano armati e da chi. Questo è da sempre il grande problema con gli anarchici nel caso di una loro partecipazione ad un conflitto. Sia esso la guerra civile spagnola, il maquis francese o l’insurrezione antifascista italiana. Non avere una struttura verticale, vivere il conflitto su base assolutamente volontaria, non fare alcun cenno al come ed al quando si siano essi organizzati ha sempre dato la stura a sospetti di ogni tipo. Sono straordinari combattenti sempre, ma sono anche facilmente infiltrabili.
La Federazione Anarchica Italiana sconfessa questi gruppi ucraini, così come allo stesso tempo ne giustifica l’esistenza partendo dall’assunto che l’Ucraina e la Russia siano stati simmetricamente ipernazionaliste. Dittature di fatto che determinano, con il loro comportamento, una reazione insurrezionale. In effetti – stando a ciò che si legge nei rari commenti- la milizia anarchica in Ucraina si è affratellata con gli anarchici russi che combattono Putin. C’è chi sostiene che i fatti recenti ai confini russi siano il prodotto militare di questa alleanza politica.
Gli anarchici insurrezionalisti vedono, nel conflitto ucraino russo, la possibilità di determinare una rivoluzione anti autoritaria tesa a rovesciare entrambe i regimi. Per questo scopo internazionale combattono. Per questo ricevono volontari da tutta Europa ed oltre. La Croce Nera di Dresda, un comitato anarco insurrezionalista, dichiara che sono 150, forse più, i volontari che da vari paesi europei sono andati a rinforzare la milizia anarchica ucraina.
Irpimedia tratteggia compiutamente quello che ho qui accennato – ecco il link https://irpimedia.irpi.eu/anarchici-ucraina-e-guerra-russia/ - ma anche altre testate hanno segnalato questa particolare presenza
https://bresciaanticapitalista.com/2022/03/24/gli-anarchici-in-armi-in-ucraina-intervista/
https://www.dinamopress.it/news/nestor-makhno-uno-spettro-si-aggira-per-lucraina/
Dall’altro lato del fronte, all’interno della Federazione Russa, si è formato alla fine degli anni ’90 un movimento anarchico che nel tempo è cresciuto.
Da Wikipedia, la libera enciclopedia del web, una breve sintesi su questo movimento tratta dal documento di fondazione.
Secondo i principi organizzativi approvati dal congresso costituente, lo scopo del CRAS è una società di libero comunismo (anarchico) e un mezzo per realizzarlo è un sindacalismo rivoluzionario, cioè un movimento di massa dei lavoratori, organizzato sui valori anarchici . Il CRAS considera suo compito iniziale la creazione di sindacati di classe rivoluzionari e indipendenti capaci di lottare sia per gli interessi quotidiani dei lavoratori sia per la rivoluzione sociale. Il CRAS intende in futuro trasformarsi in una confederazione di tali sindacati. Il CRAS aderisce ai principi programmatici e organizzativi dell'AIT Internazionale anarco-sindacalista ed è membro dell'AIT dal 1996. La Confederazione respinge ogni forma di stato o partitismo, qualsiasi forma capitalista o "socialista di stato" e usa solo i metodi dell'autorganizzazione e dell'azione diretta (cioè di persone dirette che difendono i propri interessi.
Oltre al Cras vi è un’ampia galassia di gruppi antagonisti come ad esempio Irean che riunisce frange estreme (si fa per dire riunisce nel caso degli anarchici) e da corpo agli assunti rivoluzionari. Ovviamente essendo più che perseguitati dalla polizia politica di Putin si sa veramente poco di costoro. E’ tuttavia possibile che alcuni gruppi agiscano come partigiani lungo la linea di confine con l’Ucraina e siano partner delle milizie anarchiche ucraine nel quadro di quella volontà insurrezionale che annotavamo prima.
Sulla guerra il Cras ha una visione complessa che segnalo tramite questo link
https://www.infoaut.org/conflitti-globali/ucraina-l-analisi-degli-anarchici-russi-del-kras
In conclusione del pezzullo vorrei dire, ancora una volta, due cose che io avverto come un serio pericolo
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Stiamo dando armi a valanga. Carri armati, cannoni moderni, proiettili all’uranio trasformando l’esercito ucraino in uno dei più potenti della regione. Non sappiamo a chi li diamo realmente. In mano a chi finiscono. Parliamo di armi difensive ipocritamente, come se le armi avessero una loro coscienza. Sono le mani che usano le armi. Che mani sono? Cosa succederà se l’armata ucraina piena delle nostre forniture attraverserà il confine russo? Qualcuno che non sia Papa Francesco si è posto il problema? Ci siamo fatti travolgere senza compiuta coscienza dei fatti.
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Cosa succederà se i Balcani dovessero conoscere una nuova guerra intestina tra Serbi e Kosovari o Bosniaci? Che accadrà se l’Ucraina e la Moldavia interverranno in quella dinamica. Qualcuno pensa di essere in grado di fermare il potente esercito degli oligarchi Ucraini? E se, invece di Putin, il nuovo tzar fosse Zelenskj?
Lo abbiamo visto accadere in Afghanistan. Prima Regan formò i quadri ed armò i Talebani in chiave anti russa. Poi se li trovò contro. L’altro anno quando le cose si misero davvero male gli Americani portarono via le balle scappando velocemente da Kabul. Una scena ingloriosa e assolutamente rivelatrice. Immaginiamo un quadro del genere con un’Ucraina che prende il posto della Russia nel quadro della logica imperiale.
Scenario impossibile? Anche nel 2019 era inimmaginabile un mondo chiuso in casa per paura di un virus. Per questo ho scritto – un paio di pezzulli fa - un pippone sugli scenari. Bisogna guardare oltre, vedere il tutto per provare a capire una parte. Non importa avere ragione o torto, non siamo ad un quiz. Importa provare a capire oltre la confusa e mediocre informazione di massa.
In Ucraina si stanno sperimentando le logiche reazionarie e rivoluzionarie in un solo confuso e drammatico calderone. Tutto può sgonfiarsi. Tutto può esplodere. Pochi ne ragionano per tempo. Tra questi il Vaticano e la Cina. E’ il loro momento. Sono i soli.
Infatti: assumiamo che il resto del mondo non muoverà un dito aspettando solo che l’Occidente imploda, e l’Occidente stesso non ha più molto da dire. Assumiamo che si è liquidato il socialismo per avere in cambio, almeno da noi, dei rappresentanti di armi e navi, e non abbiamo più un soggetto internazionale di opposizione. Assumiamo che l’Europa resta quella roba vaga che è sempre stata e non ha peso, non ha progetti e non ha identità autonoma appiattita com’è sull’atlantismo e sulla Nato.
In base a questi tre assunti, per sperare almeno in una tregua siamo aggrappati ad un cardinale bolognese ed un ambasciatore cinese.
C’è altro da dire?