Jean Luc Melenchon non smette mai di tentare.
E’ un testone, dicono i suoi collaboratori, egocentrico determinato motivato convinto. Nato a Tangeri , cresciuto in una famiglia piccolo borghese, al rientro in Francia partecipa da studente ( materie umanistiche, filosofia ..letteratura ) ai movimenti rivoluzionari del 1968 nei quadri del movimento trotzkista. Più avanti negli anni aderisce al Partito Socialista nel quale diventa l’ uomo di spicco della sinistra, e dal quale uscirà alla fine del 2008 in definitivo dissenso con l’allora dirigenza Segoleme Royal.
Dichiarò allora che il PSF era ormai in piena deriva liberista e cha la cosa era per lui ( e francamente per molti ) incomprensibile ed errata.
Infatti Jean Luc è, prima di ogni altra cosa, un uomo di sinistra. Senza ripensamenti e senza ‘ forse’. Tanto divergente dai canoni dei partiti di potere che lo stesso Partito Socialista, ormai un’ameba dilaniata da incertezze , teme il successo che potrebbe avere al primo turno . Eventualità che al secondo passaggio costringerebbe ciò che resta della socialdemocrazia francese a fare una scelta di campo extra-moenia rispetto alla burocrazia ed all’intellighenzia sopravissuta al’eclisse di Hollande. Di più .. significherebbe riconoscere al rompiscatole fuoriuscito d’avere avuto ragione, per molto tempo.
Francamente non sorprende, ma è triste immaginare che l’attuale dirigenza del PSF speri nella sconfitta per France Insoumise invece che appoggiarne con forza la possibile affermazione. Così facendo , per meschini calcoli di bottega, rende più debole l’alternativa socialista alla destra liberale di Macron piuttosto che a quella becera della Le Pen e di quell’altro pagliaccio cripto-nazi e putiniano di Zammour.
Chiuso in se stesso e senza scossoni innovativi il PSF scivola, come tutti partiti dell’autodefinito arco democratico in Europa, verso il mesto destino. Scatole ideologicamente svuotate e senza identità , connotati solo dal quel porre aggettivi al sostantivo ..Partito.
I partiti socialisti o dem .. o similaria.. europei nel primo ventennio dei duemila, appaiono progressivamente isteriliti dall’accettazione di quella politica liberista che gli ha rubato l’anima sociale. Coordinati da dirigenti miopi, sono rimasti come abbagliati dalle farneticazioni sul mercato che, per comune e conformista definizione, si autodefinirebbe spontaneamente creando mille opportunità per tutti, garantendo ricambio e metabolismo sociale. Ma quando mai era possibile!! Ma dove si è visto?
Al contrario proprio negli ultimi vent’anni il processo di monopolizzazione dei mercati ha spento ogni ricambio e si affermata, quasi senza contrasti, una trasversale e strapotente oligarchia che, con sistemi di potere misto ( politica finanza informazione ), ha favorito diseguaglianza senza freno ed una emarginazione di massa senza precedenti. Questa trasversalità di interessi anche oggi, aldilà delle chiacchiere, prospera attraversando guerre e frontiere unendo gli interessi capitalisti dalla Cina agli Usa alla Russia, alla UE. I veri padroni che – ormai sempre più ricchi e sempre più capaci di comperare qualsiasi cosa - usano i politici da guinzaglio come strumenti o come paraventi. Lo stesso Putin non fa alcuna eccezione. Se la sua presenza e la sua azione diventerà controproducente per il grande trust russo, beh.. verrà fatto sparire.
Nel terzo millennio stiamo vedendo quanta ragione avesse due secoli orsono Marx quando parlava dei trust . Del monopolio del potere capitalista. Del conseguente spegnersi della libertà.
Ed è proprio in questo lasso temporale che vediamo come i partiti , prima di tutto quelli storici dell’area socialdemocratica, abbiamo totalmente abiurato alla loro missione di rappresentanza e siano divenuti , tempo per tempo, centri di piccolo potere spesso personalistico. Strutture completamente verticalizzate, totalmente autoreferenziali, impoverite di elaborazione interna, private del dialogo e del confronto avendo spintonato fuori dai ranghi ogni dissenziente.
Melenchon ha completamente ribaltato lo schema partito. Ha fatto tesoro dell’esperienza vissuta nel PSF ed ha costruito un movimento a partire dalla società reale, ritrovando nella classe il riferimento prioritario del proprio programma politico.
Ha detto con semplicità che se l’imprenditoria ed il capitalismo finanziario si riconoscono , senza problemi, come classe direttiva con tanto di rappresentanza nei Republicans o nel movimento di Macron , non si capisce perché la classe popolare ( operaia contadina produttiva..come si voglia.. ) non debba più avere identità distintiva, problematiche valutate come specifiche ( orario e prezzo del lavoro, protezione, metabolismo sociale, etc ) e dunque possa esprimere una propria adeguata rappresentanza politica che egli rivendica, giustamente, alla sinistra. Agendo così, uscendo dallo schema partito/salotto/cerchia ristretta, tuffandosi nella realtà con i militanti della France Insoumise è riuscito a strappare dalle mani del populismo interclassista e nazionalista della LePen buona parte delle periferie sociali.
Ed ecco l’opera di Melenchon negli ultimi anni, fondata su un semplice quanto ambizioso progetto : riformulare un movimento ed un nuovo partito socialista che della Classe tornino ad essere rappresentanti riempiendo un vuoto politico che vale un potenziale quinto … forse un quarto .. dell’elettorato francese.
Bisogna prestare attenzione alle parole che Jean Luc sceglie : rappresentanti, non interpreti., perché proprio qui inserisce, nel suo approccio politico, la visione di Thomas Pickettj .
Un partito deve dare prima ascolto ai problemi e poi essere capace di rappresentarli, negoziando – in chiave di rappresentanza politica - con la controparte attraverso un mandato concreto e definito. Non deve essere mai intermediario in proprio.. per la serie ho capito le tue idee ed adesso te le spiego .. Jean Luc considera questo ruolo di intermediazione la presunzione suicida che è stata tipica della sinistra europea, infiltrata com’era di centralismo verticistico stalinista. Quel sistema politico culturale che Melenchon avversa e critica ferocemente, poiché lo considera, a mio avviso a ragione, la causa prima della progressiva alienazione tra il partito e la Classe. E del conseguente dissesto complessivo che ha colpito il movimento socialista.
Jean Luc ragiona diversamente, seguendo quel rovesciamento della piramide che oggi appare l’unica alternativa al verticismo fallimentare .. decidiamo insieme la strada ..dice .. ed io, il partito, il movimento, i suoi deputati .. la serviremo.
Esprime così una posizione fortemente rappresentativa ed anti verticistica che della delega ricevuta fa obiettivo prioritario, diventando del tutto antagonista rispetto alla visione corrente, verticale ed assolutistica espressa da Macron… ma in fondo anche del suo predecessore Hollande.
In questo è le choix che Melenchon propone all’elettorato .. egli dice : diventa partecipe, ascolta chi ti ascolta, dai una chance al cambiamento. Vedremo se sarà ascoltato.. non è facilissimo.
Intanto nello scenario di queste importantissime ed ormai prossime elezioni irrompe un nuovo concorrente .. il dissenso civile. Non si sa ancora bene chi colpirà di più, chi se ne avvantaggerà, ma è data per certa una forte astensione.
E’ già accaduto durante le ultime amministrative, in Francia come in Italia. Più di uno su due è restato a casa fondando così un partito fantasma che ha la maggioranza assoluta.
La stampa francese offre al tema ampio risalto e ci ragiona su da qualche tempo. L’informazione oltralpe resta sempre aperta a tutti i dibattiti ed attenta alle varie tematiche espresse dalla società. Non è come la nostra .. monotematica ( oltre che monocromatica ) prima tutto covid e virologi in ogni minuto di ogni testata .. ed adesso tutto guerra e generali. In Francia non si dimentica né la vergognosa invasione di Putin né le molte cause che l’hanno generata e se ne parla in un dibattito apertissimo e poco conformista ( al quale faccio volentieri attenzione anche perché vi trovo rappresentata una posizione nella quale mi riconosco .. cioè .. questa è una guerra tra imperialismi ). ..ma al contempo si da spazio a tutte le tematiche dell’attualità.
Così ecco emergere e poi espandersi un interessante dibattito pubblico sulla natura e sul connotato sociologico dell’astensionismo.
Secondo l’analisi comparsa nell’informazione di massa ed in molti dibattiti appare che l’astensionismo sia vissuto da una parte cospicua dell’elettorato francese come un cosciente sciopero civile. Epifenomeno di un’azione più diffusa contro la gestione corrente, valutata incapace di comprendere le istanze della complessità sociale . Lo stesso astensionismo è inteso da un’altra parte, altrettanto cospicua, come una manifestazione di aperto disgusto verso politici e parlamentarismo .. per la serie vagamente qualunquista.. il più pulito c’ha la rogna.
Aldilà dei differenti perché la stima sul quanto è disarmante .. potrebbe esserci al primo turno un astensionismo pari alle amministrative , cioè … oltre il sessanta per cento! Di questi tempi e con questo scenario di violento assestamento geopolitico lo vedo un filino pericoloso. Mi auguro che i sondaggisti sbaglino, ma anche in questo caso ..anche dimezzando la valutazione sarebbe un segnale di grande debolezza dei sistemi democratici …
Il come che si esprime in questa dichiarata astensione si frammenta ulteriormente .. una quota maggioritaria dei .. io non voto .. dichiara che : al secondo turno al ballottaggio invece voterò. Ma resta una fetta cospicua ( oltre il possibile 40% ) che dice .. no io non voterò in nessun caso. Secondo gli analisti questo comportamento è massiccio nell’area del dissenso antipolitico che espresse nel recente passato i gilet gialli.
Ed infine i vari analisti interpretano il .. chi. E’ qui si evidenzia quanto il tessuto sociale del non voto sia ampio ( non poteva essere diverso, viste le percentuali ) . Il chi va infatti dai quartieri dell’emarginazione ( forte concentrazione di immigrati e di francesi che si sentono abbandonati ) alla borghesia affermata del terziario dei centro città , ai pensionati ..espandendosi massivamente nella grande France Rural del centro paese.
Il dibattito molto interessante ( spesso ospitato su France2 ) tratteggia un quadro che, in modo eclatante, evidenzia la crescente distanza di una larghissima maggioranza di Cittadini dalla gestione della Repubblica.
Questo assenteismo è da guardare con preoccupazione, appunto perché non è comprensibile quanto e chi avvantaggi. Nel contesto dell’attuale crisi geopolitica che potrebbe dare al mondo un nuovo assetto ( e nel quale a mio avviso l’Europa si trova coinvolta senza una vera leadership, ed una concreta strategia di ruolo ) le elezioni presidenziali francesi diventano davvero importantissime. Forse determinanti anche per la seconda parte decisiva dei negoziati che, secondo molti analisti, vedrà un maggior coinvolgimento europeo e dell’ONU , ed avrà luogo probabilmente a ridosso di Pasqua. Prima o dopo. Come sappiamo le elezioni francesi si svolgeranno in due turni , il 10 ed il 24 Aprile.
Del momento che attraversiamo e della significativa sincronia degli eventi Melenchon ha piena contezza. Ed in proposito.. due parole sulla sua posizione che è stata oggetto di qualche critica.
Egli condanna , come ovvio e come tutti, la violenza perpetrata dall’amministrazione Putin ai danni del popolo ucraino , non dimenticando, essendo un’internazionalista, le sofferenze che patirà anche il popolo russo. Tuttavia da socialista marxista ragiona in modo più ampio sottolineando un aspetto evidente, ma anche meno popolare in questa fase di convulsa emotività … cioè la natura ambigua e di confronto imperialista che ha questa guerra.
Appare evidente che le poste in campo siano ben più vaste di quelle dichiarate dalla Russia ed anche dall’Ucraina. Putin rappresenta infatti , in modo becero e arrogante, la visione imperialista del suo blocco di supporto , cioè degli oligarchi della industria energetica Russa. Così come per contro l’amministrazione americana gioca, tramite l’Ucraina, una partita spregiudicata per la conservazione della propria egemonia. Una strategia che svolge da tempo in uno scacchiere ben più ampio tanto da includere anche limiti all’espansione economica della Cina., con ogni possibile pretesto. Biden ha detto ..se la Cina non sconfessa la Russia avrà sanzioni..cioè una limitazione alla sua espansione commerciale. Francamente questa è una cazzata che non si può sentire. Siamo al chi non è con me è contro di me. Ma anche no!
Su questo punto – cioè sul doppio imperialismo - vorrei ricordare una questione che ci riguarda direttamente. Due anni fa proprio Xi venne in Italia per tre giorni, di cui uno intero fu speso in Sicilia. La Cina, nel quadro della via della seta, guardava al nostro meridione arretrato e sempre sull’orlo di una crisi economica lacerante, come ad una straordinaria opportunità di investimento. In quella giornata siciliana Xi prese atto di tutte le infrastrutture realizzabili, congiuntamente con l’Italia, per dare all’Isola un ruolo di piattaforma di interscambio mediterraneo. Si valutò e si discusse una cifra – per tutti gli investimenti in Italia - prossima ai 30 miliardi di euro. L’amministrazione USA impose all’Italia di rinunziarvi in virtù della sua alleanza storica, del ruolo della nato ed altre belinate del genere. L’Italia obbedì. Anche questa, seppur mascherata, è una violenta ingerenza nei destini di un paese.
Melenchon , proponendosi come presidente, indica il ruolo di un’ Europa nuova, non polarizzata ma terza, capace di essere interposizione tra gli imperialismi che giocano le loro carte sulla pelle dei Popoli. Sostiene che oggi siamo di fronte ad un "balzo indietro della storia di cui la Russia ha tutta la responsabilità", ma contemporaneamente auspica di superare la Nato come organizzazione in grado di elaborare risposte alle crisi. Ha fatto notare più volte il carattere doppio della guerra, che nessuno dichiara di volere ma per la quale non si è voluta mettere seriamente in campo la diplomazia anni fa, quando la discussione sul ruolo e sui confini ucraino russi era possibile. E’ chiaro che questa tremenda crisi avvantaggia la polarizzazione da guerra fredda utile ai due blocchi di interesse per surgelare la crescita di eventuali terzi poli.
Questa posizione , fattuale e non emotiva, gli ha causato l’accusa di essere russofilo . Assolutamente ridicola perché Melenchon sconfessava Putin come interlocutore ben prima di tante anime pie e dei vari fascisti europei, LePen Zammour Orban Salvini e Meloni.
Perché non va mai dimenticato che Putin , come l’amministrazione Ucraina sono da tempo amici e ricoveri del cripto fascismo. Basti immaginare che nelle milizie filo russe vanno , secondo alcuni giornalisti ( vedi il Fatto ) esponenti prossimi a Forza Nuova , mentre la milizia ucraina del Battaglione Azov gode del supporto di Casa Pound.
Ed è questo il punto critico , il limite che surgela il dibattito pubblico sulla guerra e sull’invasione che l’ha scatenata.. Sembra che non si possa o non si voglia ragionare con un minimo di terzietà.
Certo in Ucraina , come in Medio Oriente e come in Africa il popolo soffre la violenza dei sopraffattori, ma non si può dimenticare quali interessi copra l’amministrazione Zaleskj, e quali simpatie politiche abbiano le due parti in causa. Quando si dice è una guerra fascista non si fa una battuta ad effetto, si prende solo atto dei modi e dei sostrati ideologici reali.
Inoltre .. non si può leggere una dinamica complessa come un sommovimento geopolitico attraverso il filtro dell’emotività. Voler inasprire sanzioni, imporre il chi non è con me è contro di me rende solo peggiore la situazione. Nessuna tra le parti in causa vuole una terza guerra mondiale ( essa accadrà solo per qualche folle errore di valutazione ) ma nessuna delle parti in causa ha interesse ad interromperla subito. Entrambe le parti , cioè Russia e USA , hanno l’occasione di logorare l’altro. Ed entrambe hanno interesse a logorare la UE con la riduzione del suo potenziale di sviluppo e con l’uso dei profughi come arma destabilizzante dell’unità..
Per questo non si è voluto trattare quando si poteva, come ha sottolineato Melenchon, e neppure si vuole davvero trattare .. rapidamente ed ampiamente … almeno per ora.
Tuttavia questa guerra finirà. Come tutte. Perché le guerre, con il loro portato di orrore e sofferenza , restano un prolungamento della geopolitica. Ed è proprio considerando con fattualità su questa drammatica vicenda che l’Europa deve trarre esperienza per riflettere su proprio ruolo. Sull’indipendenza ancora lungi dall’essere vissuta e voluta, sulla costituzione di un esercito europeo sostitutivo della Nato ( vero timore degli USA ) sulla costruzione strategica di una diplomazia congiunta, sulla vera progettazione degli Stati Uniti d’Europa, il grande bersaglio dei due.. forse tre.. blocchi imperialisti. C’è da sperare che un ragionamento serio e razionale sia fatto.
In conclusione sulle elezioni francesi … Melanchon non può vincere. Lo sa. E’ un uomo logico ed esperto. Ma, come detto più volte, può condizionare il vincitore se almeno passerà il primo turno, se andrà al ballottaggio. In questo caso potrà influenzare chi detiene un grande potere decisorio, incluso l’armamentario nucleare, su chi può pesare nella scelta politica europea. Probabilmente sarà di nuovo Macron. .. ma con l’astensionismo in ballo così fortemente non si può dire.
Per il passaggio al secondo turno la partita sarà complessa .. bisogna battere LePen ..superare Pecresse .. molto difficile. Per riuscire Melenchon non può più sperare che la miopia di cui soffre la dirigenza socialista sia miracolosamente guarita, perché hanno già buttato Hidalgo allo sbaraglio ..disperdendo voti. Può forse sperare che la scelta di ricompattare la sinistra sia condivisa anche dai molti piccoli raggruppamenti della extreme gauche, ma tutti insieme fanno meno del 5% . La sua sola speranza fondata è che gli elettori , orfani della sinistra, vadano alle urne e decidano di dare fiducia a qualcuno che porta una verbo nuovo ed offre un’ identità mancante allo scenario politico. C’è da augurarsi che almeno loro non si astengano ….
France Insoumise , per chi crede nell’unità della sinistra e nel risorgimento socialista oggi è davvero.. le choix .. la scelta … ma soprattutto è un cambiamento. Speriamo. Vedremo.