Prevedibili frane e…buffoni in parlamento

di Corrado Fois - liberacittadinanza.it - 13/06/2024
Non potendo raddoppiare la superficie utile, l’architetto raddoppio l’inutile- Diego Lama, scrittore ed architetto

Volevo scrivere di una cosa, poi volevo scrivere di un’altra, così ho scritto di tutte e due ed ho anche aggiunto un pochino di frattaglie. Ne viene fuori un sarchiapone?

Pazienza, si scrive per passione.

E come diceva un famoso gelato du gust is megl ke uan. Almeno per me.

 

La France en trance


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Quando si sono chiuse le urne, per l’Europa si è aperta una fase nuova ed imprevedibile. Le ragioni dell’imprevisto sono riassumibili in una frase di Bernard Shaw la storia si ripete, ma l’imprevisto accade comunque, perché l’essere umano è incapace di imparare dall’esperienza. Macron è in tutta evidenza un essere umano, seppure qualche dubbio in proposito lo avessi coltivato in questi anni.

Il Presidente - quasi re - di Francia ha deciso con un ipse dixit che si deve andare di nuovo alle urne nel suo bel paese. Il perché ha varie sfaccettature a detta degli opinionisti, ma a mio avviso sono tutte un filino incomprensibili. La prima. Macron decide che si vota per misurarsi sul territorio nazionale dopo aver visto il trionfo di RN alle elezioni europee. Per la serie se sei davvero così forte Madame le Pen prendi il governo e facci vedere che sai fare. Idea sbilenca perché potrebbe davvero succedere di avere una coabitazione tra un liberista spinto ed un partito fortemente conservatore con tanti auguri per il processo decisorio che ne deriva, per gli equilibri interni dal punto di vista sociale ed economico e per la stabilità europea. La seconda. Macron gioca d’azzardo e pensa: metto insieme uno squadrone, ti straccio alle elezioni e sterilizzo il tuo peso nel parlamento continentale. Idea avventata perché lo squadrone macroniano non c’è più a cominciare dai gollisti tormentati da vocazioni diverse che vanno dal sostegno al salto della quaglia. Con queste costanti contraddizioni dell’area politica governativa il RN appare più solido e coerente. Il partito ha in Francia un peso davvero molto molto importante. Nella Francia totale, non a Parigi che da sempre con l’insieme del Paese ha un rapporto assai flebile. Come si dice, non è rappresentativa della realtà.

Marine Le Pen non è suo padre. Non è imbottita di neocolonialismo e di razzismo. Ha preso immediatamente le distanze da AFD per una battuta tanto infelice quanto manipolata. E’ stata pronta nel combattere l’antiebraismo insito nell’estrema destra francese ben prima del ‘900, fin dai tempi di Maurras. Ed ha spiazzato un po' tutti scegliendo Jordan Bardella come successore.

E’ lui in buona parte la chiave del successo politico del Rassemblement. Come sappiamo Bardella è di origine italiana, figlio di una famiglia disfunzionale e mista socialmente con madre poverissima e padre imprenditore. Ha vissuto due vite nei suoi 28 anni, una da proletario di banlieue cresciuto in strada, ed un’altra, più avanti, da figlio di papà, con smart appartamento e paghetta robusta. Da un lato ha preso l’empatia semplice e diretta, direi sincera, verso chi vive il disagio e l’incertezza; dall’altro ha potuto studiare, conoscere il mondo, formare le sue competenze. Parla svelto e sciolto in un modo comprensibile per chiunque. Conosce modi di dire della strada e li usa talvolta accattivandosi le simpatie anche della seconda e terza generazione di immigrati. Ha persino, per via della famiglia paterna credo, radici algerine. Non potrei definirlo un post fascista nemmeno aprendo alla mia parte più faziosa, e non è di certo uno sprovveduto. Ma di certo è un nazionalista reazionario.

Detto ciò, perché questo vedo, non si può affermare che in Francia abbia vinto quella destra. Piuttosto dobbiamo sottolineare come abbia perso, ancora una volta, quella sinistra. Le percentuali sarebbero state ben diverse ed il risultato imprevedibile in altra direzione se si fosse fatta una lista unica, pur animata da filoni diversi, della gauche. I soliti spocchiosi ed autoreferenziali partiti hanno viaggiato ognuno per sé aprendo così autostrade al monoblocco coeso e compatto dei reazionari. In questa idea sciagurata e frazionista c’è pure lo zampino di Melenchon. Purtroppo.

Infine a regalare a Bardella e Le Pen la vittoria ci ha pensato Macron con le sue frasi malaccorte, mal pensate e mal dette sul coinvolgimento francese in Ucraina. Cosa diamine gli sia passato in testa lo sa solo lui. Ma come si fa ad essere così superficiali? Una cosa è schierarsi e dare aiuto, un’altra e spingere fino al punto di far ipotizzare una sorta di avventata partecipazione diretta. Ogni Presidente dovrebbe aver chiaro, specie se tanto la mena sull’Europa, che certe ipotesi si concordano con i partners e che non si sparano dichiarazioni tipo comizio di paese. Sono posizioni rischiose in un contesto così delicato dove in ogni momento si può aprire uno spiraglio di negoziato o precipitare nell’impossibile. Io non ho mai visto tanta avventatezza. Per ritrovare un presidente francese così guerrafondaio bisogna risalire al Sarkozy della Libia, che, come poi scoprimmo, aveva l’obiettivo di nascondere un cumulo di magagne e corruzioni tanto grande e sporco da far sembrare Bibi Netanyahu un sant’uomo.

Ed ora la Francia è in trance. Nessuno sa come sarà il paese dopo il 30 giugno e tutte le ipotesi stanno in piedi inclusa una ribaltata elettorale talmente pesante da costringere Macron a dover indire ben altre elezioni e ben prima della fine del suo secondo mandato.

Diceva Jonathan Swift che un genio si riconosce dalla quantità di idioti che gli sbarrano la strada. Ed un idiota, come?

Buffoni in parlamento

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Che la partitica sia smottata a valle con una frana generale che travolge ogni cosa, era da tempo fin troppo evidente. Del resto la tragicommedia crepuscolare è oramai inevitabile. Per mantenere il loro malaccorto potere le segreterie hanno mandato in scena con pacchetti di lista blindati una sgangherata combriccola di improvvisati, ignoranti e rumorosi. Dallo sparatore della proloco ai leccapiedi di partito, ai cognati e alle mogli, e poi figli e cugini. La Lega è la prima ad aver riempito di tipi esotici gli scranni repubblicani. Per una persona perbene come Giorgetti, povero figlio, ci sono dozzine di bovari pedemontani ed ora anche di ex diccì siculo campani. Ma anche i cinquini non scherzano in quanto a lumpen proletariat. Tempo per tempo, elezione dopo elezione si è arrivati a questa poltiglia che erutta cachinni. Poi non ci si può stupire se la maggioranza non vota più.

Il punto non è che ci si meni in aula, questo è nella storia repubblicana dai tempi di Atene e di Roma. La cosa mesta sono i contendenti. Un tempo erano Giancarlo Pajetta e Peppino Caradonna a fare a botte per idee tanto forti quanto avverse. Oggi sono Pippo la Quaglia e Gigio Rutto a sputacchiarsi spintonarsi e scalciare come asini. Nello specifico, squallido, per cosa si è arrivati a quest’ultima rissa sgraziata? Fin troppo evidente lo scopo della Lega, minare il terreno alla Meloni che ha avuto la solita presunzione nel dichiararsi l’unica solida governante europea al G7. Le immagini della rissa sono nei tiggì di tutti i paesi scatenando ilarità e gags comiche. Del resto cosa sia il pingue Salvini è evidente fin dai tempi dei coretti anti meridionali: un drop out da bar dello sport. Il cinquino bandierato si è preso due cazzotti, ma è solo la sponda di un triangolare da sala biliardo.

Parole inutili e sberle scomposte volano nell’aula un tempo nobile per contendersi le spoglie del consenso popolare che non esiste più. Di cosa discutano opinionisti e politicanti nei vari talcsciò è un mistero. Interpretano in modo surreale un risultato che dovrebbe essere secondario. Sora Giorgia festeggia il 28% del 49% , che sul 100% degli aventi diritto vale circa il 14% . Meno di quello che raccoglieva il suo maestro Almirante quando l’Italia votava. Qui non è cresciuto nessuno, belli di zio! State morendo. Siete tutti, in ogni lato dell’aula, avanzi di un tempo che andrebbe archiviato. Ormai i cinghiali non razzolano soltanto nelle periferie romane, abitano l’arena della Repubblica. Che pena, che tristezza.

L’Elettore, il Cittadino, non ha mai contato nulla nella nostra storia partitica, è vero, ma ora siamo anche meno del nulla. Non se questo sia possibile in fisica, ma nel nostro Paese si. La ragione è scritta nell’assenza di un quorum elettorale, scelta comoda frutto di un clamoroso conflitto di interessi: il regolamento è stato scritto da chi doveva essere regolato.

Grazie ai vari dispositivi voluti dai parlamentari che al tempo scrissero le regole del Paese , non conta niente se la maggioranza degli italiani non vota. Forse sono fuori tempo, ma questa non è democrazia. Questa è oligarchia.

Frattaglie

Mentre il G7 viene ospitato in resort di lusso e cene di Bottura i poliziotti, pagati male per parare i culoni di questi scrausi alfieri del capitalismo, allignano da giorni in una nave sporca, semi abbandonata, con cessi intasati, acqua sui pavimenti e condizionatori rotti. Ma che diamine! Il ministro dell’interno non ha fatto controllare? E il fesso che si è occupato di noleggiare per milioni di euro una carretta resterà al suo posto? Roba da avanspettacolo. La situazione complessiva è scivolata sempre più nell’assurdo. Sembra che continuando a pagare la nave ( sarà di qualche cugino ) ora i poliziotti verranno ospitati in diversi alberghi. Spero per sti ragazzi che non siano alberghi ad ore. Siamo ormai a dilettanti allo sbaraglio.

Ho visto la, diciamo, sinistra italiana festeggiare qui e là nei dibattiti. Cosa ci sia da essere contenti quando si perde disuniti e sparpagliati non lo so. Fa parte delle narrazioni surreali di questi giorni. Da una parte i cinquini non sanno che diamine inventare. Riparla dal Golfo Persico Gigino di Maio, non pago di avere sparato cazzate per anni, si risente persino Toninelli il sosia scrauso di Branduardi, mentre Conte si è perso nel vago dopo qualche mese in cui era parso accettabile. Per contro l’innocua Schlein si autocelebra mentre nel suo partito chi ha portato voti sono proprio quelli che non la volevano.

Siamo ormai al teatro dell’assurdo, nel senso assoluto e non poetico che ha ben altri alfieri. Capisco perfettamente i tanti Cittadini che sono stati a casa, non è di certo qualunquismo e solo una inevitabile resa. Combattere senza armi un muro di gomma è sfibrante. Per carità, io ho votato, ma l’ho fatto con sommo disgusto e senza scelta. Ho messo la mia democratica X sul simbolo anodino del PD ma solo perché temevo una bomba meloniana stile Renzi con quel suo 40% e non ho voluto disperdere energie. Come sempre il timore è cattivo consigliere, ho sbagliato ma l’ho fatto ed è giusto dirlo. Se la destra italiana non fosse la scomposta ressa di disadattati che è, beh me ne sarei stato a casa anche io.

Non è questa la democrazia che sognava la generazione che ha preceduto la mia. Quei giovani ragazzi che, pochi e coraggiosi, hanno davvero fatto guerra al fascismo.

Il 25 aprile del 1945 i combattenti della montagna e delle città sono sfilati nelle strade d’Italia. Affianco a loro, sgusciati fuori dai conventi dove si erano infrattati, c’erano gli altri, i furbi dell’ultimo minuto. Esattamente quelli che poi si sono presi la nostra Repubblica.

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