Russia Nera, i fascisti dell’Est

di Corrado Fois - liberacittadinanza.it - 21/12/2023
E’ utile portare anche la Russia dentro la UE, è una garanzia sul fronte dell'energia ed anche su quello della cultura- Marine Le Pen

Spinto dalla mia curiosità di Cittadino proseguo il giro di orizzonte sui movimenti iper nazionalisti e nazifascisti internazionali e dedico il pezzullo questa volta all’Est.

La Russia è un paese storicamente conservatore. Curioso immaginare come un popolo bigotto e nazionalista abbia covato in sé i rivoluzionari più arditi, sia in politica che nell’arte. Cito a casaccio, Bakunin e Trotzkj, Majakowskj e Kandiskj , i formalisti russi di fine ottocento, Alexander Skriabin che ha rivoluzionato la composizione pianistica, Dziga Vertov polacco russofono che ha fatto il cinema moderno. Per contro la Russia – negli stessi anni - ha generato gli estremi della reazione, più conforme alla sua abitudine zarista che ha radici profonde. Ancora una volta cito politica ed arte. Penso prima di tutto a Stalin, conservatore e paranoico. Cooptato al vertice del comunismo la prima cosa che ha fatto è stata stroncare il bolscevismo internazionalista, epurando tutti i rivoluzionari, in Russia ed a seguire nel resto del mondo. All’interno, per la sua controrivoluzione, ha usato gli strumenti più beceri tipici dei reazionari come i lager e le fucilazioni di massa. All’esterno ha commissionato a partiti vassalli omicidi mirati ed ostracismo politico, usando il pretesto del conflitto ideologico col fascismo. Tutte palle. C’era più somiglianza fattuale tra lui ed Hitler di quanta ce ne fosse tra lui e Lenin. Non a caso mise a capo dei suoi servizi di sicurezza il sosia di Himmler, il boia Laurentj Beria. Stalin ha imposto lo stesso killeraggio conservatore all’arte ed alla cultura che misero in piedi i nazisti. In nome della difesa dei valori popolari dalla corruzione borghese bruciò libri, impose censure ed imbavagliò l’arte con Zdanov ed il suo realismo, che è una distruzione di tutte le invenzioni poetiche dell’avanguardia russa. Se si guarda alle estetiche di Arno Breker, lo scultore del nazismo, si ritrovano simili codifiche nell’arte zdanoviana. Da Stalin, proseguendo nel tempo, l’URSS ha generato una caterva di cantori deprimenti, pittori scadenti, registi tromboni e retorici che hanno divorato le sperimentazioni ardite che cambiavano il passo alle arti ed alla cultura.

In Russia, nel ‘900 più che mai, è manifesta la teoria degli estremi caratterizzanti, cioè dei punti di massima discordanza dentro una comunità che pur non rappresentando la grande maggioranza del Popolo ne danno impronta. Nella caratterizzazione russa, dove la cultura illuminista non ha fatto che brevi flash, la dicotomia resta cristallizzata in una grande U, ed i due estremi – rivoluzione e conservazione - restano distanziati e non si fondono mai nel tempo in nessun terreno misto. Inconciliabilità reazionaria. Non è da stupirsi che alla fine la Russia abbia generato Putin, così tanto caro ed amabile per tutto il pensiero reazionario europeo da farne, nei due decenni del nuovo millennio, un mito. Ma Putin non è un’eccezione, una stortura, una derivata non lineare. Egli è la conferma della regola che impernia la gestione conservatrice sia dell’URSS, fino al suo tracollo, che da lì fino ad oggi, alla Federazione Russa.

La Russia ed i suoi fermenti, alcune veloci riflessioni

Le radici della Russia odierna sono immerse nell’animo profondo di quelle comunità che dall’antichità abitano la parte europea dell’immenso paese. In quelle terre enormi si fondono gli slavi ed i sarmati, popoli indoeuropei. In essi è radicata la mitologia della comunità razziale, alimentata dalle costanti invasioni asiatiche. Su questa struttura culturale, reattiva e rigida, si innesta la nordica scandinava. Russia infatti viene dal lemma scandinavo Russ (rematori ). A dare il nome sono i Variaghi un misto tribale norvegese svedese, per dirla con le attuali definizioni geografiche, che nell’alto medioevo arriva prima nei paesi baltici e da lassù fin nel cuore dell’odierna Ucraina. Questo incontro, che mescola comunità razziale e mito dell’eroe, ha per coibente l’animo slavo un insieme sorprendente di fede, fatalismo, romanticismo e violenza.

Le radici della Russia e la seguente stratificazione socio culturale sono oggetto di infinite pubblicazioni. Do un piccolo spunto a chi non vuole tagliarsi le vene leggendo i ponderosi tomi della storia con la S maiuscola ( .. s di solita ). Una versione rapida e più che sufficiente per chi vuole orientarsi nel libro di Roger Bartlett - Storia della Russia, Modadori ed. Arriva fino a Putin con interessanti, anche se non sempre condivisibili, riflessioni.

La mescola e la condensazione tribale dell’alto medioevo determina l’affermarsi del più forte tra le varie comunità sparse in quell’enorme spazio. La supremazia è di Kiew e Novgorod. Da lì parte la formazione del primo stato unitario con la determinazione del re centrale, lo Tzar.

Potere centrale indiscusso, serrata comunità valoriale e razziale . Mitologia della forza. Il profilo del perfetto reazionario. Ma allora non c’era granché a cui reagire. Dai confini d’occidente non transita la riforma luterana, ed a seguire non arriva il fondante illuminista se non in piccola parte nelle università di San Pietroburgo e di Mosca o Kiew. La Russia per 900 anni cresce e si nutre di sé stessa in una costante autoconferma con pochi interscambi culturali, che toccano le rare elites, mentre le attività con i paesi di frontiera sono prettamente commerciali. Un paese che vale un sesto dell’intero pianeta cresce in sostanziale marginalità ed in perfetta conservazione, ibernato. Non è dunque reazionario a qualcosa che sollecita cambiamenti, è valorialmente conservatore, è solo statico e rigido. Una staticità che intride tutti gli strati sociali della Madre Russia. E questo mentre l’Europa si dilania in guerre continue, produce riforme e rivoluzioni, genera imperi e colonie. Mentre ad ovest nasce il Nuovo Continente.

Il pensiero dissenziente del ‘700/800 in Russia è marginale, rotola nei salotti buoni di una borghesia esterofila. Gli scontri interni vengono più che altro da etnie altrettanto conservatrici, ma incazzate per trattamenti e marginalizzazioni, come i Cosacchi, nipoti dei cavalieri sarmati. Solo l’incredibile disastrosa gestione degli ultimi zar crea le condizioni dell’estremo scontento. Si inserisce nello scollamento tra zar e Popolo formatosi nel tempo. Non piaceva ai russi patriottici che a corte si parlasse in francese, non piaceva ai bigotti che l’aristocrazia desse scandalo. Non piacevano a nessuno i soldi ed il sangue spesi per fare ricorrenti ed inutili guerre con gli scandinavi. L’invasione di Napoleone e la strategia della terra bruciata, imposta dallo zar, impoverisce il paese che non si riprenderà più. Alla fine dell’800 una grandissima parte della Russia vive nella miseria pur essendo radicata in quelle terre fertili. Come si diceva è con gli ultimi due zar che esplode il dissenso più duro, pre rivoluzionario. Nicola, l’ultimo che pagherà con la vita colpe non solo sue, è circondato da una corte vampiresca, confusionaria. L’impero ha un governo autoreferenziale che affama le campagne e le città con tasse incomprensibili, che non toccano i parassiti della nobiltà. Che usa in modo dissennato il potere con una polizia politica brutale e illegale. Che entra in guerra impreparato portando al massacro centinaia di migliaia di soldati. In questo contesto di degrado gestionale si innesta nelle grandi città, specie nelle università, il pensiero anarchico. Dall’estremo apolitico del nichilismo ( http://www.storiain.net/storia/il-nichilismo-russo/ ) fino alla struttura logica ed insurrezionale di Bakunin ( https://it.wikipedia.org/wiki/Michail_Bakunin ) e di Kropotkin ( https://it.wikipedia.org/wiki/P%C3%ABtr_Alekseevi%C4%8D_Kropotkin ).

Marx nella Russia in fermento non ha grande spazio, come la Russia non ha spazio nel pensiero di Marx. Egli concepiva l’evento rivoluzionario socialista all’interno di una classe matura e consapevole, in grado di sostituire il valore borghese del capitalismo con il valore di classe in grado di produrre una nuova strutturazione della comunità sociale, in una parola: il comunismo. Il grande Karl immaginava questa rivoluzione in Inghilterra. Era giusto un filino fuori pista, ma insomma, allora non c’era google map, ci sta un piccolo errore geografico. Per tutto il resto aveva perfettamente ragione. La rivoluzione socialista in Russia dura quanto la rivoluzione giacobina francese, giusto un pugno di anni. Prima c’è un’insurrezione nazionale anti zarista assolutamente priva di logiche di classe, volta a chiudere la guerra e ridare fiato al Popolo. Poi in piena dissoluzione dello stato ecco ad ottobre 1917 il colpo di mano di Lenin, seguito da vari anni di guerre contro le repubbliche bianche vinte dall’Armata Rossa di Trotzkj . Immediatamente dopo la scomparsa di Lenin, si insedia Stalin spinto dall’apparato di partito che egli ha imbottito sottotraccia di suoi fedelissimi. Con lui si impone la contro rivoluzione. Come ha fatto Bonaparte, peraltro assai meno sanguinario, il georgiano liquida il giacobinismo delle avanguardie intellettuali, il collettivismo ed il parlamento sovietico imponendo la sua persona in perfetta identità zarista: io, sono lo stato. La dittatura staliniana è di fatto anti sovietica, anche se farcita di bubbole para socialiste. Elimina le rappresentanze di base, annienta i comitati operai e contadini, appunto i soviet, mette a modello della classe il signor Stakanov, prototipo dell’operaio fesso sfruttato e contento. Stalin diventa la nuova vecchia Russia. Un nuovo zar. Una nuova burocrazia. Una nuova polizia segreta. Una nuova siberia per gli ostili. Una nuova vecchia visione patriottarda ed imperiale.

Dopo un lungo tempo di immobilità pareva che in cinque anni cambiasse tutto. Ed invece, tutto, ritornò uguale.

Fascisti su Marte? Le radici della Russia nera

L’originalità del pensiero fascista è stata condensare la dottrina sociale, rivisitata in chiave paternalistica e manipolatoria, con lo spirito nazionale ed il conservatorismo più estremo. Nel secolo scorso Mussolini ed i suoi epigoni, nazisti o falangisti, riannodano i fili del pensiero reazionario. Essi hanno una radice comune e precisa, combattere l’illuminismo e reprimere l’enorme potenzialità alternativa che esso esprime con la rivoluzione francese. La reazione contro l’innovazione è una lotta antica. Pensiamo alla controriforma anti luterana. Ancora più antica, la costruzione delle monarchie nazionaliste alternative alla forza centrifuga delle comunità. E si va ancora più nel passato: l’impero contro la Repubblica, Cesare e Bruto. Sparta contro Atene.

Questa guerra, che esiste da sempre nell’evolvere del pensiero umano, dall’illuminismo in poi trova la forma ideologica rivoluzionaria e per contro, ovviamente, quella reazionaria. E qui fermo il volo, sennò finisco col fare sintesi scivolate sulla cera, rapide ed un po' ridicole. Ricordo in proposito un libretto che vidi in una bancarella a Parigi, era intitolato Il pensiero umano da Cristo ai giorni nostri. Il tutto in 100 paginette per cinque euro. Evitiamo. Torniamo al fascismo in Russia, che è meglio.

Considerando lo stalinismo una forma reazionaria è per me ovvio valutare la presenza del fascismo all’interno dell’Urss come agevolata. Non sono il solo a vederla così. Una parte della storiografia considera voluta la sopravvivenza, ed in talune parti dell’impero staliniano la forte presenza, delle formazioni nazional reazionarie. Quale sarebbe la prova? La loro stessa esistenza. Non dimentichiamo un elemento fattuale: Stalin governa, perché diffidente verso il Popolo e verso i socialisti rivoluzionari, attraverso l’uso costante della efficace e spietata polizia politica. Essa ha una sua storia precisa, ampiamente documentata. Ne tracciamo un breve insieme. Per chi volesse approfondire suggerisco due libri veloci e ricchi di informazione, Max Polo, Storia delle polizie segrete in URSS, Ferni ed ; Marcello Lucini, Ghepeù , Bietti ed.

Stalin eredita la prima struttura socialista di controllo e repressione. E’ la Ceka, la polizia politica voluta da Lenin e da Trotzkj. Nasce con l’obiettivo di esser il punto di ordine e governo in una fase rivoluzionaria. Va ricordato, per quanta ammirazione io abbia per Trotzkj, che egli era un rigido bolscevico, determinato e quando necessario sanguinario. Diffidava degli anarchici, aveva in ballo una guerra con le repubbliche bianche. Ci sta che fosse uno sponsor della Ceka, del resto anche il nostro CLNAI aveva favorito una sorta di polizia partigiana. Nel 1922 la Ceka sospende l’attività. La sostituisce la GPU più fortemente strutturata. Qui c’è lo zampone di Stalin anche se formalmente è coordinata da Dzerzinskj che già supervisionava la Ceka. La GPU diventa dai primi anni ’30 lo strumento delle purghe staliniane e dell’eliminazione di tutti i socialrivoluzionari di stampo trotzchista. Nel passaggio da CEKA a GPU Stalin copia lo stile fascista dell’OVRA con il principio dell’infiltrazione nei movimenti. Dalla metà degli anni’30 tutto si concentra nell’NKVD, il commissariato per gli affari interni, che assorbe la GPU e la sostituisce nelle attività di spionaggio e di repressione, fino alla gestione operativa dei lager. Durante la guerra l’NKVD interviene nei ranghi dell’esercito con i commissari politici. Forma anche divisioni spietate e tremendamente combattive, contrassegnate da una stella verde, copiando il modulo organizzativo della SS nazista. A capo di questa struttura viene posto Laurentj Beria la pistola di Stalin . Per un suo veloce profilo https://it.wikipedia.org/wiki/Lavrentij_Pavlovi%C4%8D_Berija . Dalla morte di Stalin nasce il KGB struttura che ben conosciamo- perché giunge fino ad oggi - in cui è cresciuto Vlad Putin.

Queste asfissianti polizie segrete, esperte di infiltrazione ed estremamente formate, che scovano ogni sospiro anti stalinista non colgono il radicarsi del fascismo nelle comunità russe? Improbabile. Nei paesi baltici, in Ucraina, in BieloRussia, tra i cosacchi il sentimento delle comunità russe – ricordiamo, serrate e razziste – è notoriamente anti comunista. All’inizio hanno appoggiato Stalin, che rappresentava il centralismo zarista storico alternativo a ciò che costoro percepivano come disordine cioè la visione sovietica. Rapidamente emerge il risentimento per la formazione dell’economia di Stato, odiata ed osteggiata perché centralizza le proprietà nelle mani del governo. Un sentiment radicato nelle comunità agricole ed identitarie. Fanno breccia, in questi movimenti spontanei anti centralisti, gli interessi dei piccoli proprietari terrieri, che hanno sostituito il latifondo aristocratico. Contemporaneamente cresce il peso antagonista della chiesa ortodossa che appoggia i revanscismi locali in chiave anti stalinista, dato che il dittatore abolisce la religione indipendente togliendo potere alla chiesa stessa. Certo non per convinzione laica, che non gli si riconosce, ma solo per rappresentare l’unico centro di potere strutturato. In questo terreno si innesta, tollerato quando non favorito, il movimento reazionario che troverà nell’invasione nazista la fase del suo massimo ed in parte inatteso consenso di massa. In proposito all’esistenza delle formazioni ipernazionaliste nell’ URSS di Stalin, una curiosità storica che riguarda il partito fascista russa sinteticamente riportata da Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Fascista_Russo

L’invasione tedesca e le formazioni naziste russe.

Dal 1941 con il collasso delle forze russe sul fronte occidentale il movimento nazionalista e reazionario fornisce, per prime in Ucraina e nel baltico, le strutture di volontari. Esse si espanderanno in seguito nell’area della Grande Russia, Georgia Galizia Bielorussia. Queste strutture di volontari, parliamo di milioni di persone!, rispondono direttamente alla SS ed in particolare molti vengono inseriti negli Einsatzgruppen, voluti da Heydrich per lo sterminio di oppositori ed ebrei.

Nei paesi del baltico, Estonia Lituania e Lettonia si fondono i nazionalismi di quella comunità a precisa connotazione etnico razziale, con le truppe naziste occupanti. Si determina così una struttura di fortissima collaborazione. I baltici inseriti nei ranghi SS diventano esperti nelle pulizie etniche uccidendo in vari modi, tutti orrendi, decine di migliaia di ebrei ( https://it.wikipedia.org/wiki/Olocausto_in_Lituania ). Un altro compito per gli Einsatzgruppen baltici è sterminare la comunità Rom del nord europa. In proposito a questo misconosciuto crimine – se ne parla relativamente assunto che degli zingari non fotte niente a nessuno a parte il pingue Salvini che ha un’ossessione razzista - linko un approfondimento https://rm.coe.int/il-periodo-nazista-negli-stati-baltici-schede-sulla-storia-dei-rom/16808b1c21

La guerra alle formazioni partigiane nella parte occupata della Russia è destinata ai volontari delle Waffen SS, in particolare le divisioni francesi, olandesi, spagnole. Il legame tra il fascismo russo, ed i nazisti diventa il più ampio ed il più forte di tutta la guerra. Si forma, a fianco delle divisioni SS ucraine e galiziane, l’esercito russo di liberazione, il RONA, comandato da generale Kaminskj ( https://it.wikipedia.org/wiki/Bronislav_Kaminskij ) e la milizia di Vlasov ( https://it.wikipedia.org/wiki/Andrej_Andreevi%C4%8D_Vlasov ) .

Nel baltico Il capo dei nazisti lettoni, Artur Silgailis, diventa comandante di divisione SS. Ancora oggi questo personaggio, morto in Canada nel 1997 a 101 anni, ha forte seguito in quel paese. Dopo aver combattuto per anni sul fronte del nord, fino alla guerra in Curlandia ( 1944/45 ) uno degli ultimi capisaldi nazisti, sfuggito alla cattura è riparato in Germania. Catturato dagli americani è stato usato dall’OSS e poi dalla CIA in qualità di organizzatore di movimenti clandestini. In questo ruolo, nel contesto della guerra fredda, ha proseguito la sua azione animando la fazione nazista baltica che oggi conta la struttura forse più robusta nel quadro della rete nera europea. In Estonia ed in Lettonia si vede eguale fenomeno.

L’altro grande paese passato in blocco alla collaborazione durante l’occupazione nazista è l’Ucraina che ha dato supporto logistico, alimentare e militare senza uguali. In questa vasta regione si sono strutturate diverse formazioni degli Einsatzgruppen. Ci sono stati continui massacri di ebrei zingari ed oppositori. Di questi non abbiamo un censimento completo, ma parliamo di diverse centinaia di migliaia di vittime.

Sia i baltici che gli ucraini hanno proseguito la guerra interna anche dopo il collasso nazista. Per una decina d’anni, fino alla fallita rivolta ungherese, il movimento denominato Fratelli della Foresta ha combattuto con le forze russe nelle repubbliche baltiche https://it.wikipedia.org/wiki/Fratelli_della_foresta . Per quanto concerne lo specifico ucraino nel contesto della guerra civile un link https://it.wikipedia.org/wiki/Esercito_insurrezionale_ucraino

Questi movimenti hanno permesso la continuità dei movimenti nazional reazionari quando non schiettamente nazisti. Ritroviamo ancora oggi, nella guerra d’Ucraina, i loro epigoni. Ma questo vale in egual misura per le formazionali iper nazionaliste e fasciste russe.

Allo specifico di queste milizie, al loro peso negli equilibri interni russi, e dedicata la seconda parte.

Chiudo con un link con il Manifesto per un suo interessante articolo sul tema, fresco di stampa

https://ilmanifesto.it/a-mosca-lestrema-destra-marcia-in-due-cortei

Buon anno nuovo. Viva la Repubblica.

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