Uno studio in rosso..

di Corrado Fois - Liberacittadinanza.it - 03/05/2022
Molte  differenze culturali e  politiche ci dividevano nel '68.. bene.. ci stanno ancora tenendo su fronti opposti. – Russell Banks

Russell Banks è , probabilmente, uno dei più interessanti scrittori contemporanei. Americano, nato in una famiglia operaia che aveva respirato l’aria del socialismo d’oltreoceano, Russell è past-president del Parlamento Internazionale degli Scrittori e membro autorevole dell’Accademia delle Arti. Autore di molti libri di successo , alcuni, come the sweet hereafter diventati film (.. da evitare, se emotivi .. è una tristissima storia basata sul vero incidente di uno scuola bus..) è stato, per molti aspetti, uno dei punti di riferimento politico culturale dell’area rivoluzionaria sviluppata negli USA ai tempi della guerra del Viet Nam.

La questione che Banks pone in evidenza, che cito nel sottotitolo, nasce dall’osservare come alcune delle fratture create all’interno della società dall’insorgere del dissenso politico e di tutti i vari distinguo che lo abitavano siano ancora fortemente presenti, forse addirittura potenziate. Russel sosteneva inoltre che i distinguo emersi dentro lo schieramento antagonista – il grande movimento di massa internazionale - erano in un qualche modo il prodotto delle diverse interpretazioni formatesi sul ceppo unitario del socialismo che agli inizi del 900 aveva una sua compattezza ( seppure distinto tra massimalisti rivoluzionari e riformisti ) e che dopo la rivoluzione russa invece si frammenta. Ricordiamo cosa è accaduto. Nel rivedere come si svolsero i fatti cent’anni fa si possono cogliere alcuni fili che legano il secolo scorso all’attuale … almeno nella coscienza della sinistra.

La grande lacerazione ..

Appare inevitabile considerare come la principale frattura nel movimento socialista sia stata determinata dall’affermarsi della prassi-partito sviluppata, teoricamente come metodo e praticamente come struttura, da Lenin. La volontà di affermare la centralità del partito bolscevico rispetto all’insieme del movimento socialista ha spaccato l’unità, od almeno la convergenza ideale, del movimento stesso.

Bisogna tener presente che la rivoluzione dell’inverno 1917 ha come primo obiettivo l’eliminazione dello zar, la fine della guerra e la ripartizione degli enormi latifondi mantenuti dall’aristocrazia e dall’oligarchia russa. Il grande raggruppamento coagulatosi intorno alla rivolta contro la miserevole conduzione, del governo e della guerra, esercitata dalla corrotta burocrazia zarista, non ha una guida definita ed una linea progettale chiara. Tant’è che lo stesso governo, appena insediatosi, si auto definisce ..appunto.. provvisorio.

Ora , come sappiamo bene noi italiani, non c’è nulla di più definitivo del provvisorio … figurarsi se questo non è apparso chiarissimo all’intelligente e cinico Lenin. Egli sa bene che il suo partito rappresenta una corrente minoritaria nell’ aggregato socialista, contraddittorio e fecondo, a cui aderiscono i populisti di Kerenskj , gli anarchici eredi di Bakunin ed i libertari moscoviti o pietroburghesi tra i quali militano soprattutto gli intellettuali , come ad esempio il grande poeta Majakowskj. Ma sa anche che tutti insieme formano un’opinione non una strategia e tanto meno una forza coesa. Cerca e trova dunque subito opportunità e pretesto per affermare, in quella confusa circostanza, la centralità bolscevica.

Nell’ottobre del 1917 , con un colpo di mano, viene rovesciato il governo provvisorio guidato dal Partito Socialrivoluzionario di Alexander Kerenskj che, per salvare la pelle, fugge. Lenin si insedia alla guida della Russia con il suo partito, prendendo il potere ed affermandolo con una brusca ed efficace marginalizzazione di tutti gli altri componenti dell’alleanza . Ma le cose non vanno come si aspettava.. nell’area che potremmo definire anti bolscevica emergono infatti nuovi leaders, ricchi di ambigui rapporti intessuti con le grandi potenze occidentali spaventate dalla prima concreta rivoluzione socialista … il movimento cosiddetto dei Bianchi. La nuova alleanza raccoglie un po’ di tutto in chiave moderata od anti comunista ed essendo formata da quadri del vecchio establishment militare costituisce un proprio esercito. Arriva persino a fondare, con il sostegno soprattutto dei mezzadri affermatisi dopo la fine dei latifondi, numerose repubbliche sorte a macchia di leopardo, dall’ Ucraina alla Siberia . Queste repubbliche si proclamano autonome dal potere di Mosca e lo combattono. Ancora una volta vediamo quanto la storia tenda a ripetersi, forse ..come diceva Marx .. prima come tragedia poi come farsa.

Il freschissimo e ancora fragile potere bolscevico vacilla scosso dalle forze centrifughe dei vari movimenti bianchi. Ma le cose presto cambiano ..emerge un nuovo leader nello schieramento comunista. Lenin deve tutto il suo successo, l’affermarsi del suo potere e la vittoria nella spaventosa guerra civile durata quasi un lustro, a lui .. a Lev Trotzkj pseudonimo rivoluzionario di Lev Bronstein, famiglia di origini baltico ebraiche.

Lev è un giovane e brillante intellettuale ( i compagni di partito lo avevano soprannominato Penna ) dotato di grande autorevolezza naturale, guidato da una precisa volontà politica, sostenuto da una disciplina interiore di acciaio. Si rivela immediatamente capace di organizzare partito e strutture. Crea , praticamente dal nulla, una nuova forza militare .. l’Armata Rossa nasce con lui e sotto la sua guida brillante ed innovativa quella truppa disorganica e raccogliticcia si trasforma in un esercito moderno sconfiggendo , ed azzerandole con spietata determinazione, le forze Bianche.

Trotzkj, che emerge cosi fortemente, da ombra a tutti gli altri , persino a Lenin. Così, per pareggiarne l’influenza, il capo supremo costruisce un dualismo nella leadership del partito, bilanciandone l’astro con un rivale, un uomo d’apparato, il georgiano Josif Stalin. Personaggio fino ad allora abbastanza secondario, ma determinatissimo. Ambizioso, dotato di una forza d’animo dura e tenace Josif non è brillante come Lev, non è carismatico come Lenin .. ma dalla sua ha una capacità di maneggiare i servizi di sicurezza del partito con tanta assidua attenzione da trasformarli in un apparato a lui fedele, preciso come un orologio. Saranno per sempre la forza del suo potere ..e dopo lui del potere del PC nell’URSS. Fino a Putin, che ne fu autorevole rappresentante.

Alla morte di Lenin come sappiamo segue il lungo governo di Stalin che, da sempre in collisione con Trotzk,j riesce ad orientare la maggioranza del partito bolscevico così da espellere Lev ed a perseguitare lui e tutti i suoi seguaci. Fino a farlo uccidere in Messico nel 1940 grazie ad una cospirazione ordita dal grande pittore Siqueiros ed attuata da Mercader, zio della moglie di Vittorio de Sica.

Strane cose accadono nel mondo, talvolta.

In questo dualismo, voluto da Lenin, e nei suoi gravi esiti è la prima grande lacerazione. Quella frattura profonda che ha determinato, dagli anni’30 fino ad oggi, la divisione della sinistra rivoluzionaria. Lacerazione che sta tutta racchiusa in una questione strategica .. il socialismo rivoluzionario è internazionale o locale? … e da qui .. la rivoluzione è permanente e globalizzabile o deve essere solo un evento di transito da un governo ad un altro, con un’inversione di Classe e solo interna ad un paese?..

Trotzkj sostiene la prima visione, Stalin la seconda. Trotzkj sostiene l’internazionalismo rivoluzionario, Stalin la prassi gestionale nazionalista ed egemone, e solo dopo esportabile. Trotzkj crede nei governi legittimati dalla classe, che rappresentano in modo diretto gli interessi della stessa tramite i soviet .. Stalin sostiene che il partito debba interpretare le necessità del Popolo ed orientarlo. La spaccatura che troviamo ancora attuale tra .. rappresentanza pura ed interpretazione , intermediata dal partito. Il movimentismo aperto contro il centralismo ed il primato del partito.

Strade contrapposte..

Come ricordiamo questa lacerazione ha prodotto terribili contrapposizioni nel movimento socialista. La ritroviamo in tutti gli eventi rivoluzionari e politici del 900 , dalla guerra civile spagnola alla seconda guerra mondiale ed alle varie insurrezioni nel terzo mondo seguenti alla guerra stessa. Stalin impose infatti a tutti i partiti comunisti, in tutto il mondo di bandire la linea di condotta internazionalista riaffermata nella quarta internazionale, voluta proprio da Trotzkj.

In Italia l’affermarsi della linea di condotta stalinista provocò l’emarginazione di Amedeo Bordiga,. Da rivoluzionario disciplinato Amedeo prosegui la sua strada ideologica ( stupenda la sua ultima intervista, concessa a Sergio Zavoli ..si trova negli archivi Rai o su you tube ) e la sua fazione restò sola a combattere intransigentemente da sinistra il governo fascista soprattutto quando il Partito di Togliatti, nel 1936, scrisse la famosa lettera aperta ai ..fratelli in camicia nera.

L’ostracismo verso il trotzkismo ed in generale contro le linee internazionaliste del movimento pervase per decenni la cultura e la storiografia fedeli al Partito Comunista. Ad esempio.. relativamente ai due anni della resistenza armata al fascismo ( 43/45 ) la storiografia del PCI di matrice stalinista mentre ha dovuto riconoscere al Partito d’ Azione un ruolo preciso nel CLNAI , ha marginalizzato il contributo dato dalle forze trotzchiste al movimento di liberazione. Stella Rossa a Roma è stata quasi occultata, la rivolta di Napoli guidata dai bordighisti è diventata, nella narrazione degli intellettuali organici , una sorta di spontaneo moto popolare visto che il PCI ortodosso contava relativamente poco da quelle parti.

Tralasciamo gli obbrobri delle fucilazioni di trotzkisti nella guerra spagnola, una vergogna che ancora oggi scandalizza, tanto da tenerla a margine delle varie narrazioni in materia. Ma ricordiamo invece come nel dopoguerra l’egemonia russa, esercitata grazie a finanziamenti ed armamenti, sui movimenti anti colonialisti in Asia, Africa e Sud America abbia occultato la presenza politica sia trotzkista che della rappresentanza dal basso. La grande visione internazionalista anti egemone permeava per vari aspetti anche Guevara, non a caso emarginato da Castro nella sua versione post rivoluzionaria quando , deluso dalla politica americana ( come sempre geniale! ) è stato regalato ai russi di Krushev quel burocrate stalinista ucraino, spietato commissario del popolo a Stalingrado, ed inventore di tutti i casini che ancora oggi affliggono la sua gente.

Le strade contrapposte tra internazionalismo e nazionalcomunismo ( il PCI sfoggiava due bandiere nel simbolo ) proseguono nei decenni del dopoguerra con una costante contrapposizione. Il trotzkismo , ad esempio, era significativo negli USA e fu fortemente osteggiato dall’ortodossia comunista euro-russa. Non volendo credere alle dicerie per le quali fu anche il servizio segreto russo a fornire informazioni e nomi alla orrenda commissione McCarthy , resta il fatto che la posizione dell’URSS e dei partiti satelliti fu sprezzante , tanto che in Italia gli intellettuali rivoluzionari americani vennero dipinti come una banda di inutili salottieri. Anche se pagarono con l’emarginazione e la galera le loro idealità. Il trotkismo era ben presente in Irlanda del Nord , trascurata dalla politica estera di Mosca, ed in Francia dove pesava in maniera significativa scontrandosi con l’apparato del PCF che non a caso fu critico verso il movimento di Parigi del maggio’68 nel quale appariva assai forte l’influenza della 4° Internazionale.

Ed oggi…

Le recenti elezioni in Francia hanno mostrato che queste lacerazioni, anche oggi che lo stalinismo è stato come occultato e rimosso, restano.

Il PCF – figlio delle scuole quadri staliniane che hanno forgiato l’attuale classe dirigente - ha preferito marciare da solo sottraendo voti a France Insoumise e permettendo il secondo ballottaggio alla Le Pen. Una delle ragioni ventilate dai commentatori d’oltralpe? Melenchon è un trotzkista. Veramente un po’ triste .

Tuttavia qualcosa si muove proprio in Francia. In questi giorni si è assiste ad un evento storico che ..potrebbe forse chissà si spera .. mettere fine alla vecchia insana lacerazione a sinistra. France Insoumise progetta un fronte comune con i Verdi ed invita il PSF ed il PCF ed i partiti minori della galassia di sinistra a sotterrare la diatriba, preparando insieme un nuovo soggetto politico di notevole forza che potrebbe … vedremo si spera … presentarsi alle elezioni. Un appuntamento assolutamente significativo dopo la vittoria di Macron, che può dare notevole contrappeso al secondo mandato.

Se quest’alleanza socialista ed ecologista funzionasse potrebbe essere un esempio per altre democrazie, come la Spagna che rischia il ribaltamento a destra, e la Grecia. Il Portogallo ha già fatto, visto che oggi governa la sinistra unita, ma può ulteriormente allargare il consenso nei prossimi mesi. Ed in Italia?

In Italia no. Non credo sia possibile.

Da noi l’implosione della sinistra ha fatto emergere la componente democristiana che si è infilata in tutte le dirigenze. Non abbiamo più una sinistra laica che possa coagulare intorno ad un progetto socialista le componenti ecologiste libertarie e comuniste. Abbiamo un PD che non so che diamine sia, ma che è condotto da Letta e Franceschini , due post democristiani che stanno alla sinistra come il parmigiano sul profiterol. Se va bene potremmo paragonarli a Donat Cattin o Martinazzoli.

La sinistra italiana esiste senza dubbio ancora, ma è un arcipelago composito e contraddittorio dove purtroppo sopravvive la grande lacerazione nella costante diatriba che oppone ex comunisti e trotzkisti ( vedi Rizzo e Ferrando ). Penso che quest’area debba far da sé e che abbia anche la forza numerica per costituire un fronte forte capace di assumere in proprio la battaglia all’ineguaglianza, la difesa del territorio e delle minoranze, la tutela sul lavoro e del lavoro, ma per quanto io speri che si realizzi una vera Sinistra Unita non lo ritengo possibile. Nonostante Fratoianni che pare averne la visione.

Del resto anche la destra è ormai la fiera dei personalismi e delle fratture, e mi pare che questo non faccia bene né al paffuto Matteo né alla sora Giorgia … almeno a detta dei sondaggisti.

In Italia il vero elemento collante, così come l’unico salvagente, è Draghi. Che a lor signori piaccia o no l’equilibrio dell’attuale partitica ( politica mi pare un’accezione troppo alta per tutti loro ) e la sua stessa sopravvivenza è dato da una variabile tecnica, non scelta dall’elettorato e per tanto esterna alla logica di rappresentatività sociale.

Personalmente vedo abbastanza chiaro che Draghi succederà a se stesso, indipendentemente dal fatto che riesca o meno a realizzare le riforme che ha in testa e che questo parlamento stralunato ora sostiene ora boccia. Se oggi si andasse a votare con questa sgangherata legge elettorale verrebbe fuori un altro mosaico ingestibile e ci si ritroverebbe a dover chiedere il bis … come è stato ( fortunatamente visti gli altri nomi ) per il Presidente Mattarella.

Uno studio in rosso dalle nostre parti diventa dunque solo fonte di amare considerazioni su quello che andava fatto, su quel che si poteva fare, su quello che non si è fatto e che, sono propenso a credere, non si farà.

Dalla lacerazione e dal confronto duri, rischiosi, ma anche ideologicamente significativi in Italia si è scivolati nel vago. Nel vacuo.

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