Viene da chiedersi se sia il caso di rispondere al prof. Guzzetta che sul Corriere torna alla carica sulle riforme istituzionali. Ne varrà la pena?
Il professore non si rassegna alla sconfitta delle riforme costituzionali, di Berlusconi e Renzi, cancellate dal voto popolare rispettivamente nei referendum del 2006 e del 2016. La sua concezione della sovranità popolare esclude i risultati delle consultazioni referendarie. O, meglio, i risultati che non gli piacciono.
Perché ora propone un referendum propositivo (che la Costituzione non prevede) per formare un'Assemblea di revisione costituzionale, anch'essa non prevista dalla Carta.
Incurante della totale incostituzionalità della sua proposta, che aggira astutamente l'articolo 138 con cui la Costituzione stabilisce il modo delle sue stesse modifiche, il prof. Guzzetta questa volta è pronto a dare credito al futuro responso referendario perché ritiene che questa volta il popolo, scocciato dalle includenti lungaggini della democrazia, se ne libererà e opterà finalmente per il presidenzialismo.
Che dire?
Certo i suoi studenti potrebbero prendere la parola sul tema. Il dibattito disciplinare è aperto e sarebbe interessante verificare che idea si fanno del loro professore.
Ma, lasciando da parte la questione formale, tutta questa fantasiosa avventura al fine di assicurare all'Italia l'equivalente di un Trump o di un Kim o di un Horban?
La governabilità è cosa seria. Troppo per metterla nelle sole mani di un PRESIDENTE. Ma un pensierino sul cancellierato? Proprio no?