Ho letto in ritardo le notizie da Torino sull’attacco della polizia alla manifestazione degli studenti mobilitati per la morte in cantiere di Lorenzo Parelli. E sempre in ritardo ho letto le dichiarazioni, razionali e niente affatto emotive, di una studentessa diciassettenne picchiata in quella manifestazione. Il comportamento della polizia di Torino e in particolare di chi dava gli ordini è inqualificabile: ferite, sangue, traumi cranici.
Gli studenti avrebbero dovuto accettare serenamente che un loro compagno morisse colpito da una putrella? Si dovevano rassegnare al fatto che l’alternanza studio-lavoro può comportare la morte? Il minimo che potevano fare era manifestare. Ne avevano il diritto e, in un certo senso, perfino il dovere: si sarebbero vergognati se non l’avessero fatto.
La giustificazione data dalla Questura è che si erano infiltrati nel corteo i centri sociali. Come se la presenza dei centri sociali giustificasse automaticamente l’uso del manganello sulla testa! Gli studenti smentiscono con vigore e rivendicano il carattere pacifico del loro corteo. E annunciano esposti alla Procura.
Letta ha preso le distanze, Fratoianni ha presentato un’interrogazione. Ora il potere politico deve porre rimedio. E sul serio. La nuova manifestazione annunciata dagli studenti torinesi per il prossimo 4 febbraio deve essere lasciata scorrere in pace.