Carissima Barbara,intanto …grazie per avere messo a dura prova la tua e la nostra capacità di leggere attentamente e,possibilmente,capire..Si sa,superando le dure prove ci si ..rinfresca la mente !.Poi, da isolano verace ad isolana verace ,vorrei contraddirti nella indicazione della temperatura delle " nostre " estati molto calde rammentandoti che io vivo a sud di Tunisi..e sono prossimo ai 74 anni e abito da sempre alle pendici del Vulcano Mongibello ( “ Monte-Monte “ rafforzativo latino-arabo Mons-Gebel in uso per indicare le forme più grandi della Natura..) e non sono lontano dal riverbero della infernale piana di Catania eppure a mia memoria non ricordo mai quella gradazione che hai riportato.Nelle nostre estati c'era sì tanto caldo,ma assai sopportabile ( quando non era appesantito dall'infame scirocco ) e toccare i famigerati 40 ° era un avvenimento che capitava per non piu di 6/7 giorni in tutto il periodo e perdipiù quasi mai di continuo.
L''Estate non era ancora una calamità naturale del pianeta Terra in dissolvimento..Le ragioni,con grandissima articolazione e sapienza le hai ben illustrate tu e non ci torno.Sono ragioni indiscutibili e assai difficilmente contestabili che,a parte gli stupidi incoscienti che negano .o meglio se ne fottono ) anche i bambini di prima elementare capiscono.Come ho scritto molto umilmente,ritengo che il mancare di contrapporsi allo scempio naturale provocato dal feroce capitalismo consumista e dall'imperialismo ad esso collegato non sia solo una calamità da sopportare ,ma anche e soprattutto la perdita profondamente spirituale pressoché universale, che noi piccolissimi esseri chiamati "uomini",abbiamo accettato e alimentato al massimo della ferocia egoistica perchè dopo le immani olocausti e distruzioni del secolo scorso e con esse le irreparabili distruzioni di ogni Ideale politico ,con colpevolissima supremazia della cosiddetta " sinistra" che ha formalmente e stupidamente continato a mantenere le forme esteriori vetero comuniste ( " compagni,classe operaia,bandiera rossa....”)mentre si allineava al neocapitalismo e drammaticamente evitatava di sostenere e ampliare al massimo quella social democrazia e la stessa liberal democrazia in molte parti che ne avrebbero fatto un " luogo" moderno e avanzato di società.Il brancolare smarriti,ora quà ora là,ora con questo e subito con quello e poi dalle alla " Compagna segretaris..Questo fenomeno provoca la nostra prigionia della produzione neo capitalista,della ricchezza senza lavoro e del lavoro ferocemente e irreparabilmnte alienato avendo trasformato in una crescita sempre più selvaggia e insaziabie quel poderoso " spirito animale" del capitalismo alla sua nascita ( Marx)
Politicamente abbiamo praticato mille guadi,senza conquistare nessuna sponda.Il sistema elettorale maggioritario sostenuto a gran voce dopo Prodi e con Prodi,garanzia di scelta univoca e certa e anche di ineludibilità della realizzazione di un vero Programma democratico e della sua espressione Partito ,è stao bellamente prima boicottato dalle miserabil e "nobili" elites ,poi abiurato con vergogna ,ritornando come nulla fosse al pantano di un proporionale pergiunta dai confini blindati che non è e non puo essere capace di alcuna rappresentanza. E sena rappresentanza,la " Sinistra" non esiste,perchè il potere ce l'ha chi non vuole cambiare il mondo,ma godere finalmente,tanto incosciente quanto revanscistico e servo utile di esso.Oggi,a mio parere,forse l'unica possibilità che ci rimane è quella di staccare l'attenzione maniacale al "clima" definendo ecologico il problema.Certo che lo è,ma per incidere e cambiare rotta drasticamente è necessario abbracciare il concetto definitivo di sviluppo sostenibile che elimina alla base le criticità pressoché irreversibile nella produzione e nell'accumulazione .
Qual fabbrica ? quale agricoltura ? Siamo disposti a fare una assai sofferta inversione di rotta e tornare ai tempi di quella società che tu con gioiosa nostalgia richiami e che anche a me appartiene ? Si sa,ad una certs età siamo tanti il laudatores temporis acti,ma solo nella coscienza della sobrietà della esistenza,nel rifiuto dell'accumulazione consumistica irrefrenabile sta il segreto.Non c'è bisogno di essere Marx o Engels per avere coscienza che il consumismo sfrenato cui la gran massa della società non intende rinunciare ( anche di questi tempi,quanti carrelli stracolmi alle casse dei supermercati mentre chi produce ricchezza perde il lavoro ! ) causa l'iperproduzione selvaggia e immorale verso TUTTI gli Esseri del Creato! Insomma,e mi scuso se mi sono fatto trascinare dalla mia forse infantile passione ,ci avvertìrono in tempo due grandissimi italiani,Profeti ineguagliati della capacità di vedere il futuro e di organizzare già un altro Presente. Adriano Olivetti e Pier Paolo Pasolini .
L'uno,con la strabiliante visionaria capacità di rendere vero vivo ed efficace uno sviluppo sostenibile ed una forma di socialismo liberale ineguagliato,che ad Ivrea e in tante parti del mondo ,seppe creare " Non l'uomo per la fabbrica,ma la fabbrica per l'uomo.." .
L'altro con la tragica profezia che la fine del " sacro" e della sacralità della Vita,spoglia da qualsiasi paludamento "religioso" ,ci avrebbe precipitato nella perdita dell nostra profonda coscienza umana e della Natura di cui facciamo inscindibilmene parte.
Erano gli anni di Barbiana di Lettera a una professoressa, " .. l'utopia di un'eguaglianza fatta non per accumulo (produzione e consumo: la vagheggiata “affluent society”..), ma per condivisione dell'essenziale: l'Italia di Pasolini e don Milani, Danilo Dolci e padre Turoldo, e anche - sia non indebito il paragone - dei papi veneti del Concilio, papi degli umili. Quella via, via di parola e di pane, di poveri e giustizia, fu l'orizzonte scomodo di Pier Paolo Pasolini: "Ma nei rifiuti del mondo, nasce / un nuovo mondo […] / la loro speranza nel non avere speranza" (“La religione del mio tempo” ). Quella vita che non ha nient'altro, per sostenerla, che il suo consumarla, sacro deserto della fame, della manna, ove si attraversa - come Mosè, come Edipo - il miraggio, "sospinti dalla violenza del suo assillo". Così Pasolini ci ha rinnovato la biblica coscienza del sacro: quella coscienza - di Frazer e Cumont, di Caillois e di Deonna, ma anche di Bresson e di Tarkovskij - che "ciò che è sacro si conserva accanto alla sua nuova forma sconsacrata" (Medea)...." ( cit.) .
Una caro saluto.
Rosario Patanè