Magistratura e separazione dei poteri

di Rosario Patanè - 09/10/2023
Può un Magistrato in carica ,specie se Inquirente,partecipare attivamente ad una “protesta” che ancorchè civile e non violenta è squisitamente politica “antigovernativa” senza violare il dovere costituzionale della separazione dei poteri ?

Sono purtroppo convinto che si sta offrendo in un piatto d’argento alla Lega e al suo infimo caporione il pretesto per la diffamazione - così cara alla “pancia” della minuta borghesia e classe operaia del suo elettorato - dell’Istituzione Magistratura, potere costituzionale indipendente ,se non dalla Legge ,e ineludibile sommo regolatore della vastissima dinamica politico sociale.

Il caso del Magistrato Sig.ra Apostolico a me appare sinceramente chiaro. Mentre l’avvenimento di cinque anni fa ,peraltro in un contesto molto largo di partecipazione assolutamente “ non militante “ ,uno per tutti la C.E.I.,viene strumentalmente associato come esclusivamente parziale e di scelta politica ex post alla motivata e articolata sentenza di respingimento della permanenza nei CPR dei tre migranti ,dall’altra parte ci si ostina in una “difesa “ anch’essa strumentale di una posizione che appare deviante rispetto al problema suscitato dal caso sella congruità della difesa politica che moltissimi ,ed io tra questi davanti alla nave “Diciotti” e altri abbiamo strenuamente sostenuto in ben altra veste .

Può dunque un Magistrato in carica ,specie se Inquirente,partecipare attivamente ad una protesta che ancorchè civile e non violenta ( almeno nella sua larga parte ) è squisitamente politica antigovernativa” senza violare i dovere costituzionali ?

A mio sommesso parere,no. Infatti mentre è risaputo consentito e tutelato il diritto di custodire ed anche esprimere delle idee sociopoliche generali e di manifestare ,lo stesso non può dirsi di una scelta che,senza ipocrisie ,puo senz’altro definirsi conflittuale con la casistica del suo Ufficio che costituisce una evidente anticipazione del suo pensiero ,o addirittura “ militante” ancorchè ancorchè verso una “ sinistra “ che esprime sopra ogni altra cosa una considerazione civile e umana di eguaglianza solidarietà,colonne della nostra Costituzione.

Sarebbe facile e bastevole chiedersi cosa sarebbe potuto accadere e come tantissime volte è accaduto nel decennio trascorso financo ad oggi,se fosse stato un magistrato o un politico istituzionale definito di destra ad attuare una simile partecipazione contro una azione governativa di alternativo potere politico .

Il mio piu assoluto rispetto verso l’Istituzione Magistratura non cancella il ricordo nettisimo dei tempi che la mia generazione ha vissuto per lunghissimo periodo quando la magistratura nella quasi totalità della giurisprudenza ( e anche la stessa Consulta era assai tiepida nella sanzione dei diritti sociali e politici piu avanzati ) era drasticamente e severamente ostie in ogni realtà territoriale ai movimenti di base ,alle lotte sindacali, ai partiti della sinistra democratica ,fino alla coraggiosa apparizione sulla scena dei cosiddetti, “pretori d’assalto” quei giudici tradussero con coraggio nel campo del diritto del lavoro le urgenze del mutato rapporto di forze che per una parte degli anni 70 pervase il Paese come lo storico Romano Canosa e Amendola Sansa e Almerighi che con le loro assai profonde e innovative indagini svegliarono l’Italia degli anni ’70.

amendola.jpgAdriano-Sansa.pngmanifestazione anni 70.jpg

Quei giovanissimi Interpreti della Legge ,senza mai prescinderne, segnarono un autentico spartiacque mettendo in luce quella caratteristica che i formalisti conservatori legge funzionali al potere costituito,avevano ostinatamente disatteso e contrastato e cioè il fondamentale principio giuridico coniugato al diritto naturale della Interpretazione della Legge con tutto il virtuoso bagaglio di verità profonda ed esistenziale dei rapporti sociali economici e liberaldemocratiche che si evolvevano e andavano prepotentemente occupato il campo della Realtà.

Questa tristissima storia mi offre il destro per ribadire come tutti, ma specie chi difende e propugna un umanesimo polito sociale che sia il figlio prediletto della Costituzione non può essere meramente un “conservatore” ,ma che ha anzi il dovere di non esserlo e di affrontare la forma del diritto e della legge ,sia essa ordinaria che costituzionale ,nel suo divenire e nella consapevolezza del divenire percettivo diffuso e autentico riconducendolo con la primazia delle proprie ragioni e ideali politici avanzati senza arretrare o tradire i propri grandi Valori ,ma lasciando al campo della polemica politica anche dura e diversissima un perimetro inviolabile che non può e non deve essere oltrepassato senza delegittimare i valori Generali e Astratti che sono il perno di sostegno e funzionamento di una Democrazia Costituzionale avanzata .

Il rischio di fare le barricate sullo status quo,senza affrontare criticamente e tenacemente contando nella superiorità dei principi costituzionali ,può ridurre tali valori ad una rappresentazione mutevole di “parte” quale essa sia, assunta come “abito” di una “guardaroba” politico di ogni tinta e misura, svilendo il grandissimo rigore storico-intellettuale che seppero avere i suoi Padri , pur portatori limpidissimi delle più varie ideologie politiche e grandissima Passione politica e umana.

Rosario Patanè

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