In Italia , la certificazione dei dati INAIL per i primi 8 mesi dell’anno 2025, da gennaio compreso il mese di agosto (dove la maggioranza delle aziende sono chiuse per ferie) le morti sul lavoro sono state 681. 2,84 morti al giorno, mentre gli infortuni sul lavoro sono stati 384.007 .Ma l’Inail non conteggia i lavoratori agricoli ( 91 nei primi 8 mesi che non sono coperti dall’INAIL) e quindi vanno aggiunti, non conteggia quelli a nero, nemmeno quelli finti autonomi che a partita iva, che complessivamente raggiungano circa 900 morti l’anno che fanno 3,75 morti sul lavoro ogni giorno, se poi consideriamo i morti anche in itinere, la cifra arriva a 1.200 morti, circa 150 morti al mese .
COSA FA IL GOVERNO?
Quindi i provvedimenti del Governo non servono a niente e sono solo “aria Fritta”.
Ecco invece quali provvedimenti dovrebbe prendere il governo, tra l’altro a costo zero, che invece non fa :
Visto che la maggioranza dei lavoratori morti erano dipendenti di aziende in appalto, subappalto, partite iva e precari , il governo potrebbe abolire o ridurre le casistiche di assunzioni previste dalla legge n. 30 fatta nel 2003 da governo Berlusconi con il ministro del lavoro Maroni. Essa prevede ben 45 forme di lavoro precario, frantumato, flessibile… Oggi c’è l’impossibilità di chi lavora in modo precario a rifiutare il lavoro a rischio ;
- Potrebbe abolire la legge Jobs Act , che con dall’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (Renzi 2015), oggi il padrone può dire : “ lavora come ti comando anche senza dispositivi di sicurezza oppure ti licenzio”;
- Sempre a livello legislativo, il governo dovrebbe introdurre nel Testo Unico sulla Sicurezza il reato di omicidio sul lavoro ed invece molti articoli sono stati depenalizzati a partire dall’ultimo governo di Berlusconi e le aziende non in regola se la cavano con un multa ;
- il governo potrebbe abolire la Legge Salvini sulla che prevede gli appalti a Cascata con sub appalti al a massimo ribasso riducendo i costi della prevenzione e sicurezza sul lavoro;
- per ultimo il governo potrebbe abolire o rivedere la legge n.189 chiamata “Bossi/Fini” che considera clandestini e senza diritti chi cerca lavoro ma non proviene da Pesi in guerra. Essi vengono in teoria espulsi ma solo apparentemente di fatto restano in Italia, perché non essendoci accordi con i Paesi di provenienza restano tutti in Italia e lavorano a nero senza nessun diritto a rischio maggiore di incidenti sul lavoro che in gran parte non vengono mai denunciati.
COSA FANNO LE IMPRESE ?
Ecco le responsabilità delle imprese : il cosa fanno e il cosa dovrebbero fare.
In questo contesto di cambiamenti organizzativi, la scienza ci dice che ci sono accorgimenti tecnici con i quali è possibile abolire ogni forma di incidente sul lavoro, persino quelli che un addetto alla catena di montaggio od ad altri lavoratori dovessero provocare con dolo (cosa mai avvenuta). Naturalmente si tratta solo di effettuare gli investimenti necessari , che invece non vengono fatti.
Quello che non è minimamente cambiato rispetto al passato, è la ricerca continua del risparmio su tutti i costi, al fine di fare più profitti, da parte della maggioranza delle aziende.
I datori di lavoro con una logica profondamente falsa, cercano di risparmiare sul costo del lavoro compreso i costi per la prevenzione e sicurezza… mentre per essere più competitive le aziende dovrebbero fare l’esatto contrario ed investire in prevenzione e sicurezza ed investire nell’innovazione di processo e di prodotto.
In realtà sono una minoranza le fabbriche dove si fa prevenzione adeguata, mentre vi sono anche molte aziende che non solo non fanno investimenti necessari , ma per aumentare i ritmi di lavoro, la produzione ed i profitti, tolgono anche le sicurezze esistenti… Come dimenticare il caso di Luana d’Orazio stritolata risucchiata dall’orditoio dove lavorava , perché la titolare di una azienda di Prato dove lavorava, per mandare la macchina più veloce e produrre di più, aveva tolto i dispositivi di sicurezza ?
Quindi cosa dovrebbero fare i datori di lavoro ?
Dovrebbero capire che è tutta l’organizzazione del lavoro che deve essere profondamente mutata, anche a costo di ridurre i loro elevati profitti.
I datori di lavoro dovrebbero fare il proprio mestiere di fare impresa, che è quello di rischiare i propri capitali investendo nell’innovazione di processo e prodotto, nella prevenzione e sicurezza sugli impianti, nel non cercare il massimo sfruttamento della manodopera, e non spostare i propri capitali verso la speculazione finanziaria come invece stanno facendo.
COSA DEVE FARE IL SINDACATO ?
E’ anche il sindacato che deve cambiare la propria strategia di intervento nei luoghi di lavoro.
Ma per fare quanto sopra bisogna anche cambiare un articolo fondamentale merito alle legge esistente (Testo Unico Sulla Sicurezza”) sulla prevenzione e sicurezza, a partire da questa considerazione :
la legge 626 del 1994, recepita e riformata con il Testo Unico sulla Sicurezza n. 81 del 2008, pur essendo una buona legge, a 30 anni di distanza , abbiamo visto che vi è una grave lacuna che impedisce una vera contrattazione sulle tematiche riguardanti la cause degli incidenti sul lavoro e quindi va modificata nel suo impianto centrale.
A mio parere quello che va cambiato è l’articolo n. 35 del Testo Unico sulla Sicurezza, riguardante la disciplina in merito alla riunione periodica sul documento riguardante la valutazione dei rischi che è obbligatorio.
La valutazione dei rischi viene fatta su un documento sui rischi esistenti predisposto dall’azienda, in una riunione svolta tra il datore di lavoro, il medico competente, il servizio di prevenzione e protezione dell’azienda (RSPP), il Rappresentante dei lavoratori alla sicurezza (RLS).
Durante la riunione che viene svolta almeno una volta l’anno, in teoria si analizza il documento sui rischi esistenti, l’andamento degli infortuni e malattie professionali,
gli interventi di prevenzione svolti o programmati, la formazione fatta o da fare, ed eventualmente se i soggetti interessati valutano inadeguato ciò che è stato fatto in azienda, possono essere intraprese azioni ulteriori al fine del miglioramento degli infortuni, salute, sicurezza.
In realtà quello che avviene nelle riunione sopra menzionate vede tre soggetti di parte datoriale e uno in rappresentanza dei lavoratori, che viene “ingabbiato” in una logica del datore di lavoro dove “tutto va bene”, di norma viene convinto che è stato fatto tutto il possibile ed anche se esprime una sua contrarietà , esso è molto debole perché in precedenza non c’è stato alcun coinvolgimento dei lavoratori, non ha nessun mandato a contrattare e può solo riferire successivamente alla RSU ed all’assemblea dei lavoratori , cosa che peraltro avviene molto raramente .
Quindi il sindacato a partire dalla CGIL deve cambiare la sua strategia e chiedere anche una modifica dell’art. 35 che va riformato inserendo l’obbligo dell’indagine tecnica e medica da svolgere, solo dopo l’individuazione dei rischi esistenti con i “gruppi omogenei” dei lavoratori e prima del confronto annuale sulla valutazione dei rischi.
E’ innanzitutto necessario ricostruire il protagonismo dei lavoratori nelle aziende , a partire dalla a individuazione dei rischi esistenti nei luoghi di lavoro, senza aspettare le riunioni periodiche per farceli elencare dal datore di lavoro, RSPP, Medico Competente in sicurezza, che come abbiamo detto sono di parte. E senza nemmeno aspettare che sia il controllo dell’Ispettorato del lavoro a risolvere i problemi esistenti in azienda.
Occorre allora che il sindacato torni (come negli anni 70) a valorizzare la soggettività di chi lavora attraverso i “gruppi omogenei” , in apposite assemblee di lavoratori, con le RLS , le RSU, i tecnici delle ASL preposti a fare le indagini sui rischi esistenti, il medico competente.
È nell’assemblea che, anche tramite appositi questionari è possibile individuare i rischi esistenti sugli impianti, polveri, rumore, microclima ecc… ma anche quelli causati dai carichi e ritmi di lavoro, dallo stress, dalla monotonia, dai turni di lavoro, dagli orari gravosi, dagli organici insufficienti, ecc… ecc…
E’ insieme a tutti i lavoratori, che una volta individuati rischi esistenti sull’organizzazione complessiva del lavoro, viene dato mandato ai tecnici di fare l’indagine sui rischi esistenti in ogni reparto, ed al medico competente di effettuare visite mirate in relazione dei rischi esistenti.
Solo successivamente non solo la RLS ma anche la RSU, i lavoratori e tutto il sindacato di categoria, è in grado di aprire un confronto vertenziale con la Direzione aziendale , con il mandato dei lavoratori per abolire i rischi individuati non solo quelli sulla sicurezza degli impianti, microclima, fattori nocivi… ma anche quelli che riguardano tutta l’organizzazione del lavoro : Quantità e qualità degli organici in ogni reparto , prodotti lavorati, orari necessari, carichi di lavoro, turni di lavoro, qualità della formazione informazione addestramento. Insomma poter stabilire il come ed il per cosa si lavora.
Solo così è possibile ricreare un nuovo protagonismo dei lavoratori, recuperare una nuova cultura di rifiuto di ogni lavoro a rischio e acquisire un reale potere di contrattazione. Potere di contrattazione che va perseguito e sostenuto dalle azioni di lotta necessarie, su tutta l’organizzazione del lavoro, compreso gli orari e gli organici necessari , andando a stabilire gli investimenti da fare alla fonte, il come si lavora, con quanti organici si lavora, per cosa si lavora, quali investimenti l’azienda deve fare destinati alla prevenzione dai rischi esistenti. Tutto con il sostegno di tecnici e medici esperti.
Ecco credo che solo agendo in questo modo sia possibile ridurre drasticamente sia gli infortuni che le morti sul lavoro .