MARGUERITE YOURCENAR, J.M.COETZEE- DUE PREMI NOBEL DELLA LETTERATURA CHE CI PARLANO DEI DIRITTI DEGLI ANIMALI.

di Stefania Sarsini - 21/08/2010
Non potevo scegliere parole piu' profonde, piu’ eticamente esplicite, autentiche di sconvelgente denuncia, per introdurre questo mio blog come quelle del premio Nobel per la letteratura Marguerite Yourcenar, dal saggio “CHI SA SE LO SPIRITO DELLE BESTIE SCENDA GIU’.”, e quelle di J.M.COETZEE, dal libro “LA VITA DEGLI ANIMALI”.

Scrive la Yourcenar nel 1981:
    
                       In un racconto de “Le mille e una notte” si legge che la Terra e gli animali tremarono il giorno in cui Dio creò l'uomo. Questa folgorante visione degna di un poeta, assume al giorno d'oggi pieno significato, dal momento che sappiamo, ancor piu del narratore arabo del Medioevo, a qual punto la Terra e gli animali avessero ragione di tremare.
      
  Allorché scorgo in un campo dei capi di bestiame e dei cavalli, uno spettacolo ameno sentito in ogni tempo dai pittori e dai poeti come «un idillio», ma divenuto raro, ahimè, nel nostro mondo occidentale, quando mi capita anche di vedere delle galline razzolare ancora liberamente nel cortile di una fattoria, mi dico, certo, che queste bestie sacrificate alla voracità dell'uomo, o utilizzate al suo servizio, moriranno un giorno «di mala morte», sgozzate, abbattute, strangolate, o, secondo l'antica usanza, quando si tratta di cavalli non destinati alle «macellerie equine», uccise con un colpo di arma da fuoco il piu delle volte male assestato, che quasi mai è un vero e proprio «colpo di grazia », abbandonate nelle solitudini della sierra, come usano fare ancora i contadini di Madera, oppure (non ricordo piu dove) sospinte dal pungolo del bifolco verso il precipizio in cui vanno a sprofondare schiantandosi.
   Ma io mi dico anche che in quel momento, e magari per mesi o forse per anni, quelle bestie sono vissute all' aria aperta, nella luce del giorno o nel buio della notte, spesso maltrattate, a volte ben tenute, percorrendo pressoché normalmente i cicli della propria esistenza animale, come noi ci rassegniamo a compiere i cicli della nostra vita.
   Ma questa relativa «normalità» non è piu praticata qui da noi, dove la spaventosa superproduzione (che finisce peraltro per avvilire e uccidere anche l'uomo) fa degli animali dei prodotti fabbricati in serie, che vivono una breve e misera esistenza (è piu che giusto che l'allevatore rientri prontamente nelle spese) nell'insostenibile fulgore della luce elettrica, ingozzati di ormoni di cui la loro carne ci trasmette i pericoli, deponendo le uova e «facendosela addosso», come dicevano una volta le infermiere e le balie, privi, nel caso dei polli ammassati gli uni contro gli altri, del becco e delle unghie che, nel corso della loro orribile vita impacchettata, ritorcerebbero contro i compagni di sventura; o anche, come gli stupendi cavalli della Guardia Repubblicana, vecchi e spossati, mandati ad agonizzare, a volte per un paio d'anni, in una stalla dell'Istituto Pasteur, con la sola distrazione di essere salassati ogni giorno, finché alla fine, senza ormai piu sangue, crollano, stracci equini vittime dei nostri progressi in immunologia, per cui gli stessi soldati della Guardia dicono apertamente che sarebbe stato molto meglio mandarli subito dritto al macello.
Ora, non c'è dubbio, quasi tutti noi ci siamo serviti di un siero, pur invocando l'epoca in cui questo progresso medico non sarà piu in uso, come tanti altri che sono stati abbandonati; la maggior parte di noi mangiano carne, ma certuni rifiutano di mangiarla, e pensano, con blanda ironia, a tutti gli avanzi del panico e dell' agonia, a tutte le cellule consunte di un ciclo alimentare giunto alla fine che si conclude nelle nostre ganasce di divoratori di bistecche.

Qui, come altrove, l'equilibrio si è rotto; l'orribile materia prima animale è un fatto nuovo, come la foresta abbattuta, per fornire la pasta necessaria ai nostri quotidiani e settimanali stracolmi di pubblicità e di false notizie; come i nostri oceani ove il pesce è sacrificato ai petrolieri.
   Per millenni, l'uomo ha considerato la bestia come cosa propria, ma uno stretto contatto sussisteva. Il cavaliere amava la propria cavalcatura, anche se ne abusava; il cacciatore di una volta conosceva i modi di vita della selvaggina, e «amava» a suo modo le bestie che si gloriava di abbattere: una sorta di familiarità si mescolava all' orrore; la vacca spedita dal macellaio una volta che fosse irrimediabilmente svuotata di latte, il maiale scannato per la festa di Natale (con la moglie dell'antico villano che si siede com'era usanza nel Medioevo sulle sue zampe per impedirgli di tirare calci), erano innanzitutto «le povere bestie» per le quali si andava a tagliare l'erba o di cui si preparava il pasto fatto di avanzi. Per molte contadine, la vacca contro cui appoggiavano il corpo per mungere era stata una specie di amica muta. I conigli in gabbia erano a soli due passi dalla dispensa dove sarebbero finiti, «ridotti in polpette », ma intanto erano le bestie di cui si amava vedere muovere le labbruzze rose quando attraverso la rete gli si tendeva qualche foglia di lattuga.

                    Grazie a noi tutto questo è cambiato: i bambini di città non hanno mai visto un vacca o un montone; ora, non si può amare un essere che non si è mai avuto occasione di avvicinare o di accarezzare. Il cavallo, per un abitante di Parigi, non è altro che la bestia mitologica, drogata e spinta al di là delle proprie forze, su cui si vince una somma di danaro quando si è scommesso giusto in occasione di un gran premio. Venduta in fette accuratamente avvolte in carta monolucida in un supermercato, o conservata in scatola, la carne dell' animale cessa di essere sentita, come una volta, viva. Viene da pensare che i banconi delle nostre macellerie, ove pendono dai ganci quarti di bestie che hanno appena smesso di sanguinare, cosl atroci per chi non vi è avvezzo che certi miei amici stranieri cambiano marciapiede, a Parigi, scorgendoli di lontano, sono forse una buona cosa, in quanto testimoniano, visibili, la violenza inflitta all' animale dall'uomo.

          Cosi, i mantelli di pelliccia esposti con raffinata cura nelle vetrine dei grandi pellicciai sembrano lontano mille leghe dalla foca abbattuta sulla banchisa, a colpi di randello, o dal procione lavatore che, preso in trappola, si rode una zampa nel tentativo di riacquistare la libertà. La bella che si trucca non sa che i suoi cosmetici sono stati sperimentati sopra cavie o conigli morti sacrificati o ciechi.
        L'incoscienza, e quindi la buona coscienza, di colui o di colei che compera è assoluta, come assoluta, per ignoranza di ciò di cui parlano e per mancanza d'immaginazione, è l'innocenza di coloro che si preoccupano di giustificare i gulag di varie specie, o preconizzano l'uso delle armi atomiche. Una civiltà sempre piu lontana dal reale miete sempre più vittime, compresa se stessa.

       E nondimeno, l'amore degli animali è antico quanto la razza umana. Ne  fanno fede migliaia di testimonianze verbali o scritte, di opere d'arte e di comportamenti osservati.
      Leonardo  che libera alcuni uccelli prigionieri in un mercato di
Firenze, o ancora la donna cinese di mille anni fa, che trova in un angolo del cortile un'enorme gabbia contenente un migliaio di passeri, poiché il suo medico le aveva raccomandato di mangiare ogni giorno un cervello ancora tiepido, e ne spalanca le porte. «Chi sono io da preferirmi a tante di queste bestiole?» Le scelte che di continuo dobbiamo fare, altri le hanno compiute prima di noi.

                         Sembra che una delle tremende cause della sofferenza animale, almeno in Occidente, sia stata l'ingiunzione biblica di Geova a Adamo prima del peccato, che nel mostrargli il popolo degli animali, glieli faceva nominare e lo dichiarava loro padrone e signore. Questa scena mitica è sempre stata interpretata dal cristiano e dall' ebreo ortodosso come un' autorizzazione a sfruttare sistematicamente queste migliaia di specie che esprimono, con le proprie forme diverse dalle nostre, l'infinita varietà della vita, e con la propria organizzazione interna, il proprio potere di agire, di gioire e di soffrire, l'evidente unità dell'esistenza.
     E nondimeno, sarebbe stato piuttosto facile interpretare il vecchio mito in modo diverso: un Adamo, non ancora segnato dalla caduta, avrebbe potuto in fin dei conti sentirsi elevato al rango di protettore, di arbitro, di moderatore dell'intero creato, usufruendo dei doni ricevuti in eccesso, o in sproporzione, rispetto a quelli concessi agli animali, per compiere e mantenere il giusto equilibrio del mondo, di cui Dio non lo aveva nominato tiranno ma curatore.
Il cristianesimo avrebbe potuto insistere sulle sublimi leggende che mescolano l'animale all'uomo; il bue e l'asino che riscaldano col fiato il bambino Gesu; il leone che seppellisce devotamente il corpo degli anacoreti, o che serve da bestia da tiro e come cane da guardia a san Gerolamo; i corvi che nutrono i Padri del deserto, e il cane di san Rocco che provvede al padrone malato; il lupo, gli uccelli e i pesci di san Francesco, le bestie dei boschi che cercano protezione presso san Biagio, la preghiera per gli animali di san Basilio di Cesarea o il cervo crocifero il quale converte sant'Uberto (una delle piu crudeli ironie del folclore religioso è che questo santo sia divenuto in tanto il patrono dei cacciatori). O ancora i santi d'Irlanda o delle Ebridi che riportano a riva e curano alcuni aironi feriti, proteggono i cervi oramai senza scampo, e muoiono fraternizzando con un cavallo bianco.

                   Vi erano nel cristianesimo tutti gli elementi di un folclore animale quasi non meno ricco di quello del buddhismo, ma l'arido dogmismo e la priorita' data all'egoismo hanno prevalso........
D'altra parte, una diversa teoria stava per porsi al servizio di coloro per i quali l'animale non merita aiuto alcuno e si trova sfornito della dignità che almeno in linea di principio, e sulla carta, viene accordata ad ogni uomo.
 In Francia, e nelle nazioni influenzate dalla cultura francese, l'animalemacchina di Cartesio è divenuto un articolo di fede tanto piu facile da accettare in quanto favorisce lo sfruttamento e l'indifferenza.
 Senonché a questo punto è lecito chiedersi se l'affermazione di Cartesio non sia stata percepita al livello piu basso. L'animale-macchina, certo, ma cosi’ come l'uomo' stesso è una macchina, macchina per produrre e organizzare le azioni, le pulsioni e le reazioni che costituiscono le sensazioni di caldo e di freddo, di fame e di soddisfazione digestiva, gli impulsi sessuali, e anche il dolore, la fatica, il terrore, che gli animali provano al pari di noi........
     E Leonardo, se Cartesio avesse potuto conoscerne i Quaderni, gli avrebbe suggerito che in ultima analisi Dio stesso è «il primo motore ».

Mi sono soffermata alquanto a lungo a rievocare il dramma dell' animale e le sue cause prime.
           Allo stato presente  del problema, in un' epoca in cui i nostri abusi si fanno piu gravi su questo punto come su tanti altri, è legittimo chiedersi se una DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’ANIMALE possa essere utile.
           Quanto a me, io la accolgo con entusiasmo, ma sento già taluni scettici mormorare: «Sono quasi duecento  anni  che è stata proclamata una DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO  e qual è il risultato?
 Nessuna epoca è stata piu concentrazionaria, piu portata agli stermini di massa di vite umane, piu pronta a degradare, sin nelle sue stesse vittime, la nozione di umanità.
        E il caso di promulgare in favore dell' animale un altro documento del genere, che - finché l'uomo stesso non cambia - sarà vano quanto la Dichiarazione dei diritti dell'uomo?» lo credo di sI. Credo che convenga sempre promulgare o riaffermare le vere Leggi, che non per questo saranno meno infrante, ma lasciando qua e là ai trasgressori il sentimento di avere agito male.
        «Non ammazzare». Tutta la storia, di cui siamo cosi’  orgogliosi, è un'infrazione ininterrotta a questo comandamento.

«Tu non farai soffrire gli animali, o perlo meno li farai soffrire il meno possibile. Hanno essi i propri diritti e la propria dignità come te stesso », è certamente un ammonimento piuttosto modesto, ma allo stato attuale delle coscienze, ahimè, suona quasi sovversivo. Facciamoci allora sovversivi.
    Rivoltiamoci contro l'ignoranza, l'indifferenza, la crudeltà, che d'altronde non si esercitano cosi’  spesso contro l'uomo se non perché si sono fatte la mano sulle bestie.
   Ricordiamoci, in quanto occorre sempre ricondurre tutto a noi stessi, che ci sarebbero meno bambini martiri se ci fossero meno animali torturati, meno vagoni piombati che trasportano alla morte le vittime di qualsiasi dittatura, se non avessimo fatto l'abitudine ai furgoni dove le bestie agonizzano senza cibo e senz' acqua dirette al macello, meno selvaggina umana stesa con un colpo.d'arma da fuoco se il gusto e l'abitudine di uccidere non fossero prerogativa dei cacciatori. E nell'umile misura del possibile, cambiamo (ovvero miglioriamo se possibile) la vita.
 

Scrive  John.Coetzee  nel 1999, nel suo libro “La  vita degli animali” a proposito dell’uso degli animali come alimentazione esperimentazione:
  “Siamo circondati da un’impresa di degradazione, crudelta’ e sterminio in grado di rivaleggiare  con cio’ di cui e’ stato capace il Terzo Reich. Anzi in grado di  farlo  apparire poca cosa al confronto, poiche’ la nostra e’ un’impresa senza fine, capace di autogenerazione, pronta a mettere incessantemente al mondo conigli, topi, polli, e bestiame con il solo obiettivo di ammazzarli.” e paragonando” i macelli a luoghi dove quotidianamente  si consuma un “Olocausto”  si chiede come sia possibile  infliggere tanta sofferenza  agli animali senza  che il nostro essere morale ne venga scalfito “

SONO PASSATI PIU’ DI 20 ANNI , LA SCIENZA ,LA BIOETICA , LA MODERNA BIOLOGIA HANNO DATO DELLE  VALIDE RISPOSTE A SOSTEGNO DEI DIRITTI DEGLI ANIMALI.
IL MOVIMENTO ANIMALISTA VEGETARIANO CRESCE IN MANIERA ESPONENZILE  E DA 2 MILIONI DEL 2003 OGGI  I VEGETARIANI SONO 7 MILIONI .SONO STATE SCRITTE CENTINAIA DI PETIZIONI, RACCOLTE MIGLIAI  DI FIRME  PER L’ABOLIZIONE DELLA CACCIA, L’ABOLIZIONE DELLA VIVISEZIONE , LA CHIUSURA DEGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI, LA REGOLAMENTAZIONE DEI MACELLI, MA IL MONDO POLITICO SEMBRA ESSERE CIECO E SORDO ALLE ISTANZE DEL MOVIMENTO ANIMALISTA, COMPLICE LA STAMPA CHE RARAMENTE  PUBBLICA  ARTICOLI, NOTIZIE , EVENTI, DEL MOVIMENTO.
     NE’ LA STAMPA , NE’ LA POLITICA SEMBRANO COGLIERE LA PORTATA ETICAMENTE RIVOLUZIONARIA  DEGLI OBIETTIVI  DEL MOVIMENTO ANIMALISTA/VEGETARIANO.