Scrive la Yourcenar nel 1981:
In un racconto de “Le mille e una notte” si legge che la Terra e gli
animali tremarono il giorno in cui Dio creò l'uomo. Questa folgorante
visione degna di un poeta, assume al giorno d'oggi pieno significato,
dal momento che sappiamo, ancor piu del narratore arabo del Medioevo, a
qual punto la Terra e gli animali avessero ragione di tremare.
Allorché scorgo in un campo dei capi di bestiame e dei cavalli, uno
spettacolo ameno sentito in ogni tempo dai pittori e dai poeti come «un
idillio», ma divenuto raro, ahimè, nel nostro mondo occidentale, quando
mi capita anche di vedere delle galline razzolare ancora liberamente
nel cortile di una fattoria, mi dico, certo, che queste bestie
sacrificate alla voracità dell'uomo, o utilizzate al suo servizio,
moriranno un giorno «di mala morte», sgozzate, abbattute, strangolate,
o, secondo l'antica usanza, quando si tratta di cavalli non destinati
alle «macellerie equine», uccise con un colpo di arma da fuoco il piu
delle volte male assestato, che quasi mai è un vero e proprio «colpo di
grazia », abbandonate nelle solitudini della sierra, come usano fare
ancora i contadini di Madera, oppure (non ricordo piu dove) sospinte
dal pungolo del bifolco verso il precipizio in cui vanno a sprofondare
schiantandosi.
Ma io mi dico anche che in quel momento, e magari
per mesi o forse per anni, quelle bestie sono vissute all' aria aperta,
nella luce del giorno o nel buio della notte, spesso maltrattate, a
volte ben tenute, percorrendo pressoché normalmente i cicli della
propria esistenza animale, come noi ci rassegniamo a compiere i cicli
della nostra vita.
Ma questa
relativa «normalità» non è piu praticata qui da noi, dove la spaventosa
superproduzione (che finisce peraltro per avvilire e uccidere anche
l'uomo) fa degli animali dei prodotti fabbricati in serie, che vivono
una breve e misera esistenza (è piu che giusto che l'allevatore
rientri prontamente nelle spese) nell'insostenibile fulgore della luce
elettrica, ingozzati di ormoni di cui la loro carne ci trasmette i
pericoli, deponendo le uova e «facendosela addosso», come dicevano una
volta le infermiere e le balie, privi, nel caso dei polli ammassati gli
uni contro gli altri, del becco e delle unghie che, nel corso della
loro orribile vita impacchettata, ritorcerebbero contro i compagni di
sventura; o anche, come gli stupendi cavalli della Guardia
Repubblicana, vecchi e spossati, mandati ad agonizzare, a volte per un
paio d'anni, in una stalla dell'Istituto Pasteur, con la sola
distrazione di essere salassati ogni giorno, finché alla fine, senza
ormai piu sangue, crollano, stracci equini vittime dei nostri progressi
in immunologia, per cui gli stessi soldati della Guardia dicono
apertamente che sarebbe stato molto meglio mandarli subito dritto al
macello.
Ora, non c'è dubbio, quasi tutti noi ci siamo serviti di
un siero, pur invocando l'epoca in cui questo progresso medico non sarà
piu in uso, come tanti altri che sono stati abbandonati; la maggior
parte di noi mangiano carne, ma certuni rifiutano di mangiarla, e
pensano, con blanda ironia, a tutti gli avanzi del panico e dell'
agonia, a tutte le cellule consunte di un ciclo alimentare giunto alla
fine che si conclude nelle nostre ganasce di divoratori di bistecche.
Qui,
come altrove, l'equilibrio si è rotto; l'orribile materia prima animale
è un fatto nuovo, come la foresta abbattuta, per fornire la pasta
necessaria ai nostri quotidiani e settimanali stracolmi di pubblicità e
di false notizie; come i nostri oceani ove il pesce è sacrificato ai
petrolieri.
Per millenni, l'uomo ha considerato la
bestia come cosa propria, ma uno stretto contatto sussisteva. Il
cavaliere amava la propria cavalcatura, anche se ne abusava; il
cacciatore di una volta conosceva i modi di vita della selvaggina, e
«amava» a suo modo le bestie che si gloriava di abbattere: una sorta di
familiarità si mescolava all' orrore; la vacca spedita dal macellaio
una volta che fosse irrimediabilmente svuotata di latte, il maiale
scannato per la festa di Natale (con la moglie dell'antico villano che
si siede com'era usanza nel Medioevo sulle sue zampe per impedirgli di
tirare calci), erano innanzitutto «le povere bestie» per le quali si
andava a tagliare l'erba o di cui si preparava il pasto fatto di
avanzi. Per molte contadine, la vacca contro cui appoggiavano il corpo
per mungere era stata una specie di amica muta. I conigli in gabbia
erano a soli due passi dalla dispensa dove sarebbero finiti, «ridotti
in polpette », ma intanto erano le bestie di cui si amava vedere
muovere le labbruzze rose quando attraverso la rete gli si tendeva
qualche foglia di lattuga.
Grazie a noi tutto questo è cambiato: i bambini di città non hanno mai
visto un vacca o un montone; ora, non si può amare un essere che non si
è mai avuto occasione di avvicinare o di accarezzare. Il
cavallo, per un abitante di Parigi, non è altro che la bestia
mitologica, drogata e spinta al di là delle proprie forze, su cui si
vince una somma di danaro quando si è scommesso giusto in occasione di
un gran premio. Venduta in fette accuratamente avvolte in carta
monolucida in un supermercato, o conservata in scatola, la carne dell'
animale cessa di essere sentita, come una volta, viva. Viene da pensare
che i banconi delle nostre macellerie, ove pendono dai ganci quarti di
bestie che hanno appena smesso di sanguinare, cosl atroci per chi non
vi è avvezzo che certi miei amici stranieri cambiano marciapiede, a
Parigi, scorgendoli di lontano, sono forse una buona cosa, in quanto
testimoniano, visibili, la violenza inflitta all' animale dall'uomo.
Cosi, i mantelli di pelliccia esposti con raffinata cura nelle vetrine
dei grandi pellicciai sembrano lontano mille leghe dalla foca abbattuta
sulla banchisa, a colpi di randello, o dal procione lavatore che, preso
in trappola, si rode una zampa nel tentativo di riacquistare la
libertà. La bella che si trucca non sa che i suoi cosmetici sono stati
sperimentati sopra cavie o conigli morti sacrificati o ciechi.
L'incoscienza, e quindi la buona coscienza, di colui o di colei
che compera è assoluta, come assoluta, per ignoranza di ciò di cui
parlano e per mancanza d'immaginazione, è l'innocenza di coloro che si
preoccupano di giustificare i gulag di varie specie, o preconizzano
l'uso delle armi atomiche. Una civiltà sempre piu lontana dal reale miete sempre più vittime, compresa se stessa.
E nondimeno, l'amore degli animali è antico quanto la razza umana. Ne
fanno fede migliaia di testimonianze verbali o scritte, di opere d'arte
e di comportamenti osservati.
Leonardo che libera alcuni uccelli prigionieri in un mercato di
Firenze,
o ancora la donna cinese di mille anni fa, che trova in un angolo del
cortile un'enorme gabbia contenente un migliaio di passeri, poiché il
suo medico le aveva raccomandato di mangiare ogni giorno un cervello
ancora tiepido, e ne spalanca le porte. «Chi sono io da preferirmi a
tante di queste bestiole?» Le scelte che di continuo dobbiamo fare, altri le hanno compiute prima di noi.
Sembra
che una delle tremende cause della sofferenza animale, almeno in
Occidente, sia stata l'ingiunzione biblica di Geova a Adamo prima del
peccato, che nel mostrargli il popolo degli animali, glieli faceva
nominare e lo dichiarava loro padrone e signore. Questa scena mitica è
sempre stata interpretata dal cristiano e dall' ebreo ortodosso come
un' autorizzazione a sfruttare sistematicamente queste migliaia di
specie che esprimono, con le proprie forme diverse dalle nostre,
l'infinita varietà della vita, e con la propria organizzazione interna,
il proprio potere di agire, di gioire e di soffrire, l'evidente unità
dell'esistenza.
E nondimeno, sarebbe stato piuttosto
facile interpretare il vecchio mito in modo diverso: un Adamo, non
ancora segnato dalla caduta, avrebbe potuto in fin dei conti sentirsi
elevato al rango di protettore, di arbitro, di moderatore dell'intero
creato, usufruendo dei doni ricevuti in eccesso, o in sproporzione,
rispetto a quelli concessi agli animali, per compiere e mantenere il
giusto equilibrio del mondo, di cui Dio non lo aveva nominato tiranno
ma curatore.
Il cristianesimo avrebbe potuto insistere sulle sublimi
leggende che mescolano l'animale all'uomo; il bue e l'asino che
riscaldano col fiato il bambino Gesu; il leone che seppellisce
devotamente il corpo degli anacoreti, o che serve da bestia da tiro e
come cane da guardia a san Gerolamo; i corvi che nutrono i Padri del
deserto, e il cane di san Rocco che provvede al padrone malato; il
lupo, gli uccelli e i pesci di san Francesco, le bestie dei boschi che
cercano protezione presso san Biagio, la preghiera per gli animali di
san Basilio di Cesarea o il cervo crocifero il quale converte
sant'Uberto (una delle piu crudeli ironie del folclore religioso è che
questo santo sia divenuto in tanto il patrono dei cacciatori). O ancora
i santi d'Irlanda o delle Ebridi che riportano a riva e curano alcuni
aironi feriti, proteggono i cervi oramai senza scampo, e muoiono
fraternizzando con un cavallo bianco.
Vi erano nel cristianesimo tutti gli elementi di un folclore animale
quasi non meno ricco di quello del buddhismo, ma l'arido dogmismo e la priorita' data all'egoismo hanno prevalso........
D'altra
parte, una diversa teoria stava per porsi al servizio di coloro per i
quali l'animale non merita aiuto alcuno e si trova sfornito della
dignità che almeno in linea di principio, e sulla carta, viene
accordata ad ogni uomo.
In Francia, e nelle nazioni influenzate
dalla cultura francese, l'animalemacchina di Cartesio è divenuto un
articolo di fede tanto piu facile da accettare in quanto favorisce lo
sfruttamento e l'indifferenza.
Senonché a questo punto è lecito
chiedersi se l'affermazione di Cartesio non sia stata percepita al
livello piu basso. L'animale-macchina, certo, ma cosi’ come l'uomo'
stesso è una macchina, macchina per produrre e organizzare le azioni,
le pulsioni e le reazioni che costituiscono le sensazioni di caldo e di
freddo, di fame e di soddisfazione digestiva, gli impulsi sessuali, e
anche il dolore, la fatica, il terrore, che gli animali provano al pari
di noi........
E Leonardo, se Cartesio avesse potuto conoscerne
i Quaderni, gli avrebbe suggerito che in ultima analisi Dio stesso è
«il primo motore ».
Mi sono soffermata alquanto a lungo a rievocare il dramma dell' animale e le sue cause prime.
Allo stato presente del problema, in un' epoca in cui i nostri abusi
si fanno piu gravi su questo punto come su tanti altri, è legittimo
chiedersi se una DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’ANIMALE possa essere
utile.
Quanto a me, io la accolgo con entusiasmo, ma sento già taluni scettici
mormorare: «Sono quasi duecento anni che è stata proclamata una
DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO e qual è il risultato?
Nessuna
epoca è stata piu concentrazionaria, piu portata agli stermini di massa
di vite umane, piu pronta a degradare, sin nelle sue stesse vittime, la
nozione di umanità.
E il caso di promulgare in favore dell' animale un altro documento del
genere, che - finché l'uomo stesso non cambia - sarà vano quanto la
Dichiarazione dei diritti dell'uomo?» lo credo di sI. Credo che
convenga sempre promulgare o riaffermare le vere Leggi, che non per
questo saranno meno infrante, ma lasciando qua e là ai trasgressori il
sentimento di avere agito male.
«Non ammazzare». Tutta la storia, di cui siamo cosi’ orgogliosi, è un'infrazione ininterrotta a questo comandamento.
«Tu
non farai soffrire gli animali, o perlo meno li farai soffrire il meno
possibile. Hanno essi i propri diritti e la propria dignità come te
stesso », è certamente un ammonimento piuttosto modesto, ma allo stato
attuale delle coscienze, ahimè, suona quasi sovversivo. Facciamoci allora sovversivi.
Rivoltiamoci contro l'ignoranza, l'indifferenza, la crudeltà, che
d'altronde non si esercitano cosi’ spesso contro l'uomo se non perché
si sono fatte la mano sulle bestie.
Ricordiamoci, in quanto occorre sempre ricondurre tutto a noi stessi,
che ci sarebbero meno bambini martiri se ci fossero meno animali
torturati, meno vagoni piombati che trasportano alla morte le vittime
di qualsiasi dittatura, se non avessimo fatto l'abitudine ai furgoni
dove le bestie agonizzano senza cibo e senz' acqua dirette al macello,
meno selvaggina umana stesa con un colpo.d'arma da fuoco se il gusto e
l'abitudine di uccidere non fossero prerogativa dei cacciatori. E
nell'umile misura del possibile, cambiamo (ovvero miglioriamo se
possibile) la vita.
Scrive
John.Coetzee nel 1999, nel suo libro “La vita degli animali” a
proposito dell’uso degli animali come alimentazione esperimentazione:
“Siamo
circondati da un’impresa di degradazione, crudelta’ e sterminio in
grado di rivaleggiare con cio’ di cui e’ stato capace il Terzo Reich.
Anzi in grado di farlo apparire poca cosa al confronto, poiche’ la
nostra e’ un’impresa senza fine, capace di autogenerazione, pronta a
mettere incessantemente al mondo conigli, topi, polli, e bestiame con
il solo obiettivo di ammazzarli.” e paragonando” i macelli a luoghi
dove quotidianamente si consuma un “Olocausto” si chiede come sia
possibile infliggere tanta sofferenza agli animali senza che il
nostro essere morale ne venga scalfito “
SONO PASSATI PIU’ DI 20 ANNI , LA SCIENZA ,LA BIOETICA , LA MODERNA
BIOLOGIA HANNO DATO DELLE VALIDE RISPOSTE A SOSTEGNO DEI DIRITTI DEGLI
ANIMALI.
IL MOVIMENTO ANIMALISTA VEGETARIANO CRESCE IN MANIERA
ESPONENZILE E DA 2 MILIONI DEL 2003 OGGI I VEGETARIANI SONO 7 MILIONI
.SONO STATE SCRITTE CENTINAIA DI PETIZIONI, RACCOLTE MIGLIAI DI FIRME
PER L’ABOLIZIONE DELLA CACCIA, L’ABOLIZIONE DELLA VIVISEZIONE , LA
CHIUSURA DEGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI, LA REGOLAMENTAZIONE DEI MACELLI,
MA IL MONDO POLITICO SEMBRA ESSERE CIECO E SORDO ALLE ISTANZE DEL
MOVIMENTO ANIMALISTA, COMPLICE LA STAMPA CHE RARAMENTE PUBBLICA
ARTICOLI, NOTIZIE , EVENTI, DEL MOVIMENTO.
NE’
LA STAMPA , NE’ LA POLITICA SEMBRANO COGLIERE LA PORTATA ETICAMENTE
RIVOLUZIONARIA DEGLI OBIETTIVI DEL MOVIMENTO ANIMALISTA/VEGETARIANO.
Non potevo scegliere parole piu' profonde, piu’ eticamente esplicite, autentiche di sconvelgente denuncia, per introdurre questo mio blog come quelle del premio Nobel per la letteratura Marguerite Yourcenar, dal saggio “CHI SA SE LO SPIRITO DELLE BESTIE SCENDA GIU’.”, e quelle di J.M.COETZEE, dal libro “LA VITA DEGLI ANIMALI”.