Occorre abbattere i cinghiali per
limitarne i danni?
Da oltre 30 anni il cinghiale arreca
gravi danni all'agricoltura in tutta Europa; le
autorità decretano abbattimenti, ma l'ammontare dei
danni ciononostante continua a crescere. Evidentemente la caccia non è un metodo
efficace per prevenire o ridurre i danni. La soluzione
può venire solo dalle più recenti ricerche
sull'etologia e l'organizzazione sociale dei cinghiali
stessi, da cui sembra risultare che il disturbo
arrecato dalla caccia causi un aumento della fertilità
e quindi dei danni. Metodi efficaci sembrano essere
invece le recinzioni elettriche e la pasturazione in
foresta.
7 GENNAIO 2014
17:19 di Carlo Consiglio
Il cinghiale (Sus scrofa) è diffuso in gran parte
dell'Europa e dell'Asia (eccetto le parti più
settentrionali). Nel 1911 il cinghiale era assente in
Italia settentrionale ed aveva una distribuzione in Italia
peninsulare assai ridotta26. Il livello minimo della
distribuzione si raggiunse con la seconda guerra mondiale.
Negli ultimi 30 anni, l'areale del cinghiale in Italia si
è più che quintuplicato. Cause di questo fenomeno sono
state lo spopolamento della montagna con conseguente
recupero del bosco, nonché le immissioni a scopo
venatorio, che sono state fatte spesso con soggetti
provenienti da allevamenti, ed anche appartenenti a
sottospecie non autoctone e perfino ibridati con maiali
domestici46. È probabile che ciò abbia condotto ad un
aumento della fertilità, perché è noto che gli animali
domestici sono in genere più prolifici dei loro antenati
selvatici, ed è quindi verosimile che anche l’ibrido tra
un animale domestico ed uno selvatico, avendo caratteri
intermedi, sia più prolifico dell’antenato selvatico.
I danni causati dal cinghiale sono molto rilevanti;
basti considerare che, secondo Toso & Pedrotti, "sino
all'80% dei fondi a disposizione delle Amministrazioni
provinciali per far fronte all'impatto causato dalla fauna
selvatica sulle attività antropiche di interesse economico
vengono (…) annualmente destinati al risarcimento dei
danni causati dal cinghiale"46. In Francia i danni
arrecati dai cinghiali nel 1982 ammontavano a 24 milioni
di franchi; i danni ai cereali erano soprattutto alla
semina ed allo stadio lattiginoso48. In tutta Europa il
cinghiale arreca danni all'agricoltura per oltre 80
milioni di euro all'anno32.
STRUTTURA DI POPOLAZIONE
I cinghiali vivono normalmente in gruppi sociali
(compagnie) formati da 1 a 23 individui (Dardaillon7) o da
4 a 34 individui (Vassant ed altri49). Questi gruppi sono
formati da femmine dell'anno e adulte oppure solo femmine
dell'anno, ed eventualmente i loro piccoli. Le femmine
lasciano la compagnia al momento del parto, e la
raggiungono di nuovo 2-3 settimane più tardi. La posizione
dominante è occupata da una scrofa, spesso la più anziana,
in ogni caso la più vigorosa25.
Secondo uno studio svolto in Haute-Marne (Francia) da
Vassant ed altri, le compagnie sono formate unicamente da
femmine e dai giovani dell’anno; i giovani maschi vi
restano fino alla ristrutturazione (fase di
rimaneggiamento dopo le nascite). Le compagnie mostrano
una grande stabilità: mai una scrofa o una giovane femmina
si è integrata nelle compagnie figlie al momento della
ristrutturazione. Se la scrofa conduttrice scompare
(uccisa nella caccia), un’altra femmina prende la guida
della compagnia. Se tutte le femmine scompaiono, i giovani
restano insieme senza integrarsi in altre compagnie né
accogliere cinghiali estranei. Nessun cinghiale senza
parentela può integrarsi in una compagnia, nemmeno al
momento della ristrutturazione, come confermato da analisi
genetiche49.
Anche Kaminski ed altri, in uno studio durato 12 anni
su una popolazione della Francia orientale, hanno
dimostrato che i gruppi sociali sono formati da femmine
sorelle o cugine, e non contengono mai femmine non
apparentate18.
In uno studio fatto in Giappone sulla sottospecie Sus
scrofa leucomistax è stato trovato invece che ogni
compagnia include una sola femmina adulta28.
I maschi di 8-9 mesi formano piccoli gruppi poco
stabili, di 3-4 individui; poi diventano solitari14,25.
SINCRONIZZAZIONE DELL'ESTRO E DEL PARTO
Le femmine di quasi tutti gli ungulati europei o sono
monoestre o hanno un breve periodo di estri ripetuti.
Unica eccezione è il cinghiale nelle cui femmine il
periodo fertile può talora estendersi a tutto l'anno1.
Delcroix ed altri hanno tenuto due gruppi di cinghiali
femmine in recinti in condizioni seminaturali, in presenza
o in assenza di maschi. Nel gruppo con presenza di un
maschio tutte le femmine adulte partorivano entro 4-6
giorni. Nel gruppo senza maschi tutte le femmine
mostravano un aumento del progesterone nella stessa
settimana8. Il fatto che i piccoli di uno stesso gruppo
siano in genere allo stesso stadio di sviluppo conferma
che si ha sincronizzazione dell'estro7,11,14. Mauget in
una popolazione che vive in ambiente naturale in Francia
occidentale ha constatato una sincronizzazione delle
nascite delle femmine dello stesso gruppo sociale entro
10-15 giorni23. La sincronizzazione dell’estro tra le
femmine dello stesso gruppo sociale è dovuta al rilascio
di feromoni30,42. Si ha quindi tipicamente una
riproduzione stagionale regolata dall’ormone melatonina
secreta dall’epifisi o ghiandola pineale, che è a sua
volta influenzata dal fotoperiodo42. La sincronizzazione
del parto tra le femmine dello stesso gruppo sociale
conferma che vi è un meccanismo che causa la
sincronizzazione dell'estro17,29. Delgado-Acevedo ed altri
nei cinghiali inselvatichiti del Texas meridionale hanno
trovato sincronizzazione dell’estro, che non influiva
sull’accoppiamento promiscuo, con paternità multipla nel
33% delle cucciolate in 7 di 9 siti9. Maillard &
Fournier hanno affermato che le nascite in Francia
meridionale sono precoci (febbraio-marzo) e
“sincronizzate” nelle annate in cui le ghiande sono
abbondanti19; in realtà essi si riferivano alla
distribuzione delle nascite dell’intera popolazione
nell’anno, e non alla vera sincronizzazione che è un
fenomeno che avviene all’interno del gruppo sociale.
INFLUENZA DELLA CACCIA SULLA SINCRONIZZAZIONE
DELL’ESTRO.
In Canton Ticino (Svizzera) Moretti ha riscontrato una
perdita della sincronizzazione dell'estro in una
popolazione introdotta negli anni 1980 e cacciata, con una
curva delle nascite bimodale con due picchi, uno in marzo
ed uno tra giugno e luglio, con le femmine che si
riproducono già nel primo anno di vita in maggior misura
che in una popolazione naturale; questo fatto, insieme
all'abbondanza di cibo, permette di prevedere un aumento
della popolazione negli anni successivi27. Anche Apollonio
ed altri affermano che negli ungulati poliestri
(comprendenti anche il cinghiale), anche se tutte le
femmine alla fine si riproducono, il continuo disturbo
provoca il prolungamento del calore, con perdita della
sincronizzazione dei parti. Essi osservano quindi che la
caccia nel periodo degli accoppiamenti dovrebbe essere
evitata, perché causa la dispersione dei gruppi1. Kaminski
ed altri hanno osservato che le femmine dell'anno che
restavano nel gruppo sociale in cui erano nate si
riproducevano assai meno spesso di quelle che lo
lasciavano prima di riprodursi, con differenza
statisticamente significativa18. Secondo Meynhardt la
scomparsa della scrofa conduttrice causa la
disorganizzazione del gruppo, finché si formerà una nuova
compagnia intorno a una scrofa che abbia saputo imporre la
sua autorità25. Ma Rosell ed altri in Spagna sostengono
che i gruppi sociali continuano ad usare l'area anche dopo
l'uccisione o la cattura delle femmine adulte33. Anche se non fosse vero che la caccia
disperde i gruppi sociali, è probabile che essa causi
indirettamente un aumento della riproduzione e quindi
dei danni, attraverso la perdita della
sincronizzazione dell’estro.
INFLUENZA DELLA CACCIA SULLA RIPRODUZIONE IN GENERE
Herrero ed altri hanno confrontato due popolazioni
iberiche di cinghiali, una nei Pirenei poco cacciata in
foresta con molti rifugi, ed una nella Valle dell'Ebro
intensamente cacciata in terreno agricolo con pochi
rifugi, ambedue senza foraggiamento aggiuntivo, ed hanno
trovato che nella popolazione intensamente cacciata quasi
tutte le femmine restavano gravide già nel primo anno di
età, mentre nella popolazione poco cacciata la maggior
parte delle femmine non rimaneva gravida che nel secondo
anno di età15. Servanty ed altri in una popolazione di
cinghiali pesantemente cacciata in Haute-Marne nella
Francia nordorientale hanno trovato un'alta percentuale di
giovani riproducentisi già nel primo anno d'età, ed un
abbassamento della soglia di peso oltre la quale la
riproduzione avviene39. Gamelon ed altri in Francia
nord-orientale hanno studiato una popolazione di cinghiali
soggetta ad una pressione venatoria crescente per 22 anni
consecutivi, trovando che le date di nascita si sono
anticipate di 12 giorni durante l'intero periodo12. Sembra quindi che la caccia provochi
l’aumento della prolificità e quindi della grandezza
di popolazione e dei danni. In Scania (Svezia)
Thurfjell ed altri hanno osservato aumento o
diminuzione dei movimenti dei cinghiali nel giorno
della battuta di caccia o nella notte successiva, cosa
che in teoria potrebbe avere influenza sulla
riproduzione43.
Come controprova, citiamo Cahill & Llimona, che in
un parco urbano presso Barcellona, dove l'abbattimento dei
cinghiali è permesso solo sul 10% della superficie, hanno
osservato in un periodo di 8 anni un andamento della
grandezza di popolazione abbastanza costante, con due
picchi attribuiti all'abbondanza di ghiande4.
Invece Ditchkoff ed altri, confrontando tra loro due
aree in America settentrionale, una in cui i cinghiali
erano sottoposti ad abbattimenti e l'altra di controllo,
sebbene in quest'ultima la densità del cinghiale fosse più
del 65% maggiore, non poterono rilevare alcuna differenza
tra le due aree per grandezza delle cucciolate, massa
ovarica, e massa e numero dei corpi lutei10. Mauget in
Francia occidentale ha osservato due stagioni di parti in
alcune annate, attribuendoli all'abbondanza del cibo, con
femmine che partorivano due volte nello stesso anno23.
Anche secondo Graves la presenza di una seconda stagione
riproduttiva in autunno in cinghiali rinselvatichiti è
legata alla disponibilità di cibo14. Secondo Maillard
& Fournier l'alta fertilità in certe annate è dovuta
all'abbondanza di ghiande19. È probabile
che ambedue le cause indicate da differenti Autori (la
caccia e l'abbondanza del cibo) siano efficaci a
provocare un aumento della fertilità. Toïgo ed altri in uno studio durato 22 anni
asseriscono che nel cinghiale non vi è compensazione
tra mortalità naturale e mortalità venatoria; a
differenza degli altri ungulati che massimizzano la
sopravvivenza dell'adulto, il cinghiale investe di più
nella riproduzione, per cui anche i mezzi per
controllare le sue popolazioni devono essere
differenti45. Infine secondo Ježek l’aumentato
successo riproduttivo dei cinghiali è dovuto al
miglioramento climatico17.
INFLUENZA DELLA CACCIA SULLA GRANDEZZA DELLA
POPOLAZIONE
Boitani ed altri affermano che il cinghiale è una
specie molto adattabile con strategia “r”, il che implica
che l’espansione delle popolazioni di cinghiali in Europa
non può essere controllata con i modi di caccia
tradizionali3. Toïgo ed altri in Francia hanno trovato che
una popolazione pesantemente cacciata continuava ad
accrescersi nonostante che la probabilità per un cinghiale
di essere ucciso fosse superiore al 40% all’anno (70% per
i maschi adulti) non compensata da alcuna riduzione nella
mortalità naturale44. Servanty ed altri concludono che
quando una popolazione è pesantemente cacciata, aumentare
la mortalità in una sola classe d’età (ad esempio solo
adulti o solo giovani) può non permettere di limitare
l’accrescimento della popolazione40. Secondo
Csányi la pressione venatoria è insufficiente per
impedire l'accrescimento della popolazione di
cinghiali; questi sono favoriti dall'aumento delle
superfici forestali e dall'estensione dell'agricoltura
che fornisce habitat adatto e cibo; inoltre la
distribuzione sparsa dei distretti venatori fa sì che
molti animali possano sfuggire verso zone dove non
vengono cacciati6.
INFLUENZA DELLA CACCIA SUI DANNI
In provincia di Siena vi sono due
diversi gruppi di popolazioni di cinghiali, ambedue
sottoposti alla caccia. Nella parte occidentale della
provincia (Val di Farma) il cinghiale è autoctono, è
molto numeroso ma ha una struttura per classi di età
ben equilibrata e non causa danni gravi
all'agricoltura; il cibo viene somministrato solo in
estate ed in foresta. Nella parte orientale (Chianti e
Val di Chiana) il cinghiale è stato introdotto a scopo
venatorio, viene foraggiato liberamente, è meno
numeroso ma ha una struttura sbilanciata per classi di
età, con prevalenza di individui giovani, e causa
gravi danni all'agricoltura24. Sembra quindi che i
danni arrecati dal cinghiale all'agricoltura dipendano
dalla caccia e dalla gestione.
Secondo Boitani & Morini, in assenza di un adeguato
programma di monitoraggio, eventuali interventi di
prelievo potrebbero risultare inefficaci per ridurre i
danni; addirittura la popolazione, sottoposta ad
interventi inadeguati, potrebbe anche produrre danni
maggiori2. Secondo Marsan ed altri "un esasperato prelievo
non selettivo sul cinghiale produce subito la riduzione
degli effettivi, ma questa riduzione viene immediatamente
compensata da un aumento del tasso di incremento utile
annuo della specie; una popolazione costituita
prevalentemente da animali giovani tende a produrre
maggiori danni di una naturale, indipendentemente dalla
sua densità20". Marsan ed altri
dimostrano che la densità del cinghiale non è
influenzata da una pesante pressione venatoria, e
pertanto un aumento della pressione stessa non può
ridurre i danni alle coltivazioni21. Secondo il
rapporto dell'Istituto nazionale per la fauna
selvatica, "la forma di caccia attualmente più
utilizzata, la braccata con i cani da seguito, crea
spesso una destrutturazione delle popolazioni,
caratterizzate da elevate percentuali di individui
giovani, responsabili di un sensibile aumento dei
danni alle colture"16. Secondo Thurnfjell
ed altri il tipo di caccia influisce sulla strategia di
difesa adottata dal cinghiale (fuggire o nascondersi) e
quando questo adotta la seconda sceglie un cibo che non
possa essere monopolizzato, con conseguenze sui danni;
inoltre, in caso di cacce al seguito, alcuni cinghiali si
allontanano fino a 20 km, ed in seguito alla fuga essi
utilizzano maggiormente la foresta e le colture e meno i
luoghi aperti; ciò può essere dovuto a competizione con
gruppi di cinghiali residenti; quindi le femmine che
fuggono da cacce al seguito possono aumentare il loro uso
di campi coltivati, arrecando danni43. Infine Scillitani
ed altri osservano che la caccia causa un aumento della
mobilità dei cinghiali (per sfuggire alla caccia stessa) e
quindi un aumento dei danni; consigliano pertanto di
ridurre la pressione venatoria e soprattutto evitare
battute di caccia nella stessa area a brevi intervalli di
tempo38.
Un altro tipo di danno che potrebbe essere provocato
dalla caccia, specialmente quella con molti cani e
battitori, è quello di una maggiore diffusione della
febbre suina classica (CSF)41.
Invece secondo le ricerche svolte in Svizzera da
Geisser & Reyer gli abbattimenti sarebbero l’unico
metodo efficace per ridurre i danni dei cinghiali13.
MISURE ALTERNATIVE ALL'ABBATTIMENTO
Reimoser & Putman osservano che basse densità di
ungulati non sono sempre associate con danni ridotti, né
alte densità con danni elevati. Essi ribadiscono con forza
che il solo controllo del numero degli ungulati può non
essere efficace per ottenere una riduzione del danno e che
occorre esplorare approcci alternativi quali recinzioni,
foraggiamenti, metodi culturali, ed altri32.
In Francia i repellenti chimici (odorosi e gustativi)
hanno dato scarsi risultati; quelli acustici sono
inefficaci. Le recinzioni elettriche
invece hanno dato buoni risultati: le
superfici coltivate a mais distrutte sono state 114 ettari
con protezione e 246 ettari senza protezione (Vassant
& Boisaubert)48.
Secondo Santilli le recinzioni
elettriche permettono di conseguire risultati "davvero
eccezionali" nella prevenzione dei danni, raggiungendo
perfino il loro azzeramento; a tale scopo è opportuno
che le recinzioni stesse siano disposte in maniera
lineare lungo il confine tra bosco e coltivi e non
circondando singolarmente ogni singola parcella
coltivata; inoltre l'apposizione delle recinzioni
dovrebbe essere accompagnata da un foraggiamento
dissuasivo, altrimenti la recinzione non può resistere
a lungo all'urto continuo e prolungato dei cinghiali
in cerca di cibo, perché la corrente elettrica può
dissuadere ma non sfamare34! In Slovenia le
recinzioni elettriche per proteggere il mais dai
cinghiali hanno avuto un’efficienza del 100%51. Nel
Texas le recinzioni elettriche riducevano i danni
arrecati dai cinghiali al sorgo del 64%31. Secondo
Schley ed altri le recinzioni dovrebbero essere erette
solo dopo la semina e quando i cereali sono allo
stadio lattiginoso37.
Vassant & Breton in Francia
nord-orientale hanno ottenuto una forte diminuzione
dei danni al frumento allo stato lattiginoso
distribuendo mais in foresta50. A Puechabon in Francia
meridionale la distribuzione di mais a scopo
dissuasivo ha permesso di ridurre i danni arrecati dai
cinghiali alle vigne, permettendo di risparmiare più
del 60% degli indennizzi corrisposti agli
agricoltori5. Tuttavia secondo Schley ed
altri il foraggiamento supplementare dei cinghiali può
essere responsabile dell'aumento della popolazione del
cinghiale e quindi indirettamente dell'aumento dei danni;
esso può agire in modo dissuasivo e ridurre i danni solo a
quattro condizioni: 1) densità dei cinghiali inferiore a
15 individui per 1000 ettari; 2) cibo fornito solo nel
periodo critico; 3) cibo sparso su una vasta area; 4) cibo
fornito in foresta ad almeno 1 km dal margine della
foresta37.
Inoltre l'orzo e gli altri cereali tricomatosi, che
vengono evitati dai cinghiali, dovrebbero essere piantati
vicino alle foreste, mentre il mais ed i cereali non
tricomatosi dovrebbero essere piantati lontano dalle
foreste37.
Anche secondo Vassant occorre impiantare le colture
vulnerabili (grano e mais) a più di un chilometro dai
boschi, mentre i cereali “barbuti” possono essere piantati
al margine delle foreste perché assai poco consumati dai
cinghiali. Il foraggiamento dissuasivo è efficace se il
mais viene sparso in strisce larghe 10-20 metri, ed in
quantità di 40-50 kg per chilometro, e permette di ridurre
i danni ai cereali allo stato lattiginoso del 70%. Le
colture dissuasive di mais in foresta sono invece troppo
costose e difficili e di basso rendimento47.
Invece secondo Geisser & Reyer recinzioni
elettriche e foraggiamento in foresta sarebbero
inefficaci13.
Il trattamento del mais con repellenti è molto efficace
nel ridurre drasticamente il consumo sec. Santilli ed
altri35, mentre non ha un effetto significativo nella
riduzione dei danni secondo Schlageter ed altri36.
Un altro metodo alternativo è quello
della telecontraccezione, iniettando a distanza negli
animali il vaccino GonaCon con un apposito fucile.
Questo metodo è stato recentemente perfezionato ed ora
è possibile con una sola fiala avere un effetto
durevole per vari anni22.
CONCLUSIONI
La caccia non sembra un rimedio
efficace per contrastare i danni dei cinghiali
all'agricoltura, anzi, attraverso la perdita della
sincronizzazione dell’estro e l’aumento della
fecondità, potrebbe essere considerata come una causa
dei danni stessi. Metodi alternativi, quali recinzioni
elettriche e foraggiamento dissuasivo, sembrano al
contrario molto efficaci.
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