Oggi Erdogan ha realizzato un insulto all’Europa ed alla civiltà occidentale. In modo inequivocabilmente deliberato: un vero atto di guerra alla nostra cultura ed ai valori civili condivisi. Ha preso in contropiede anche il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel che non ha saputo dare una risposta congrua, come anche solo restare in piedi insieme alla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Lyden.
Possibile che non abbia capito subito la portata violenta e discriminatoria del gesto di Erdogan? Se è così si scusi e si dimetta da una carica che non è stato in grado di onorare. La forte reazione suscitata è stata maggiore certamente di quella che aveva accompagnato altre condotte di Erdogan.
Parlo di alcuni fatti di gravità inaudita per la cultura e la sensibilità europee e democratiche: il primo l’aver scelto di uscire dalla Convenzione di Istanbul, istituita a tutela delle donne, un altro di aver reso legittimo il matrimonio di bambine dai 9 (NOVE) anni di età. Questi sono alcuni fatti, oltre agli arresti ed alle detenzioni nel carcere di Silivri, città prigione, a circa un’ora di auto da Istanbul, che ospita 23.000 oppositori del regime.
E’ qui che è stata imprigionata fino alla morte, avvenuta dopo oltre 200 giorni di sciopero della fame Ebrun Timtik la cui colpa è stata quella di essersi battuta per i diritti umani, contro il regime, come moltissime/i altre/i . E pensare che la Turchia stava compiendo un percorso di civiltà ed era in attesa di entrare a far parte dell’Unione Europea…
Ma l’Europa non vuole capire che la politica è soprattutto un fatto di cultura e di civiltà e non è intervenuta in difesa dei diritti civili della popolazione per il timore di compromettere interessi economici: è sottostata al ricatto, dimenticando la dignità, i diritti umani ed i doveri etici. E questo ci mette di fronte alle nostre responsabilità politiche: non si tratta di uno “sgarbo” ma di un forte attacco al modello democratico ed ai valori dell’Europa.
Povero popolo turco! E misera Europa se per interessi economici si perde la civiltà.
Gemma Macagno