Per essere chiari.
Ieri abbiamo vinto una battaglia. E abbiamo festeggiato, com’è giusto.
Ma se qualcuno pensa che Salvini sia morto, o non conosce Salvini o non conosce gli italiani. Oppure da tre anni non fa un giro in un bar di una qualunque provincia, in un centro commerciale o su un treno regionale all’ora di punta.
Basta un attimo per inoculare il male, possono volerci decenni per debellarlo.
Noi abbiamo le idee, il coraggio, la democrazia, lui ha il 38%.
Noi abbiamo la Costituzione e le leggi, lui l’odio e la rabbia.
Perciò la vera sfida, credetemi, non è mettere insieme la “Santa Alleanza” per fermare la Bestia in sé, ma una rivoluzione culturale, civile e democratica che cancelli una volta per tutte la Bestia in noi, nel nostro paese. E non la realizzeremo (solo) in un’aula parlamentare ma nella vita di tutti i giorni, in ufficio, sui social, con un post, un esempio, un comportamento, rifiutando risposte semplici a problemi complessi, alzandoci in piedi di fronte a un’ingiustizia, reagendo contro chi viola un diritto o non rispetta i suoi doveri, indignandoci per chi umilia la nostra storia e le nostre istituzioni, senza paura di dirlo ad alta voce.
Ora, come ieri, più di ieri: la barbarie è la malattia, Salvini il sintomo, gli italiani la causa. Ma questa volta dovremo essere anche la cura.