Era il 1968 e nella “mitica 3^B” del Liceo Classico di Acireale il nostro grande professore di Lettere ,Mario Cortellese, introducendo il ciclo di lezioni su Machiavelli esordì ammonendoci,con la sua famosa voce nasale ,che occorreva innanzitutto sgombrare il campo dal più noto dei luoghi comuni sul grande fiorentino; ricordo benissimo le sue parole in un’atmosfera di grande attenzione:” Avete sempre sentito dire la frase attribuita la Machiavelli che” il fine giustifica i mezzi”: mai da lui scritta o pronunciata:è vero invece nell’essenza del suo pensiero sul Principe che il “ successo” giustifica i mezzi ..”..e via via fornendoci la chiave di volta per capire con un sol tratto l’essenza del Potere nello stato moderno così come configurata dal grande fiorentino.
Questo insegnamento mi appare in tutta la sua stentorea evidenza,ora che con un volgare “machiavellismo” di risulta,applicato a miserevoli e stolte vicende umane che certo non sono quelle – altissime - della formazione e dell’indipendenza dello Stato “italiano” in quegli anni meravigliosi e terribili quando Machiavelli fonda la sua scienza delle «azioni degli uomini grandi», delle «grandi cose», dei «grandissimi esempli» in un “Italia più stiava che li ebrei, più serva ch’e’ persi, più dispersa che gli ateniesi: sanza capo, sanza ordine, battuta, spogliata, lacera, corsa» che ha sopportato «d’ogni sorte ruina»…(Il Principe,XXVI)
Il Principe deve possedere: prudenza, saggezza, capacità di simulare e dissimulare, capacità di usare la forza per mantenere la stabilità e il potere, arte della guerra, virtù, la forza di un leone, l’astuzia di una volpe e la ragione degli uomini.
In questo la scienza politica è fondata su un principio a-morale,nel senso dell’etica quotidiana delle relazioni umane,non certo im-morale che anzi in tutti i suoi scritti Machiavelli esorta chi vuole impegnarsi nell’azione politica a perseguire ideali di chiaro valore etico: la fondazione di buoni ordini politici per assicurare il bene comune e il governo della legge; la libertà e la dignità della patria; la lotta contro la corruzione politica, il riconoscimento della virtù quale unico titolo per accedere ai più alti onori; l’odio verso ogni forma di tirannide..La politica deve trarre da questo afflato etico i fini e i mezzi. Questi ultimi valgono infatti in quanto servono un fine moralmente degno, non qualsiasi fine politico, fosse quello del “redentore” o del tiranno. Se il politico che persegue un fine moralmente degno è costretto ad essere «non buono» o ad «entrare nel male» la sua azione sarà scusata e tutto gli sarà perdonato perche la sua azione avrà avuto successo e il fine è eticamente nobile e i mezzi necessari.
Oggi sulla scena c’è un altro fiorentino,arguto e furbo, che malcela la sua voglia di apparire un moderno machiavelli mettendo in atto una invereconda pantomima, con l’aria di chi occhieggia al “Principe” : è così che si vince,”golpe” e “lione”,cosa c’entra la “morale”,cosa importa dell’”etica” della rappresentanza ? cosa importa delle “regole”,gravami inutili e dannose: c’è da “salvare” lo stato c’è da “liberare” l’italia ed io sono “il redentore” e il fine è così nobile e alto,che ad esso può essere addossato qualsiasi sacrificio della morale comune : il Potere,infatti, il Principato,la forza e la stabilità dello Stato sono in se stessi il Bene .Il Bene assoluto.
Ma è propria in questa concezione assolutista e dis-umana e di in nome di essa che si sono configurati storicamente i più grandi crimini contro l’umanità e i misfatti contro l’autodeterminazione popolare ; e se Gramsci vi vedeva “ … un condottiero, che rappresenta plasticamente e “antropomorficamente” il simbolo della “volontà collettiva”. Il processo di formazione di una determinata volontà collettiva, …. rappresentato non attraverso disquisizioni e classificazioni pedantesche di principii e criteri di un metodo d’azione, ma come qualità, tratti caratteristici, doveri, necessità di una concreta persona ..” (Noterelle sulla Politica di Machiavelli Q.13), così non è stato per gli Stalin i Mussolini gli Hitler.via via sempre più a scendere fino ad arrivare ai Togliatti D’Alema..
Oggi questo dalemini ben riuscito traendo da Machiavelli una caratterizzazione molto negativa dell’umanità ( che Egli considerava una massa di popolo ,servendo ad affermare che la maggior parte degli uomini guarda più all’apparenza che alla sostanza delle cose e delle persone ) e contrabbandando in un società del mero sembrare la sua azione come “ineluttabile” , “salvifica” e redentrice, commette nel nome dell’urgenza della salvezza dello Stato il più infame di quei delitti che machiavelli non conosceva: ammazza,il termine è quello,la democrazia colpendola al cuore ,che è quello del Consenso secondo le Regole , principio fondante più importante dello Stato democratico moderno,come ebbe ad insegnarmi all’Università il mio grande amico e Maestro Enzo Sciacca,indimenticata anima di quella grande fucina di studi e di sentimenti che fu Scienze politiche a Catania: il Costituzionalismo.
Questo principino legge come “virtù” richieste al Principe,solo quella della furbizia ( che è categoria ben diversa dall’astuzia ) della spregiudicatezza ( che non è certo l’argine che il principe deve costruire per governare la “fortuna” ) ,non conoscendo il valore della Virtù che in Machiavelli assume invece connotato fondante del Principato,dall’antica Roma ai suoi tempi, visione” eroica “dell’agire umano, la dimensione dell'onore della politica, dell'eroicità della politica.
“come il conflitto è occasionale ( la “fortuna”) colui che emerge dal conflitto, anche attraverso il delitto, è l'uomo “capace”. “ La politica quando diventa attiva deve essere ridondante di bene e il male deve essere bruciante e fatto sparire. La politica non sorge sì da una giustizia originaria, o da un bene esterno che la motiva. E può derivare anche dal “delitto” e determinante non è il modo con cui si prende il potere, ma il modo in cui lo si gestisce.
“….. Perciò un Principe savio non deve essere fedele se tale fedeltà gli ritorna contro, perché siccome gli uomini non la porterebbero bene a lui, anche lui non la deve portare a loro. Della natura di volpe è necessario prendere il saper ingannare gli uomini. Ad un Principe non è necessario avere tutte le suddette qualità, ma sembrare di averle. Anzi, avendole tutte, gli sono dannose, ma parendo di averle, tornano invece utili. Se lo sei non ti puoi mutare col cambiamento della sorte, ma se lo fingi soltanto, puoi temporeggiare e destreggiarti. Un Principe deve dunque curarsi che non gli esca parola che non sia come deve sembrare che sia, tutto pietà, fede, integrità, umanità e religione. E in generale gli uomini giudicano più in apparenza che in sostanza perché ognuno sa vedere quello che sembri, ma pochi sentono quello che sei in realtà e quei pochi non osano dire il contrario, mettendosi contro la maggioranza…” ( Il Principe,XVIII)
Signori,Renzi e la nuova classe dirigente !
Ma non è solo questa la caratteristica della conquista del principino : egli è anche ( e soprattutto ) il principale erede –perché esecutore testamentario – di Berlusconi.
Infatti,ha ricevuto in legato il patrimonio grandissimo del suo elettorato, con l’autorizzazione ad assumerne camaleonticamente tutte le sue forme,ora il vecchio “padre” è alla fine e che occorre perpetuarne la vasta Proprietà . Premio,il Potere ( “non importa come”) prezzo ,il “delitto” , della democrazia e dell’Ideale,e con essa l’asservimento dello Stato alla vicenda umana di un tiranno ( la “fortuna” senza l’argine di virtù intese a costruire il Bene Comune ).
Tantissimi sono e chiarissimi gli articoli quasi notarli di questo “affidamento” : dal più importante,l’esautoramento de facto del Parlamento e della consultazione della volontà popolare, all’attacco finale alla Democrazia ostituzionale ; dalla svuotamento del ruolo fondamentale delle associazioni dei Lavoratori nel sindacato ( “l’italia fondata sul lavoro ),all’esaltazione del dell’economia affidata solo agli “istinti animali” del mercato e del neo-capitalismo;dall’esaltazione fascista e pseudo movimentista del mito della giovinezza e della velocità,della dissacrazione e dell’ a-temporalità della condizione umana in un “futursmo” d’accatto,alla deriva autoritaria dell’incarnazione della volontà generale in un solo uomo “..è questo che vuole da me il popolo italiano,è questo che vuole l’Italia” E’ sempre l’antico bisogno del popolo italiano di essere schiavo di un padrone che decide per tutti .In definitiva dal seppellimento infine di ogni tratto della storia della repubblica italiana nata dalla Resistenza e del primato in essa dello Stato Sociale ,con l’inumazione definitiva della parola “Sinistra”.
Questo e molto altro ancora che qui sarebbe troppo lungo elencare erano i capisaldi del” piano di rinascita democratica” di Licio Gelli,poi affidato a Berlusconi ( ed in larga parte con il concorso di D’Alema e Cossiga quasi attuato),infine affidato al giovane erede,perché ne curi la definitiva attuazione e si apra così un’era di “pace” sociale e di gioioso asservimento della nostra povera patria. Non mi stupirei che si trovi prima o poi un altro elenco di “fratelli”..
Prepariamoci.
“Ora e sempre, Resistenza”