I dirigenti del PD continuano a ritenere normale governare insieme ai prestanome di un condannato per un reato di forte impatto etico, il ri-Presidente della Repubblica conferma la sua antipatia per la Magistratura chiedendone di nuovo la 'riforma', Berlusconi lancia i suoi proclami di auto-assoluzione da tutte le TV. Ma soprattutto chi credeva Berlusconi innocente, rimbecillito da teoremi e anatemi contro le 'toghe rosse', non rinuncia certo alla sua idolatria.
In effetti la conferma definitiva della condanna per frode fiscale è importantissima perché definitiva e soprattutto perché ribadisce che 'la legge è uguale per tutti', ma non apporta nuovi elementi di giudizio sul vero protagonista della vicenda, e non solo perché si limita a respingere le contestazioni alla sentenza del giudice di merito.
A chi parla di Magistratura politicizzata occorrerebbe forse ricordare che parliamo di un signore che ha iniziato la sua carriera di imprenditore con capitali di cui non ha mai voluto dichiarare l'origine, e l'ha proseguita violando la normativa sulle televisioni commerciali. Commettendo, nel secondo caso in modo innegabile, un reato. Sino da allora è stata proprio la 'politica', cioè il decreto Craxi 'a sanatoria', a salvarlo da una condanna che per cittadini con amicizie 'politiche' meno influenti sarebbe stata certa.
Ed è proprio grazie all'uso disinvolto del proprio peso 'politico' che ha evitato altre condanne, con la depenalizzazione del falso in bilancio, le manovre sui tempi delle prescrizioni, ecc …
Berlusconi è stato riconosciuto colpevole in modo irrevocabile proprio perché i (tanti) Magistrati che l'hanno giudicato non si sono fatti influenzare dalla politica, ma hanno solo applicato la legge, facendo il proprio dovere. Ma non sarà certo una sentenza a aprire gli occhi di chi crede ancora che Ruby sia la nipote di Mubarak e che decuplicare il proprio patrimonio personale distribuito nei vari paradisi fiscali sia un modo per 'amare il proprio Paese'.
Soprattutto fino a quando i vari Giuliano Ferrara, Sallusti, Belpietro e altri saranno onnipresenti su tutti gli schermi TV.
Possiamo e dobbiamo però chiedere a chi sinora ha fatto finta di non vedere, ha raccomandato di non 'demonizzare' l'avversario, ha accettato e giustificato tanti compromessi, ha impedito per decenni l'applicazione della legge sul conflitto di interessi, almeno di riflettere sulle loro responsabilità e sui costi altissimi che il nostro Paese e le sue istituzioni democratiche stanno sopportando sul piano della credibilità.
A quanti, anche da altissimi scranni, invece di limitarsi a ringraziare la Magistratura per aver confermato che il nostro è (ancora) uno stato di diritto, hanno esplicitamente o implicitamente criticato l'operato della Cassazione e continuano a invocare una 'riforma' che sa tanto di ricerca di impunità, dovremmo chiedere se ritengono ancora possibile contrattare addirittura il cambiamento della 'forma di stato e di governo' definite nella nostra Costituzione (cioè il modello della nostra democrazia) con simili interlocutori.