Dopo Tsipras

di Francesco Baicchi - 08/06/2014

Il percorso per trasformare in un vero e proprio ‘soggetto politico’ il movimento nato nel nostro Paese intorno alla candidatura di Alexis Tsipras è sostanzialmente iniziato questo sabato dalla romana Sala Umberto, piena di rappresentanti dei tanti attivisti che hanno reso possibile il piccolo miracolo del superamento della ‘soglia’ del 4%.
Si è trattato di una vera e propria consultazione della base, con in sala ad ascoltare alcuni dei candidati, oltre a Ferrero, Ingroia e altri ‘politici’ di rilievo, esclusi dal palco.
I toni degli oltre cinquanta interventi seguiti all’introduzione di Guido Viale non è stato  trionfalistico né compiaciuto, anche se in molti hanno  ricordato successi locali che hanno raddoppiato o triplicato la media nazionale, ma piuttosto cosciente della necessità di organizzare un concreto ‘retroterra’ in sostegno degli eletti.
Non sono nemmeno mancati i momenti polemici, quasi tutti centrati sulla decisione di Barbara Spinelli, ampiamente vincitrice in due delle cinque circoscrizioni, di accettare l’elezione al Parlamento europeo, che inevitabilmente porta alla esclusione di uno dei due ‘primi non eletti’, provenienti (casualmente, certo) rispettivamente da SEL e PRC .
In effetti, nonostante il prestigio personale della Spinelli, la sua scelta, che tiene conto della volontà degli elettori ma contraddice quanto annunciato da tempo,  a molti non è piaciuta. In particolare, naturalmente, ai rumorosi militanti dei due partiti, i cui numerosi interventi hanno ossessivamente insistito prevalentemente su questo punto .     
Qua e là è anche affiorata una certa insofferenza nei confronti dei gruppo dei ‘garanti’, da affiancare o addirittura sostituire con rappresentanti eletti dalla ‘base’.
Ma la maggioranza dei presenti ha dimostrato chiaramente di non essere disposta a consentire che i dissensi prevalessero sull’entusiasmo unitario, mettendo a rischio la prospettiva di riuscire finalmente nella creazione di un nuovo soggetto di sinistra in grado di superare la marginalità attuale e di opporsi efficacemente alle politiche neo-liberiste della strana maggioranza di governo.
Il voto del 25 maggio è stato analizzato con oggettività, riconoscendo che i consensi raccolti provengono quasi esclusivamente dai centri urbani e da fasce di elettorato di livello culturale medio-alto e non dalle tradizionali aree popolari.
Le difficoltà incontrate nelle aree periferiche sono state in parte attribuite al sostanziale oscuramento da parte dei grandi media e in particolare delle televisioni, ma anche ad alcune contraddizioni dovute a scelte divergenti di SEL e PRC nelle contemporanee elezioni locali.
Sul piano programmatico, oltre ai punti che hanno caratterizzato la lista, sono stati confermati il rifiuto delle riforme istituzionali nate dall’opaco accordo del ‘Nazareno’ e la scelta in favore della democrazia partecipativa, fondata su quella che nel suo applauditissimo intervento Stefano Rodotà ha definito una ‘coalizione sociale’, che deve nascere dalla ricostruzione di una nuova cultura politica.
Rodotà ha anche denunciato il progressivo abbandono degli ideali su cui è fondata la  Costituzione, la scelta del PD di ignorare i grandi movimenti di opinione, come quello che ha portato alla vittoria del referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua, e l’errore della modifica dell’articolo 81; ha poi ammonio a non ripetere gli errori del passato, invitando in particolare i partiti a non proiettare nel nuovo movimento i loro problemi interni .
L’unanimità senza esitazioni né distinzioni è stata raggiunta nel rifiuto delle politiche neo-liberiste  e nella centralità dei problemi del lavoro, che non c’è, è sempre più precario e visto solo come una componente dei costi delle imprese.
L’incontro si è concluso senza una formale presa di posizione sulla ‘questione Spinelli’, che rischiava di provocare divisioni (in particolare per l’impossibilità di verificare la composizione dei presenti in sala, fortemente sbilanciata nelle fasi finali) e con la richiesta ai tre eletti di mantenere un rapporto diretto e continuo con i comitati locali.
Prossimo appuntamento per una assemblea generale il 19 luglio, quando dovrà essere decisa anche la struttura organizzativa del nuovo movimento

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