La decadenza

di Francesco Baicchi - 26/11/2013
L'alternativa alla decadenza di Berlusconi è la decadenza della Repubblica.

La vicenda Cancellieri-Ligresti non costituisce certo il più drammatico dei problemi di questo povero Paese. Eppure rischia di rappresentare un ulteriore non indifferente ostacolo sulla strada di quel ritorno alla 'normalità', che la condanna definitiva di Berlusconi e il suo conseguente inevitabile declino hanno per un momento fatto sperare.

Perché è innegabile che uno dei fattori che rende la situazione italiana diversa e più grave rispetto a quella di altri Paesi pur coinvolti nella crisi economico-finanziaria globale è la scarsa credibilità della nostra classe dirigente, che riduce comprensibilmente l'efficacia di qualunque provvedimento normativo.

Il ventennio berlusconiano ha legittimato i peggiori istinti egoistici e individualisti di un Paese che non è mai stato caratterizzato da un elevato senso civico. La dimensione della evasione fiscale e della corruzione dilagante, la disinvoltura con cui vengono candidati (e soprattutto votati) personaggi sospettati, inquisiti o addirittura condannati la dicono lunga in questo senso. Il sistematico attacco alla indipendenza della Magistratura e l'azione svolta a livello parlamentare per rallentarne e condizionarne le procedure hanno ulteriormente ridotto la credibilità di un elemento fondamentale del sistema democratico.

Senza una Giustizia efficiente i cittadini non possono essere uguali, non possono far valere i loro diritti e la democrazia non sarebbe che un insieme di vuoti rituali.

La condanna definitiva dell'uomo di Arcore poteva segnare un punto di svolta, e far sperare che anche per l'Italia ci fosse 'un giudice a Berlino'.

Dopo due decenni di leggi ad personam, cavilli, impedimenti raramente legittimi, insulti ai Magistrati, fughe dai Tribunali e via sragionando la sentenza della Cassazione ha assunto un valore simbolico che va ben al di là dell'entità del reato (peraltro odioso).

Ma l'illusione si sta scontrando contro la realtà di una classe dirigente 'indecisa a tutto' e lo strapotere di un miliardario che si oppone ormai esplicitamente allo Stato grazie al suo impero mediatico e con una serie di atti eversivi tesi, se non altro, a ingannare sistematicamente l'opinione pubblica.

Come altrimenti definire la campagna in corso per opporsi alla mera esecuzione della sentenza, che comporta la decadenza dal Senato? Si vorrebbe che la semplice presa d'atto della conseguenza di una sentenza definitiva venisse trasformata in un quarto grado di giudizio, in cui un ramo del Parlamento potrebbe riformare una decisione della Magistratura, con conseguenze istituzionali gravissime?

Il senatore che detiene il record delle assenze dall'aula mendica ora il rinvio di qualche settimana schierando i propri dipendenti, dentro e fuori del Parlamento, nella frenetica ricerca di apparire il martire delle 'toghe rosse'. Presenta nuove 'prove' (in realtà una semplice dichiarazione giurata) pur sapendo benissimo che non sono assolutamente sufficienti a richiedere una revisione del giudizio.

Il tentativo esplicito è minare la credibilità del sistema istituzionale, generando insicurezza e disordine per spingere l'opinione pubblica nella direzione di un nuovo 'ordine' accentrato e autoritario: il regime preconizzato da Licio Gelli e già parzialmente realizzato con la attuale legge elettorale, riedizione peggiorata della legge Acerbo che legittimò il potere mussoliniano.

A questa minaccia l'attuale governo, privo di mandato elettorale e apparentemente unito solo nel tentativo di imporre lo stravolgimento della Costituzione, risponde in modo palesemente insufficiente.

Il Paese ha invece estrema necessità, anche per garantire efficacia ai provvedimenti economici, di un ritorno ai ruoli che la Costituzione assegna ai vari organi dello Stato. Per questo è priorità assoluta una legge elettorale che restituisca al Parlamento non solo la sua centralità, ma soprattutto quel prestigio che le troppe presenze di personaggi discutibili e 'disponibili' hanno cancellato.

Solo un futuro Parlamento finalmente rappresentativo della volontà popolare potrà affrontare i limitati aggiornamenti che possono migliorare l'efficacia del nostro sistema istituzionale.

In un quadro così anomalo la presenza, proprio al vertice del ministero della Giustizia di una figura che appare ampiamente compromessa, almeno sul piano personale e 'affettivo', con ambienti opachi della finanza, non può che aggravare la situazione. La Costituzione assegna al Ministro 'l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia', che non consistono certo nell'intervenire personalmente in favore di uno o tanti detenuti, quanto piuttosto nel facilitare il lavoro dei Magistrati. Non è certo con la creazione di un 'numero verde' che si compensa la gravità di commenti che potrebbero apparire disapprovazione per l'operato dei Magistrati nel caso Ligresti.

La nostra Repubblica ha resistito al dramma degli anni di piombo, alle bombe della guerra dichiarata dalla mafia allo Stato e alla campagna delle leggi 'ad personam' proprio grazie a una Magistratura indipendente e a Giudici che hanno troppo spesso pagato, non solo con tentativi di diffamazione sistematica, ma addirittura con la vita loro e delle loro scorte, la fedeltà alla democrazia. Un voto del Senato che si opponesse alla sentenza della Cassazione rifiutando di eseguirla costituirebbe un ulteriore passo avanti verso la delegittimazione di questo essenziale potere dello Stato e della sua indipendenza. L'alternativa alla decadenza di Berlusconi è la decadenza della Repubblica.

Certo non può averlo dimenticato il Presidente Napolitano, che pure con il suo incomprensibile tentativo di sottrarsi al dovere civile di una semplice testimonianza dai contorni definiti e limitati rischia di alimentare ulteriormente un clima di incertezza istituzionale.

3 dicembre 2018

DANNI DISCONOSCIUTI DELLA LEGGE FORNERO

Maurizio Sbrana - Liberacittadinanza
26 ottobre 2018
16 ottobre 2018

Un pericoloso atto di autolesionismo

Giuristi Democratici, Articolo 21, vedi altri in fondo all'articolo
22 settembre 2018