Colin Crouch ha scritto un libro per spiegarci che viviamo in un generale clima di postdemocrazia. Un senso diffuso di rassegnazione sembra inclinare gran parte dell'opinione pubblica ad accettare questa nuova dimensione e ad abituarcisi.
I partiti sono esangui, i sindacati vanno rottamati, i corpi intermedi della società marginalizzati. I leaders restano gli unici punti di riferimento. Si riscopre l'insostituibilità del potere carismatico. Senza timore del ridicolo, si riesce a riconoscere il carisma anche dove non ve n'è traccia.
I pecoroni del PD nel Senato, dopo essersi consegnati al sindaco di Firenze che gli prometteva di finire la legislatura, stanno travolgendo l'intera architettura costituzionale. In nome del superamento del bicameralismo perfetto, disegnano un debole Senato delle Regioni, nello stesso momento in cui tolgono alle regioni il governo del territorio, e danno alla sola Camera, intatta nei suoi 630 seggi, la potestà di conferire la fiducia al governo.
È una potestà intrinsecamente finta. I deputati saranno eletti in anticipo dalla nomina dei loro segretari di partito. Il partito che uscirà dal voto come la minoranza più grossa avrà, grazie al premio, una maggioranza falsa ma schiacciante: 55 per cento dei seggi. Con cui potrà eleggersi il Presidente della Repubblica a sé più gradito e plasmare a proprio piacimento la Corte Costituzionale.
Ma anche l'onnipotenza della falsa maggioranza è finta. Essa è in realtà fin dall'inizio ubbidiente al governo. Lo è già oggi in misura imbarazzante, figurarsi dopo lo stravolgimento costituzionale. Il suo potere legislativo avrà valore nominale, mentre il governo avrà il potere sostanziale di far passare le proprie iniziative di legge senza emendamenti.
Questa è totale evanescenza del potere legislativo, sottomesso in modo umiliante al potere esecutivo del governo.
Si passa così dalla postdemocrazia alla postcostituzione.
Non ci può consolare il pensiero che quando i pecoroni del PD perderanno le elezioni scopriranno allora che cosa hanno fatto.
È necessario che il protagonismo civile ricostituisca le proprie energie e si batta con la massima determinazione democratica contro la deriva postcostituzionale.