L'andamento della seduta del Senato dello scorso 8 agosto e le dichiarazioni successive meritano una riflessione al di là della mera approvazione del ddl costituzionale 1429, perché invece di chiudere un confronto politico aprono una fase estremamente pericolosa per il nostro Paese.
L'ascolto degli interventi finali ha rappresentato un momento importante, perché anche da quanti hanno confermato l'appoggio al testo sono emerse dichiarazioni certo non omogenee.
Intanto ora sappiamo chi sono i veri 'padri' della 'riforma': Romani ha rivendicato questo ruolo al pregiudicato Berlusconi, ma il senatore Barani lo ha attribuito addirittura a Bettino Craxi, in vita latitante. Nessuno ha citato Licio Gelli, ma deve essere stata solo una svista. Se continuano così il titolo di 'padre costituente' rischia di trasformarsi in una offesa.
Il ruolo di Renzi è apparso, giustamente, quello dell'efficiente esecutore.
La distanza notevole dai 2/3 necessari per evitare il referendum confermativo ha poi reso un po' ridicolo lo sforzo della Boschi di presentare questa ipotesi come una generosa concessione del governo.
Naturalmente, anche alla luce dell'esito numerico, la rivendicazione più importante è stata quella di Forza Italia, che ha subito fatto pesare di essere stata determinante affinché il Presidente del Consiglio designato da Napolitano potesse andare in ferie vantandosi di aver 'vinto' la sua battaglia contro la Costituzione. Anche se una maggioranza di poco superiore al 55%, dopo aver proclamato che 'le regole si fanno con tutti' è tutt'altro che una vittoria.
Ma questa 'non sconfitta' consentirà a Berlusconi di alzare ulteriormente il prezzo dei suoi indispensabili voti nelle ulteriori trattative al 'Nazareno' o, peggio, a Palazzo Chigi.
In realtà molti (lo stesso Renzi, mi pare) hanno dato per scontata le necessità di rimediare nel passaggio alla Camera ad alcuni dei pasticci causati dalla ingiustificata fretta richiesta al Senato e fedelmente imposta dal presidente Grasso. Questo provocherà inevitabilmente un rallentamento della tabella di marcia renziana, ma rischia anche di aprire le porte a ulteriori peggioramenti del testo nel caso in cui il PD non riesca a rimediare alla scelta del suo segretario di trascinarlo definitivamente nel campo opposto al centro-sinistra, in barba al programma su cui è stato votato (il PD, non Renzi) nel 2013.
All'orizzonte, non remoto, ci sono infatti l'elezione diretta del capo dello Stato, la riforma della Giustizia, alcune nomine alla Corte Costituzionale e in importanti Procure, la responsabilità civile dei Magistrati, ecc ....
In questo quadro il rientro in scena della pessima legge elettorale, che riprenderà la sua strada al Senato, faciliterà i peggiori mercanteggiamenti. Qualche forza politica, o addirittura qualche leader di piccolo partito potrebbe sentirsi tentato di votare la 'riforma' costituzionale in cambio di qualche decimale di punto in meno delle 'soglie', che gli garantirebbe la sopravvivenza, o di qualche posto 'buono' nelle liste dei partiti maggiori.
L'insieme degli interventi in corso sul piano istituzionale deve invece essere valutato unitariamente per le conseguenze irreversibili che avrebbe e che sono state ampiamente illustrate da quasi tutti i costituzionalisti 'parrucconi'. Né il ddl costituzionale né l'italicum sono parzialmente emendabili perché entrambi fondati sull'obiettivo di conferire poteri illimitati a un leader, anche se votato da una minoranza, e ridurre il potere di autodeterminazione dei cittadini.
La stessa ossessiva campagna mediatica di disinformazione, che cerca falsamente di motivare le 'riforme' con esigenze dettate dalla crisi economica e sociale, è la dimostrazione lampante del tentativo di cancellare il modello della democrazia rappresentativa, che presuppone che gli elettori dispongano delle informazioni oggettive necessarie alla loro scelta.
Si cerca di presentare alla opinione pubblica una contrapposizione fra un governo 'innovativo' e chi 'frena'. In realtà, come appare ogni giorno più evidente, è proprio la maggioranza Berlusconi-Renzi (quella vera) che impedisce, bloccando il Parlamento sulle modifiche istituzionali, le riforme veramente utili: il ritorno a una fiscalità progressiva, la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, l'efficienza della Giustizia con provvedimenti che impediscano il ricorso sistematico alla prescrizione per evitare le condanne definitive (Berlusconi docet), il rilancio della scuola pubblica e della ricerca, la cancellazione di spese non essenziali (e spesso motivate solo dalla corruzione) come gli F35, la TAV, il MOSE; e non ultimo per importanza, ogni volta che ci sono consultazioni elettorali, il conflitto di interessi di un leader politico padrone della maggioranza dei media.
L'ultima conferma di questo conservatorismo governativo viene proprio dal blocco voluto da Renzi (per conto terzi come al solito, immagino) sulla apertura alla fecondazione eterologa conseguente alla sentenza della Consulta.
Sia nella prospettiva del referendum confermativo, che in quella (auspicabile) di un ritiro del ddl 1429 per una pausa di riflessione (trasparente e pubblica, non al 'Nazareno', ma nelle sedi istituzionali), è indispensabile un impegno, di controinformazione e di sostegno ai parlamentari che si oppongono a questa deriva autoritaria, da parte di tutti quelli che, indipendentemente dalla adesione o meno a forze politiche diverse, non intendono rinunciare a vivere in un sistema democratico e pluralista.
Con la speranza che la vastissima platea degli astenuti (quasi 50% alle ultime europee) trovi finalmente un nuovo soggetto politico cui affidare la propria rappresentanza in un momento così delicato per la storia del Paese.