Al signor
Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano
Signor Presidente,
siamo cittadini italiani che hanno dato vita alla “Rete per la Costituzione”, organizzazione che in ragione di un impegno civico e morale di fedeltà alla Carta fondativa della Repubblica, si propone la sua difesa e applicazione.
Poiché Essa sancisce la Sovranità Popolare, è in nome di questa che ci sentiamo autorizzati a chiedere conto, a Lei e alla classe politica tutta, di quelle azioni e parole che ci sembrano venir meno a questo principio e a quello ancora più perentorio che impone a tutti i cittadini di “essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi “.(art. 54).
Il suo pronunciamento, l’ennesimo in verità, a favore delle riforme promosse dal Governo in carica, ieri 22 luglio 2014, sembra chiarire definitivamente la strada che lei ha scelto: quella di non essere “il rappresentante dell’unità nazionale” (art.87), ovvero colui che si fa garante super partes nel delicato processo di riforma costituzionale e non solo, di tutte le posizioni in campo tutelando il dibattito, la serena espressione delle divergenze e degli opposti pareri, ivi compresi quelli delle opposizioni, come era accaduto nel 1947.
Patrocinando e “sponsorizzando” in prima persona la proposta del Governo, cioè di una parte delle forze politiche del Parlamento, Lei si “schiera” apertamente al di là di ogni dubbio o ambiguità, non solo venendo meno al mandato che la Costituzione le affida, tradendone lo spirito ma anche violando il suo giuramento di fedeltà alla Stessa, che ha avuto il “privilegio” di riconfermare, unico caso nella storia repubblicana del paese, per la seconda volta.
Ci scusi Presidente, ma lei non ci rappresenta.
Dopo 20 anni di leggi ad personam, di episodi imbarazzanti dentro e fuori i confini nazionali, di accuse e insulti ai magistrati, di rapporti diretti con esponenti mafiosi (Dell’Utri, Mangano…) e una condanna definitiva per frode fiscale (un latrocinio a danno degli italiani tutti), Lei vorrebbe farci credere che il sig. S. Berlusconi è un “interlocutore significativo”? Che ha pieno titolo nel processo di riforma della nostra Carta? Che ha pieno titolo nella riforma della Giustizia?
Ci scusi Presidente, ma questo è inaccettabile.
Il processo di riforma che si pretende di attuare eredita, all’evidenza dei fatti, un duplice peccato originale, il primo: una “diminutio” di autorevolezza di questo Parlamento che, come sancito dalla Corte Costituzionale, nasce da una legge elettorale incostituzionale, la quale a sua volta ne ha definito il carattere: quello cioè di una Camera di nominati, poco rappresentativa delle istanze dei cittadini e per questo meno titolata a modificare un patrimonio collettivo come la Nostra Costituzione.
E vale la pena ricordare, forse, “l’esproprio” continuato del diritto di scegliere i propri candidati che si vorrebbe addirittura perpetuare, a danno dei cittadini italiani.
E ancora vale la pena ricordare che gli stessi cittadini sono ormai da tempo espropriati anche del diritto di pronunciarsi, attraverso il voto, (quello europeo non è un mandato a modificare la Costituzione italiana) a seguito del continuo esercizio delle larghe intese o della costruzione a tavolino di governi balneari di varia natura, sempre da Lei patrocinati, Signor presidente.
Il secondo peccato originale delle sbandierate riforme è il cosiddetto “Patto del Nazareno” , frutto di “indicibili accordi”.
Ci sembra che sia ora di dire basta alle manovre di palazzo, ai patti tra privati che ne pretendono l’applicazione a beneficio “presunto” dei cittadini che non ne conoscono affatto i termini, né la posta in gioco, né gli interessi che i singoli rappresentanti di partito intendono perseguire a loro vantaggio.
In nome di quella sovranità popolare che ci compete esercitare pretendiamo la verità, la chiarezza, la trasparenza…Signor Presidente.
La trasparenza, infine, è quella che ci attendiamo in un paese come l’Italia che da decenni attende di sapere la verità sui tanti misteri e le terribili stragi del passato.
Una in particolare, che La vede direttamente chiamato in causa: il processo sulla trattativa Stato –mafia e le conseguenti stragi del 1992-3.
Oggi come allora Lei era dentro le Istituzioni, è chiamato a rendere conto del suo ruolo, a dare la sua versione dei fatti ai magistrati che indagano, oggi come allora minacciati dalla mafia, soli nella fatica di recuperare brandelli di verità a distanza di così tanto tempo e dopo i vergognosi depistaggi degli anni scorsi.
Pretendiamo la sua collaborazione alle indagini, Signor Presidente.
Distinti saluti
Rete per la Costituzione
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