Quello che è successo non è un
golpe in senso tecnico ma lo è in senso politico. Si sta
cambiando la forma dello stato di fatto passando a una
Repubblica presidenziale senza i necessari contrappesi. Lo
stesso Napolitano, rifiutando la proposta di rielezione che
gli veniva fatta il 1° marzo scorso aveva dichiarato: “…sono
convinto che i padri costituenti concepirono il ruolo del
presidente della Repubblica sulla misura dei sette anni,
infatti non è un caso che nessun presidente della
Repubblica abbia fatto un secondo mandato”.
Rieleggere Napolitano dandogli
mandato di fare da levatrice al governo del presidente,
formato dai maggiori partiti dei due schieramenti opposti
che si erano presentati alle elezioni (così come era
successo col governo Monti), significa tradire la volontà
popolare espressa con le elezioni.
Significa inoltre che il
massacro della Costituzione, cui assisteremo nei prossimi
mesi, potrebbe avvenire senza che i cittadini si possano
esprimere nel referendum costituzionale (confermativo della
riforma) se in parlamento trovano i 2/3 dei voti per
approvarla.
L'elezione di qualsiasi altro
presidente, il peggiore che ci fosse, non avrebbe avuto lo
stesso significato, anche se magari avrebbe prodotto le
stesse storture, proprio per il valore simbolico di questa
elezione e per il mandato che è stato dato a Napolitano che,
di fatto, modifica la forma dello Stato. Se PD e PdL + Monti
intendevano governare insieme avremmo dovuto saperlo in
campagna elettorale (anche se era chiaro che sarebbe andata
a finire così...) perchè certamente i consensi elettorali
non sarebbero stati gli stessi e di conseguenza i numeri in
parlamento.
A questo punto, con un presidente
della Repubblica interventista e non garante della Carta
costituzionale (al suo esordio annunciò, molto poco
opportunamente ed elegantemente, che la Costituzione,
come ogni bella signora sessantenne, aveva bisogno di
interventi di lifting) e un governo di larghe intese,
composto forze che hanno in atto un regolamento di conti con
la magistratura e sete di potere assoluto, sarà un massacro.
Ciò nonostante non subiremo inermi la furia distruttiva.
Ciò nonostante non subiremo inermi la furia distruttiva.
Dieci giorni fa è uscito l’appello
della Carovana per la Costituzione
SEMPRE, del Comitato per la Costituzione
Firenze e di ALBA per un presidente che
fosse davvero garante della Costituzione e giovedì scorso si
è tenuto a Firenze un presidio con lo stesso intento.
Stamani il presidio di protesta contro la deriva
presidenzialista.
Ma serve fare di più.
Nel 2005-2006 la Carovana per la Costituzione fece il giro dell’Italia per la campagna referendaria e insieme alle altre associazioni di difesa della Costituzione, ai movimenti e ai liberi cittadini, nell’inerzia dei partiti, riuscì a mettere in moto quella reazione popolare che rigettò la pessima riforma costituzionale del centrodestra.
Ora, anche se lo scenario è mille
volte peggiore di allora, dobbiamo ricostruire al più
presto una rete di forze e cittadini che, come nel 2006,
blocchi la riforma costituzionale partendo immediatamente
dal richiedere che non approvino alcuna modifica
costituzionale con i 2/3 dei voti impedendo ai cittadini
di pronunciarsi.