Renzi o altri riproveranno a devastare la Costituzione,
statene certi. Riproveranno perché sono insofferenti ai limiti che la nostra
Costituzione impone a chi governa, quei limiti che sono invece la più efficace
garanzia della nostra libertà e della nostra dignità di cittadini.
Per questo il più importante e urgente compito di noi
militanti del NO è trasformare i comitati in comitati permanenti per la difesa
e l’attuazione della Costituzione. Primo obiettivo dovrebbe essere non
disperdere il patrimonio morale, intellettuale e politico che si è formato
durante questa lunga e faticosa battaglia referendaria. Patrimonio morale
perché centinaia di migliaia di cittadini si sono impegnate per senso del
dovere, spesso contro i loro interessi, sfidando lo strapotere di un governo
che controlla televisioni e giornali; intellettuale perché molti hanno
acquisito una consapevolezza dei princîpi
della nostra Costituzione che prima non avevano; politica perché milioni di
persone hanno detto a chiare lettere che non vogliono cedere parte del
fondamentale diritto di scegliere i loro rappresentanti a una casta ignorante e
arrogante.
Secondo obiettivo dei Comitati, dovrebbe essere organizzare
delle belle feste per celebrare degnamente la vittoria del NO. Gli incontri conviviali
servono a rinsaldare le amicizie nuove e vecchie e a ricordare la grande e
insperata gioia che abbiamo vissuto insieme, la più luminosa di tutta la storia
repubblicana. Una gioia che nessuno ci ha regalato ma che abbiamo conquistato
con fatica. A pensarci bene, le uniche gioie politiche degli ultimi decenni non
le abbiamo vissute grazie ai partiti politici, ma grazie a cittadini che si
sono organizzati liberamente per salvare la Costituzione, nel 2006 e pochi
giorni or sono.
Il terzo obiettivo dovrebbe essere promuovere progetti di
educazione alla Costituzione da realizzare nelle scuole e nelle associazioni
della società civile in modo che chi ha votato NO capisca ancora meglio il
valore della nostra Carta fondamentale e chi ha votato SI capisca che folle
errore sarebbe stato sostituirla con l’immonda riforma renziana. In questi mesi
abbiamo avuto la straordinaria fortuna di poterci avvalere dell’impegno e della
saggezza d’insigni costituzionalisti, scienziati politici e storici, giovani e
anziani. Con il loro aiuto, dopo che si saranno ripresi dalle fatiche della
campagna referendaria, i Comitati potranno realizzare un’opera di formazione
costituzionale e civile ispirata a spirito critico, rigore e diffidenza verso le
frasi fatte e i luoghi comuni.
I Comitati potrebbero insomma diventare una rete di scuole
di educazione civile nel senso più preciso e pieno del termine: luoghi, dove i
cittadini apprendono una cultura repubblicana fondata sulla consapevolezza dei
diritti e dei doveri, anzi prima questi che quelli. Qualsiasi persona
intelligente si rende conto che il vero male dell’Italia non è la carenza delle
istituzioni, come ci hanno fatto credere i commentatori politici favorevoli
alla riforma, ma la debolezza delle coscienze. E per svolgere bene il loro
compito le attività di educazione civica promosse dai Comitati, devono avere la
libertà come fine e come mezzo, vale a dire proporsi di formare coscienze
libere con il metodo della discussione critica senza indottrinare e senza infliggere
dogmi.
Anche se può sembrare difficile, l’educazione civile, oltre
che necessaria, è possibile. A condizione che ci siano persone che sanno
pronunciare le parole giuste e siano credibili. Non c’è nulla di più
insopportabile d’individui che parlano di libertà, doveri, Costituzione,
patria, repubblica e nella loro vita hanno ampiamente dimostrato di non credere
in nulla tranne che nel loro interesse. Per fortuna la campagna per il NO ha
formato migliaia di cittadini che possono essere ottimi insegnanti. E ha
rivelato che in Italia ci sono giovani che non chiedono di meglio che ascoltare
un linguaggio di dignità repubblicana, e che hanno dimostrato, contro chi ha
descritto la loro scelta per il No come un”possente e demente contributo”
(espressione che da sola dimostra ancora una volta la miseria morale e
intellettuale di chi l’ha scritta), di capire quanto vale la libertà garantita
dalla Costituzione.
I Comitati per la Difesa della Costituzione potrebbero
infine essere scuole di formazione di quella nuova élite politica di cui si
avverte un gran bisogno. Rispetto alle scuole legate ai partiti, le iniziative
dei Comitati avrebbero l’evidente vantaggio di raccogliere giovani (e meno
giovani) di diverso orientamento politico e culturale. Non avendo posti e
prebende da offrire, scoraggerebbero fin dall’inizio chi pensa che la politica
sia conquista di privilegi anziché servizio per il bene comune.
viroli@princeton.edu