Non disperdiamo il patrimonio del NO

di Maurizio Viroli - Il Fatto Quotidiano - 13/12/2016
Il più importante e urgente compito di noi militanti del NO è trasformare i comitati in comitati permanenti per la difesa e l’attuazione della Costituzione
Renzi o altri riproveranno a devastare la Costituzione, statene certi. Riproveranno perché sono insofferenti ai limiti che la nostra Costituzione impone a chi governa, quei limiti che sono invece la più efficace garanzia della nostra libertà e della nostra dignità di cittadini.
Per questo il più importante e urgente compito di noi militanti del NO è trasformare i comitati in comitati permanenti per la difesa e l’attuazione della Costituzione. Primo obiettivo dovrebbe essere non disperdere il patrimonio morale, intellettuale e politico che si è formato durante questa lunga e faticosa battaglia referendaria. Patrimonio morale perché centinaia di migliaia di cittadini si sono impegnate per senso del dovere, spesso contro i loro interessi, sfidando lo strapotere di un governo che controlla televisioni e giornali; intellettuale perché molti hanno acquisito una consapevolezza dei princîpi della nostra Costituzione che prima non avevano; politica perché milioni di persone hanno detto a chiare lettere che non vogliono cedere parte del fondamentale diritto di scegliere i loro rappresentanti a una casta ignorante e arrogante.
Secondo obiettivo dei Comitati, dovrebbe essere organizzare delle belle feste per celebrare degnamente la vittoria del NO. Gli incontri conviviali servono a rinsaldare le amicizie nuove e vecchie e a ricordare la grande e insperata gioia che abbiamo vissuto insieme, la più luminosa di tutta la storia repubblicana. Una gioia che nessuno ci ha regalato ma che abbiamo conquistato con fatica. A pensarci bene, le uniche gioie politiche degli ultimi decenni non le abbiamo vissute grazie ai partiti politici, ma grazie a cittadini che si sono organizzati liberamente per salvare la Costituzione, nel 2006 e pochi giorni or sono.
Il terzo obiettivo dovrebbe essere promuovere progetti di educazione alla Costituzione da realizzare nelle scuole e nelle associazioni della società civile in modo che chi ha votato NO capisca ancora meglio il valore della nostra Carta fondamentale e chi ha votato SI capisca che folle errore sarebbe stato sostituirla con l’immonda riforma renziana. In questi mesi abbiamo avuto la straordinaria fortuna di poterci avvalere dell’impegno e della saggezza d’insigni costituzionalisti, scienziati politici e storici, giovani e anziani. Con il loro aiuto, dopo che si saranno ripresi dalle fatiche della campagna referendaria, i Comitati potranno realizzare un’opera di formazione costituzionale e civile ispirata a spirito critico, rigore e diffidenza verso le frasi fatte e i luoghi comuni.
I Comitati potrebbero insomma diventare una rete di scuole di educazione civile nel senso più preciso e pieno del termine: luoghi, dove i cittadini apprendono una cultura repubblicana fondata sulla consapevolezza dei diritti e dei doveri, anzi prima questi che quelli. Qualsiasi persona intelligente si rende conto che il vero male dell’Italia non è la carenza delle istituzioni, come ci hanno fatto credere i commentatori politici favorevoli alla riforma, ma la debolezza delle coscienze. E per svolgere bene il loro compito le attività di educazione civica promosse dai Comitati, devono avere la libertà come fine e come mezzo, vale a dire proporsi di formare coscienze libere con il metodo della discussione critica senza indottrinare e senza infliggere dogmi.
Anche se può sembrare difficile, l’educazione civile, oltre che necessaria, è possibile. A condizione che ci siano persone che sanno pronunciare le parole giuste e siano credibili. Non c’è nulla di più insopportabile d’individui che parlano di libertà, doveri, Costituzione, patria, repubblica e nella loro vita hanno ampiamente dimostrato di non credere in nulla tranne che nel loro interesse. Per fortuna la campagna per il NO ha formato migliaia di cittadini che possono essere ottimi insegnanti. E ha rivelato che in Italia ci sono giovani che non chiedono di meglio che ascoltare un linguaggio di dignità repubblicana, e che hanno dimostrato, contro chi ha descritto la loro scelta per il No come un”possente e demente contributo” (espressione che da sola dimostra ancora una volta la miseria morale e intellettuale di chi l’ha scritta), di capire quanto vale la libertà garantita dalla Costituzione.
I Comitati per la Difesa della Costituzione potrebbero infine essere scuole di formazione di quella nuova élite politica di cui si avverte un gran bisogno. Rispetto alle scuole legate ai partiti, le iniziative dei Comitati avrebbero l’evidente vantaggio di raccogliere giovani (e meno giovani) di diverso orientamento politico e culturale. Non avendo posti e prebende da offrire, scoraggerebbero fin dall’inizio chi pensa che la politica sia conquista di privilegi anziché servizio per il bene comune.         
viroli@princeton.edu
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