“I diritti non sono privilegi” stava scritto in molti striscioni, cartelli e forse anche magliette. Un’affermazione più tranquilla che polemica, anche se si capiva al volo il suo bersaglio. Mi sembra la sintesi più efficace della manifestazione CGIL di sabato a Roma. Un popolo autentico e consapevole ha riempito la città e la piazza. E’ consuetudine sfilare mettendo bene in vista l’area di provenienza e spesso l’azienda in cui le persone lavorano, o lavoravano prima della cassa integrazione o del licenziamento; così l’enorme varietà della provenienza geografica ha mostrato la profondità e l’estensione della crisi, e al tempo stesso la comune volontà di lotta: “Libertà di licenziare un’idea da rottamare”.
Chi viene dalle regioni più lontane (Sicilia, Calabria, Puglia, Piemonte, Liguria di ponente, Friuli) subisce la necessità di ripartire presto. E questo spiega perché i partecipanti al corteo sono sempre assai più numerosi di quelli che si fermano nella piazza del comizio finale. Basta stare lì per vedere che la piazza si riempie e si svuota in continuazione, come un grande golfo in cui una corrente entra e una esce. E infatti gli oratori hanno cominciato a parlare a piazza piena quando il corteo continuava a partire dal punto di ritrovo iniziale. Anche di ciò si deve tenere conto nel valutare l’entità complessiva della partecipazione.
La sua vastità porrà nel futuro un problema anche di natura elettorale. Lo esprimeva un piccolo cartello: “Renzi ha fregato il 40,8 % che credeva di votare centrosinistra”. Si capisce: non tutto quel 40% ma una sua porzione interessante. Renzi può pensare di colmare la delusione di quella parte del suo elettorato provando ad acquisire una parte corrispondente dell’elettorato di centrodestra, ma è difficile immaginare che, se gli riuscirà, la manovra non incrementi ancora il distacco da sinistra.
Il problema di chi sta da questa parte è che non si vede oggi quale forza reale riesca a rappresentare questo nuovo, largo elettorato orfano. Non certo i resti della originaria, fallimentare sinistra. E poi bisognerà vedere se nell’elaborazione della già pessima legge elettorale saranno inventati nuovi trucchi per rendere impossibile la rappresentanza politica di chi non è d’accordo col governo. Quindi attenzione. Ma conforta sapere che a Roma il popolo c’era.