La vittoria delle destre nelle elezioni Siciliane e la sconfitta cocente del Partito Democratico dimostrano come sia definitivamente tramontata una stagione politica fondata su un centro-sinistra che, avendo imitato la destra, è stato inevitabilmente superato dall’originale.
È per questo che il PD di Renzi non ha più né i numeri, né la credibilità, per porsi come interlocutore politico a Sinistra. Diverso per il M5S, la cui affermazione, se dovesse essere confermata a livello nazionale, cambierebbe definitivamente i rapporti di forza nel panorama politico, facendo non solo tramontare il mantra del “voto utile” del PD, ma prefigurandone altri ben più utili e rappresentativi, nonché nuove maggioranze possibili nel futuro Parlamento, fondate sull’attuazione della Costituzione e alternative alla “grande coalizione” Renzi-Berlusconi che – a questo punto – potrebbe non avere più i numeri per governare.
Il primo e più allarmante dato che, però, arriva delle elezioni siciliane è la crescita, ormai costante, dell’astensionismo, che ha superato la soglia critica del 50%: la maggioranza assoluta degli aventi diritto non vota perché non si riconosce nella proposta politica o perché ha perso ogni fiducia nelle istituzioni così come rappresentate. Da qui bisogna ripartire per costruire, per le prossime elezioni politiche, un progetto nuovo e una lista unitaria civica e di Sinistra che ambisca a rappresentare i cittadini prima ancora che le singole forze. Una politica dei pochi, che rinunci a dare voce ai più, non può essere, infatti, coerente con il progetto di attuazione della Costituzione, che è il mandato consegnato dagli italiani dopo il voto referendario del 4 dicembre. Men che meno con una forza che ambisca a rappresentare una seria alternativa per il futuro del Paese. Per invertire la rotta rispetto alle politiche degli ultimi governi serve la mobilitazione di tanti e di tutti coloro che hanno pagato il prezzo della crisi senza averne determinato le cause.
Il risultato della Sinistra e di Claudio Fava – cui va riconosciuto l’importante merito di aver riportato nell’assemblea siciliana una rappresentanza che mancava da tempo – è il primo dei “Cento passi” che abbiamo davanti, ma non basta. Dobbiamo avere il coraggio di costruire insieme un progetto più ambizioso e più ampio, in cui la “maggioranza invisibile” del Paese possa identificarsi. L’obiettivo che ci siamo prefissi, fin dal 18 Giugno, per le prossime elezioni e per la stagione che si dovrà aprire a partire da esse, è creare uno spazio pubblico in cui confrontarsi tutti, per unire le forze in un progetto politico più grande della somma dei singoli pezzi. Un percorso capace di costruire “la via italiana” per il cambiamento già verificatosi in Spagna con Podemos e nel Regno Unito con Corbyn: combattere le profonde diseguaglianze e le scandalose ingiustizie che offendono la vita delle persone e impediscono il realizzarsi di una democrazia compiuta nel nostro Paese. Per farlo è imprescindibile la più ampia partecipazione dei cittadini e di quei movimenti, comitati e associazioni che lavorano da anni nei territori sui bisogni e per i diritti delle persone.
Per questo rilanciamo con forza l’obiettivo di una lista unica, civica e di Sinistra, che trovi solide basi in un programma innovativo e senza compromessi, in un metodo trasparente e condiviso per la scelta di candidati e leadership. Un progetto che parli delle persone, delle loro priorità, delle loro vite, del diritto a costruire insieme un mondo nuovo, più giusto e più uguale.
Il testo che oggi è stato reso pubblico è solo il punto di partenza per un percorso che dovrà immediatamente allargarsi a tutte le forze che vorranno condividerlo e migliorarlo (a partire dall’Altra Europa e da Rifondazione Comunista), e che dovrà darsi regole chiare per le decisioni assembleari su programma, leadership e candidature.
E’ il tempo del coraggio, non della paura. Le persone non aspettano altro: tornare ad essere protagoniste di una nuova stagione politica, di un nuovo “umanesimo sociale” fondato sul primato della dignità e dei diritti sui mercati e sui poteri economici. Il momento è, più che mai, adesso.
Anna Falcone e Tomaso Montanari