Perché in piazza il 12 ottobre

di Francesco Baicchi - 25/09/2013
Difendere la Costituzione attuandola in tutte le sue parti, rifiutando per prima cosa l’attacco all’articolo 138

Il 12 ottobre, nella piazza romana che ospiterà la manifestazione convocata col documento ‘La via maestra’ non nascerà un nuovo partito

Lo hanno ripetuto più volte nel corso dell’incontro di martedì 24 proprio gli estensori del documento: Stefano Rodotà, don Luigi Ciotti, Maurizio Landini e Sandra Bonsanti (in rappresentanza di Gustavo Zagrebelsky; la professoressa Lorenza Carlassare assente giustificata perché impegnata nel promuovere l’iniziativa in giro per l’Italia).

Precisazione necessaria perché evidentemente l’idea di un nuovo competitore politico, costituito con l’obiettivo della realizzazione del dettato costituzionale, spaventa ambienti politici importanti, al punto da indurre ripensamenti e distinguo anche all’interno dello schieramento da sempre contrario allo stravolgimento della nostra Costituzione.

Non un nuovo partitino, dunque, ma il tentativo di dare visibilità alla vasta area di opinione pubblica che non crede che la priorità del Paese, alle prese con una gravissima crisi sociale e economica e guidato da un governo diviso su quasi tutto, sia l’accentramento del potere, la cancellazione degli strumenti di controllo e garanzia della legalità, la rinuncia agli obiettivi di equità e progresso sociale che nella nostra Costituzione repubblicana hanno trovato una espressione di altissimo livello.

Per esprimere questo disagio hanno accettato di mobilitarsi alcuni dei principali soggetti organizzati che in questi anni hanno ‘fatto politica’ a livello informale, spesso sostituendosi a uno Stato poco presente: Emergency, Libera, il sindacato, l’associazionismo, la cooperazione sociale. Tutti assolutamente decisi a proseguire nelle loro diverse attività senza confluire in ‘qualcosa’ di nuovo, ma sensibili sia all'allargarsi accelerato dell'area della povertà che alla caduta di credibilità delle nostre istituzioni democratiche espressa dal crescente astensionismo. Tutti convinti che nei Principi della nostra Costituzione ci sia una chiara indicazione su ciò che è necessario e doveroso, e che invece di cancellarli dovremmo cercare di realizzarli.

Non una semplice difesa della Costituzione come documento giuridico, dunque, ma la pretesa esplicita di una ripresa della sua realizzazione (abbandonata negli ultimi venti anni), con la conferma della sua validità non solo come Carta fondativa della Repubblica, ma anche come contributo alla realizzazione di una Europa diversa e meno succube dei ‘mercati’.

In alcuni interventi è stato proprio sottolineato come in questi anni si sia invertito il processo decisionale: invece di una politica che compie scelte economiche e fissa le regole del mercato, oggi si pretende che gli interessi del mercato decidano le strategie economiche, che a loro volta condizionano la politica e le maggioranze governative.

Difendere la Costituzione attuandola in tutte le sue parti, rifiutando per prima cosa l’attacco all’articolo 138, incomprensibile per la sua inutilità, se non nella prospettiva di un indebolimento complessivo del valore della Carta come difesa inattaccabile contro derive autoritarie spacciate per efficientismo; e poi verificando alla luce dei suoi principi la coerenza di alcune scelte di priorità della politica economica: gli F35 invece degli investimenti in grado di creare occupazione, le ‘grandi opere’ spesso inutili invece del miglioramento dei servizi, l’estensione della tassazione indiretta (regressiva) in contraddizione con il vincolo della progressività contenuto nell’art. 53, l’abolizione dell’IMU invece della riduzione del cuneo fiscale, per fare alcuni esempi.

Con un obiettivo fondamentale: rimettere al centro dell’azione politica la dignità delle persone e i loro diritti fondamentali, che devono prevalere sugli interessi di bottega e consentire il ritorno a una visione più ‘alta’ della politica.

Un impegno che per le tante realtà che vi si riconoscono non può naturalmente esaurirsi in una manifestazione, per quanto imponente, ma richiederà, a partire dal giorno seguente, la prosecuzione di forme di collaborazione e di nuove iniziative rivolte anche alle forze politiche, cui si chiede di tenere conto delle elaborazioni, delle esperienze e delle sollecitazioni di cui i promotori della manifestazione sono portatori, ma, soprattutto, della necessità di restituire rappresentanza e dignità ai tanti cittadini che altrimenti rischiano di non riconoscere più alcuna credibilità agli strumenti della democrazia.

Appuntamento il 12 ottobre, per guardare avanti con fiducia, nella Costituzione.

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