Perché tanta fretta

di Francesco Baicchi - 19/01/2015

Fra le varie ‘riforme’ con cui i contraenti del patto del Nazareno stanno cercando di demolire il nostro sistema istituzionale democratico, la legge elettorale è sicuramente la più pericolosa.

Non solo perché, con i meccanismi del ‘ballottaggio’ e del ‘premio’, porta a una composizione del Parlamento che stravolge la volontà popolare, ma soprattutto perché, consegnando direttamente o indirettamente alle burocrazie di partito il potere di scegliere i parlamentari, priva i cittadini-elettori dell’unico strumento che hanno per condizionare le scelte politiche nel corso della legislatura.

Pur nel rispetto dell’articolo 67 della Costituzione e dell’assenza di vincolo di mandato, è infatti ragionevole pensare che in un sistema rappresentativo il parlamentare, posto di fronte alla scelta di come votare, tenga conto anche della volontà dei suoi elettori, sia per motivazioni etiche che opportunistiche (se vuol essere rieletto). Se sostituiamo alla elezione popolare la designazione della segreteria del partito recidiamo il legame su cui si fonda il rapporto di rappresentanza, che è la base della democrazia parlamentare, sostituendolo con la fedeltà a chi detiene il potere di comporre le liste dei candidati.

Per questo motivo l’eventuale approvazione della nuova legge elettorale prima della elezione del nuovo Presidente della Repubblica ne condizionerebbe inevitabilmente l’esito. Quanti parlamentari esprimerebbero liberamente il loro voto, magari per un candidato diverso da quello proposto dal loro segretario, se avessero la certezza che la loro rielezione non dipende dal giudizio degli elettori sul loro operato, ma solo dalla volontà del loro capo-partito?

'Il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare', scriveva il Manzoni relativamente a don Abbondio.

Forse proprio per questo il segretario del PD/capo del governo/contraente del patto del Nazareno cerca di imporre al Parlamento una urgenza che nessuna esigenza reale giustifica, specialmente dopo che si è perfino impegnato a non far entrare subito in vigore la nuova legge, rinviandola di almeno un anno.

I soci del Nazareno, come hanno dimostrato le primarie PD in Liguria, puntano sempre più esplicitamente a fondersi nel ‘partito della nazione’, e cercano di imporre un sistema che consentirebbe a un solo partito, rappresentante di una minoranza degli elettori, di ottenere la maggioranza assoluta dell’unica Camera formalmente legislativa, occupandola con personaggi designati dai loro vertici, per poi condizionare la Corte Costituzionale e il CSM, cancellando di fatto gli organismi di controllo della legalità e di garanzia del rispetto del dissenso. Uno scenario che il nostro Paese ha già conosciuto.

Un Presidente della Repubblica che intendesse svolgere con onore e rispetto della Costituzione il proprio ruolo potrebbe interferire e forse bloccare questo disegno ogni giorno più esplicito, ma solo un Parlamento libero e non ricattabile può eleggere una figura che restituisca dignità alla funzione di Capo dello Stato dopo gli ultimi anni bui.

Nonostante il ruolo di disinformazione svolto dai grandi media e la martellante continua presenza in video del capo del governo voluto da Napolitano, colpisce l’indifferenza di tanta parte della opinione pubblica nei confronti delle vicende di questi giorni. Come se, nonostante la denuncia della degenerazione etica che viene dall’interno dello stesso PD, non venisse percepita l’importanza della posta in gioco.

Occorre individuare strumenti con i quali i cittadini possano rivendicare il potere di decidere del loro futuro scegliendo da chi farsi rappresentare in un nuovo Parlamento che sia lo specchio della realtà del Paese, e dichiarare esplicitamente di non riconoscersi nei nuovi assetti che Renzi tenta di imporre con arroganza, tradendo lo stesso mandato ottenuto dal PD nel 2013.

Ma occorre soprattutto che gli attuali parlamentari, anche se eletti con procedure dichiarate incostituzionali, recuperino la loro dignità e trovino quel coraggio che mancava a don Abbondio, respingendo nel metodo e nel merito la nuova legge elettorale e eleggendo un/una Presidente della Repubblica in cui gli Italiani possano riconoscersi.

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