"PROGRESSIVITÀ" fiscale e "CAPACITÀ CONTRIBUTIVA"

di Maurizio Sbrana - Liberacittadinanza - 01/04/2016
La nostra Costituzione porta scritto, ormai da quasi 70 anni (!), nel suo ARTICOLO 53, come dovrebbe essere improntato il nostro Sistema Tributario.
Per chi non l'avesse mai nemmeno letto, questo importante ed essenziale Articolo recita:
"Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro CAPACITÀ CONTRIBUTIVA.
Il sistema tributario è informato a criteri di PROGRESSIVITÀ".

Ora, va bene che già nel suo Art. 1 la nostra Costituzione apre con un assunto quanto mai inapplicato ("L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo..."), ma certamente anche il citato Art.53 è stato sempre disatteso!

Il concetto (semplice) di 'capacità contributiva' era spiegato negli Atti della Costituente come la differenza tra Reddito lordo e Spese sostenute per il mantenimento di base del contribuente e della sua famiglia, mentre attualmente le tasse colpiscono praticamente e quasi totalmente il reddito lordo (almeno per le persone fisiche...). Da ciò discende che circa il 90% dell'Irpef viene imposto a lavoratori e pensionati, privandoli della maggior parte del loro potere d'acquisto.

L'altro concetto di 'progressività' viene difeso dalle aliquote progressive dell'Irpef stessa. Ma tale progressività, a parte il fatto che attualmente l'aliquota minima sta al 23%, mentre decenni fa era al 10%, e la massima (oltre i soli 75.000 euro annui) al 43%, mentre decenni fa era al 72%, non viene applicata ad ogni reddito, ad esempio con il meccanismo delle 'agevolazioni fiscali' in deduzioni (per oltre 250 miliardi annui!), o con l'applicazione di tassazioni a parte (se un soggetto detiene ad esempio milioni di euro investiti in Titoli di Stato, paga soltanto il 12,50%, in pratica la metà circa della minima aliquota Irpef!).

Tutto ciò cosa comporta?
Due situazioni particolarmente deleterie:
1) creazione di due sistemi fiscali, uno per la maggior parte della popolazione, coincidente per lo più con le fasce popolari più deboli, l'altro a favore di categorie economicamente privilegiate, che possono evadere senza grandi rischi.
2) scarsità di risorse per il bilancio dello Stato.

Ne discende ovviamente che, sic stantibus rebus, il Bilancio dello Stato non ha potuto, non può e non potrà uscire dalla sua cronica deficienza, continuando a macinare deficit su deficit, ed incrementando sempre più il suo DEBITO, vera bomba ad orologia, che mina alle fondamenta il futuro del Paese.
Questo è il vero motivo per il quale tutte le innumerevoli 'manovre finanziarie' varate dagli esecutivi degli ultimi decenni, non hanno portato ad alcuna risoluzione dei problemi (è di oggi un nuovo incremento della disoccupazione italiana, dopo mesi di bombardamento sulla ripresa economica!).

È sempre più urgente ed improcrastinabile pertanto approntare una seria Riforma Fiscale, pena il definitivo declino dell'Italia.

Maurizio Sbrana
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