Quale 25 aprile

di Francesco Baicchi - 24/04/2014
Quest'anno è particolarmente importante riflettere sul significato di questa ricorrenza, perché le conquiste di libertà e giustizia che essa rappresenta non sono forse mai state tanto minacciate.

Il 25 aprile festeggiamo ogni anno la fine dell'incubo fascista e l'inizio del percorso che porterà l'Italia alla democrazia, con la vittoria della Repubblica al referendum del 2 giugno 1946 e la definizione di un nuovo sistema giuridico che assegna al popolo la sovranità, attraverso il meccanismo rappresentativo parlamentare definito dalla Costituzione.

Quest'anno è particolarmente importante riflettere sul significato di questa ricorrenza, perché le conquiste di libertà e giustizia che essa rappresenta non sono forse mai state tanto minacciate.

Il lavoro della Costituente rappresenta sicuramente il momento più alto del processo di cancellazione del fascismo (che su altri piani non è mai stato portato a termine) in cui si impegnarono gli esponenti più rappresentativi delle varie culture politiche che avevano combattuto, anche con le armi della Resistenza, la dittatura e il mostro nazista.

Come è stato più volte affermato, la nostra Costituzione è nello stesso tempo la principale norma giuridica su cui si fonda la nostra convivenza civile e il progetto coerente di una società giusta, pacifica e solidale affidato alle generazioni successive.

Un progetto ancora in gran parte non realizzato e che in questa fase storica siamo chiamati a confermare o, come propongono nei fatti i 'rottamatori', ad abbandonare per un nuovo assetto istituzionale che privilegia la 'velocità' e la governabilità mediante semplificazioni che ci ricondurrebbero alla condizione di sudditi senza possibilità di partecipare alle scelte politiche né di esprimere dissenso, se non nel giorno (uno ogni cinque anni) della consultazione elettorale.

Verso questo superamento del pluralismo delle idee, indispensabile per una vera democrazia, convergono il tentativo di ridurre del numero dei parlamentari e di sopprimere il Senato, la rinuncia al dialogo con le varie forme associative che costituiscono una ricchezza della nostra società, la cancellazione della separazione dei poteri legislativo e giurisdizionale da quello esecutivo, la concentrazione di un potere opaco nelle mani di pochi leader e soprattutto l'imposizione del bipartitismo per legge e la nomina dei parlamentari da parte dei vertici dei partiti, invece della loro scelta da parte degli elettori.

Le motivazioni di tipo economico-finanziario ed efficientistico chiamate a giustificare questa involuzione sono risibili: tutti gli obiettivi rivendicati sono realizzabili operando seriamente sul piano dei regolamenti parlamentari, della legislazione ordinaria in campo fiscale e della organizzazione degli apparati statali, e mediante scelte politiche coraggiose sul piano economico e infrastrutturale.

L'ossessiva campagna propagandistica assecondata da quasi tutti i mezzi di comunicazione non può nascondere che l'attuale maggioranza di governo, allargata al pregiudicato Berlusconi, sta invece semplicemente realizzando le indicazioni forse imprudentemente rese note dai consulenti di J.P.Morgan con l'individuazione delle cause della crisi economica nell'eccesso di democrazia delle Costituzioni europee. O forse addirittura quel Piano Rinascita della P2 che presenta tante analogie con le 'riforme' che anche da altissimi scranni si ritengono oggi indispensabili.

Il 25 aprile, oltre al doveroso omaggio verso quanti rischiarono e spesso sacrificarono la vita per consentirci oggi di decidere da che parte stare, è una opportunità per festeggiare la democrazia, rivendicando la validità della nostra Costituzione e esprimendo la nostra opposizione al suo stravolgimento.

 

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