QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DELLE REGIONALI TOSCANE

di Cinzia Niccolai e Gabriella Chiaramonte - 14/06/2015
L'INGANNO DELLE PREFERENZE
Se non fosse che la Sovranità popolare resiste, ostinata e cocciuta, abbarbicata sulla cima della nostra Costituzione e del suo articolo 1, si potrebbe accusarla di assenteismo o, forse con più oculatezza, notare che ultimamente sembra scomparire  dal legittimo trono su cui è assisa, per via di astute e ben architettate trappole.
 E se non fosse che fior di commi e sentenze di autorevoli giudici stessero lì a difenderla da continue turbolenze, sarebbe stata già defenestrata da orde  di amministratori di ogni colore. Eppur ci provano e a volte ci riescono anche…
 
Prendi il TOSCANELLUM (leg. reg. n.51/2014): non solo con il listino bloccato facoltativo ignora la sentenza della Corte Costituzionale (n.1 del 2014) ma con la chimera delle preferenze nelle liste circoscrizionali, si prende gioco degli elettori. Ecco perchè: controllando la composizione del nuovo consiglio regionale si scopre che non sono stati eletti i candidati più votati e che i seggi non sono equamente distribuiti sul territorio, in base alla densità di popolazione, bensì determinati con una sorta di alchimia creata nel laboratorio della maggioranza.
Se il Toscanellum è nuovo solo nella parte che somiglia all’Italicum, il sistema  di attribuzione dei seggi è immutato rispetto alla legge regionale precedente (n. 25/2004.), la quale però aveva liste interamente bloccate senza facoltà di scelta per l’elettore e consentiva inoltre l’elezione di 53 consiglieri con la possibilità di avere almeno 2 seggi per ogni provincia (con maggioranza e opposizione entrambi rappresentati), l’attuale legge invece ne prevede solo 40.
Con l’artificio dello spacchettamento in 4 parti del territorio della provincia di Firenze si ottiene il risultato che a Firenze vanno n. 12 dei n. 35 seggi attribuiti con le preferenze, di cui n.7 occupati dagli eletti della circoscrizione di Firenze 1 (corrispondente al comune di Firenze) e n. 5 da quelli delle altre tre circoscrizioni (corrispondente al territorio provinciale fiorentino).
Il resto della regione si deve accontentare di 23 consiglieri (su 35 eletti con le preferenze) che, per le provincie di Grosseto e Massa Carrara, significano un solo rappresentante per provincia e, guarda caso, appartenente alla maggioranza (PD).
Ciò significa che la (ex) provincia di Firenze esprime n.1 candidato ogni 81.095 abitanti, mentre quella di Grosseto ne esprime n. 1 ogni 220.564. Una disparità inconcepibile se si pensa che la media riferita al territorio regionale è di 1 candidato ogni 104.920 abitanti, (sempre riferita ai 35 eletti con le preferenze, dalle liste circoscrizionali).
Pistoia, Prato e Siena stanno relativamente meglio in quanto hanno eletto 2 consiglieri ciascuna, ma entrambi appartenenti al PD.
Ma lo sfregio peggiore alla sovranità popolare è la mancata elezione di quei candidati dell’opposizione che hanno totalizzato un maggior numero di preferenze (anche quasi il doppio) rispetto ai primi eletti del collegio di Firenze 1. Emblematico il caso del primo eletto tra i consiglieri del M5S che è arrivato 15° per le preferenze ottenute (ciò significa che n.14 candidati avrebbero avuto la precedenza su di lui in quanto più votati, di cui n.11 non eletti).
Tutti i dettagli sull’inganno delle preferenze, ovvero un’assegnazione dei seggi incongruente con la realtà dei voti espressi dalla volontà popolare e geograficamente disomogenea, sono illustrati nel dossier allegato.
 
L’ incostituzionalità della legge elettorale toscana, inoltre, sembra manifesta anche relativamente agli art.56 e 58 della Carta, per cui il suffragio è universale e diretto. Se l’elettore, infatti, non può esprimere la preferenza ma scegliere solo una lista compilata da un partito, il voto diventa indiretto: i partiti non possono sostituirsi al corpo elettorale e l’art.67 presuppone l’esistenza di un mandato conferito direttamente dagli elettori. Violato anche l’art.117, relativo al n.3, protoc.1, del CEDU: i paesi contraenti garantiscono la libera espressione dell’opinione del popolo sulla scelta del corpo legislativo.  Il tutto poi fa strame dell’art.48: il voto é personale, uguale, libero e segreto”. Ovvero: per garantire la libera espressione del voto occorre la parità di condizione tra i cittadini. E perché allora gli elettori di Lega e FI, a differenza degli altri, in Toscana hanno dovuto votare con liste bloccate?
 
Premio di maggioranza.
“Il meccanismo di attribuzione del premio compromette l’eguaglianza del voto, cioè la parità di condizione dei cittadini”, art.48 (sent. n.1, 2014). E’ evidente che “ i votanti della compagine vincente avrebbero un voto di forza maggiore di quelli della compagine perdente” (prof. P. Maddalena.).
Il voto attribuito ai partiti premiati pesa di più e i loro elettori contano più degli altri.
Come può il 23% di consensi reali giustificare “l’appropriazione” del 60% dei seggi dell’assemblea regionale, da parte di un solo partito? Il 48,02% di consensi del Pres. E. Rossi va rapportato, infatti, allo spaventoso 51,72% di astensionismo.
Grazie al premio di maggioranza 24 seggi sono andati al PD e 16 al resto delle liste di opposizione.
Se invece i seggi fossero stati attribuiti senza il premio di maggioranza ad alterare l’equilibrio democratico della rappresentanza, il PD avrebbe avuto 21 eletti contro i 19 delle liste di opposizione.
 
Cinzia Niccolai e Gabriella Chiaramonte
Carovana per la Costituzione SEMPRE
 conduttrici della trasmissione “Pane e Costituzione” su RADIO CORA (www.radiocora.it)
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