Primarie del Pd. Ci sono opinioni diverse su quale sia la soglia del loro successo. Per prudenza tutti evitano il paragone con gli esempi del passato. La cifra considerata buona è un milione e mezzo di votanti. Niente incertezze sul risultato; i sondaggi dicono tutti: Renzi.
Molte cose sono inesplicabili nella politica italiana. La categoria del “nuovo” spicca come terreno privilegiato della mistificazione. Renzi è senza dubbio giovane, ma che sia nuovo è dubbio.
È in politica fino dai tempi della rappresentanza di classe nel liceo. Ha prosperato a lungo nella Margherita. E come suo esponente divenne presidente della Provincia di Firenze. Per un motivo elementare: i Ds avevano allora il presidente della Regione (Martini) e il sindaco di Firenze (Domenici). Perciò alla Margherita spettava la presidenza della Provincia. L’indubbia capacità di Renzi si rivelò nell’eliminazione della concorrenza interna.
Ora Renzi si esibisce tra i fautori più convinti dell’eliminazione delle provincie. Sarà l’effetto dell’esperienza diretta. Ma a suo tempo usò sapientemente la presidenza come trampolino di lancio per la candidatura a sindaco di Firenze. Della sua legislatura in provincia si ricorda una lunga serie di mostre ed eventi culturali di mezza tacca il cui centro unificatore era il logo: Il Genio Fiorentino. Al di là dell’insopportabile retorica fiorentinocentrica, passava il messaggio subliminale: il Genio era lui.
Nella vulgata renziana la sua candidatura a sindaco passa come atto di coraggio: ingigantisce la difficoltà di sfidare una nomenclatura cittadina esausta per sopravvalutare il successo della sua parte di nomenclatura.
Sulle sue gesta da sindaco è istruttiva la lettura di Tomaso Montanari (Le pietre e il popolo, Minimum Fax, 2013). Voleva rivestire il San Lorenzo con una facciata posticcia; e bucare la Battaglia di Marciano per trovarvi sotto un improbabile Leonardo. La logica pubblicitaria domina: Piazza della Signoria affittata per le nozze di un ricchissimo Sultano, il Ponte Vecchio concesso alla festa della Ferrari. Ma questo è colore.
La sostanza è l’assenza di una qualsiasi logica di piano nel governo del territorio. Firenze è presentata come città a sviluppo edilizio zero, ma ci si dimentica di dire che il piano strutturale acquisisce come dato di partenza tutte le procedure insediative avviate in precedenza: una massa enorme di spazi è già impegnata.
E anche il delicatissimo sottosuolo di Firenze è minacciato. Si può sperare che i numerosi parcheggi sotterranei nel centro storico restino allo stadio di minaccia. Ma il sottopasso dell’alta velocità è un danno certo. Gli abitanti della striscia di città interessata stanno già preparando le cause civili. Qui il coraggio del sindaco tace.
Ma la tecnica del trampolino sembra funzionare. Chi ha scelto il mestiere più bello del mondo dovrebbe portarlo a termine e sottoporsi al giudizio dei cittadini per il secondo mandato. Renzi invece vuole bruciare le tappe e prima di finirlo vuole già cominciare un altro lavoro che gli appare ancora più bello. Per fare cosa? Basta sentirlo parlare. Presenta il responso delle primarie come il momento definitivo in cui comincia l’avvenire. L’egotismo forse supera perfino quello di Berlusconi. L’otto dicembre sarebbe il momento fatale in cui lui comincerà a decidere quale sarà il nostro futuro.
Lettori del manifesto, cittadini, andate a votare, se volete, per le primarie del Pd, ma per carità non votate Renzi.