Voglio
concentrarmi sul rapporto tra Politica e Giustizia. Il legame è
rappresentato dalla sentenza del processo sulla Trattativa
Stato-Mafia. Il valore della sentenza trascende la questione
meramente giudiziaria. E' diventata parte di una sentenza emessa NEL
NOME DEL POPOLO ITALIANO la esistenza della Trattativa fra lo Stato e
la Mafia. Questa sentenza rappresenta il discrimine tra ciò che si
ipotizzava e ciò che è acclarato.
Ai tempi in cui gli inciuci
e non la trasparenza del dibattito parlamentare guidavano la
politica, questa sentenza sarebbe passata quasi in silenzio, così
come si era cercato di mettere la sordina al dibattimento stesso,
quasi che l'oggetto del processo non dovesse interessare la politica.
Il RIFIUTO opposto dal Movimento 5 Stelle alla figura stessa di
Berlusconi, rifiuto NON TRATTABILE e che sembra rafforzarsi proprio
dopo la sentenza, riporta alcuni valori che avevamo dimenticato
all'interno del dibattito politico.
Vedremo le
motivazioni della sentenza. Certo è che un Dell'Utri che si trova
fra coloro che si sono visti comminare la pena più alta non potrà
che restare un elemento dirimente nei rapporti politici.
La
democrazia parlamentare è da sempre basata sul rapporto pattizio
partitico. Ma quello che Padri e Madri hanno scritto in Costituzione
sono i principi di un patto fra gente con la schiena diritta, un
patto trasparente basato sulle posizioni espresse in Parlamento ed
apertamente dibattute senza veti incrociati e senza vincoli di
appartenenza partitica.
Nel tempo questo è venuta meno, cosi'
come i è nel tempo abbassato il livello di sopportazione morale, per
cui si è acconsentito a salvataggi in extremis o retroattivi, con
rocambolesche ricostruzioni, di Parlamentari coinvolti in gravi fatti
giudiziari. Il tutto secondo un principio che sembra essere "Salva
oggi chiunque se vuoi sperare di essere salvato domani"
Questa
ridotta sensibilità si è nel tempo trasmessa alla popolazione,
combattuta tra la auto-assoluzione nel nome del "Lo fanno loro,
sai che c'è di nuovo? Lo faccio anche io !" o la rassegnazione
nel nome del "Tanto fanno come cazzo gli pare, è inutile tutto,
è finita".
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Ma se di "risveglio"
si può iniziare a parlare, occorre ammettere che non sarebbe
possibile se non ci fossero alcuni fatti storici che potrebbero aver
cambiato qualcosa nella storia del paese
1) La modalità a dir poco ignobile con cui la politica dell'inciucio ha cercato di cancellare il risultato dei Referendum sui Beni Comuni (Acqua Pubblica in primis) del 2011.
2) Il referendum del 2016 con la schiacciante vittoria del "NO" ad una infame riforma della Costituzione che, seppur seconda in senso storico, si aggiudica il primo posto tra le infamità in quanto il proponente aveva preliminarmente fatto approvare con metodi discutibili una legge elettorale che, udite udita, anticipava la cancellazione del Senato (un "horribilis" politico e giuridico che solo una classe politica imbelle aveva potuto fa passare)
3) Il voto del 4 Marzo. Su questo ci sarebbe tanto e poi tanto da dire, dato che mai e poi mai i partiti tutti avrebbero dovuto accettare il confronto politico sulla base di una legge elettorale palesemente incostituzionale.
I cittadini hanno ripagato i partiti con la moneta da questi usata: nessuno ha la maggioranza! Come nell'Inferno Dantesco, le forze politiche sono costrette a trovare un accordo in Parlamento.