Secondo gran parte dei principali mezzi di informazione, l'attuale governo è impegnato a rispondere a un unico, unanime e entusiasta appello per le 'riforme' proveniente dal popolo italiano. Riforme naturalmente indispensabili, determinanti, risolutive, ma soprattutto urgenti.
E nessuno può negare che un Paese con i nostri tassi di disoccupazione, il nostro debito pubblico, le nostre sperequazioni sociali, la nostra evasione fiscale, le nostre pessime classifiche per competitività, libertà d'informazione, efficacia del sistema scolastico, ecc ... , abbia necessità di riforme. Vediamone alcune.
Non c'è dubbio che, dopo le modifiche apportate durante lo sciagurato ventennio berlusconiano, il nostro sistema fiscale debba essere ricondotto a criteri di progressività, magari riducendo l'incidenza della imposizione indiretta, che notoriamente grava di più sui meno ricchi e reintroducendo, come in tutti i Paesi, una imposta sulla successione dei grandi patrimoni.
Anche il sistema formativo pubblico dovrebbe tornare ad essere una priorità sul piano degli investimenti e della qualità, magari ripensando a certe concessioni che hanno avvantaggiato gli istituti privati, e ai criteri di selezione dei docenti.
Sono anni poi che si parla di 'riforma della Giustizia', e sarebbe veramente tempo di creare le condizioni affinché i Giudici possano lavorare meglio, fornendoli degli strumenti presenti ormai in tutti gli uffici 'normali' e delle risorse umane e materiali necessarie. Ma soprattutto occorrerebbe intervenire sul piano della efficacia dei procedimenti: riducendone la durata e garantendo che le pene siano effettivamente scontate. Le cose da fare sono ormai note da anni: semplificare le procedure, depenalizzare reati minori che sommergono i tribunali, interrompere la prescrizione all'inizio della procedura o alla sentenza di primo grado, eliminare certi 'garantismi' che in realtà nascondo solo scappatoie per difendersi 'dal' processo e non 'nel' processo.
Per risolvere il problema fondamentale della occupazione occorrono innegabilmente risorse da investire, che potrebbero essere individuate anche con una vera lotta all'evasione fiscale e alla corruzione, che escluda periodici condoni, patteggiamenti, trattative e sconti, ma ripristini il reato di falso in bilancio e preveda pene che colpiscano veramente i patrimoni e la libertà personale dei colpevoli.
Penso anche alla stranezza di un sistema bancario totalmente privatizzato che continua a produrre utili macroscopici utilizzando magari benefici pensati per favorire le piccole imprese e le famiglie, ma che vengono regolarmente deviati verso gli 'amici'. Le cronache di questi giorni (di questi mesi, di questi anni ...) sono indicative che qualcosa nel 'sistema' non funziona e che ci sono pesanti responsabilità da parte di pubblici funzionari e addirittura di personaggi politici.
A questo proposito un'altra riforma urgente potrebbe escludere la eleggibilità di chiunque sia condannato o rinviato a giudizio per reati penali o contro la pubblica amministrazione, e non consentire il mantenimento in servizio di pubblici dipendenti che abbiamo subito condanne.
E, ultima ma non certo per importanza, ci sarebbe da risolvere la questione del conflitto di interessi, che fornisce da anni a uno dei contendenti un enorme vantaggio sul piano elettorale, oltre che economico.
In fondo si tratterebbe di applicare semplicemente gli articoli 53, 54, 33, 34, 7, 101, 110, 21, eccetera (tutti non mi vengono in mente) della nostra Costituzione, troppo spesso dimenticati.
Però mi sembra di aver capito che le riforme che stanno più a cuore al Presidente del Consiglio pro-tempore non sono queste, ma una legge elettorale incostituzionale (perché presenta gli stessi problemi di quella bocciata dalla Consulta a gennaio) e la trasformazione del Senato in dopo-lavoro di alcuni amministratori locali, che non può essere giustificata né con il superamento del bicameralismo perfetto (che si può ottenere più ragionevolmente in altro modo), né con il risparmio ottenibile (assai ridotto).
Ma siamo sicuri che gli Italiani chiedano 'queste' riforme e non le altre? Siamo sicuri che il voto alle europee possa essere interpretato come una approvazione dell'accordo 'del Nazareno' (peraltro ancora sconosciuto) raggiunto con un pregiudicato cui è vietato persino votare? Ne dubito.
Perché ci sono riforme e riforme e non sarebbe male invece di correre alla Forrest Gump, fermarsi a chiedere ai/alle cittadini/e la loro opinione.