Il braccio di ferro con i sindacati, il denigrare i critici, la distanza tra parole e fatti: il modus renziano per qualcuno non è una novità. “L’abbiamo già visto a Firenze”. A ricordare gli anni da primo cittadino dell’oggi premier è Claudio Fantoni, ex assessore al bilancio di Palazzo Vecchio fino al 2012, quando lasciò l’incarico “perché era evidente che il sindaco usava la città come laboratorio per il suo di futuro”. Fantoni è, assieme a Pier Luigi Vigna, l’unico ad aver abbandonato il carro del vincitore nel momento in cui c’era la corsa a salirci. Dopo due anni ha scelto di rompere il silenzio perché è “preoccupato, posso parlare da cittadino”.
Per cosa?
Chi lavora con Renzi non può non
riconoscerne le straordinarie capacità. Ciò che mi preoccupa è capire per cosa
vengono impiegate. Se su tutto prevale il consenso, ci troviamo in una campagna
elettorale permanente. Credo che il Paese abbia bisogno d’altro. Le
faccio un esempio: Renzi si è sempre vantato di aver ridotto di un punto
percentuale l’addizionale Irpef, è vero: firmai io il bilancio. La mossa portò
9 milioni in meno nelle casse del Comune e mettemmo 80 milioni di euro in più
di Imu. Non si può certo lasciare intendere che abbassammo la pressione
fiscale. Credo che i cittadini abbiano bisogno e diritto alla chiarezza.
Quindi gli 80 euro ai redditi bassi
e quelli a sostegno dei neonati del 2015 porteranno nuove tasse?
C’è differenza tra carità e
interventi strutturali. Il punto è capire se queste misure sono espansive o
dispersive. Il bonus bebè, ad esempio, funziona comunicativamente ma è
tutt’altro che una riforma. La priorità non è vincere le elezioni è
mettere in sicurezza l’Italia, farla riprendere e funzionare. Non
abbandonare la fascia più debole della popolazione. Possibile che la parola
‘povertà’ sia sparita? Capisco che occorra infondere ottimismo ma
così si finisce per replicare quel signore che parlava di ristoranti e voli
sempre pieni.
Da sindaco non dispensava annunci
ottimistici?
Sì, appunto: nessuno è andato a
controllare. I 100 punti delle primarie, i 100 progetti: pochi si sono tradotti
in realtà. Anche in questo Firenze è stato solo un laboratorio.
In cos’altro?
In tutto. Le ostilità con la Cgil erano
già aperte. Come l’auspicio di una scissione nel Pd in favore di
un’alleanza con la destra. O l’idea di un Pd liquido, al punto da
assomigliare molto ad un comitato elettorale personale, non è una novità. Come
non lo è il fatto che noi non stiamo semplicemente conquistando gli elettori di
centrodestra, cosa sacrosanta, noi stiamo portando il Pd in quel campo che è
cosa assai diversa.
Ora è troppo tardi?
Mi pare che ormai ci abbia proprio
piantato la tenda, dall’altra parte.
Lei è stato, fra l’altro,
responsabile cultura del Pd: è ancora iscritto?
Non ho ancora rinnovato la tessera, mi
sono preso qualche settimana di tempo per capire con chi è in che modo posso
condividere l’idea di una partito che ponga al primo posto i contenuti.
Il contenitore è importante ma non si giura fedeltà a quello. Voglio capire se
permane ed è possibile uno spazio di democrazia interna effettivo oppure no. Se
l’uguaglianza è al centro della nostra iniziativa. Se chi critica e ha
un’idea diversa lo si denigra chiamandolo ‘gufo’ o se ci si
ragiona e si risponde nel merito. Se ai partiti e ai sindacati gli si chiede di
migliorare o se li si vuole neutralizzare per non avere impicci.
E nel partito della nazione si
ritroverebbe?
Condivido la vocazione maggioritaria, ma
non vorrei che questa si trasformasse in una pseudo vocazione totalitaria. Non
condivido per nulla la propensione a ricercare e a proporsi come uomini della
provvidenza. Il messianismo in politica ha sempre portato male. L’idea
dell’uomo solo al comando non funziona. Ci vuole una squadra e non basta
dire noi, bisogna esserlo. Ho l’impressione, invece, che quando Renzi usa
il ‘noi’ sia un plurale maiestatis, una sorta di ipertrofia del
singolare. Lui sa che le parole sono importanti, detta l’agenda, regala
nuovi titoli e molto finisce presto dimenticato. Prendiamo l’articolo 18:
pochi mesi fa disse che non era il problema, ora è diventato l’unico
ostacolo all’economia. Delle due l’una: mentiva prima o mente ora?
E perché?
Secondo lei perché?
Non saprei. Io so solo che l’ho
visto all’azione. Come ho detto: l’uomo solo al comando. Guardi i
membri del governo: ci sono ministri inesistenti, se non si fa mente locale
alcuni neanche ce li ricordiamo : Alfano, Lupi, Madia. C’è solo Renzi.
Sono giorni caldi.
Quello che è successo ieri in piazza con
gli operai è gravissimo. Un uomo che perde il lavoro deve andare incontro alla
solidarietà non alle manganellate. Vanno velocemente individuate le
responsabilità. Per quanto riguarda la Picierno credo si commenti davvero da
sola. Accusare Susanna Camusso di avere vinto con le tessere false è fuori
luogo ed anche imbarazzante. Vorrei sommessamente ricordare che un po’ di
caos lo abbiamo avuto noi nel Pd con le tessere delle primarie 2013. Io starei
quantomeno più attento. Dopodiché su Serra dico che ciò che ha detto è
semplicemente inaccettabile.
Renzi è intervenuto dicendo che
alla Leopolda ciascuno può esprimersi liberamente.
Serra è stato invitato e ha coordinato uno
dei tavoli della Leopolda, non passava di lì per caso. Ha fatto dichiarazioni
sul diritto di sciopero che nemmeno la destra solitamente si concede e
contestualmente ha annunciato che si iscriverà al Pd a Londra. Io penso che il
segretario avrebbe dovuto dire che a uno con le opinioni di Serra la tessera
del Pd non sarà concessa.
Renzi non ha tempo da perdere: vuole rinnovare il Paese.
Su questo sono d’accordo. Non c’è tempo da perdere. Come non c’è spazio per una conflittualità pretestuosa. La crisi c’è davvero. Ciò che non vorrei è che finissimo per mettere in campo l’hard love, quello che la destra repubblicana americana evoca per giustificare che ai più deboli non si dà una mano. Quello per cui, con la scusa di premiare il merito si dice che uno si deve arrangiare da solo, così da dare il meglio di sè stesso. È giusto che ciascuno cammini con le proprie gambe ma è altrettanto vero che non si parte tutti dallo stesso punto. Se un partito di sinistra non si occupa primariamente di questi tradisce se stessa.