«Se ci siete battete un colpo!» Intervista ad Alex Zanotelli

di Checchino Antonini-bresciaanticapitalista.com - 10/02/2016
Cosa ne è stato di quel popolo della pace che nel 2003 sembrava inarrestabile?

Ce l’ha con le grandi associazioni, Alex Zanotelli, comboniano, tornato da qualche anno a Napoli dopo una lunga missione a Korogocho, bidonville ai margini della capitale del Kenya, senza mai smettere l’impegno contro la guerra. A battere un colpo dovrebbero essere la Rete per la Pace (confederali, Arci, Agesci, Acli ecc…) e la politica. Entrambi i settori non rispondono ancora all’appello lanciato dal missionario contro la quinta guerra in Libia. «Dai palazzi del parlamento – spiega a L’Anticapitalista – silenzio totale». Nemmeno la “sinistra italiana” – è stato già scritto su queste colonne che il soggetto unitario sta nascendo derubricando la guerra dalla sua agenda? Nemmno i pentastellati che pure hanno promosso un convegno contro la Nato? «Nemmeno dal gruppo interparlamentare per la pace», risponde amaro Zanotelli dieci giorni dopo il lancio dell’appello. Tra le adesioni pervenute, in ordine sparso, quelle della Tavola della pace, di alcuni comitati di base no war, di Sinistra Anticapitalista.
«In questo momento così grave è triste vedere il movimento per la pace frantumato in mille rivoli – così aveva scritto Zanotelli – oseremo metterci tutti insieme per esprimere con un’unica voce il nostro NO alla guerra contro la Libia, un NO a tutte le guerre che insanguinano il nostro mondo. E’ possibile un incontro a Roma di tutte le realtà di base per costruire un coordinamento o un Forum nazionale contro le guerre? E’ possibile pensare a una Manifestazione Nazionale contro tutte le guerre, contro la produzione bellica italiana, contro la vendita di armi all’Arabia Saudita e al Qatar , in barba alla legge 185? E contro le nuove bombe atomiche in arrivo all’Italia, le B61-12. E’ possibile pensare a una Perugia-Assisi 2016, retaggio storico di Capitini, sostenuta e voluta da tutto il movimento per la pace?».
E’ un appello «a ritrovarsi», continua il padre comboniano, «per fare qualcosa tutti insieme. Bisogna sapersi coordinare, smettere di farsi la guerra». Zanotelli non sa quel silenzio è dovuto al collateralismo delle grandi associazioni al Pd, «certo che è un brutto segnale che stiamo dando».
Ma cosa ne è stato di quel popolo della pace che nel 2003 sembrava inarrestabile? Forse l’irruzione degli attentati dell’Isis ha mutato la percezione degli europei? Di certo si sentono molte voci invocare un intervento di terra. «La situazione è cambiata parecchio, ancora prima dell’irrompere dell’Isis nel contesto della guerra globale – dice Zanotelli – il cambiamento è iniziato proprio nel 2003, all’indomani di quel famoso articolo del New York Times che definiva “la seconda potenza mondiale” quei 100 milioni di persone che manifestarono contro la guerra. Ma la guerra scoppiò di nuovo e in tanti hanno pensato che erano state inutili quelle grandi marce. La coscienza è andata scemando perché la guerra non sembrava toccarci direttamente. Poi, gli attentati di Parigi hanno contribuito a portare la gente sull’altra sponda, a chiedere un intervento anziché a contestare la guerra. Ma dobbiamo guardare in faccia la realtà, pensiamo a quello che ha ammesso lo stesso Obama: la madre dell’Isis è stata la guerra in Iraq».
Zanotelli cita ancora il New York Times del 26 gennaio scorso che scriveva che gli USA sono pronti ad intervenire. «Questo potrebbe anche spiegare perché gli USA stiano dando all’Italia armi che avevano dato solo all’Inghilterra: missili e bombe per armare i droni Predator MQ-9 Reaper, armi che ci costano centinaia di milioni di dollari». Quando spiega queste cose nelle scuole in cui viene invitato a parlare i ragazzi restano «a bocca aperta, perché non le sentono a nessun tg e su nessun giornale normale. Tutto ciò domanda una buona informazione. Non dimentichiamo che la base militare di Sigonella (Catania) è oggi la capitale mondiale dei droni usati oggi anche per spiare la Libia. L’Italia non solo riceve armi, ma a sua volta ne esporta tante soprattutto all’Arabia Saudita e al Qatar, che armano i gruppi fondamentalisti islamici come l’ISIS. I viaggi di Renzi lo scorso anno in quei due paesi hanno propiziato la vendita di armi. Questo in barba alla legge 185 che proibisce al governo italiano di vendere armi a paesi in guerra e che non rispettano i diritti umani. Una legge ottenuta grazie alle pressioni del popolo della pace che adesso sembra disperso. Per le armi succede come per l’acqua che Renzi vuole privatizzare alla faccia del referendum. E questo aumenta il senso di impotenza delle persone ma resta il fatto che sarebbe pura ipocrisia, per l’Italia, intervenire militarmente in Libia per combattere l’Isis, quando appare chiaro che siamo noi ad armarlo. E’ così che siamo noi a creare i mostri e poi facciamo nuove guerre per distruggerli».
«Prima di essere travolti dalla guerra – continua Zanotelli citando papa Francesco – dobbiamo ritornare ad essere movimento popolare della cittadinanza attiva. Bisogna organizzarsi e coordinarsi come abbiamo fatto al tempo del referendum sull’acqua: organizzati capillarmente».
La proposta di Zanotelli è semplice, c’è solo da “battere un colpo”, tutto il resto «dovremo deciderlo insieme. Nell’epoca della globalizzazione, la guerra deve diventare un tabù – conclude – come in altre epoche lo sono diventate l’incesto e poi la schiavitù».

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