Ce l’ha con le grandi associazioni,
Alex Zanotelli, comboniano, tornato da qualche anno a Napoli dopo una
lunga missione a Korogocho, bidonville ai margini della capitale del
Kenya, senza mai smettere l’impegno contro la guerra. A battere un
colpo dovrebbero essere la Rete per la Pace (confederali, Arci,
Agesci, Acli ecc…) e la politica. Entrambi i settori non rispondono
ancora all’appello lanciato dal missionario contro la quinta guerra
in Libia. «Dai palazzi del parlamento – spiega a L’Anticapitalista
– silenzio totale». Nemmeno la “sinistra italiana” – è
stato già scritto su queste colonne che il soggetto unitario sta
nascendo derubricando la guerra dalla sua agenda? Nemmno i
pentastellati che pure hanno promosso un convegno contro la Nato?
«Nemmeno dal gruppo interparlamentare per la pace», risponde amaro
Zanotelli dieci giorni dopo il lancio dell’appello. Tra le adesioni
pervenute, in ordine sparso, quelle della Tavola della pace, di
alcuni comitati di base no war, di Sinistra Anticapitalista.
«In
questo momento così grave è triste vedere il movimento per la pace
frantumato in mille rivoli – così aveva scritto Zanotelli –
oseremo metterci tutti insieme per esprimere con un’unica voce il
nostro NO alla guerra contro la Libia, un NO a tutte le guerre che
insanguinano il nostro mondo. E’ possibile un incontro a Roma di
tutte le realtà di base per costruire un coordinamento o un Forum
nazionale contro le guerre? E’ possibile pensare a una
Manifestazione Nazionale contro tutte le guerre, contro la produzione
bellica italiana, contro la vendita di armi all’Arabia Saudita e al
Qatar , in barba alla legge 185? E contro le nuove bombe atomiche in
arrivo all’Italia, le B61-12. E’ possibile pensare a una
Perugia-Assisi 2016, retaggio storico di Capitini, sostenuta e voluta
da tutto il movimento per la pace?».
E’ un appello «a
ritrovarsi», continua il padre comboniano, «per fare qualcosa tutti
insieme. Bisogna sapersi coordinare, smettere di farsi la guerra».
Zanotelli non sa quel silenzio è dovuto al collateralismo delle
grandi associazioni al Pd, «certo che è un brutto segnale che
stiamo dando».
Ma cosa ne è stato di quel popolo della pace
che nel 2003 sembrava inarrestabile? Forse l’irruzione degli
attentati dell’Isis ha mutato la percezione degli europei? Di certo
si sentono molte voci invocare un intervento di terra. «La
situazione è cambiata parecchio, ancora prima dell’irrompere
dell’Isis nel contesto della guerra globale – dice Zanotelli –
il cambiamento è iniziato proprio nel 2003, all’indomani di quel
famoso articolo del New York Times che definiva “la seconda potenza
mondiale” quei 100 milioni di persone che manifestarono contro la
guerra. Ma la guerra scoppiò di nuovo e in tanti hanno pensato che
erano state inutili quelle grandi marce. La coscienza è andata
scemando perché la guerra non sembrava toccarci direttamente. Poi,
gli attentati di Parigi hanno contribuito a portare la gente
sull’altra sponda, a chiedere un intervento anziché a contestare
la guerra. Ma dobbiamo guardare in faccia la realtà, pensiamo a
quello che ha ammesso lo stesso Obama: la madre dell’Isis è stata
la guerra in Iraq».
Zanotelli cita ancora il New York Times del
26 gennaio scorso che scriveva che gli USA sono pronti ad
intervenire. «Questo potrebbe anche spiegare perché gli USA stiano
dando all’Italia armi che avevano dato solo all’Inghilterra:
missili e bombe per armare i droni Predator MQ-9 Reaper, armi che ci
costano centinaia di milioni di dollari». Quando spiega queste cose
nelle scuole in cui viene invitato a parlare i ragazzi restano «a
bocca aperta, perché non le sentono a nessun tg e su nessun giornale
normale. Tutto ciò domanda una buona informazione. Non dimentichiamo
che la base militare di Sigonella (Catania) è oggi la capitale
mondiale dei droni usati oggi anche per spiare la Libia. L’Italia
non solo riceve armi, ma a sua volta ne esporta tante soprattutto
all’Arabia Saudita e al Qatar, che armano i gruppi fondamentalisti
islamici come l’ISIS. I viaggi di Renzi lo scorso anno in quei due
paesi hanno propiziato la vendita di armi. Questo in barba alla legge
185 che proibisce al governo italiano di vendere armi a paesi in
guerra e che non rispettano i diritti umani. Una legge ottenuta
grazie alle pressioni del popolo della pace che adesso sembra
disperso. Per le armi succede come per l’acqua che Renzi vuole
privatizzare alla faccia del referendum. E questo aumenta il senso di
impotenza delle persone ma resta il fatto che sarebbe pura ipocrisia,
per l’Italia, intervenire militarmente in Libia per combattere
l’Isis, quando appare chiaro che siamo noi ad armarlo. E’ così
che siamo noi a creare i mostri e poi facciamo nuove guerre per
distruggerli».
«Prima di essere travolti dalla guerra –
continua Zanotelli citando papa Francesco – dobbiamo ritornare ad
essere movimento popolare della cittadinanza attiva. Bisogna
organizzarsi e coordinarsi come abbiamo fatto al tempo del referendum
sull’acqua: organizzati capillarmente».
La proposta di
Zanotelli è semplice, c’è solo da “battere un colpo”, tutto
il resto «dovremo deciderlo insieme. Nell’epoca della
globalizzazione, la guerra deve diventare un tabù – conclude –
come in altre epoche lo sono diventate l’incesto e poi la
schiavitù».
Cosa ne è stato di quel popolo della pace che nel 2003 sembrava inarrestabile?