Caro sindaco, adesso vi spiego perché rimarrete ancora la vostro posto di amministratore della città di Napoli ancora per molto tempo.
Prima di tutto, con il vostro permesso mi presento e vi ringrazio anticipatamente per la paziente attenzione che mi state dedicando. Sono un vecchio napoletano e, credetemi, quando dico vecchio, intendo dire veramente vecchio. Di questa città ho visto tanto, l’ho vista risorgere e sprofondare almeno cento volte. Ho visto salvatori della patria, venditori di fumo ed imbonitori di ogni genere. Questo è uno dei motivi per cui mi state assai simpatico e mi prendo la briga di dirvi queste parole.
State senza pensiero. Quelli, tutta questa ammuina della condanna l’hanno tagliata con un solo scopo: spingervi a dimettervi. Ma voi non vi siete dimesso e quelli mo’ sono rimasti con il cerino in mano. In verità non ci ho mai creduto, e non mi faccio capace di come quelli l’abbiamo creduto possibile. Sono tre anni che li guardate negli occhi senza mai abbassare il capo, come prima ancora guardavate negli occhi quegli altri, quelle quattro mappine di quando stavate a Catanzaro. Eh già, ho subito pensato, quello poi il signor sindaco della città di Napoli si dimette per quattro tricchi-tracchi e due botte a muro sparate a cacchio. Ma non scherziamo proprio.
Diciamoci la verità: questa è gente che non tiene coraggio. Me lo ricordo, e come me se lo ricordano in molti in città, quello che hanno provato a farvi dall’inizio del vostro mandato. L’hanno presa alla larga e poi, piano piano, hanno alzato il tiro. Prima con quella storia del boss americano che venne con la sua banda a suonare al Plebiscito, poi con la storia della città della scienza e del teatro San Carlo. Poi tirarono fuori la storia del bilancio, poi la munnezza, la pista delle biciclette, il lungomare, la villa eccetera eccetera eccetera. Sempre senza guardarvi in faccia, sempre cercando di colpirvi alle spalle come fece in più di una occasione quello che sta in quell’altro palazzo importante.
Dunque non vi siete dimesso e avete fatto bene, mo lasciate che siano quegli altri a sbrogliarsi la matassa.
Si è vero, vi hanno condannato per quella storia dei numeri telefonici che voi dovevate sapere di chi erano ancor prima di fare i vostri accertamenti. E chi siete ? Un mago che legge nel futuro ? Non vi pigliate collera, sentite a me, tanto è una questione che non ha niente a che fare con la giustizia. E si, perché se fosse un problema di giustizia qualcuno dovrebbe rilevare che il giudice che vi ha condannato lo ha fatto nonostante il pubblico ministero avesse chiesto di chiudere la cosa ed archiviarla. Come se una mamma dicesse al marito “la creatura non ha fatto nulla” ed il papà punisse lo stesso l’innocente bambino. Non esiste proprio. E poi la storia della, come dite voi, della competenza. Ma mo’ che cacchio ci azzeccano i giudici di Roma se voi stavate a Catanzaro. Ma fatemi il piacere, se volessimo parlare di giustizia dovremmo incominciare a parlare delle tante ingiustizie che ci stanno in questa storia di cui voi, credetemi, siete solo la vittima e non il condannato. Ho fede, la legge italiana è fatta bene, questa cosa si sistemerà presto. Alla fine ci sono tanti bravi giudici che sanno fare il loro mestiere e questa condanna sarà cancellata.
Va beh, ma io poi che vi dico ? Voi siete uomo di legge e queste cose le sapete bene. Ma vi dico una cosa: sarò anche solo un barbiere di Napoli che ha passato la sua vita sotto la galleria, ma la storia di questa città la conosco bene, li ho visti tutti, uno ad uno. Li ho visti tutti mangiarsi questa città. Chi più, chi meno, hanno mangiato tutti e chi ci ha rimesso è sempre stato il popolo napoletano.
E vi dico anche un’altra cosa: li avete fatti arrabbiare. Tutti.
Li avete fatti arrabbiare quando avete spalancato le porte del palazzo, quando avete cominciato a colpire quelli che erano abituati a far affari e ad usare la città come una merce di scambio. Favoritismi contro voti, piaceri fatti agli amici ed agli amici degli amici in cambio di altri favori. Quella così funzionava la città. Ma io vorrei sapere dove stava tutta questa gente che ora vi sta parlando contro. Dove stava quando a palazzo San Giacomo si spendevano i soldi che non c’erano, dove stava quando la munnezza stava arrivava al primo piano dei palazzi. Sapete chi secondo me si è arrabbiato più di tutti ? Quello delle case e dei palazzi, non mi ricordo il nome, quello che gli avete detto “levati da mezzo che con il patrimonio delle case del Comune, mo’, ce la vediamo noi”.
Li avete fatti arrabbiare quando avete iniziato a riparare le strade, quando avete iniziato a guardare ai giovani di questa città con attenzione, quando avete riportato i turisti a Napoli che con quel lungomare è nu’spettacolo che nessuno nel mondo ne ha uno eguale.
Li avete fatti arrabbiare soprattutto lavorando da uomo delle istituzioni, senza mai lamentarvi di quelli che c’erano prima, sempre attento agli ultimi, senza soldi, senza mezzi, senza accordi di palazzo e senza fare favoritismi. Sempre in mezzo alla strada tra la gente. Quante volte vi ho visto ? Avrei voluto avvicinarmi, ma vi ho sempre visto intento a parlare con qualcuno, sempre gentile, sempre garbato e, alla fine, non ho mai trovato l’occasione giusta per venire a stringervi la mano.
Però, più di tutto, secondo me, li avete fatti arrabbiare quando, tomo tomo, cacchio cacchio, ve ne siete uscito che non vi sareste dimesso, che sareste rimasto sempre fedele alle leggi di questo paese, e che se vi sospenderanno continuerete a fare il sindaco dalla strada. Bella novità, voi ci avete abituato da tempo alla votar capa tosta. Glelo avete detto così bello chiaro che anche quel giornalista, quello che va sempre nella trasmissione di quell’altro che presentava il festival, quel giornalista che fa sempre o’ bellillo, è rimasto senza parole e con gli occhi bassi. Voglio proprio vedere chi ha il coraggio di venire davanti a voi e dirvi che siete sospeso. Lo sanno bene che, alla fine, sarebbe solo, per loro, l’ennesima figura di merda e per voi, l’ennesima occasione per dimostrare la vostra fede verso questa città e verso il mandato che i napoletani vi hanno dato.
Vi dico ancora un’altra cosa e poi me ne vado, che sono sicuro che avete tante cose più importanti da fare che stare a sentire ad un vecchio barbiere napoletano come me: rimanete al vostro posto e continuate a fare il vostro mestiere, guardatevi le spalle, sceglietevi bene gli amici ed abbiate fede, che se qualcuno prova a farvi scendere, vi riportiamo su noi.
Grazie assai sindaco e stateci bene.
In fede.
Alteo Carro