Intervista con Luigi De Magistris: "Mi considero un Sindaco fuori dal sistema così come lo ero da magistrato. Non vogliono Nino Di Matteo all'Antimafia? E' una persona perbene, un pm normale che fanno passare per sovversivo e spregiudicato"
E' bene che queste cose gli italiani le
sappiano. Espulso il disturbatore de Magistris, la classe dirigente può tornare
alla serenità di sempre.
Marco Travaglio, dalla Copertina del libro di Luigi de Magistris Assalto al Pm:
Storia di un cattivo magistrato
Luigi de Magistris è il sindaco di Napoli che
presto sarà a New York per ricambiare anche la visita che il sindaco Bill de
Blasio fece l'estate scorsa nella sua città. Ma de Magistris, prima di
diventare sindaco, era quel magistrato che sembrava, su certe inchieste
("Why not", "Poseidone" e "Toghe lucane"), essere
sul punto di scoperchiare la "madre di tutti gli scandali" della
corruzione italiana. Ma poi le sue indagini si arenarono, i processi si
smontarono, alla fine concluse in anticipo la sua carriera nella magistratura.
Una storia controversa la sua, che lui raccontò nella sua versione in quel
libro Assalto al PM, storia di un cattivo magistrato (Chiare lettere, 2010) per
poi lanciarsi nella carriera politica e diventare Sindaco di Napoli. In quel
libro de Magistris scrisse: "Le indagini di cui mi sono occupato,
coinvolgono uomini importanti delle istituzioni, massoneria deviata,
magistrati, politici ed esponenti delle forze dell'ordine". In questi
giorni in cui il conflitto tra alcuni magistrati e molti politici resta
ardente, abbiamo intervistato proprio il sindaco di Napoli.
De Magistris, lei è stato un magistrato scomodo?
“Quel libro in effetti è ritornato attuale, scritto oltre cinque anni fa ora è
attualissimo per tutta una serie di vicende. Sicuramente mi considero un
Sindaco fuori dal sistema così come lo ero da magistrato. Gli ostacoli continuo
ad averli seppure in forme e in parti diverse, ora come allora da ambienti soprattutto
istituzionali. Credo che la mia vita sarà caratterizzata sempre da questo tipo
di filo rosso o nero, come lo vogliamo colorare, perché non riesco a immaginare
un rapporto diverso, all'interno delle istituzioni italiane c’è molta
corruzione, molta penetrazione di mafie, di legalità formale intrisa di
giustizia. Io, queste cose, le ho sempre viste, le ho sempre denunciate e
contrastate e la reazione, ovviamente, è adeguata al tipo di azione che metto
in campo”.
L’esclusione del PM di Palermo Nino Di Matteo dalla Direzione Nazionale
Antimafia, provoca reazioni contrarie e molti appelli finanche al Presidente
Sergio Mattarella: cosa ne pensa dell'esclusione del magistrato che si occupa
dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia?
“Io sono un grandissimo sostenitore di Di Matteo. Nino l’ho conosciuto quando
fui contrastato pesantemente da ambienti istituzionali e finanche da settori
importanti della magistratura, e lui mi espresse, in modo convinto, la sua
solidarietà. Siamo poi diventati amici, ci siamo visti e qualche volta ci
scriviamo. Nino Di Matteo è una persona perbene, un pubblico ministero normale
che in questo Paese lo fanno passare per sovversivo e spregiudicato. Credo che
abbia condotto insieme ad altri magistrati della Procura di Palermo, una delle
inchieste più importanti degli ultimi decenni del nostro Paese: credo che se
non si farà luce sul periodo delle indagini di cui si occupa il processo sulla
Trattativa Stato mafia, non si potrà curare la democrazia malata dell’Italia.
Quindi Di Matteo merita il sostegno dagli italiani onesti che sono tutti dalla
sua parte e va tenuta molto alta l’attenzione, perché come ci si distrae un
attimo, e l’attenzione cala, quando fai questo tipo di inchieste, il rischio è
molto alto. Di Matteo, negli ultimi tempi è stato oggetto di tentativi per
contrastare sia lui che i suoi colleghi soprattutto dall'interno delle
istituzioni. Tante e azioni che sono state messe in campo: procedimenti
disciplinari sballati, interferenze sulle inchieste, il tentativo di sottrazione
dell’indagine, bobbine distrutte. Una verità che non potremo mai sapere fino in
fondo perché quando distruggi bobbine di alcune intercettazioni, gli italiani
che hanno tutto il diritto di sapere che cosa c’era in quelle intercettazioni,
non lo sapranno mai. Trovo che sia molto grave che sia avvenuto questo, i
tentativi per fermare Di Matteo e gli altri magistrati sono stati già messi in
atto e alcune azioni, anche in modo irreparabile”.
Cosa risponde a chi dice che la magistratura in Italia ha fatto e continua a
fare politica con altri “mezzi”? La sua storia di magistrato poi sceso in
politica, per alcuni analisti americani, avvalorerebbe questa tesi?
“Innanzitutto la magistratura italiana non è un moloc. La magistratura italiana
non è l’incarnazione del bene e il resto è il male. Proprio le inchieste come
la mia, come le vicende di Falcone e Borsellino, come quelle di Di Matteo e di
altri magistrati evidenziano il cancro della penetrazione delle mafie e della
corruzione all'interno del Paese, e anche della magistratura. Settori
importanti della magistratura sono intrisi purtroppo di inquinamento e quindi
non va più bene il rapporto, come si poteva pensare una volta,
magistratura-politica. Ci sono pezzi di magistratura che vanno molto a
braccetto con la politica in modo assolutamente opaco e poco trasparente, il
collante del potere occulto, delle massonerie deviate. Il caso mio è molto
diverso: io sono uno che ha fatto il magistrato, sognava di farlo per tutta la
vita ma mi hanno fermato! Mi hanno strappato alcune inchieste importanti, mi
hanno tolto la toga di pm, mi hanno trasferito. Faccio il Sindaco e, in qualche
modo, porto avanti gli ideali di giustizia cogliendo l’opportunità che mi è
stata offerta in altri luoghi istituzionali. Non sono un magistrato che ha
fatto politica durante l’attività di magistrato o perché volontariamente, a un
certo punto, non potendo fare il pm, fare le inchieste, ha deciso di fare il
politico. Io sono un danneggiato per sempre, in modo irreversibile. Il mio
sogno era quello di fare il magistrato, l’ho sempre detto. A me, se domani mi
si restituisse la toga di Pubblico Ministero, tornerei a fare il magistrato.
Non è che io ho fatto carriera andando in politica: per me è una diminutio, poi
lasciamo stare che mi piace fare il sindaco, perché sono uno che si rigenera e
guarda alla vita con il sorriso e l’ottimismo, non mi deprimo ma io penso che
la pagina buia che ha vissuto la magistratura perbene, come la mia vicenda,
resta là per sempre”.
Che ne pensa della definitiva assoluzione di Silvio Berlusconi per il caso
Ruby?
"Non commento".
Sindaco, allora un commento sulle primarie del Pd in Campania?
“Le primarie non hanno offerto uno spettacolo entusiasmante ed esaltante. Visto
che parliamo qui, alla VOCE di New York, negli Stati Uniti le primarie hanno un
altissimo valore di partecipazione democratica. Le primarie dovrebbero essere
lo stimolo alla più vasta partecipazione democratica, non di un singolo partito
ma addirittura una più ampia scelta del miglior candidato che quell'area politica
ritiene candidare, in questo caso, o per eleggere il Presidente del Consiglio o
il Sindaco. Le primarie in Campania, tre giorni prima, non si sapeva nemmeno se
si sarebbero svolte. Quindi è stata una partecipazione di partito, di apparato:
un sostanziale regolamento di conti politico all'interno del partito. E’
l’esatto contrario di quelle che dovrebbero essere le primarie, così
sembrerebbero le candidature di De Luca e Caldoro, dico sembrerebbero, perché
non sono state entrambe ancora ufficializzate dai rispettivi schieramenti, è
chiaro che complessivamente, se devo essere sincero, non è che si stanno
scrivendo pagine entusiasmanti nella nostra regione. Brutte furono le primarie
del Sindaco di Napoli nel 2010-2011 che per certi versi, poi furono uno dei
fattori scatenanti della mia candidatura a Sindaco di Napoli. Senza quella
pagina triste e buia, probabilmente, la mia candidatura non sarebbe mai
arrivata”.
Da Sindaco a Sindaco: De Magistris e de Blasio. Bill de Blasio è stato a Napoli
l'estate scorsa: come le è sembrato? Che rapporti avete?
“Si è creata una simpatia credo di poter dire, reciproca. E’ stato un incontro
molto bello, molto profondo, lungo. Siamo rimasti in contatto anche dopo,
insomma, non è ancora ufficiale, ma dovrei venire a fare una visita importante
a New York, in giugno. Stiamo organizzando una cosa importante e concorderemo
una data con de Blasio. Il Sindaco di New York, ha avuto parole di grande
affetto per Napoli, per la Campania, il suo paese di origine. Ho avuto
un’ottima impressione dall'incontro. Abbiamo discusso di libertà civili,
dell’amministrare città così complesse. Per certi aspetti hanno degli elementi
di similitudine, Napoli e New York: città inferno e paradiso allo stesso tempo,
multietniche, con grande energie di creatività, grande vitalità, fascino e
rischio”.
La visita di Papa Francesco a Napoli prevista il 21 marzo: un appuntamento
molto sentito. Come si prepara la città?
“Per la visita del Papa, siamo molto emozionati e orgogliosi, fieri e impegnati
per questo evento molto bello e ricco di appuntamenti. Farà molte tappe a
Napoli, credo che sia un motivo di soddisfazione poter ricevere Papa Francesco
e che il Papa abbia accolto il nostro invito”.
Per concludere, il rilancio del Teatro di San Carlo, uno dei più prestigiosi
teatri del mondo.
“Siamo proiettati al rilancio del San Carlo, uno dei Teatri più belli del mondo
che deve fare parlare di sé solo per cultura, arte e bellezza e non per altre
tematiche attinenti a problemi di governance, di organizzazione o di rapporti
istituzionali. Anche qua c’è un grande impegno a rilanciare Napoli dal punto di
vista della cultura e di un suo profilo internazionale, che devo dire, si sta
riscoprendo molto anche in termini turistici perché abbiamo dei dati
significativi che il turismo a Napoli è in netta crescita, considerando la
media nazionale dell’Italia”.