PER
NON DIMENTICARE!
18/03/2015 INCHIESTE
La Corte dei Conti conferma in appello la condanna dell’ex sindaco di Napoli,
Antonio Bassolino, al pagamento di 3,2 milioni di euro per aver aperto un call
center che era sostanzialmente inutile e serviva solo a dare uno stipendio ai
lavoratori socialmente utili. I fatti risalgono al periodo in cui l’ex sindaco
del capoluogo partenopeo, fu nominato Commissario di Governo per l’emergenza
rifiuti in Campania e grazie a tale ruolo, creò il call center ambientale
denominato Sosa. Secondo i giudici contabili l’iniziativa di Bassolino è
“produttiva di danno erariale «per la sostanziale inutilità per la collettività
dell’impiego degli LSU(lavoratori socialmente utili ndr.) chiamati a
partecipare al progetto cd. SOSA» – è stata ispirata da «finalità di
stabilizzazione occupazionale … meritevole, per le ragioni solidaristiche
sottostanti, di dare luogo ad equitativa riduzione dell’addebito da €
3.921.304,17 ad € 3.200.000,00, importo comprensivo di rivalutazione
monetaria».
Contrariamente, però, a quanto stabilito nella sentenza di primo grado, i
giudici di appello con la sentenza 95 del 2015 hanno deciso che Bassolino dovrà
pagare i 3,2 milioni allo Stato e non alla Regione Campania.
Lino D’Antonio Napoli
Articolo del Mattino
Napoli. Comunali, Bassolino è pronto: sherpa al lavoro aspettando Guerini
Ormai la nomination a candidato sindaco di Napoli di Antonio Bassolino è
un leitmotiv che suona non solo come una campana (per alcuni ben
accordata per altri stonata) nel Pd quotidianamente, ma anche in altri
luoghi non rituali della politica. Ieri l’occasione per parlarne è stata
una discussione all’Istituto degli studi filosofici sulla «Laudato sì:
La lettera enciclica di Papa Francesco» con Pierluigi Bersani, Julian
Carron, Eugenio Mazzarella e moderata da Antonio Polito vicedirettore
del Corriere della Sera.
Alla quale ha partecipato - a sorpresa - lo stesso Bassolino. Con lui
nella sala due che con l’ex sindaco hanno condiviso molto, vale a dire
Mario Hubler e l’ex vicesindaco Tino Santangelo. È cominciata la conta
dei fedelissimi. L’ex governatore è pronto, attende la chiamata di
Guerini, la prossima settimana. E ieri, Bersani non poteva sfuggire alla
domanda su Bassolino e le primarie. L’ex leader del Pd indica la
strada, «da osservatore»: «A Napoli come a Milano e ovunque, si vince se
si riesce a costruire un centrosinistra civico, aperto. Il Pd deve fare
da colonna riformista di un messaggio più largo che si rivolga alle
forze vive». Quindi la battuta sulle primarie: «Io ho sempre detto che
le primarie sono una via, ma non le ha ordinate il dottore, c’è sempre
prima la politica che deve decidere se prendere una strada o l’altra. Le
primarie si fanno solo se ci sono le condizioni per arrivare poi a quel
percorso necessario di riformismo civico. Altrimenti si ricercano altre
soluzioni».
Cosa auspica Bersani per la capitale del sud? «Spero che sia una
campagna elettorale che vada sui temi reali. Per esempio, siamo riusciti
a fare una piccola cosa ma secondo me importante. Ovvero che un
assicurato dell’Rca viene trattato a Napoli come a Varese. Questo
divario tra nord e sud sta diventando una questione nazionale
drammatica. Sono sicuro che in alcune regioni ci sarà un Pil dell’1,5%
ed è il tasso che può risolvere davvero il problema dell'occupazione. Se
invece la media nazionale della crescita del Pil è dello 0,9% questo
vuol dire che ci sono regioni che stanno ancora sotto lo zero ed è
l’unico caso in Europa. Un Paese non può andare avanti così. Noi tutti
ci dovremmo concentrare su questo punto. Altrimenti non riesco a parlare
di elezioni se non ci sono problemi da risolvere». E Bassolino? Bersani
non lo nomina mai: «Il candidato sindaco lo decide assolutamente il
territorio».
Non nominato ma ben presente, Bassolino è seduto in prima fila, saluta
Bersani con una stretta di mano calorosa e assiste ai lavori quasi fino
alla fine. Intercettato, l’ex sindaco così spiega la sua presenza a
Palazzo Serra di Cassano: «Mi ha invitato Eugenio Mazzarella, quando mi
invitano io vado sempre e se non mi invitano non vado».